subsahara
Coldest Ice
Il massiccio del monte Cavallo, culminante nella Cima Manera (2251 m slm), è un’emergenza del paesaggio di vasta parte della pianura veneto-friulana.
Si trova a cavallo delle provincie di Belluno e Pordenone, tra il Cansiglio a Ovest e Piancavallo a Est.
Un anello di grande interesse, l’Alta Via dei Rondoi, consente, salendo dal versante friulano, di toccare ben cinque cime del massiccio del Cavallo, rimanendo quasi costantemente in cresta.
—————————-
Foto scattata all’alba dalla campagna opitergina, patria del grande, grandissimo Gianfranco Zigoni.
Le tre punte più a destra sono il Cimon di Palantina, il Cimon del Cavallo (o Cima Manera) e il Cimon dei Furlani.
La “tenaglia” costituita da Cima Manera e Cimon dei Furlani è riconoscibilissima anche da grande distanza.
Parcheggio a Piancavallo, davanti al tratto di faggeta che dovrò attraversare (sentiero 924), e mi metto in marcia.
La faggeta
Dopo non molto, si esce dal bosco
Sto per entrare nella Val Sughet, la quale è contornata dalle cinque cime toccate dall’Alta Via dei Rondoi.
In senso antiorario, abbiamo:
Ruotando un po’ a sinistra si vedono il Cimon di Palantina (intero), il Colombera al centro e il Tremol, più vicino, a sinistra
Arrivo a un crocevia di sentieri: andando a destra per il 918 si guadagna in breve la cresta che contorna tutta la Val Sughet (ovvero l’Alta Via dei Rondoi).
Andando dritto si attraversa la Val Sughet continuando con il 924.
A sinistra il sentiero Gerometta passa sotto il Tremol e porta a Baita Arneri.
La “freccia” punta al Cimon dei Furlani, prima tappa.
Bene, guadagno la cresta e comincio a salire.
Mi volto all’indietro
Vado avanti, per traccia piuttosto esile. La vetta del Cimon dei Furlani è invisibile, perché ci sono delle anticime davanti. Sul lato “interno”, alla mia sinistra, Val Sughet e Cimon di Palantina
Sul lato “esterno”, verso la Valcellina e oltre
Dietro di me ci sono il monte Colombera (a destra) e il monte Tremol (a sinistra), ovvero la quarta e la quinta cima che dovrò raggiungere
E questo è invece il Cimon di Palantina, la cima “numero tre” del mio giro.
Proseguo. In questa foto si vede la cima “numero due”, ovvero il Cimon del Cavallo, ma non la cima “numero uno”, Cima Furlani, ancora occultata dall’anticima
Sempre in cresta…
…e alla fine arrivo, quasi all’improvviso, in vetta al Cimon dei Furlani
La Val Sughet con il Cimon di Palantina e il monte Colombera. Entrambi, come del resto il Cimon del Cavallo, sono sul confine regionale.
Dietro, il Cansiglio e il Lago di Santa Croce
Vista verso NE. Quello in fondo dovrebbe essere il lago di Barcis
La parete “esterna” del Cimon del Cavallo, che dà sulla Val Piccola.
Piuttosto impressionante.
Comincio a scendere per la cresta, in buona parte attrezzata, del Cimon dei Furlani
Arrivo alla forcella e mi volto per osservare il tratto appena disceso; anche il Cimon dei Furlani, dal lato della Val Piccola, mostra pareti di tutto rispetto
Intraprendo la salita a Cima Manera. Qui l’Alta Via non segue in realtà la cresta. All’inizio ci si addentra con percorso quasi orizzontale lungo la parete interna…
…fino a trovare un canalino ripido, che porta in breve alla calotta sommitale
Il canalino è attrezzato, ma francamente in salita si può benissimo ignorare il cavo e procedere con divertente arrampicata mai esposta, con passaggi che non superano il I grado.
Arrivo sulla calotta e vengo accolto da una bellissima vista del gruppo del Guslon, tagliato alla base da un evidente sentiero che si chiama appunto “anello del Guslon”
Ma non distraiamoci, ché mancano pochi facili metri alla cima…
Sul punto più alto di Cima Manera, detta anche Cimon del Cavallo. Verso nord la cresta che porta al vicino monte Laste, di altezza pressoché uguale (m 2247)
Cimon dei Furlani
Il monte Tremol, e dietro il Sauc con le sue piste. E dietro ancora, la pianura e il mare (ma c’è foschia e non si vede )
Da sinistra a destra: Tremol (cima “cinque”), Colombera (cima “quattro”), Cimon di Palantina (cima “tre”)
L’Alpago, il Visentin, Belluno
Il massiccio del Guslon (costituito dai monti Cornor, Castelat, Guslon) in primo piano, con tanto di rifugio Semenza visibile nei pressi di forcella Laste la quale separa, appunto, il Cavallo dal Guslon.
Secondo me, partendo dall’Alpago, si può fare un giro di due giorni molto bello:
L’aspra catena dei monti dell’Alpago continua, dopo il monte Laste, verso il Col Nudo. In secondo piano, noti colossi dolomitici.
Bello, bello. Bellissimo panorama. Ora però cominciamo a scendere verso il Cimon di Palantina
La discesa, attrezzata, è piuttosto ripida. Mi giro all’indietro e fotografo il Cimon del Cavallo: non riesco neanche a capire per dove sono passato…
E’ più “scena” che altro, comunque: si viene giù facilmente e rapidamente
Un altro scatto dedicato al Guslon, al rifugio Semenza, alla cresta verso il Col Nudo
Proseguo verso il Cimon di Palantina
Parete “esterna” del Cimon di Palantina, precipite sull’Alpago.
Tutte le cime dell’Alta via dei Rondoi presentano un versante interno, quello che dà sulla Val Sughet, relativamente tranquillo.
I loro versanti esterni, però… hanno tutt’altro carattere
Val Sughet (con Cimon dei Furlani)
Altro crocevia di sentieri; qui, alla forcella Palantina (o del Cavallo) arriva anche il 924 attraversando il fondo della Val Sughet
Vista retrospettiva (con Cima Manera)
Val Sughet (con monte Tremol)
La “tenaglia”, perfettamente visibile anche dai tetti di Venezia: Cima Manera e Cimon dei Furlani
Salgo a mezza costa il versante interno del Cimon di Palantina e arrivo a un intaglio, oltre il quale l’alta Via dei Rondoi prosegue in cresta verso i visibili Colombera e Tremol.
Di sotto scende invece letteralmente a precipizio verso Casera Palantina il tratto finale dell’Alta Via n.7 (da Cima Manera fino a questo punto, il percorso delle due Vie è comune).
Effettivamente, da quello che ho sperimentato di persona e da quello che ho letto in giro, la n. 7 parrebbe di gran lunga la più cazzuta di tutte le Alte Vie Dolomitiche.
Io però non posso proseguire per l’Alta Via dei Rondoi senza prima aver “conquistato” il Cimon di Palantina, che si raggiunge con breve deviazione dall’intaglio sopra descritto
Anche la vetta del Cimon di Palantina si rivela molto panoramica. Qui bene in vista le pareti “esterne” del monte Colombera
Lo stupendo Cansiglio, i borghi dell’Alpago, il lago...
Verso la Val Belluna
Ancora uno scatto verso nord. I picchi del massiccio del Guslon sono, da sinistra a destra: Guslon, Castelat, Cornor
Cimon del Cavallo e Monte Laste
Cimon dei Furlani
Bene, torno indietro verso l’intaglio...
...e continuo, rigorosamente in cresta, verso la quarta cima di giornata, il monte Colombera
Parete “esterna” del Colombera
Monte Tremol in centro foto
Sono arrivato alla forcella Colombera. Per raggiungere la vetta del Colombera bisogna salirne la cresta attrezzata.
Se non ci fosse il cavo, che annulla le difficoltà, i primi metri sarebbero sul III grado; si tratta comunque del tratto più delicato dell’intera Alta Via dei Rondoi
Ho già attaccato la cresta. Sguardo retrospettivo
Altro sguardo retrospettivo dal sottile filo di cresta
Ennesimo sguardo retrospettivo, questa volta dalla cima
In direzione del Tremol, l’ultimo monte da salire percorrendo il giro in senso antiorario
La Val di Sass, con stazione di monte della seggiovia Tremol 2
Splendido scorcio su Alpago e Val Belluna
Lascio la cima del Colombera e scendo alla forcella che lo separa dal monte Tremol. Vista retrospettiva su monte Colombera e Cimon della Palantina
La Val Sughet, con Cima Manera e Cimon dei Furlani
Guadagno la cresta sommitale del monte Tremol
Raggiungo in breve la quinta e ultima cima, indicata semplicemente da un basso ometto di pietre e dal cilindro contenente timbro e inchiostro
Seguendo immancabilmente il filo di cresta, comincio a scendere verso le piste di Piancavallo
Abbandono la cresta sud del Tremol, interamente inquadrata nella foto, e sbarco in Val di Sass
Seggiovia Tremol 2. A destra il monte Colombera
Scendo per traccia verso baita Arneri, lasciandomi a destra la pista Nazionale Alta
Lo schuss dell’Olimpia di Piancavallo
Baita Arneri, con stazione di monte della seggiovia Tremol 1.
L’Alta Via dei Rondoi finisce qua.
Rimane da tornare però all’abitato di Piancavallo
Basta seguire, più o meno dappresso, la pista Salomon...
... e in breve si raggiunge il parcheggio
Durante il percorso ho raccolto su una pagina del mio taccuino i timbri delle cinque cime toccate; ciò mi darebbe diritto a ritirare, non so bene dove, una spilletta ricordo.
Penso a una celeberrima scena di Blow Up: il protagonista finisce per caso in un locale dove gli Yardbirds, davanti a un pubblico ipnotizzato, stanno suonando Stroll On (che poi sarebbe una clamorosa versione di Train kept a-rolling). Succede però che l’amplificatore di Jeff Beck comincia a fare le bizze: il chitarrista si sfoga percuotendolo con la chitarra, fino a distruggere lo strumento.
E poi lancia il manico al pubblico, che lotta per impadronirsene.
La reliquia viene conquistata dal protagonista che però, non appena esce in strada, la guarda con aria interrogativa e finisce per sbarazzarsene...
Accantono l’idea della spilletta, e mi “accontento” del buon sapore lasciatomi dall’Alta Via dei Rondoi, il cui ricordo sicuramente mi accompagnerà a lungo.
Si trova a cavallo delle provincie di Belluno e Pordenone, tra il Cansiglio a Ovest e Piancavallo a Est.
Un anello di grande interesse, l’Alta Via dei Rondoi, consente, salendo dal versante friulano, di toccare ben cinque cime del massiccio del Cavallo, rimanendo quasi costantemente in cresta.
—————————-
Foto scattata all’alba dalla campagna opitergina, patria del grande, grandissimo Gianfranco Zigoni.
Le tre punte più a destra sono il Cimon di Palantina, il Cimon del Cavallo (o Cima Manera) e il Cimon dei Furlani.
La “tenaglia” costituita da Cima Manera e Cimon dei Furlani è riconoscibilissima anche da grande distanza.
Parcheggio a Piancavallo, davanti al tratto di faggeta che dovrò attraversare (sentiero 924), e mi metto in marcia.
La faggeta
Dopo non molto, si esce dal bosco
Sto per entrare nella Val Sughet, la quale è contornata dalle cinque cime toccate dall’Alta Via dei Rondoi.
In senso antiorario, abbiamo:
- Cimon dei Furlani (m 2183)
- Cima Manera, detta anche Cimon del Cavallo (m 2251)
- Cimon di Palantina (m 2190)
- Monte Colombera (m 2066)
- Monte Tremol (m 2007).
Ruotando un po’ a sinistra si vedono il Cimon di Palantina (intero), il Colombera al centro e il Tremol, più vicino, a sinistra
Arrivo a un crocevia di sentieri: andando a destra per il 918 si guadagna in breve la cresta che contorna tutta la Val Sughet (ovvero l’Alta Via dei Rondoi).
Andando dritto si attraversa la Val Sughet continuando con il 924.
A sinistra il sentiero Gerometta passa sotto il Tremol e porta a Baita Arneri.
La “freccia” punta al Cimon dei Furlani, prima tappa.
Bene, guadagno la cresta e comincio a salire.
Mi volto all’indietro
Vado avanti, per traccia piuttosto esile. La vetta del Cimon dei Furlani è invisibile, perché ci sono delle anticime davanti. Sul lato “interno”, alla mia sinistra, Val Sughet e Cimon di Palantina
Sul lato “esterno”, verso la Valcellina e oltre
Dietro di me ci sono il monte Colombera (a destra) e il monte Tremol (a sinistra), ovvero la quarta e la quinta cima che dovrò raggiungere
E questo è invece il Cimon di Palantina, la cima “numero tre” del mio giro.
Proseguo. In questa foto si vede la cima “numero due”, ovvero il Cimon del Cavallo, ma non la cima “numero uno”, Cima Furlani, ancora occultata dall’anticima
Sempre in cresta…
…e alla fine arrivo, quasi all’improvviso, in vetta al Cimon dei Furlani
La Val Sughet con il Cimon di Palantina e il monte Colombera. Entrambi, come del resto il Cimon del Cavallo, sono sul confine regionale.
Dietro, il Cansiglio e il Lago di Santa Croce
Vista verso NE. Quello in fondo dovrebbe essere il lago di Barcis
La parete “esterna” del Cimon del Cavallo, che dà sulla Val Piccola.
Piuttosto impressionante.
Comincio a scendere per la cresta, in buona parte attrezzata, del Cimon dei Furlani
Arrivo alla forcella e mi volto per osservare il tratto appena disceso; anche il Cimon dei Furlani, dal lato della Val Piccola, mostra pareti di tutto rispetto
Intraprendo la salita a Cima Manera. Qui l’Alta Via non segue in realtà la cresta. All’inizio ci si addentra con percorso quasi orizzontale lungo la parete interna…
…fino a trovare un canalino ripido, che porta in breve alla calotta sommitale
Il canalino è attrezzato, ma francamente in salita si può benissimo ignorare il cavo e procedere con divertente arrampicata mai esposta, con passaggi che non superano il I grado.
Arrivo sulla calotta e vengo accolto da una bellissima vista del gruppo del Guslon, tagliato alla base da un evidente sentiero che si chiama appunto “anello del Guslon”
Ma non distraiamoci, ché mancano pochi facili metri alla cima…
Sul punto più alto di Cima Manera, detta anche Cimon del Cavallo. Verso nord la cresta che porta al vicino monte Laste, di altezza pressoché uguale (m 2247)
Cimon dei Furlani
Il monte Tremol, e dietro il Sauc con le sue piste. E dietro ancora, la pianura e il mare (ma c’è foschia e non si vede )
Da sinistra a destra: Tremol (cima “cinque”), Colombera (cima “quattro”), Cimon di Palantina (cima “tre”)
L’Alpago, il Visentin, Belluno
Il massiccio del Guslon (costituito dai monti Cornor, Castelat, Guslon) in primo piano, con tanto di rifugio Semenza visibile nei pressi di forcella Laste la quale separa, appunto, il Cavallo dal Guslon.
Secondo me, partendo dall’Alpago, si può fare un giro di due giorni molto bello:
- primo giorno: salita dall’Alpago al rifugio Semenza, facendo uno dei due rami dell’anello del Guslon (o anche, perché no, una bella traversata in cresta)
- secondo giorno: dal Semenza al Cimon del Cavallo e quindi anello dei Rondoi fino a tornare al Cimon del Cavallo, poi Semenza, e poi giù per l’altro ramo dell’anello del Guslon. Per chiudere l’anello dei Rondoi sarebbe ovviamente inutile scendere fino a Piancavallo per poi risalire: si percorrerebbe dalla baita Arneri il sentiero Gerometta che ho citato prima
L’aspra catena dei monti dell’Alpago continua, dopo il monte Laste, verso il Col Nudo. In secondo piano, noti colossi dolomitici.
Bello, bello. Bellissimo panorama. Ora però cominciamo a scendere verso il Cimon di Palantina
La discesa, attrezzata, è piuttosto ripida. Mi giro all’indietro e fotografo il Cimon del Cavallo: non riesco neanche a capire per dove sono passato…
E’ più “scena” che altro, comunque: si viene giù facilmente e rapidamente
Un altro scatto dedicato al Guslon, al rifugio Semenza, alla cresta verso il Col Nudo
Proseguo verso il Cimon di Palantina
Parete “esterna” del Cimon di Palantina, precipite sull’Alpago.
Tutte le cime dell’Alta via dei Rondoi presentano un versante interno, quello che dà sulla Val Sughet, relativamente tranquillo.
I loro versanti esterni, però… hanno tutt’altro carattere
Val Sughet (con Cimon dei Furlani)
Altro crocevia di sentieri; qui, alla forcella Palantina (o del Cavallo) arriva anche il 924 attraversando il fondo della Val Sughet
Vista retrospettiva (con Cima Manera)
Val Sughet (con monte Tremol)
La “tenaglia”, perfettamente visibile anche dai tetti di Venezia: Cima Manera e Cimon dei Furlani
Salgo a mezza costa il versante interno del Cimon di Palantina e arrivo a un intaglio, oltre il quale l’alta Via dei Rondoi prosegue in cresta verso i visibili Colombera e Tremol.
Di sotto scende invece letteralmente a precipizio verso Casera Palantina il tratto finale dell’Alta Via n.7 (da Cima Manera fino a questo punto, il percorso delle due Vie è comune).
Effettivamente, da quello che ho sperimentato di persona e da quello che ho letto in giro, la n. 7 parrebbe di gran lunga la più cazzuta di tutte le Alte Vie Dolomitiche.
Io però non posso proseguire per l’Alta Via dei Rondoi senza prima aver “conquistato” il Cimon di Palantina, che si raggiunge con breve deviazione dall’intaglio sopra descritto
Anche la vetta del Cimon di Palantina si rivela molto panoramica. Qui bene in vista le pareti “esterne” del monte Colombera
Lo stupendo Cansiglio, i borghi dell’Alpago, il lago...
Verso la Val Belluna
Ancora uno scatto verso nord. I picchi del massiccio del Guslon sono, da sinistra a destra: Guslon, Castelat, Cornor
Cimon del Cavallo e Monte Laste
Cimon dei Furlani
Bene, torno indietro verso l’intaglio...
...e continuo, rigorosamente in cresta, verso la quarta cima di giornata, il monte Colombera
Parete “esterna” del Colombera
Monte Tremol in centro foto
Sono arrivato alla forcella Colombera. Per raggiungere la vetta del Colombera bisogna salirne la cresta attrezzata.
Se non ci fosse il cavo, che annulla le difficoltà, i primi metri sarebbero sul III grado; si tratta comunque del tratto più delicato dell’intera Alta Via dei Rondoi
Ho già attaccato la cresta. Sguardo retrospettivo
Altro sguardo retrospettivo dal sottile filo di cresta
Ennesimo sguardo retrospettivo, questa volta dalla cima
In direzione del Tremol, l’ultimo monte da salire percorrendo il giro in senso antiorario
La Val di Sass, con stazione di monte della seggiovia Tremol 2
Splendido scorcio su Alpago e Val Belluna
Lascio la cima del Colombera e scendo alla forcella che lo separa dal monte Tremol. Vista retrospettiva su monte Colombera e Cimon della Palantina
La Val Sughet, con Cima Manera e Cimon dei Furlani
Guadagno la cresta sommitale del monte Tremol
Raggiungo in breve la quinta e ultima cima, indicata semplicemente da un basso ometto di pietre e dal cilindro contenente timbro e inchiostro
Seguendo immancabilmente il filo di cresta, comincio a scendere verso le piste di Piancavallo
Abbandono la cresta sud del Tremol, interamente inquadrata nella foto, e sbarco in Val di Sass
Seggiovia Tremol 2. A destra il monte Colombera
Scendo per traccia verso baita Arneri, lasciandomi a destra la pista Nazionale Alta
Lo schuss dell’Olimpia di Piancavallo
Baita Arneri, con stazione di monte della seggiovia Tremol 1.
L’Alta Via dei Rondoi finisce qua.
Rimane da tornare però all’abitato di Piancavallo
Basta seguire, più o meno dappresso, la pista Salomon...
... e in breve si raggiunge il parcheggio
Durante il percorso ho raccolto su una pagina del mio taccuino i timbri delle cinque cime toccate; ciò mi darebbe diritto a ritirare, non so bene dove, una spilletta ricordo.
Penso a una celeberrima scena di Blow Up: il protagonista finisce per caso in un locale dove gli Yardbirds, davanti a un pubblico ipnotizzato, stanno suonando Stroll On (che poi sarebbe una clamorosa versione di Train kept a-rolling). Succede però che l’amplificatore di Jeff Beck comincia a fare le bizze: il chitarrista si sfoga percuotendolo con la chitarra, fino a distruggere lo strumento.
E poi lancia il manico al pubblico, che lotta per impadronirsene.
La reliquia viene conquistata dal protagonista che però, non appena esce in strada, la guarda con aria interrogativa e finisce per sbarazzarsene...
Accantono l’idea della spilletta, e mi “accontento” del buon sapore lasciatomi dall’Alta Via dei Rondoi, il cui ricordo sicuramente mi accompagnerà a lungo.