Ponte dell'Immacolata a Cortina, mai stato prima.
Atmosfera triste e decadente, tutt'altro che natalizia. Si fa fatica a pensare che fra pochi giorni sarà Natale, i negozi fanno a gara di austerità.
Negozi che, sul tanto decantato C.so Italia uno si aspetterebbe di alto livello, grandi griffes, etc., considerando il prestigio della cittadina e il livello economico della frequentazione. Niente di tutto questo. Neanche i negozi "normali" sono invitanti più di tanto.
Lo stadio del ghiaccio sembra parte di uno scenario post-atomico, credo che i legni non abbiano mai avuto manutenzione dal 1956, anno delle Olimpiadi.
Il mercatino natalizio è costituito si e no da una decina di stands sparsi qua e là.
Non esiste apres-ski. I ristoranti in centro sono pochi. Tre-quattro posti per gli aperitivi. Tre discoteche, forse quattro, dove si entra per incontrare gli abituées di casa con casa, golfino-camicetta-Audemars Piguet, gruppi di ricche ragazze tacco 12 (anche se fuori ci sono 30cm di neve) e parecchie escort. Tutti si divertono (?) ballando e cantando con l'attrazione della discoteca più in voga, Jerry Calà che canta Sabrina Salerno.
Depressione infinita.
Lo sci.
Gli impianti sono vecchi e inefficienti, e nonostante tutto praticamente non ci sono code. Certo, pochissimi sembrano sciare a Cortina, anche se si piccano dell'altissima qualità dello sciatore medio. Nessuno viene dal circondario. Le auto che si vedono nei pochi e ristretti parcheggi adiacenti agli impianti provengono da Cortina, fosse anche per fare 200 metri. Nessuno prende il comodo skibus (che in realtà è un autobus di linea) che con poche fermate collega Faloria, Tofane e tutto il perimetro del centro. Sabato pomeriggio alle 16.30 ci troviamo ad attraversare il centro per pochi metri, tornando in albergo con scarponi ai piedi e sci in spalla. Siamo gli unici, e tutti ci guardano come se fossimo di un altro pianeta. Loro, tutti gli altri, sono già in divisa d'ordinanza: busta/e acquisti, cane, cappello a larghe tese, sigaro.
La funivia Freccia nel Cielo. Sembra uno chalet di legno, anch'esso mal tenuto. All'interno ci si ritrova in Bulgaria. Un androne squallidissimo, con due vecchie panche, una rastrelliera per gli sci (vecchia anch'essa) lunga due metri, un cavo d'acciao che scende dal soffitto, altre cose buttate li piuttosto che in un magazzino. Con altre persone notiamo gli ingranaggi attraverso una vetrata, sperando che sia il vecchio meccanismo originale degli anni 60 mantenuto in esposizione. Il meccanismo è si quello vecchio, ma è anche quello che ci porterà su. Sconcerto generale.
Il quadro di comando della cabina del primo troncone è anch'esso quello originale. Sopra c'è una scatola aperta coi fusibili di ricambio. La cornetta dell'interfono è di bachelite nera, e c'è ancora la manovella. Manopole più che usurate, interruttori grossi come pollici e spie luminose uguali a quelle delle auto d'epoca. In un viaggio, in mezzo ai pochi sciatori, hanno portato una vecchia cisterna con un coperchio di legno inchiodato. Arrivati in quota hanno travasato dell'acqua (?!?!) e sotto il bocchettone ancora gocciolante hanno messo un barattolo di conserva (vecchio pure quello!!) tagliato a metà.
Sembrava una scena di un telefilm "Ai confini della realtà", una dimensione parallela.
I rifugi. Pochi. Male attrezzati. Ristorazione inefficiente, in alcuni bisogna dare il nome e aspettare in piedi, quando ci saranno si e no cinquanta persone in tutto. Menu alla carta, si può perdere anche un'ora e mezza di sci per addentare qualcosa.
Le piste. Tutte perfettamente tenute, anche troppo (ma questa è una questione di gusti). Dicono che siano le più belle e tecniche delle Alpi, ma ho i miei seri dubbi. Ovviamente fatte tutte in due giorni (Faloria-Cristallo-Tofane).
Incidente del tutto personale: un addetto alla seggiovia di Ra Valles mi impedisce di salire perchè secondo lui dovrei sganciarmi un attacco. Gli spiego che il mio non è uno snowboard, ma un monosci, e che è proprio scendendo con un attacco sganciato che potrei creare problemi. Niente. Gli chiedo se è un regolamento locale specifico per il monosci (come se ne avessero visto qualcuno e quello mi dice che è un regolamento vigente su tutto l'arco alpino. Vabbè.
Alla fine cosa salvare di quella che dovrebbe essere la "regina delle dolomiti"? Sicuramente il paesaggio, compreso quello delle gambe di fuori delle ragazze del sabato. Per il resto, a parte qualche pista, poco o niente.
E' un mondo a parte fatto su misura per chi ci è nato o cresciuto, un mondo fatto per fare affari a Natale e in agosto.
Una vecchia attrice sul viale del tramonto.
Una nobildonna in rovina.
Atmosfera triste e decadente, tutt'altro che natalizia. Si fa fatica a pensare che fra pochi giorni sarà Natale, i negozi fanno a gara di austerità.
Negozi che, sul tanto decantato C.so Italia uno si aspetterebbe di alto livello, grandi griffes, etc., considerando il prestigio della cittadina e il livello economico della frequentazione. Niente di tutto questo. Neanche i negozi "normali" sono invitanti più di tanto.
Lo stadio del ghiaccio sembra parte di uno scenario post-atomico, credo che i legni non abbiano mai avuto manutenzione dal 1956, anno delle Olimpiadi.
Il mercatino natalizio è costituito si e no da una decina di stands sparsi qua e là.
Non esiste apres-ski. I ristoranti in centro sono pochi. Tre-quattro posti per gli aperitivi. Tre discoteche, forse quattro, dove si entra per incontrare gli abituées di casa con casa, golfino-camicetta-Audemars Piguet, gruppi di ricche ragazze tacco 12 (anche se fuori ci sono 30cm di neve) e parecchie escort. Tutti si divertono (?) ballando e cantando con l'attrazione della discoteca più in voga, Jerry Calà che canta Sabrina Salerno.
Depressione infinita.
Lo sci.
Gli impianti sono vecchi e inefficienti, e nonostante tutto praticamente non ci sono code. Certo, pochissimi sembrano sciare a Cortina, anche se si piccano dell'altissima qualità dello sciatore medio. Nessuno viene dal circondario. Le auto che si vedono nei pochi e ristretti parcheggi adiacenti agli impianti provengono da Cortina, fosse anche per fare 200 metri. Nessuno prende il comodo skibus (che in realtà è un autobus di linea) che con poche fermate collega Faloria, Tofane e tutto il perimetro del centro. Sabato pomeriggio alle 16.30 ci troviamo ad attraversare il centro per pochi metri, tornando in albergo con scarponi ai piedi e sci in spalla. Siamo gli unici, e tutti ci guardano come se fossimo di un altro pianeta. Loro, tutti gli altri, sono già in divisa d'ordinanza: busta/e acquisti, cane, cappello a larghe tese, sigaro.
La funivia Freccia nel Cielo. Sembra uno chalet di legno, anch'esso mal tenuto. All'interno ci si ritrova in Bulgaria. Un androne squallidissimo, con due vecchie panche, una rastrelliera per gli sci (vecchia anch'essa) lunga due metri, un cavo d'acciao che scende dal soffitto, altre cose buttate li piuttosto che in un magazzino. Con altre persone notiamo gli ingranaggi attraverso una vetrata, sperando che sia il vecchio meccanismo originale degli anni 60 mantenuto in esposizione. Il meccanismo è si quello vecchio, ma è anche quello che ci porterà su. Sconcerto generale.
Il quadro di comando della cabina del primo troncone è anch'esso quello originale. Sopra c'è una scatola aperta coi fusibili di ricambio. La cornetta dell'interfono è di bachelite nera, e c'è ancora la manovella. Manopole più che usurate, interruttori grossi come pollici e spie luminose uguali a quelle delle auto d'epoca. In un viaggio, in mezzo ai pochi sciatori, hanno portato una vecchia cisterna con un coperchio di legno inchiodato. Arrivati in quota hanno travasato dell'acqua (?!?!) e sotto il bocchettone ancora gocciolante hanno messo un barattolo di conserva (vecchio pure quello!!) tagliato a metà.
Sembrava una scena di un telefilm "Ai confini della realtà", una dimensione parallela.
I rifugi. Pochi. Male attrezzati. Ristorazione inefficiente, in alcuni bisogna dare il nome e aspettare in piedi, quando ci saranno si e no cinquanta persone in tutto. Menu alla carta, si può perdere anche un'ora e mezza di sci per addentare qualcosa.
Le piste. Tutte perfettamente tenute, anche troppo (ma questa è una questione di gusti). Dicono che siano le più belle e tecniche delle Alpi, ma ho i miei seri dubbi. Ovviamente fatte tutte in due giorni (Faloria-Cristallo-Tofane).
Incidente del tutto personale: un addetto alla seggiovia di Ra Valles mi impedisce di salire perchè secondo lui dovrei sganciarmi un attacco. Gli spiego che il mio non è uno snowboard, ma un monosci, e che è proprio scendendo con un attacco sganciato che potrei creare problemi. Niente. Gli chiedo se è un regolamento locale specifico per il monosci (come se ne avessero visto qualcuno e quello mi dice che è un regolamento vigente su tutto l'arco alpino. Vabbè.
Alla fine cosa salvare di quella che dovrebbe essere la "regina delle dolomiti"? Sicuramente il paesaggio, compreso quello delle gambe di fuori delle ragazze del sabato. Per il resto, a parte qualche pista, poco o niente.
E' un mondo a parte fatto su misura per chi ci è nato o cresciuto, un mondo fatto per fare affari a Natale e in agosto.
Una vecchia attrice sul viale del tramonto.
Una nobildonna in rovina.