Anche Livata, nel suo piccolo, se gli dessero la chance di fare un rifugio vero (magari in quota) e mettessero l'innevamento artificiale svolterebbe.
In giornate di megaaffollamento come quelle di questi giorni, avere stazioni che comunque aprono (anche con l'artificiale) consentirebbe di scegliere soluzioni più slow e più a portata delel famigliole, senza andarsi ad impiccare in code interminabili nelle solite tre quattro abruzzesi.
Da conoscitore della zona non posso che straquotare Max, livata con il suo fondo erboso, piste brevi ed esposizione che mantiene il manto sarebbe perfetta per l'innevamento artificiale, a differenza di altre realtÃ* di abbandono a livata ci sono imprenditori che investirebbero ma sono vittime dei vincoli folli dell'ennesimo parco dei divieti (l'oggettivamente semisconosciuto parco dei simbrunini)...alla regione si aggiunge il problema di essere una micro stazione senza centro abitato in quota, legata politicamente e territorialmente ad un grande comune come subiaco che oltre ad un immenso e poco valorizzato patrimonio artistico deve gestire tante problematiche economico strutturali che l'investimento sugli impianti sciistici non sarÃ* mai una piroritÃ* di qualsiasi giunta locale...
Tornando alla Regione nel suo insieme va premesso che nello stato attuale e in balia delle precipitazioni naturali il lazio è un mammuth del turismo invernale in via di estinzione avanzata, considerato che mediamente nevica almeno 3 volte di meno che a poche decine di km di distanza sui crinali abruzzesi e che la temperatura media in condizioni climatiche standard (senza correnti fredde da nord) del versante occidentale è forse ormai troppo mite per grandi periodi dell'inverno , la regione lazio ha una delle peggior gestioni del patrimonio turistico sia costiero che montano (e anche cittadino) in Italia, sicuramente sul podio delle peggiori, inoltre unisce una carenza di infrastrutture (metÃ* delle province non sono quasi prive di collegamenti stradali "portanti" e con ferrovie inaccettabili) ad una tendenza all'abbondano dei territori agricoli, montani e marini tipici di realtÃ* del profondo sud..
In questo contesto assai difficile, la situazione strutturale delle satazioni sulle belle montagne disponili è prossima al definitivo abbandono, perché oltre agli impianti spesso antiquati tutti i bacini presentano una arretratezza strutturale di fabbricati, strade, manufatti, che rappresenta un costo enorme, ormai insormontabile da affrontare per recuperare le stazioni...non solo piloni e residuati sciistisci abbandonati ma la maggior parte di hotel (perlopiù chiusi da anni), residence e abitazioni sono risalenti agli anni 70-80 e quindi ormai spesso difficilmente recuperabili con semplici "ristrutturazioni", le quali sia per privati che per eventuali investitori hanno comunque costi elevati... Anche i singoli immobili sono spesso agibili solo in condizioni estive perché con i costi che hanno oggi in quanto seconde case diventa improponibile il loro utilizzo invernale, con sistemi di riscaldamento e di corrente elettrica inefficaci e inefficienti che comportano spese tali che per farti 10 giorni in una casa della triste montagna laziale spenderesti come due settimane bianche in trentino....Il mercato immobiliare è ovviamente profondamente depresso, e cotnribuisce a quel senso di abbandono che ti attanaglia quando percorri le strade delle vecchie e gloriose stazioni del Lazio, dal reatino al frusinate alla semidesertica livata. Il filo conduttore dei queste montagne sono i paesaggi naturali belli e di grandi potenzialitÃ* che cozzano con strutture fatiscenti e degrado...
Il primoo passaggio necessario per non ripetere le cazzate giÃ* fatte altrove, qualora si volesse recuperare la montagna laziale è quello di una razionalizzazione delle stazioni, che vedrebbe un ottimale utilizzo dei bacini potenziali (nel frattempo fortemente erosi dal sempre piu vicino abruzzo in termini di tempo dalla capitale) ..Con i potenziali odierni una sola stazione per provincia avrebbe possibilitÃ* di sopravvivere combinando i bacini locali e i flussi dalla capitale...in pratica salvo livata che gode di essere unica nella provincia di RM (fattore poco sfruttato purtroppo), nel reatino si dovrebbe puntare sul consorzio del terminillo (campo stellla + pian de valli) come unico comprensorio di buona potenzialitÃ*,sciistica e ricettiva mentre nel frusinate, considerando bacini economicamente repressi, strade antidiluviane e impianti semi abbandonate andrebbe recuperata una sola tra campo staffi o campo catino recuperando le stretture locali e i bacini di seconde case semi abbandonate nelle zone di arcinazzo, filettino, etc....
Premesso che ogni anno che come questo passa senza che niente sia fatto è come un ulteriore palata che scava la fossa in cui si sta seppellendo il turismo invernale montano del lazio, la prioritÃ* prima di qualsiasi ampliamento impianti (che richiede almeno prospettive quinquennali) è il recupero di quelli efficienti nelle stazioni selezionate (monna a livata, i 4/5 di pdv + 2 di leonessa, non so quanti nelle staizoni del frusinate) le quali devono essere in primis dotate di bacini e impianto di innevamento artificiale. Senza innevamento è inutile qualsiasi idea di investimento negli impianti sciistici, che a loro volta rimangono la attivitÃ* portante dell'inverno, a cui quelle collaterali, ciaspolate, backountry, fondo, sleddog, family park fanno da traino e da supporto, viceversa queste attivitÃ* secondari da sole creano un indotto minimo, quasi esclusivamente giornaliero mordi e fuggi, che non giustifica nessuna forma di investimento....Deve essere chiaro che le "alternative" sono funzionali quando esiste la attivitÃ* di base ovvero la possibilitÃ* di praticare sci e snowboard...I non sciatori vanno a seguito degli sciatori, mentre un turismo invernale di "non sciatori" muove numeri trascurabili e fatturati prossimi allo zero. Questo concetto banale va evidenziato perchè troppe volte quando sono stati creati i "parchi dei divieti" si è lasciato credere che potesse prosperare un tursimo "alternativo" allo sci, puntualemtne sconfessato dall'abbandono, la crisi economica e il degrado seguiti in quelle che un tempo erano allegre e vivaci stazioni "di prossimitÃ*" per i romani e i laziali...
con tanto amore per il mio territorio non posso che essere oggettivamente pessimista su un futuro che ogni anno che passa senza che niente si muova, assume toni di grigio sempre piu scuri....