Non sono esperto in materia, ma leggendovi mi sono insospettito e ho cercato informazioni, trovando immediatamente questo articolo
https://progettogalileo.wordpress.com/2008/10/31/attenzione-al-grano-radioattivo/ sul quale si gettano "seri dubbi" (per essere gentili
) sul fatto che questa faccenda del dannosissimo "grano radioattivo" sia fondata.
In buona sintesi l'unica cosa reale, quanto scontata, è che ci sono varietà di grano con più o meno glutine (sostanza presente comunque in tutti i tipi di grano e del tutto innocua, a meno che non si sia celiaci)... tutto quì.
Ilm
La prima parte dell'articolo che hai riportato tu è un insieme di fesserie degne del peggior venditore di materassi, la parte centrale è quella informativa e fa riferimento alla stessa cosa di cui si parlava qui su skiforum (ovverosia grano con un tenore di glutine molto più alto) e mi sembra che sia abbastanza oggettiva, la conclusione appunto dice che la parte iniziale scientificamente non ha senso e la condivido.
Quindi, riassumendo:
- è vero che negli anni 60 ci son stati tentativi (riusciti) di indurre modificazioni genetiche nel grano esponendo alcune varietà a un certo tipo di radiazioni, in mancanza di mezzi più sofisticati.
- non è vero che le piantine cresciute con quelle modifiche genetiche siano state esse stesse radiottive o che abbiano indotto nell'uomo chissà quale tipo di "vibrazioni cellulari" (mi vien da ridere solo a scriverlo), ma è vero che il glutine è diverso e può portare a una peggiore assimilazione da parte del nostro organismo, i cui processi evolutivi sono andati per millenni di pari passo con quelli naturali.
- è vero che nel tempo si sono trovate altre modalità (con la biologia, la chimica, la genetica ecc) per produrre varietà di grani più utili all'industria del pane e della pasta.
- nel filmato dello "speciale TG1" che dicevo io si faceva vedere un paragone tra i due tipi di glutine estratti da grani "antichi" e da grani "moderni": nel primo caso dovete immaginarvi una pallottina bianca che, se si estendeva con le mani, dopo due cm si rompeva; nel secondo caso la pallottina bianca era più grande (perchè a parità di quantità di farina si estraeva più glutine) e se si estendeva faceva "il ponte" tipo la big babol, che non si rompeva neanche dopo 15-20cm di estensione. I legami che creava quel glutine erano più elastici e più resistenti, e questa coppia di caratteristiche fa molto comodo a pastai e mugnai, ma è probabile che renda quel grano, per il nostro intestino, assimilabile in modi e tempi diversi rispetto al "grano antico". D'altra parte, se è in forte aumento anche tra celiaci e diabetici la richiesta di prodotti "di nicchia" confezionati con quelle poche varietà di grano tradizionale che non si sono perse con l'impatto della modernità vuol dire che qualche vantaggio l'avranno sperimentato effettivamente, dal punto di vista della loro salute; io non sono celiaco nè diabetico e mangio di tutto, ma il discorso mi sembra ragionevole cioè che certe forzature dell'uomo aggiustano da una parte e scassano dall'altra e che il bilanciamento tra le diverse esigenze è a volte impossibile.
Riguardo al discorso iniziale che ha originato il topic, mi sembra assurdo che si tuteli il cittadino-consumatore solo quando il produttore è italiano e non si faccia altrettanto con i prodotti stranieri, innescando un dumping commerciale e pure contro salute.
P.S.: mi sembra che la Svezia abbia deciso ufficialmente che a partire da una certa data futura (2018 o 2020 , bho) gli unici prodotti alimentari che saranno importabili dovranno essere "bio" e superare una selezione sulla qualità effettiva molto accurata. Volete vedere che loro ci riusciranno?