Progettarsi il funerale

E' l'approccio che probabilmente, molto probabilmente è disastroso.
BANALIZZO con una frase: invece di insegnare con app e tablet, insegnano ancora con carta e penna.

Piú che banalizzare hai sparato na boiata visto che ormai la gente non è manco piú capace di scrivere la propria firma...

Fabio corriamo dietro a queste emerite put'anate quando il vero problema sono i programmi, e soprattutto la carenza di cog'ioni degli insegnanti
 
Diciamo così, sono favorevole alla tecnologia (anche io ne faccio un uso smodato) ma non vorrei un mondo dove se andasse via la corrente non ci fosse più nessuno che sapesse usare carta e penna. In medio stat virtus.
 
Ma ragazzi io non parlo di tecnologia il cui fine è spegnere il cervello e mettere like al gattino. Non parlo di un uso disabilitàtovo del cervello, ma come ACCELERATORE di accrescimento di spirito analitico e poi critico. Il bravo insegnante digital crea sinergie con la tecnologia in grado di attivare percorsi di formazione del pensiero analitico, trasversale di portata megalattica!
e questo lo puoi fare solo l insegnante digital. Che non sarà mai di ruolo non sapendo che è successo nel 313 ac. O quanto è la superficie in miglia quadre di San Marino.
 
Mi dispiace per lui ma, allora, sarà sempre un insegnante ignorante, cioè che non sa. Conoscere un solo settore non vuol dire avere una conoscenza , ma solo un'infarinatura di conoscenza non sufficiente per insegnare alcunchè.
 
Guarda che "l'insegnante digital" di cui parla Fabio non esclude che debba avere anche altre capacità e conoscenze proprie dell'insegnanate, oltre alla "padronanza" delle tecnologie moderne......capacità e conoscenze che non si sa su quale base, tu hai deciso che sicuramente non ha......
L'insegnante di cui parla Fabio usa ANCHE (non "solo") la tecnologia come metodo didattico ed educativo.....cosa assolutamente necessaria oggi giorno all'interno del percorso formativo di un figlio degli anni 2000....
Verosimilmente una gran fetta degli insegnanti 60enni queste capacità non le ha.....
 

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Comunque riguardavo il video del bambino postato in prima pagina......

Obbiettivamente genera 2 reazioni......

La prima è di stupore e ammirazione; è la prova provata di quanto sta andando avanti veloce il mondo in questo periodo storico e di quanto siano state sovvertite "regole" che era impensabile sovvertire.....
E di quanto i bambini/ragazzini di oggi su certe cose ci mangiano il risotto in testa a tutti.....

La seconda reazione inevitabilmente è però di tristezza.......è deprimente vedere un 12enne su un palco che, come diceva Bisfra è a fare il fenomeno da baraccone "giocando" a fare Steve Jobs, invece di essere a tirare calci a un pallone sotto casa (sempre citando bisfra).......
Mi augurerei che non ci attenda un mondo di piccoli genietti dell'elettronica che passano ore a guardare uno schermo e digitare codici invece di vivere la vita normale di un bambino.......

Anche i modi con cui si atteggia fanno parte di un universo IMHO molto sinistro......
Una visione del mondo che ci è stata imposta e che prima non c'era: noi che abbiamo visto il prima e stiamo vivendo il durante/dopo, ce ne rendiamo conto e abbiamo possibilità di analisi e di critica (inteso in senso letterale) di questo fenomeno.....
Le nuove generazioni hanno visto solo questo e secondo me si rischia di farli crescere con una percezione distorta e illusoria delle cose.....
E su questo aspetto, il compito di limitare il più possibile questo scenario è in primis della famiglia e in seconda battuta della scuola.....
 
Premessa: a meno che uno non faccia ricerche di questo tipo su ampie fette della popolazione, le idee presentate saranno sempre parziali e non rappresentative di un intero stato


però....

dopo aver condotto tutti gli studi dall'asilo all'università in Italia ed essendo venuto a vivere in un paese straniero dove l'istruzione digitalizzata è religione, posso dire qual è fino ad ora la mia esperienza a riguardo dell'istruzione, almeno per quello che ho avuto modo di vedere qui:

- la maggior parte delle lezioni sono tenute unicamente su pc o tablet.....c'è gente che oltre lo stampatello non sa andare, non è quasi in grado di scrivere in corsivo a mano. Secondo me bravi tutti ma così si ha un appiattimento mostruoso sul "tutti uguali stampatelizzati". Il corsivo è una cosa personale ed unica, quindi secondo me è giusto svilupparlo: in Italia c'è carenza di computer nelle scuole ma neanche l'esatto opposto secondo me è positivo
- non si insegna la grammatica. Non sto scherzando, qui la grammatica inglese non si studia. Ovviamente sanno parlare e scrivere da madrelingua e ci mancherebbe però non hanno mai studiato la grammatica inglese, anche se hanno titoli di studio umanistici
- ogni singola volta che mi è capitato di partecipare a meeting di lavoro fra italiani e canadesi/americani, spesso con ingegneri ma anche con altri professionisti, i "nostri" si sono sempre dimostrati infinitamente più preparati degli altri. Giuro, il 100% delle volte, il tecnico italiano caga in testa a quello canadese o americano. Non sarà sempre così, per carità, magari è il caso ma intanto a me si è sempre presentata la stessa situazione

Più vivo qui, più trovo non molto fondate le critiche alla nostra istruzione e sanità. Detto questo, il nostro sistema d'istruzione va sicuramente rimodernato ma penso, opinione personale, che la via intrapresa in Nord America sul lungo periodo porti ad un impoverimento culturale (della popolazione, non sto parlando delle sole eccellenze). Se l'economia spinge e gli standard sono di un certo tipo non avranno problemi ma la nostra formazione è di molto superiore alla loro.....peccato che manchi tutto il contorno
 
Direi che la tua descrizione "fa scopa" con quanto affermava gigiotto in altro 3d dove raccontava - all'incirca - che un buon perito tecnico italiano non ha niente da invidiare ad un ingegnere medio canadese, anzi.

Tralasciando questo aspetto prettamente tecnico, quel che scrivi e altre testimonianze di conoscenti mi convincono sempre di più della bontà della scelta (allora) della scuola media per mio figlio: ho cercato, infatti, quella che NON avesse assolutamente tra le dotazioni le LIM, o almeno ne avesse meno possibile :D

Da altre scuole zeppe di LIM sono usciti decine e decine di geni con 10 e lode all'esame di terza media, da quella che avevo scelto sono solo in 18 su sette sezioni. Ai posteri la sentenza ....

Adesso liceo scientifico internazionale con insegnamento solo in inglese delle materie scientifiche, ma su antichissimi libri, non sul tablet.

P.S.: quella del NON insegnare la grammatica e dello scrivere solo in stampatello NON si può sentire ..... :PAAU
 
La cosa triste è che con la situazione assistenzialistica/pensionistica che abbiamo in italia, l'intero mondo del lavoro è piazzato così... vecchi che non mollano il posto perchè in molti casi già non hanno una pensione sufficiente a vivere e nessun risparmio vista la pressione fiscale, e giovani disoccupati che forse inizieranno ad avere un lavoro stabile oltre i 40, oppure si salterà una generazione condannando così il paese al fallimento...

Il tutto perchè a noi ce l'han fatto a fette con la laurea, 10 anni di studi sprecati, che nel 70% dei casi non portano ad una carriera nelle materie di competenza, così abbiamo ingegneri 30enni che servono da mcdonalds, e semianalfabeti 60enni che mandano a rotoli le aziende... poi però guardi renzi, sai che ha 40 anni, e pensi che alla fine sia meglio un 60enne analfabeta che un giovane rin*******ito...
 
Continuo a non essere d’accordo, la tecnologia per me non e’ cosi’ fondamentale, almeno per come se ne state parlando in questo spazio del forum, io credo che la state un po’ sopravvalutando. Si certo e' utilissima, basti pensare solo alla medicina, ma la vita normale e' un'altra cosa. Mi viene un dubbio a questi punti, senza offesa, ma non e’ che per caso siete tutti ingegneri? Se e’ cosi’ ecco spiegato il perche’ io non sia d’accordo su questo argomento. Non lo so spiegare, forse sara' la mia scarsa propensione verso le materie scientifiche, ma con i miei colleghi ing. difficilmente riesco a comunicare come con gli altri. E' sicuramente un mio limite comunque.
 
Emiliano non stiamo sopravvalutando la tecnologia.....

Dobbiamo aprire gli occhi di fronte a fenomeni come lo Steve Jobs 12enne del video postato da Fanio......il futuro è già qui, ma in Italia dal punto di vista della propensione a questo tipo di futuro siamo almeno 10 anni indietro.....
Il futuro che ci aspetta, e soprattutto che aspetta i bambini di oggi, è questo: se non vogliamo perdere il treno, dobbiamo metterci a correre anche noi.....e dobbiamo correre molto veloce, visto che siamo indietro.....

Bisogna ovviamente sviluppare parallelamente una capacità critica nelle nuove generazioni riguardo le tecnologie....
Importante che la scuola italiana mantenga certe sue caratteristiche, che la rendono una delle migliori istruzioni al mondo sotto alcuni aspetti, ma implementando nuove cose: non va trasformata in una scuola stile americano in cui i bambini sanno più o meno riprogrammare un IPad, ma non sanno scrivere in corsivo o non conoscono le regole grammaticali della propria lingua.....
 
Mhhh forse mi sono spiegato male o meglio non so bene come la penso e sto cercando di capirlo insieme a voi.
Quello che dice epaps io lo leggo come un "uguale" a quello che dico io. Ovvero, la nostra vecchia università difficile, quella dei 5 anni, era magnifica perchè non dava nessuna nozione ma solo metodi e processi, ti insegnava a imparare in fretta. Soprattutto non fornendo nozioni non mortificava la creatività. Uscivi da un percorso formativo e non avevi mai visto nulladi come funziona in azienda: ECCEZIONALE secondo me. Ma a patto queste persone siano a numerochiuso e siano l'eccellenza.

Succedeva che gli ingegneri VO uscivano dall'università che non sapevano nulla del mondo del lavoro e questo secondo me era il più grande vantaggio a disposizione del giovane laureato. Sapeva ragionare ed analizzare, ma non sapeva nulla di come le cose funzionano nelle aziende. Il risultato era che, finchè non si è adottato il metodo geriatrico, quei ragazzi entravano in azienda, per 1anno imparavano e poi, grazie a una creatività non mortificata, iniziavano a modificare i processi verso il meglio. Dopo un anno, il laureato era messo a fare il dirigente.

Ora l'univeraità è nozionistica, ti insegnano come si fa e non ti insegna "come si ragiona". Ci stiamo appiattendo verso i pessimi (secondo me) metodi anglosassoni.

Metodo tanto lodato per il fatto che "esci dall'università e sei pronto per il mondo del lavoro", una frase a mio avviso AGGHIACCIANTE!
Se voglio fare un percorsodi formazione che mi prepari al lavoro, lavoro! L'università deve pompare la creatività e il senso critico.
 
Mhhh forse mi sono spiegato male o meglio non so bene come la penso e sto cercando di capirlo insieme a voi.
Quello che dice epaps io lo leggo come un "uguale" a quello che dico io. Ovvero, la nostra vecchia università difficile, quella dei 5 anni, era magnifica perchè non dava nessuna nozione ma solo metodi e processi, ti insegnava a imparare in fretta. Soprattutto non fornendo nozioni non mortificava la creatività. Uscivi da un percorso formativo e non avevi mai visto nulladi come funziona in azienda: ECCEZIONALE secondo me. Ma a patto queste persone siano a numerochiuso e siano l'eccellenza.

Succedeva che gli ingegneri VO uscivano dall'università che non sapevano nulla del mondo del lavoro e questo secondo me era il più grande vantaggio a disposizione del giovane laureato. Sapeva ragionare ed analizzare, ma non sapeva nulla di come le cose funzionano nelle aziende. Il risultato era che, finchè non si è adottato il metodo geriatrico, quei ragazzi entravano in azienda, per 1anno imparavano e poi, grazie a una creatività non mortificata, iniziavano a modificare i processi verso il meglio. Dopo un anno, il laureato era messo a fare il dirigente.

Ora l'univeraità è nozionistica, ti insegnano come si fa e non ti insegna "come si ragiona". Ci stiamo appiattendo verso i pessimi (secondo me) metodi anglosassoni.

Metodo tanto lodato per il fatto che "esci dall'università e sei pronto per il mondo del lavoro", una frase a mio avviso AGGHIACCIANTE!
Se voglio fare un percorsodi formazione che mi prepari al lavoro, lavoro! L'università deve pompare la creatività e il senso critico.

Concordo in toto.......

Solo un appunto
L'università non ti deve insegnare un lavoro; vero, non è il suo scopo.........MA........nel mondo d'oggi non si può ragionare per cassetti stagni..........ci deve essere una compenetrazione delle 2 realtà, quella meramente didattica e "di ragionamento", e quella del lavoro........

Mi ripeto, ma anche da questo punto di vista credo che la giusta via sia "nel mezzo": sono convinto che la soluzione non sia nè il metodo anglosassone (a 23/25 anni sei già pronto per il lavoro) nè il metodo italiano (a 23/25 anni sei pieno di nozioni troppo spesso fini solo a sè stesse e per lo più avulse dal mondo del lavoro......)
 
Date che sono stato citato vorrei spiegare meglio.
La facoltà universitaria di ingegneria in Nord America è' da paragonare ad una laurea breve italiana. Qui a 17 anni finiscono la scuola superiore, poi due anni di college che sono una continuazione delle superiori ( in Quebec è' un po diverso, ma tralasciamo' per il momento ) ed infine 3 anni di università.
Che per chi ha fatto scambi sa che sono ben più abbordabili degli stessi corsi italiani. Ed le università non possono permettersi di fare la selezione durante gli studi.
Per cui a 22 anni hai "l'ingegnere" secondo i loro standard. Non un anno di più. Che già fa praticantato un qualche studio. O continua gli studi con un post doc.
Diverso è' il discorso di altre facoltà come architettura. L'architetto nordamericani è' invece il regista. È' nelle riunioni il tecnico che ha studiato di più ed è' più preparato. Anche se non tecnicamente preparato quanto l'ingegnere italiano, pero i suoi studi sono stato molto più lunghi ed intensivi dell'architetto italiano e la selezione nel corso degli studi è' stata particolarmente rigorosa, anche se non quanto ingegneria italiana.
ma la causa di questa differenza non è' certo la tecnologia. È' una diversa idea di quello che serva sul mercato del lavoro.
Per quello che deve fare l'ingegnere americano quello che ha studiato va bene per il 99% delle situazioni in cui dovrà lavorare. Per quell'1% in cui non è' adeguato si prendono tecnici che hanno fatto post doc o altri corsi specialistici sulla materia d'interesse.

In italia invece secondo me si preparano i migliori ingegneri del mondo. Ma a che prezzo!
Primo se va bene non sono pronti prima dei 25 anni, e spesso anche dopo, tipo 27 o 28 anni, ma anche 30 non sono uno scandalo.
Con tutte le conseguenze anche sul piano famigliare.
Secondo, il 95% di quello che hanno studiato non lo useranno mai durante la loro carriera, ma è' solo servito per fare selezione.
Terzo in italia al momento è' difficile che servano persone così preparate, infatti tanti vanno all'estero a contribuire alla crescita degli altri paesi, dopo che l'Italia si è' sobbarcata le spese della loro istruzione.
 
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