Kaliningrad
Kayakçı-ı ekrem
A grande richiesta (*) un breve excursus su passato e presente dell'exclave russa di Kaliningrad.
Potrei iniziare il racconto partendo dalla terza crociata e dalla costituzione dell'Ordine Teutonico, visto che è con la sopravvenuta disoccupazione di quest'ultimo in Terrasanta che incomincia l'avventura civilizzatrice (visto dall'ottica germanica) ovvero la cristianizzazione a suon di spada (visto dall'ottica balto-slava) dei territori pagani compresi tra la Baia di Danzica e il Golfo di Finlandia. Mi limiterò però soltanto a dire che Königsberg, fondata nel tardo medioevo nei territori abitati dalla tribù baltica dei Prussi (o Pruzzi), si sviluppò nel corso dei secoli fino a diventare una delle città tedesca più belle, attraenti, interessanti ed aperte al mondo (passava di lì tutto il commercio con l'Europa orientale), mirabile convivenza e sintesi di patrimonio architettonico storico e modernità (architettura - Bauhaus - mezzi e vie di comunicazione, autostrada, porto, ecc.).
Per quasi tutta la Seconda guerra mondiale Königsberg e tutta la Prussia orientale rimasero miracolosamente intoccate dagli eventi bellici, fin quando, verso la fine di agosto del 1944, devastanti bombardamenti della RAF distrussero in pochi giorni quasi completamente il centro cittadino e le principali infrastrutture industriali.
La città in cui, una volta vinta la strenua resistenza della Wehrmacht, entrarono nell'aprile del 1945 le truppe sovietiche era una città ormai già morta:
Per la residua popolazione civile tedesca iniziarono giorni, settimane e mesi a dir poco allucinanti. Donne, vecchie, bambine furono per giorni e giorni in balia dei soprusi e delle violenze della soldataglia, la quale era stata psicologicamente preparata dalla propaganda sovietica a vendicare gli eccidi compiuti dai nazisti durante la campagna di Russia. I soldati fatti prigionieri furono deportati nel cuore dell'Unione Sovietica, mentre gli scarsi civili tedeschi uomini superstiti furono sottoposti a marce forzate che ne decimarono buona parte. Il tifo e la fame fecero il resto. La cosa per me più sconvolgente è che anche mesi dopo la conclusione della guerra si ha notizia di reiterati casi di cannibalismo: gli affamati si gettavano letteralmente come avvoltoi sulle spoglie dei loro simili.
(CONTINUA)
Potrei iniziare il racconto partendo dalla terza crociata e dalla costituzione dell'Ordine Teutonico, visto che è con la sopravvenuta disoccupazione di quest'ultimo in Terrasanta che incomincia l'avventura civilizzatrice (visto dall'ottica germanica) ovvero la cristianizzazione a suon di spada (visto dall'ottica balto-slava) dei territori pagani compresi tra la Baia di Danzica e il Golfo di Finlandia. Mi limiterò però soltanto a dire che Königsberg, fondata nel tardo medioevo nei territori abitati dalla tribù baltica dei Prussi (o Pruzzi), si sviluppò nel corso dei secoli fino a diventare una delle città tedesca più belle, attraenti, interessanti ed aperte al mondo (passava di lì tutto il commercio con l'Europa orientale), mirabile convivenza e sintesi di patrimonio architettonico storico e modernità (architettura - Bauhaus - mezzi e vie di comunicazione, autostrada, porto, ecc.).
Per quasi tutta la Seconda guerra mondiale Königsberg e tutta la Prussia orientale rimasero miracolosamente intoccate dagli eventi bellici, fin quando, verso la fine di agosto del 1944, devastanti bombardamenti della RAF distrussero in pochi giorni quasi completamente il centro cittadino e le principali infrastrutture industriali.
La città in cui, una volta vinta la strenua resistenza della Wehrmacht, entrarono nell'aprile del 1945 le truppe sovietiche era una città ormai già morta:
Per la residua popolazione civile tedesca iniziarono giorni, settimane e mesi a dir poco allucinanti. Donne, vecchie, bambine furono per giorni e giorni in balia dei soprusi e delle violenze della soldataglia, la quale era stata psicologicamente preparata dalla propaganda sovietica a vendicare gli eccidi compiuti dai nazisti durante la campagna di Russia. I soldati fatti prigionieri furono deportati nel cuore dell'Unione Sovietica, mentre gli scarsi civili tedeschi uomini superstiti furono sottoposti a marce forzate che ne decimarono buona parte. Il tifo e la fame fecero il resto. La cosa per me più sconvolgente è che anche mesi dopo la conclusione della guerra si ha notizia di reiterati casi di cannibalismo: gli affamati si gettavano letteralmente come avvoltoi sulle spoglie dei loro simili.
(CONTINUA)
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