Più che un caso politico lo definirei un caso psichiatrico...
Da La Stampa:
“Si potrà scavare il letto dei fiumi”. La proposta della Lega è un caso politico
Non ti fanno toccare l’albero nell’alveo - aveva detto dopo le alluvioni il vicepremier Matteo Salvini - ed ecco che l’alberello ti presenta il conto». Contro l’«alberello» e per porre fine ad esondazioni e allagamenti, la Lega ha presentato alla Camera un progetto di legge (tra i firmatari il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e il capogruppo Riccardo Molinari) che è diventato un caso politico. La soluzione, secondo il Carroccio, è riprendere a scavare gli alvei di fiumi e torrenti, a decenni dallo stop di questa pratica pesantemente distruttiva. Una soluzione che andrebbe benissimo alle aziende produttrici di materiale per l’edilizia, ma che a sentire esperti e scienziati farebbe malissimo ai fiumi italiani, aumentando l’erosione e spostando catastroficamente a valle le piene (aggravate) e favorendo l’erosione delle coste marine.
Il pdl leghista n. 260, dal titolo «Disposizioni per la manutenzione degli alvei dei fiumi e dei torrenti», nella relazione afferma che «la causa di tanti disastri sta, purtroppo, nella mancata pulizia degli alvei dei fiumi e dei torrenti che provoca l’innalzamento degli alvei, dovuto alla cronica deposizione dei sedimenti e di trasporto solido, riducendo la sezione, che non riesce più a contenere il volume d’acqua del bacino scolante». Tutta colpa di «una legislazione obsoleta, carica di inopportune ideologie ambientaliste». Per rimediare, il testo concede per 3 anni poteri straordinari ai Presidenti delle Regioni per concedere tra l’altro a privati l’autorizzazione a estrarre «ciottoli, ghiaia e sabbia e altre materie» dal letto dei fiumi. Materiali che verrà donato ai cavatori, come «compensazione» del lavoro svolto.
Peccato che secondo la stragrande maggioranza degli esperti e scienziati la premessa di fondo di questa riforma - limitare le alluvioni trasformando i fiumi e i torrenti del Belpaese, contemporaneamente, in canali artificiali e in cave - sia del tutto infondata. Non a caso questa pratica era stata vietata per i suoi effetti devastanti dal punto di vista idrologico-idrico sin dagli anni ’70, e la ghiaia è stata considerata «patrimonio indisponibile dello Stato».
Come spiega Francesco Comiti, professore di Sistemazioni Idraulico forestali all’Università di Bolzano, la maggior parte dei grandi corsi d’acqua «sono stati privati di milioni di metri cubi di sedimento dagli anni ’60 agli anni ’90 del secolo scorso. E non tanto per scopi di prevenzione, quanto per ricavare inerti per l’edilizia. Ciò ha comportato abbassamenti di molti metri dell’alveo». «I fiumi italiani - dice Giancarlo Gusmaroli, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale - hanno in alcuni casi registrato un abbassamento del fondo di oltre dieci metri. Questo in molti casi ha concorso ad accentuare la propagazione verso valle delle piene, a destabilizzare ponti e difese spondali, e contribuito a determinare il problema dell’erosione costiera».
Contrarissimi sono pure gli ambientalisti. La proposta «è in aperto contrasto con le attuali evidenze e conoscenze scientifiche e con le normative italiane ed europee», dice Stefano Ciafani, direttore di Legambiente, mentre Italia Nostra (che ricorda che almeno in passato per i materiali estratti dai fiumi si pagavano gli oneri concessori) parla di «assalto speculativo ai fiumi italiani». «La proposta della Lega è imbarazzante se non preoccupante», denuncia la deputata di LeU Rossella Muroni. «Imbarazzante perché denuncia un’ignoranza totale dei criteri di cui si fa manutenzione degli alvei e dei corsi d’acqua; interventi che necessariamente debbono essere contestualizzati e scientificamente supportati; preoccupante perché come nel caso dello spargimento dei fanghi in agricoltura è evidente che anche stavolta si risponde alla lobby di turno: questa volta saranno i cavatori a fregarsi le mani potendo estrarre sabbia e ghiaia gratis dai nostri fiumi».
E si rischia un nuovo duello nella maggioranza, perché i Cinque Stelle di Montecitorio esprimono grandissimo malumore contro una norma che secondo loro «non sta in piedi».