Riflessioni sulle riviste, in generale.
Editoriale.
L'editoriale di una rivista è la pagina o le pagine che leggo sempre con più interesse e che reputo le più importanti.
Non è sufficiente. Avrei preferito una profonda riflessione su qualcosa, su qualsiasi argomento (anche sul ruolo delle ville in sudafrica ma su qualcosa) e non un elenco di parole. La strada è tracciata, bene, ma in quento direttore avrei voluto che il Cristiano si fosse esposto di più. Una rivista di successo è quella che riesce a parlare al lettore come tra amici al bar. Desidero leggere avendo la senzazione di conoscere chi scrive.
Non so quanti di voi leggessero "The Games Machines" degli anni 90 e successivi. Era una rivista di videogiochi che prendevo non tanto per i videogiochi ma per la simpatia degli autori. Essi addirittura si prendevano per il culo inserendo note negli articoli degli altri. Ogni autore aveva un preciso e manifesto carattere. Il cuccatore, lo sfigato, il forte, il buono, il brutto, il cattivo. Forse erano maschere imposte, forse i ragazzi erano realmente così. Ma era una rivista bella! Non era un assieme di fogli, era un dialogo monodirezionale!
Per 4Skiers siamo al secondo numero e non si può pretendere di avere la senzazione di conoscerere come fratelli gli autori... però... mi sembra che questo "outing caratteriale" non ci sia e non si voglia.
Anche per Free.Rider questo non avviene. Solo Emilio tramite i suoi editoriali lascia intendere come è, o lascia intendere quello che vuole ma almeno lo fa. Forse la rivista non è composta da un team immobile. Chi scrive non si frequentano anche fuori dalla redazione. Sicuramente su una rivista del genere prendersi per il culo sull'ultimo due di picche preso sarebbe fuori luogo.
La rivista che vorrei dovrebbe essere un gruppo di amici, che ti fanno sentire loro amico. Ti parlano delle loro gite, emozioni, senzazioni. In modo serio, non serio, pragmatico, infantile.
Ragazzi, vi vorrei più persone e meno professionisti. Una rivista vincente è una rivista fatta da appassionati, anzi preciso, fatta da persone appassionate. Le riviste fatte da un assieme disorganico di giornalisti/professionisti non mi piacciono.
Personalmente mi piace quando gli autori parlano un po' dei fatti loro. Mi piace quando si fanno richiami ironici alle discese degli altri autori. Come in un gruppo di amici: ci si sfotte e ci si stima.
Una rivista che parla di sci non può raccontare di una discesa senza parlare delle emozioni. MotoTecnica o AutoTecnica lo possono fare. Descrivere e trasmettere emozioni è una cosa difficile. Per questo non tutti fanno il giornalista con successo. Non tutti possono guidare un aereo supersonico.
Per le moto la rivista che mi piaceva di più era Superbike. Quando leggevi delle scorribande degli autori ti veniva voglia di mandarli a cagare. Ti facevano venire la pelle d'oca. Ti creavano il desiderio di fare un'accelerazione con la moto. A volte, anzi spesso, per recensire una moto finivano con il parlare di tette o arrivavano a prendersi per il culo tra di loro. Ogni autore era un personaggio ben definito. dopo 2 numeri capivi tutti i ruoli e le relazioni e godevi degli interventi incrociati.
Editoriale.
L'editoriale di una rivista è la pagina o le pagine che leggo sempre con più interesse e che reputo le più importanti.
Non è sufficiente. Avrei preferito una profonda riflessione su qualcosa, su qualsiasi argomento (anche sul ruolo delle ville in sudafrica ma su qualcosa) e non un elenco di parole. La strada è tracciata, bene, ma in quento direttore avrei voluto che il Cristiano si fosse esposto di più. Una rivista di successo è quella che riesce a parlare al lettore come tra amici al bar. Desidero leggere avendo la senzazione di conoscere chi scrive.
Non so quanti di voi leggessero "The Games Machines" degli anni 90 e successivi. Era una rivista di videogiochi che prendevo non tanto per i videogiochi ma per la simpatia degli autori. Essi addirittura si prendevano per il culo inserendo note negli articoli degli altri. Ogni autore aveva un preciso e manifesto carattere. Il cuccatore, lo sfigato, il forte, il buono, il brutto, il cattivo. Forse erano maschere imposte, forse i ragazzi erano realmente così. Ma era una rivista bella! Non era un assieme di fogli, era un dialogo monodirezionale!
Per 4Skiers siamo al secondo numero e non si può pretendere di avere la senzazione di conoscerere come fratelli gli autori... però... mi sembra che questo "outing caratteriale" non ci sia e non si voglia.
Anche per Free.Rider questo non avviene. Solo Emilio tramite i suoi editoriali lascia intendere come è, o lascia intendere quello che vuole ma almeno lo fa. Forse la rivista non è composta da un team immobile. Chi scrive non si frequentano anche fuori dalla redazione. Sicuramente su una rivista del genere prendersi per il culo sull'ultimo due di picche preso sarebbe fuori luogo.
La rivista che vorrei dovrebbe essere un gruppo di amici, che ti fanno sentire loro amico. Ti parlano delle loro gite, emozioni, senzazioni. In modo serio, non serio, pragmatico, infantile.
Ragazzi, vi vorrei più persone e meno professionisti. Una rivista vincente è una rivista fatta da appassionati, anzi preciso, fatta da persone appassionate. Le riviste fatte da un assieme disorganico di giornalisti/professionisti non mi piacciono.
Personalmente mi piace quando gli autori parlano un po' dei fatti loro. Mi piace quando si fanno richiami ironici alle discese degli altri autori. Come in un gruppo di amici: ci si sfotte e ci si stima.
Una rivista che parla di sci non può raccontare di una discesa senza parlare delle emozioni. MotoTecnica o AutoTecnica lo possono fare. Descrivere e trasmettere emozioni è una cosa difficile. Per questo non tutti fanno il giornalista con successo. Non tutti possono guidare un aereo supersonico.
Per le moto la rivista che mi piaceva di più era Superbike. Quando leggevi delle scorribande degli autori ti veniva voglia di mandarli a cagare. Ti facevano venire la pelle d'oca. Ti creavano il desiderio di fare un'accelerazione con la moto. A volte, anzi spesso, per recensire una moto finivano con il parlare di tette o arrivavano a prendersi per il culo tra di loro. Ogni autore era un personaggio ben definito. dopo 2 numeri capivi tutti i ruoli e le relazioni e godevi degli interventi incrociati.