Quella volta che...... (una brutta avventura o giù di lì)

Brutta avventura se rapportata allÂ’etÃ*: mi pisciai addosso mentre risalivo con lo skilift di forca canapine. Il lato brutto fu cercare di nascondere la chiazza enorme blu su tuta intera azzurra e dirlo a mio padre. Lui minimizzoÂ’, io in super trauma. :D

Più avanti a Campo Felice deciso di infilarmi in una sorta di toboga/canale di scolo a lato della pista, ma arrivo un buco nel terreno: sci destro infilato e io che volo dentro la boscaglia bassa fitta. Integro non so perché, non so come (andavo molto veloce).

Sempre in quegli anni apertura solitaria della strada del passo forca di presta con 206 per evitare di arrivare tardi a frontignano e trovare tutto tracciato. La macchina non toccava ma galleggiava sulla neve ed in discesa le ruote davano solo alla direzione.

Stesso anno testacoda in salita su strada ghiacciata a monte piselli: orientata in discesa la macchina era completamente senza controllo, stavo per decidere di gettarmi fuori quando mi venne in aiuto un guardarail (l’unico di una strada sterrata che ne è sprovvista). No

Recentemente, effetto strano invece vedere con occhi più “esperti” un passaggio che feci senza rampant sul Monte Corvo: traverso da antecima a cima su fondo duro, ostinatamente e bestemmiando poggiando solo su pochi micron di lamina, stupidamente rassicurato da un pendio più docile a valle. Peccato che, guardando meglio le immagini e le mappe anni dopo, sotto c’era un discreto cliff. Uno di quelli “definitivi” di cliff.
 
Tutti ricordi un po' datati, di quando ero più giovincello...

Scialpinistica Punta D'Arbola, giornata spendida...fino a quel momento...non molto distante dalla vetta arrivano di colpo nuvole basse e nebbia che si piazzano in zona...visibilità azzerata...si decide di tornare indietro ma veramente non si capisce nemmeno da che parte si è girati..."vabbè, seguiamo piano piano le tracce di risalita"...in teoria facile, in pratica dopo pochi metri la nebbia è talmente fitta che già non le ritroviamo più...ricordo una discesa nel totale without, con visibilità quasi nulla e sempre in allarme per la tensione di sbagliare strada e infilarsi in qualche postaccio.


Scialpinistica Bocchetta dei Buoi (zona Ponte di Legno), il canalino a lato delle cascate della conca del Valbione è slavinato ma rigelato; dopo poche curve mi si impianta uno sci sullo sconnesso duro e mi faccio 3/4 di canale scivolando testa a valle senza riuscire a fermarmi...per fortuna non becco nessun ostacolo...

Scialpinistica cima Roma...nella discesa un ragazzo del ns. gruppo si torce il ginocchio in un canale con una neve infame.
Facciamo una barella di con gli sci, un accoppiatore e un telo, stecchiamo il ginocchio e portiamo l'infortunato lentamente fuori dal canale per permettere all'elicottero del soccorso di recuperarlo più agevolmente.
Alcuni attendono l'elicottero, altri (me compreso) ridiscendono per prendere le auto e riportarle il più vicino possibile per poi recuperare gli altri.
Peccato che quello che conosceva la discesa (tra quelli aspettavano l'elicottero) non ci ha detto che ad un certo punto bisognava rimanere alti e tenere la sinistra della vallata...ci siamo infilati in uno stretto canale, tra cespugli sepolti dalla neve che cedevano sotto i piedi...una ravanata storica, coronata da un guado di torrente gelido con l'acqua alle ginocchia, per poi scoprire di essere arrivati più in basso di dove dovevamo recuperare le auto...ripellata per risalire arrivando alle auto stanchi morti con il buio e dopo quelli che avevano aspettato l'elicottero...dei geni...
 
Be dopo aver letto l'avventura di "Bevobirra" penso che di peggio non c'è nulla, i ns racconti, a confronto, so "barzellette". Un anno, forse 20 anni addietro, io ed un amico, stiamo a Campitello di Fassa. La mattina arriviamo al "Belvedere" e rimaniamo bloccati, impianti chiusi per vento. Nulla di grave potevamo scendere a Canazei con gli sci. Rimaniamo in attesa nel rifugio. Verso le 12 gli impianti riaprono e decidiamo di farci un veloce giro del sella. Scendiamo ad Arabba, arriviamo al Passo Gardena ed il vento tende a rinforzare. A Selva la cabinovia per il Ciampinoi è chiusa, ci mandano su con la vecchia seggiovia, viaggio durato circa una mezzoretta. Arriviamo a Plan de Gralba con gli impianti chiusi, sini qui nulla di che, al massimo pernottavamo in un albergo li. Comunque ci mettiamo a fare l'autostop. Non si ferma nessuno e nel frattempo inizia a nevicare, bello forte. Finalmente si ferma una Escort famigliare, pienissima di bagagli e con i sedili posteriori abbassati. Ci fanno segno che ci vorrebbero prendere su , ma non c'è spazio. Peccato una occasione persa. Fanno 200 mt, si fermano e tornano indietro, sistemano alla belle e meglio i bagagli alzano i sedili e ci sistemiamo dietro con gli sci in spalla. Ecco qui inizia l'avventura. Scopriamo che si tratta di due pensionati italo-americani (lei di origine campana), che sono venuto in Italia per conosce le Dolomiti (hanno noleggiato l'auto), e per conocere la neve , loro abitano ion Usa in un posto dove non nevica mai e capirete che mai aveva guidato un auto con le catene sulla neve. Inizia la salita verso il passo Sella, iniziano i problemi. Si ferma di colpo e la moglie scende, capiamo che il marito gli aveva chiesto di controllare le catene, perchè pensava di averle perse. Non riesce più ad avviarsi e noi "number two", "number two" riferita alla marcia, finalmente riparte sbandando da una parte all'altra. Io con la mano sulla maniglia per buttarmi fuori appena avevo il sentore che usciva fuori strada. Il compagno che pregava. Alla fine gli dico, " e stiamo in salita! Mò che iniziamo la discesa, finiremo in un burrone". La moglie veramente impaurita che parlava ed imprecava contro il marito. A questo punto prendiamo in mano la situazione e facendoci capire gli chiediamo se voglio che guidiamo noi. La signora capisce al volo ed oblbiga il marito a fermarsi. L'amico si toglie gli scarponi e si mette alla guida. Loro avevano prenotato l'albergo a Canazei, però contentissimi di aver salvato la vita, ci accompagnano sino al parcheggio di Campitello. Ci salutano calorosamente e tirano fuori una macchinetta fotografica e ci immortalano. Foto da far vedere ai nipoti quando gli avrebbero raccontato l'avventua in Dolomiti, sulla neve.
 
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Non so se è una "brutta avventura" o solo una avventura, ma è un ricordo che ho stampato in mente.

Anni '60, due ragazzini (mio fratello ed io) e nostro padre.
Attrezzatura: quella che si usava allora, scarponi di cuoio, le stesse tavole da 235 per sciare in pista, sotto le seggiovie, fuori pista.
Abbigliamento: giacche a vento di tela cerata che parevano dei cartoni e sotto ... strati di lana.

Nostro padre decide di andare a Colle Melegnon (un panettone pelato a 1,800 m, a metà strada tra Folgaria e Tonezza).
Naturalmente si va camminando con gli sci.

Si alza il vento, che su un panettone pelato non è per niente una cosa piacevole e comincia a sollevare nuvole di polvere.
Il padre decide che dobbiamo fermarci e comincia a guardarsi in giro: vede la punta di un pino mugo che sporge tra la neve, con un bastoncino sonda il terreno e sotto c'è un bel buco.

Ci caliamo tutti e tre nel buco e aspettiamo che si calmi il vento.
E mentre mangiamo uova sode e beviamo the caldo, ci racconta di Walter Bonatti e del K2 ...
:D
 
due avventure con protagoniste sempre le seggiovie

Anno 1984: Marilleva/Folgarida, seggiovia Busa del Vigo, al tempo l'unica triposto del comprensorio con tornelli ad apertura automatica. Ore 16.15, la fila dell'ultimo rientro. In fila mio padre (44 anni) e io (14), piano piano facciamo la fila e chiacchierando ci incanaliamo nelle corsie. All'ultimo momento due persone davanti a noi fanno un salto di corsia e si liberano due posti per andar su, ma i tornelli iniziavano a chiudersi.
Nonostante tutto ci lanciamo per passare e ci riusciamo...
ma con un secondo di ritardo.
Ricordo il seggiolino che arrivava minaccioso, mentre realizzavamo di essere ancora troppo indietro rispetto alla corretta posizione di salita (i tappetini meccanici erano di là da venire) e la piena contezza che ci saremmo potuti fare malissimo entrambi
Ricordo le parole di mio padre "attento arriva arriva arriva!!!" Poi un suono indistinto di sci che sbattevano, si incrociavano e non so cosa altro
Ero all'interno e la seggiovia colpisce prima me tra la coscia e la chiappa destra. Non so la dinamica del volo che feci, mi ritrovai in terra e vidi che mio padre all'esterno cercava di salvare la reputazione e la faccia in un tentativo fantozziano di recuperale la seduta, ma invano.
Volò anche lui pochi metri più avanti a pelle di leopardo.
Per nostra fortuna gli sci si staccarono a entrambi, ce la cavammo con un paio di contusioni, ma sostanzialmente illesi. Ci rialzammo sconvolti senza avere il coraggio di guardare le facce di chi era in fila e aveva assistito alla scena.
Dopo un paio di imprecazioni dell'addetto all'impianto, tutto si risolse abbastanza rapidamente, ci rimettemmo gli sci e... e ancora oggi la ricordiamo e ci ridiamo.



Fine anni '80 primi anni '90, sempre Folgarida/Marilleva, seggiovia Mastellina, all'arrivo. Alzo la sbarra e il poggiapiedi e faccio per scendere ma... ma mentre gli sci vanno in avanti, sento una forza misteriosa che invece mi trascina dietro alla seggiola che inizia il giro della puleggia.
Era marzo ed era molto caldo, per cui avevo la zip della giacca a vento completamente aperta e avevo anche tolto le maniche. In una microfrazione di secondo capii che era accaduto che i cordini sul davanti della giacca a vento erano finiti, incastrandosi, tra le stecche della seggiola
mi salvò un'eccezionale prontezza di pensiero e di riflessi, buttai immediatamente i bastoncini da una parte e misi le braccia all'indietro per sfilarmi la giacca, agevolato dall'assenza di maniche. Quindi riuscii a scendere dalla seggiovia, che fu poi fermata per consentirmi di recuperare la giacca a vento rimasta attaccata al seggiolino.

Rischiai di rompermi i legamenti delle ginocchia, me la cavai solo con una lieve strattonata di una delle due spalle.

Insomma un numero alla Arturo Brachetti
I miei amici che mi videro arrivare con la giacca a vento, passare dietro il gabbiotto dell'addetto e, un secondo dopo, uscire senza giacca a vento, rimasero sbalorditi.
 

.

Premesso che mi sono rotto il piatto tibiale in f.p. ed ho disceso tutto il canal grande (Monterosa ski, sotto indren) su una gamba sola, le volte che mi sono caXato in mano, sono sempre state in alpinismo. Forse la piu' paurosa quando siamo stati colpiti in parete da un improvviso temporale (quasi in punta) sullo spigolo Vernet (cima di Nasta, CN), nei pressi del Rif. Remondino. Carichi di ferraglia con grandine e saette :PAAU:PAAU:PAAU
 
Questa é freschissima, di ieri. Per me é parte del gioco ma il compare é rimasto sconvolto....

Sabato sono al Diavolezza, una bellissima neve, vado a fare il secondo giro dell'itinerario del lago Collinas, il primo è stato una goduria. Incontro un ragazzo svitto-sudafricano (melting pot svizzero), scambio due chiacchiere e lo invito a seguirmi, é il suo giorno fortunato perché gli faccio conoscere angoli molto belli del comprensorio, ed era la prima volta che veniva a sciare là. Poi a metà pomeriggio lo vedo guardare verso i ghiacciai, e gli chiedo se, dopo avergliela descritta, avesse voglia di provare la discesa del Morteratsch, a cui ormai sono stati tolti i pali per cui si andrebbe in fuoripista e non in itinerario monitorato.

Eravamo preparati a smadonnare in fondo (piattone con pista di fondo in disfacimento) ma in realtà é andata molto bene, in soli due punti abbiamo dovuto togliere gli sci, nei pressi di una pietraia e di un attraversamento di torrente. Giro promosso, birre e congratulazioni.


Il giorno dopo, ieri...:TTTT mi raggiunge l'amico skimax, abbastanza principiante in fuoripista, altri 3 soci (tra cui maxxxce che farà report) vanno a fare piz Palù e Fortezza, io non ho voglia di faticare al caldo e rimango in zona impianti e a fine giornata dopo parecchi bordopista e una bella magnata al sole, memore della giornata precedente, gli propongo di scendere il classico itinerario Morteratsch e andare a incrociare i tre compari nel punto in cui si riuniscono i due percorsi, per poi scendere tutti insieme al treno.

L'attraversamento del ghiacciaio si fa in colla super attack, ma vabbé pian piano si scende. Una volta ricongiunti con i tre compari, dopo la grotta iniziano i dolori seri:

La ripida pietraia finale, passata indenne il giorno prima, si é innalzata sopra la neve, diventando qualcosa di abbastanza lunare, ma il rientro sulla terra lo davano le bestemmie di skimax ogni volta che prendeva una pietra HIHIHI:


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Una volta arrivati al sentiero piatto finale, per non perdere il treno e poter recuperare le auto, mi stacco con Guido, il proazzo del gruppo Piz Palù e andiamo a fare in fretta la racchettata finale sulla pista di fondo, tanto sono solo due le volte che si tolgono gli sci...

Seee come no.....


erano due il giorno prima.....:PAAU


ma ieri sono diventate una decina..... forse di più. La pista di fondo si é praticamente decomposta in un solo giorno di caldazza, e ogni volta che toglievo gli sci in un posto nuovo rispetto al giorno prima, sentivo fischiare le orecchie delle nuove bestemmie che indietro, molto molto più indietro, il compare skimax avrebbe tirato in quegli stessi punti... che avrebbe impiegato una buona mezz'ora in più di me a superare, in crisi nera, scortato dagli altri due soci.

Peccato non aver avuto invece il tempo di fare le foto a Guido che a differenza mia, i torrenti e le pietraie li superava agilmente e senza togliersi gli sci...:shock:
 
come infortuni ricordo che da piccolo (7/8 anni) andai a sbattere contro la recinzione in legno in fondo allo skilift. recinzione che non era protetta con cuscini o rete.
taglio sul sopracciglio con diversi punti di sutura.

probabilmente se fosse successo oggi con un buon avvocato avrei preso diversi migliaia di euro di risarcimento..
 
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febbraio 2016, LA GRAVE

si era in 3 amici, tutti appassionati freerider e molto capaci, con arva pala e sonda.
alle ore 9:30 si arriva a 3600 tramite ovetti, si studia un po il percorso dalle mappe e si decide di passare da un punto ben preciso.
Partiamo tutti e 3, sicuri del fatto che, essendoci i segni di sciatori in terra, si stesse andando dalla parte giusta, si scende in velocità per circa 1500mt di dislivello.
Ad un punto le sciate si fermano in cima a una parete verticale di 10mt, la parete era chiodata, noi con 1 solo imbrago (portato per sicurezza), si decide di tornare indietro.
Oltretutto si pensava di essere in un punto e invece si era in un altro, i telefoni non prendevano, cominciava a essere pomeriggio e nulla e nessuno si vedeva sul monte. (mi ricordo che presi in considerazione di fare una buca e dormirci dentro in 3).
Gambe spappolate dalle 4 ore di camminata sci in spalla su parete verticale.
Alle ore 15 si vedono, come un miraggio, degli alpinisti che scendono per una gola con gli imbrachi e supplicandoli ci facciamo far calare anche noi (passandoci l'imbrago), ma non era finita, era un canale largo 3 metri lungo 300.
Si arriva sulla statale attraversando un torrente in piena e saltando un cancello a protezione di una paratia del torrente, facciamo l'autostop, una macchina si ferma e ci riporta a la grave (6km più su), erano le 17.

DA QUELLA VOLTA HO FATTO/COMPRATO:
corso alpinismo
FATMAP con mappe offline
comprato funi e moschettoni
imparato la discesa in doppia
 
Penso tu sia finito a fare la Chirouze, il fuoripista con maggior dislivello delle Alpi al di fuori del Monte Bianco.

Te lo dico pur non avendo mai sciato a La Grave. Ma dopo qualche errore molto simile al tuo anche in località che conoscevo bene ho investito parecchio tempo per diventare esperto di pianificazione e orientamento sugli itinerari fuoripista. Poi la cosa è tornata utile anche per i giri estivi a piedi e in mtb.
 
svizzera... vallese... 99/00 circa, giornata di freeride con impianti epica a fine febbraio.... tutto procede per il meglio... cielo azzurro, sole a palla e neve polverosissima.... verso le 15 facciamo l'ultima risalita con l'impianto che arriva a circa 2800mt e vista la giornata io e il mio socio proseguiamo a piedi fino a quota 3100 per effettuare il giro lungo e scendere diretti a 1400... cominciamo la nostra discesa su un terreno che conosciamo molto bene e notiamo subito un banco di nubi che sta risalendo lungo la valle.... per fortuna la parte più ostica la bruciamo velocemente con curvoni veloci ma a metà discesa ci troviamo dentro le nuvole... white-out totale.... da giramenti di testa..... stiamo fermi un pò e poi ripartiamo lentamente con questa condizione di visibilità nulla.... morale della storia voliamo giù entrambi da un costone di roccia.... costone che sapevamo esserci ma che pensavamo fosse altrove.... 3/4mt di volo.... è andata benone... ma la sensazione di caduta nel vuoto improvvisa non è stata il top:TTTT:TTTT:TTTT:TTTT

sempre svizzera.. stesso periodo, la galb..... ultima risalita e decisione di fare il fuoripista dietro gli impianti per finire con un bel lungo....consapevoli di dover fare una bella camminata al ritorno..... non immaginavamo così lunga però.... faceva un freddo maiale e siamo arrivati alla vettura col buio pesto e letteralmente congelati....:PAAU:PAAU:TTTT
 
Penso tu sia finito a fare la Chirouze, il fuoripista con maggior dislivello delle Alpi al di fuori del Monte Bianco.

Te lo dico pur non avendo mai sciato a La Grave. Ma dopo qualche errore molto simile al tuo anche in località che conoscevo bene ho investito parecchio tempo per diventare esperto di pianificazione e orientamento sugli itinerari fuoripista. Poi la cosa è tornata utile anche per i giri estivi a piedi e in mtb.

Tipo Cervinia? C'è un canale che, tra gli "skifosi" tuoi compagni di impresa, porta il tuo nome...o sbaglio?
 
Come lo stadio San Paolo è stato ribattezzato "Maradona", cosí il canale chiamato credo "Direttissima del Plateau Rosa" è stato ribattezzato "Canale del Pierlo", che mette un po' insieme le parole Pierr e pirla:


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Da allora se voglio fare il canale Roberto, a metà del ghiacciaio mi fermo e guardo la mia posizione rispetto a una traccia ben memorizzata.

- - - Updated - - -

Altra perla:

Giornata di super polvere, 40 cm di fresca a Splugen. Arrivo in cima alla prima salita e "yahoo! Che figata! Godo! Ululo! Scendo di là che tanto in fondo c'è la pista/strada dello Spluga che raccoglie tutto!! " e gli amici che mi guardano allontanarmi, perplessi.


La pista in fondo ovviamente c'era, peccato che tra me e la pista ci fosse il fiume.....

Ci ho messo almeno un'ora a uscire dal piattone in powder dove sono rimasto bloccato, ripetendomi continuamente "stai calmo e non avere fretta di rientrare agli impianti sennó ti bruci le gambe per l'intera giornata"....
 
Davos-Parsenn primi anni novanta. Scendendo non ricordo neanche più da dove, vedo sulla sinistra uno splendido fuoripista e alcuni sciatori che stanno andando a prenderlo. Mmmmh... dove andrà a finire? Faccio due conti, cerco di orientarmi e poi controllo l'equipaggiamento degli sciatori: attacchi e scarponi da pista quindi insomma non rischio qualche scoperta... Lascio scendere tutti rigorosamente ad uno ad uno e poi mi prendo il mio bel fazzolezzo intonso. Mi accorgo che fanno parte di un gruppo e che abbiamo imboccato una valle parallela a quella degli impianti... :PAAU comincio a sentire puzza di pessima idea. Rimango defilato in fondo al gruppo e comunque mi godo la discesa. Arrivo ad un pianoro nel nulla e taaaaac, dallo zaino gli altri tirano fuori gli Alpine Trekker e le pelli di foca :evil:.
Allora scorgo la guida alpina e gli chiedo in tedesco "scusa, dove siamo?" - "non sai dove sei? Dovresti sempre sapere dove sei..." - "Eh sì ma vi ho seguiti perché non pensavo che finisse così, adesso cosa posso fare?" - "Togli gli sci, te li metti in spalla e cammini nelle nostre tracce". Fortunatamente sprofondavo al massimo 20-30 cm e arrivai in cima praticamente insieme all'ultima del gruppo che riuscì a dirmi in modo molto sgarbato "Sono 80 franchi!" - "Sì ciao neh!".
 
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