Per la cronaca
-Arc'teryx ha due linee che si staccano dalla gamma montagna; c'è la LEAF ("Law Enforcement and Armed Forces") e la Veilance
https://www.veilance.com/it/en/ che fin dal 2009 si occupa di "navigating and responding to urban environments" (non volevo far copia incolla delle fegnacce marketing ma mi sembra abbastanza chiaro come obiettivo programmatico). Alcuni degli screenshot son stati presi da lì.
- Se per pubblicizzare la nuova alpha SV uso un modello o una modella con tratti fisionomici che si discostano da quelli del canone classico dell' alpinista medio ciò non inficia la validità del guscio. A me non da fastidio ma quando sei un pesce grosso e operi in Nord America devi sottoporti a questi esercizi di "inclusività" anche per svecchiare il marchio. Del tipo
https://www.thenorthface.it/shop/it...ttito-unisex-brown-label-4r4p?variationId=T3R
- A marchi vicini agli ambienti urbani per vocazione o per motivi meramente geografici (AR--Vancouver) succede spesso di avere nutrite schiere di estimatori che non fanno parte della clientela standard ma che finiscono per avere una certa influenza sulle vendite di un prodotto particolare e poi sulla direzione creativa/commerciale del marchio. La maggior parte delle volte non vi è una strategia manageriale precisa dietro ma la reazione ad un fenomeno anomalo riscontrato "sul campo" oppure a proposte commerciali che provengono dall'esterno. Non mi sembra plausibile che da un giorno all'altro un marchio ben radicato e conosciuto nel suo campo decida di abbracciare spritz e fighetti e abbandonare anni e anni di investimenti in r&d marketing ecc. Porto esempi anche qua
https://www.businessinsider.com/silicon-valley-investors-love-fleece-vests-2016-10?IR=T
https://www.highsnobiety.com/p/the-north-face-nuptse-jacket/
https://www.highsnobiety.com/p/supreme-the-north-face-history/
- Arc'teryx non ha il piglio di Patagonia sulle questioni ambientali ma oltre ad avere politiche di garanzia/riparazione notoriamente lungimiranti in america e in canada c'è questo
https://www.usedgear.arcteryx.com/
E' bello vedere come visto che ognuno di questi marchi e i capi che producono diventano oggetti con una carica sentimentale fortissima (e visto cosa costano) ci si ritrovi spesso in "tifoserie" di marchi enormi che bene o male devono per forza diversificare e che hanno diversi scaglioni di prodotti e di conseguenza di qualità/utilizzo ecc.
C'è chi adora patagonia, io possiedo qualcosina e mi ci trovo bene. Non sono un fan sfegatato ma riconosco la qualità sulla quasi totalità dei capi.
Ho avuto qualcosa dei marchi nostrani e sorvolo sulle cinesate pruriginose che mi son trovato fra le mani (cuciture esposte, zip quasi mai YKK, miasmi, usura). Arc'teryx se vale la pena (non voglio farmi il guardaroba intero) e se riesco l'ho comprato anche usato e la qualità si è sempre notata (nel mio caso ovviamente, l'errore/difetto c'è sempre in qualunque processo industriale).
Secondo me arcteryx in Italia non sfonda un po' per concorrenza interna (abbiamo abbastanza alternative italiane/europee) e un po' perchè a molti da fastidio la combo taglio/colori blandi/vestibilità che è l'esatto contrario di cosa va qua da noi. In altri Paesi avere un capo con un taglio/vestibilità normale, nero/scuro non è un insulto alla propria street cred da "alpinista vero". rutti scoregge pugni sul tavolo e l'aquilotto 3d su sfondo verde vomito a far vedere quanto sono montanaro....e che vesta bello attillato da ciclista che è pur sempre "tecnico".
Fa ridere poi che alcuni dei marchi nostrani con una percezione di "veracità" altissima li si veda addosso a veri montagnard navigati come i giornalisti di Linea Bianca su rai 1, vero grassroots marketing quello