Una bella avventura. Ecco cos'è la gita al Canalone del Sassongher. Ho riguardato alcuni vecchi messaggi scoprendo che ho iniziato a chiedere informazioni su questo canale già dal 2006. Ancora non sapevo sciare bene nemmeno in pista, ma quell'intaglio non può passare inosservato quando si scia in Alta Badia. E' un canale troppo evidente, alcuni lo definiscono "il più elegante".
Sabato dopo anni che lo si teneva d'occhio siamo riusciti a scenderlo... La Valscura è un'avventura che parte dal momento in cui per telefono si dice "va bene, proviamoci".
La salita non è difficile ma è tutta in traverso, tutta su un piano inclinato in cui non è vietato cadere e per il quale è necessario che la neve sia perfettamente stabile. La discesa benchè non sia tra più ripide delle dolomiti non va presa alla leggera. Con neve molto dura una caduta può significare un lungo scivolone..
Sveglia alle 4.31 (giusto per dire che l'abbiamo messa dopo le 4.30) e arrivo a Corvara in Badia alle 8.15. Imbrago, scarponi, sci e zaino e via di cabinovia Borest, cabinovia Colfosco, 200 m di pista e skilift Edelweiss. Inizia "il viaggio" nel Sassongher.
Panoramica della via di salita: si attraversano tutti quei pendii da sinistra a destra. Si cerca di individuare la traccia migliore che sia il giusto compromesso tra sicurezza e facilità.
Spino quasi quasi voleva farsi una giornata di pura pista viste le condizioni epiche.
Il morale è alto (foto in BN perchè mi ero messo davvero troppa crema...).
Si parte con una prima salita di mezz'ora con le pelli.
La neve è molto dura e ghiacciata. Si fa un bel po' di fatica a far presa. Spino e Martina riescono a salire agevolemente io preferisco dopo un po' farmela a piedi.
Salendo si immagina la via di salita.
Dietro di noi il panorama sul paradiso dell'Alta Badia.
Arriviamo sotto alle rocce senza grandi problemi. La tensione però si alza, già da qui si capisce che l'esposizione della gita sarà "emozionante".
Tolti gli sci si parte con la parte secondo me più bella della gita: la salita.
La giornata è calda, soleggiata e senza vento. La neve è compatta ma non eccessivamente ghiacciata.
Le condizioni sono l'espressione perfetta della, appunto, perfezione.
Si parte subito con uno strappettino che fa capire subito di "che pasta è" la salita.
Se qualcuno non se la sentisse qui può girarsi senza problemi. Più avanti ci sono dei passaggi che, mentre in salita sono agevoli, in discesa penso siano poco ortodossi.
Strappettino seguito dal primo breve traverso.
Ecco una panoramica del primo traverso esposto.
Attenzione alle cadute di ghiaccio e neve dalle pareti. Consigliato proseguire con il casco e spediti.
Si passa accanto alle rocce, anzi sotto infatti queste sono strapiombanti in alcuni punti.
Il primo traverso: ambiente mooooolto bello!
I nostri 2 eroi, minuscoli al cospetto delle pareti del Sassongher.
Sali e scendi al primo traverso.
Il passaggio appena fatto.
Passaggio con persona
Si prosegue baciati dal sole.
Si passa uno spuntone e si prosegue attraversando un altro piccolo catino.
Come scritto in tutte le relazioni: attenzione alla forte esposizione. Non c'è mai quel terrore che può venire in parete ma maglio non distrarsi e guardare (e sentire) dove si mettono i piedi, sempre.
Colfosco e le piste Forcelles e Edelweiss ai nostri piedi.
Spino e Martina attraversano il piccolo catino roccioso.
E puntano a uno dei passaggi più belli.
Non sembra ma anche in questo "catino" la salita è interessante".
Fabio, io, nella salita verso il canalone Sassongher.
Già, meglio non sbagliare nulla.
Al termine del primo traverso ecco uno dei passaggi più "impressionanti".
Nulla di difficile ma fa un certo effetto dover girare l'angolo per salire una rampa inclinata di neve.
Prima si "costeggiano" delle rocce strapiombanti.
E poi si arriva alla lingua di neve. In una descrizione "CAI" si dovrebbe "doppiare lo spigolo" o qualcosa di simile.
Parte Martina.
E' la volta di Spino.
Anche in questo passaggio meglio non distrarsi.
Qualche bella foto del passaggio.
Io e Spino ripresi da Martina mentre usciamo dalla lingua di neve.
Usciti dallo spigolo la via continua in costa lungo pendii molto inclinati pieni di piccole scariche di neve (quel giorno super stabile per fortuna).
La forcella si avvicina.
Si deve risalire dritto-per-dritto un colatoio di neve.
E poi di nuovo proseguire per il traverso.
Risalire un tratto verticale e poi di nuovo traverso (sembra un ritornello).
La forcella è sempre più vicina.
Altre immagini dell'alpinista poser Spino
Di nuovo traverso.
Di nuovo dritto-per-dritto seguito da un traverso.
E di nuovo "the poser"
Yeahhhh.
Manca poco alla forcella. Qui qualche pazzo ha rimesso gli sci ai piedi :shock:
Ultimo strappo prima della forcella.
Panorama dalla Forcella. Sullo sfondo il Santa Croce.
Ancora pochi metri e ci siamo: la Valscura parte dopo quelle rocce.
Ripeto ancora: salita e traverso.
La stanchezza inizia a farsi sentire ma mancano davvero pochi metri.
Spino e Martina arrivano per primi e li sento gridare improbabili aggettivi di soddisfazione mista a paura mista a felicità mista a stupore.
Quando mi affaccio anche io per la prima volta mi si gela il sangue nelle vene: e mò? per dove si scende?
Sia la salita ma soprattutto la discesa me la aspettavo molto più facile. Soprattutto la discesa pensavo fosse qualcosa di, va bene ripido ma non così tanto
Dalla partenza del canale non si vede la fine e anzi, il primo ginocchio, quello che introduce ai 30 m più ripidi fa impressione.
Vabbè, la forma c'è, la voglia c'è, la preparazione c'è stata... dopo qualche mandorla ristoratrice e dopo aver litigato con le fibbie dei ramponi che non volevano muoversi (si erano ghiacciate) partiamo.
La neve, per essere moderati nei termini, non è delle migliori. Già in pista sarebbe definita dura...
Spino poco prima del ginocchio.
La partenza vista da dentro la Valscura.
Con Fabio che scende.
Ci avviciniamo al tratto più ripido ma non più difficile grazie alla neve "pressappoco" compatta ma non ancora ghiacciata.
La difficoltà nella discesa, in pieno stile "learning by doing", dipende sì da quanto ripido è il canale ma parimenti dalla qualità e compattezza della neve.
Trovarlo in polverella dovrebbe renderlo più "curvabile" senza timori.
Spino.
Spino approccia il ginocchio ripido.
Il tratto difficile è davvero bello ripido.
Spino in una delle parti più larghe.
Uno sguardo a quanto appena sceso. Da notare la qualità della neve.
Ed uno sguardo a cosa ci aspetta
Scendiamo la parte centrale che si rivela essere quella più "godibile" anche con qualche curva senza terrore.
Ci avviciniamo alla fine e la neve diventa parecchio dura.
La pendenza non molla mai.
Arrivo alla doppia. Qui il canale con la neve di oggi non ammette grossi errori.
Spino e Martina attrezzano la calata.
E ci caliamo.
Martina con uno stile impeccabile...
Fabio come un sacco di patate.
Di patate lesse.
Il canale prosegue sbucando su dei soleggiati boschi di mughi con neve morbida al sole e ghiacciata all'ombra.
Ci concediamo 4 curve a cannone nei primi pendii più aperti.
Curve "celebrative".
Finiamo attraversando la discarica dei rifiuti. Il finale non del tutto "al top" valorizza ancora di più l'avventura.
Chiamiamo un taxi e mentre aspettiamo un ragazzo local ci chiede informazioni e ci racconta di essersi fatto una Rissa del daint (fatta anche da MarioDB) in polverone. Anche lui come noi mai si sarebbe aspettato che la Valscura fosse con neve dura
Belle le bandane/scaldacollo SkiForum!
Birra, panino, birra, panino, birra, panino (a testa)... e con le dita piene di ketchup mettiamo la spunta nella "La List" personale.
La soddisfazione è tanta al punto che, quasi mai successo, ci salutiamo senza aver iniziato a sognare/programmare la prossima.
Altre foto sulla Valscura:
http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=20547 (MarioDB 5 aprile 2008)
http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=18949 (Paccio febbraio 2008)
Sabato dopo anni che lo si teneva d'occhio siamo riusciti a scenderlo... La Valscura è un'avventura che parte dal momento in cui per telefono si dice "va bene, proviamoci".
La salita non è difficile ma è tutta in traverso, tutta su un piano inclinato in cui non è vietato cadere e per il quale è necessario che la neve sia perfettamente stabile. La discesa benchè non sia tra più ripide delle dolomiti non va presa alla leggera. Con neve molto dura una caduta può significare un lungo scivolone..
Sveglia alle 4.31 (giusto per dire che l'abbiamo messa dopo le 4.30) e arrivo a Corvara in Badia alle 8.15. Imbrago, scarponi, sci e zaino e via di cabinovia Borest, cabinovia Colfosco, 200 m di pista e skilift Edelweiss. Inizia "il viaggio" nel Sassongher.
Panoramica della via di salita: si attraversano tutti quei pendii da sinistra a destra. Si cerca di individuare la traccia migliore che sia il giusto compromesso tra sicurezza e facilità.

Spino quasi quasi voleva farsi una giornata di pura pista viste le condizioni epiche.

Il morale è alto (foto in BN perchè mi ero messo davvero troppa crema...).

Si parte con una prima salita di mezz'ora con le pelli.
La neve è molto dura e ghiacciata. Si fa un bel po' di fatica a far presa. Spino e Martina riescono a salire agevolemente io preferisco dopo un po' farmela a piedi.

Salendo si immagina la via di salita.

Dietro di noi il panorama sul paradiso dell'Alta Badia.

Arriviamo sotto alle rocce senza grandi problemi. La tensione però si alza, già da qui si capisce che l'esposizione della gita sarà "emozionante".

Tolti gli sci si parte con la parte secondo me più bella della gita: la salita.
La giornata è calda, soleggiata e senza vento. La neve è compatta ma non eccessivamente ghiacciata.
Le condizioni sono l'espressione perfetta della, appunto, perfezione.

Si parte subito con uno strappettino che fa capire subito di "che pasta è" la salita.
Se qualcuno non se la sentisse qui può girarsi senza problemi. Più avanti ci sono dei passaggi che, mentre in salita sono agevoli, in discesa penso siano poco ortodossi.

Strappettino seguito dal primo breve traverso.

Ecco una panoramica del primo traverso esposto.
Attenzione alle cadute di ghiaccio e neve dalle pareti. Consigliato proseguire con il casco e spediti.

Si passa accanto alle rocce, anzi sotto infatti queste sono strapiombanti in alcuni punti.

Il primo traverso: ambiente mooooolto bello!

I nostri 2 eroi, minuscoli al cospetto delle pareti del Sassongher.

Sali e scendi al primo traverso.

Il passaggio appena fatto.

Passaggio con persona

Si prosegue baciati dal sole.


Si passa uno spuntone e si prosegue attraversando un altro piccolo catino.

Come scritto in tutte le relazioni: attenzione alla forte esposizione. Non c'è mai quel terrore che può venire in parete ma maglio non distrarsi e guardare (e sentire) dove si mettono i piedi, sempre.

Colfosco e le piste Forcelles e Edelweiss ai nostri piedi.

Spino e Martina attraversano il piccolo catino roccioso.

E puntano a uno dei passaggi più belli.

Non sembra ma anche in questo "catino" la salita è interessante".

Fabio, io, nella salita verso il canalone Sassongher.

Già, meglio non sbagliare nulla.

Al termine del primo traverso ecco uno dei passaggi più "impressionanti".
Nulla di difficile ma fa un certo effetto dover girare l'angolo per salire una rampa inclinata di neve.
Prima si "costeggiano" delle rocce strapiombanti.

E poi si arriva alla lingua di neve. In una descrizione "CAI" si dovrebbe "doppiare lo spigolo" o qualcosa di simile.
Parte Martina.

E' la volta di Spino.


Anche in questo passaggio meglio non distrarsi.

Qualche bella foto del passaggio.


Io e Spino ripresi da Martina mentre usciamo dalla lingua di neve.


Usciti dallo spigolo la via continua in costa lungo pendii molto inclinati pieni di piccole scariche di neve (quel giorno super stabile per fortuna).


La forcella si avvicina.

Si deve risalire dritto-per-dritto un colatoio di neve.

E poi di nuovo proseguire per il traverso.

Risalire un tratto verticale e poi di nuovo traverso (sembra un ritornello).

La forcella è sempre più vicina.


Altre immagini dell'alpinista poser Spino


Di nuovo traverso.

Di nuovo dritto-per-dritto seguito da un traverso.


E di nuovo "the poser"

Yeahhhh.


Manca poco alla forcella. Qui qualche pazzo ha rimesso gli sci ai piedi :shock:


Ultimo strappo prima della forcella.

Panorama dalla Forcella. Sullo sfondo il Santa Croce.

Ancora pochi metri e ci siamo: la Valscura parte dopo quelle rocce.

Ripeto ancora: salita e traverso.

La stanchezza inizia a farsi sentire ma mancano davvero pochi metri.

Spino e Martina arrivano per primi e li sento gridare improbabili aggettivi di soddisfazione mista a paura mista a felicità mista a stupore.
Quando mi affaccio anche io per la prima volta mi si gela il sangue nelle vene: e mò? per dove si scende?
Sia la salita ma soprattutto la discesa me la aspettavo molto più facile. Soprattutto la discesa pensavo fosse qualcosa di, va bene ripido ma non così tanto

Vabbè, la forma c'è, la voglia c'è, la preparazione c'è stata... dopo qualche mandorla ristoratrice e dopo aver litigato con le fibbie dei ramponi che non volevano muoversi (si erano ghiacciate) partiamo.

La neve, per essere moderati nei termini, non è delle migliori. Già in pista sarebbe definita dura...
Spino poco prima del ginocchio.

La partenza vista da dentro la Valscura.

Con Fabio che scende.

Ci avviciniamo al tratto più ripido ma non più difficile grazie alla neve "pressappoco" compatta ma non ancora ghiacciata.
La difficoltà nella discesa, in pieno stile "learning by doing", dipende sì da quanto ripido è il canale ma parimenti dalla qualità e compattezza della neve.
Trovarlo in polverella dovrebbe renderlo più "curvabile" senza timori.

Spino.

Spino approccia il ginocchio ripido.

Il tratto difficile è davvero bello ripido.

Spino in una delle parti più larghe.

Uno sguardo a quanto appena sceso. Da notare la qualità della neve.

Ed uno sguardo a cosa ci aspetta

Scendiamo la parte centrale che si rivela essere quella più "godibile" anche con qualche curva senza terrore.





Ci avviciniamo alla fine e la neve diventa parecchio dura.

La pendenza non molla mai.


Arrivo alla doppia. Qui il canale con la neve di oggi non ammette grossi errori.


Spino e Martina attrezzano la calata.

E ci caliamo.
Martina con uno stile impeccabile...

Fabio come un sacco di patate.
Di patate lesse.

Il canale prosegue sbucando su dei soleggiati boschi di mughi con neve morbida al sole e ghiacciata all'ombra.
Ci concediamo 4 curve a cannone nei primi pendii più aperti.


Curve "celebrative".


Finiamo attraversando la discarica dei rifiuti. Il finale non del tutto "al top" valorizza ancora di più l'avventura.

Chiamiamo un taxi e mentre aspettiamo un ragazzo local ci chiede informazioni e ci racconta di essersi fatto una Rissa del daint (fatta anche da MarioDB) in polverone. Anche lui come noi mai si sarebbe aspettato che la Valscura fosse con neve dura
Belle le bandane/scaldacollo SkiForum!

Birra, panino, birra, panino, birra, panino (a testa)... e con le dita piene di ketchup mettiamo la spunta nella "La List" personale.
La soddisfazione è tanta al punto che, quasi mai successo, ci salutiamo senza aver iniziato a sognare/programmare la prossima.
Altre foto sulla Valscura:
http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=20547 (MarioDB 5 aprile 2008)
http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=18949 (Paccio febbraio 2008)