ATTENZIONE ad utilizzare la bici per recarsi al lavoro

e io che vado al lavoro in bici per metterci tre minuti, invece dei sette necessari andando a piedi? Prendere un mezzo pubblico sarebbe impensabile per fare quattro vie di cui due nel centro storico... Sono nella categoria dei ''nedessitati'' all`uso del mezzo privato?


Semmai dei necessitati . . . a piedi!

Non scherzo . . . la risarcibilità è esclusa se la necessità dell'uso del mezzo privato (bici e motorino compresi) non è giustificata da un percorso abitazione/sede di lavoro di tale brevità (anche fino a 1500 metri nella casistica) da poter essere effettuato a piedi (non ti riporto le sentenze solo per non tediare gli skifosi).
 
Se sommiamo tutte le piste ciclabili di Milano, Roma, Napoli e Firenze non raggiungono quelle di Monaco. A Monaco potrei accettare una legge come quella incriminata, qui no.
La mia opinione è che si tratta di GRAVE discriminazione.

Penso a tutti quegli extracomunitari, che per problemi di soldi o di patente, dove mancano i mezzi pubblici si recano al lavoro tutti i giorni in bicicletta. Perché devono essere discriminati nei confronti di chi si può permettere l'auto?
 
Se sommiamo tutte le piste ciclabili di Milano, Roma, Napoli e Firenze non raggiungono quelle di Monaco. A Monaco potrei accettare una legge come quella incriminata, qui no.
La mia opinione è che si tratta di GRAVE discriminazione.

Penso a tutti quegli extracomunitari, che per problemi di soldi o di patente, dove mancano i mezzi pubblici si recano al lavoro tutti i giorni in bicicletta. Perché devono essere discriminati nei confronti di chi si può permettere l'auto?

Ho la quasi totale certezza che quando è legittimo utilizzare l'auto lo sia anche utilizzare la bicicletta. La normativa fa differenza tra mezzi pubblici e privati, senza specificare. Temo che l'articolo di partenza sia piuttosto sommario nel riassumere la situazione.
 
Se sommiamo tutte le piste ciclabili di Milano, Roma, Napoli e Firenze non raggiungono quelle di Monaco. A Monaco potrei accettare una legge come quella incriminata, qui no.
La mia opinione è che si tratta di GRAVE discriminazione.

Penso a tutti quegli extracomunitari, che per problemi di soldi o di patente, dove mancano i mezzi pubblici si recano al lavoro tutti i giorni in bicicletta. Perché devono essere discriminati nei confronti di chi si può permettere l'auto?
stai mischiando un po le cose e, mi pare, non leggi le risposte.
l'inail non è competente sulla realizzazione delle piste ciclabili
se non ci sono i mezzi pubblici si possono usare quelli privati
se usi la bici sei obbligato, come tutti, ad usare le piste ciclabili dove ci sono. lo dice il cds
la bici non è discriminata rispetto alle auto o alle moto
il rimborso non è automatico
 

.

Vengo a lavorare in bici tutti i gg in cui non piove, il tragitto casa/ufficio è circa 10km, di cui 3/4 da percorrere su pista ciclabile...

beh, rischio molto più in quei pochi km di ciclabile che sulla strada statale, tanto che per ora ho smesso di usare la ciclabile, preferisco fare lo slalom tra le auto in strada...
Ciclabili malfatte e automibilisti e pedoni senza la benchè minima conoscenza di cosa sia una ciclabile rendo le ciclabili italiane un pericolo.

Il massimo dell'espressione di questa ignoranza l'ho avuta la settimana scorsa da un vigile, in bicicletta:
Tre vecchie piazzate in mezzo alla ciclabile a parlare, preciso che proprio di fianco c'è il marciapiede...
Mi fermo, le guardo, e chiedo se cortesemente si possono spostare perchè è una ciclabile... una inizia a dirmi... e i pedoni dove passano... io la guardo e dico, signora, sul marciapiede... nel frattempo passa un vigile in bici... per strada, non sulla ciclabile, lo fermo, e chiedo un parere... questo mi guarda e fa... su un po' di comprensione...
Riparte, fa duecento metri, e si ferma perchè uno in macchina non gli da la precedenza..., mi aspettavo la multa... invece questo va avanti senza nemmeno dire nulla all'automobilista...
Se anche chi dovrebbe far rispettare le ciclabili, se ne sbatte... non stupiamoci se rischi un incidente ogni 100 metri...

Per la questione diaria etc... io ho risolto con l'assicurazione multisport... 50 euro l'anno e se mi stampo in bici, che sia per strada o in montagna, ho un minimo di tutela...
 
stai mischiando un po le cose e, mi pare, non leggi le risposte.

quello che so l'ho letto su un editoriale di una rivista specializzata del settore ciclismo, parto dal presupposto che non sparino cretinate. le risposte che sono state date qui, tendono a ribadire solo quello che dice la legge, io invece sto contestando questa legge perché IMHO è ingiusta nei confronti di una categoria di persone (che poi è quello che si voleva fare nell'editoriale...)

l'inail non è competente sulla realizzazione delle piste ciclabili

ovvio. ma l'Inail deve tenere conto di com'è la situazione sul territorio, prima di fare una legge (o di non modificarla se già esistente).

se non ci sono i mezzi pubblici si possono usare quelli privati

non tutti quelli che lavorano hanno la possibilità di possederne uno, comunque in linea teorica sì, sono d'accordo.

se usi la bici sei obbligato, come tutti, ad usare le piste ciclabili dove ci sono. lo dice il cds

certo, mi sembra ovvio, anche perché così sei tutelato in caso di incidente, a prescindere che sia mentre ti rechi al lavoro o mentre sei nel tuo tempo libero.

la bici non è discriminata rispetto alle auto o alle moto

quest'affermazione dovrebbe essere dimostrata da quello che hai scritto prima? io non vedo nessi....

il rimborso non è automatico

non c'entra molto con il discorso.

Attenzione perché magari mi sono spiegato male nel primo commento:

Dunque, in questo momento ci sono migliaia di persone (vite umane) che per motivi di 1. soldi (che mancano), 2. distanze, 3. sensibilità ecologica, 4. sensibilità salutistica personale,
SI RECANO AL LAVORO IN BICICLETTA. nel caso però dovessero attraversare dei tratti di strada dove MANCA LA CICLABILE PROTETTA (e in Italia ce ne sono milioni di chilometri), e sfiga vuole che un'auto li investa causando un infortunio IN ITINERE, l'ente denominato INAIL non procede al rimborso dei giorni di lavoro persi come farebbe invece con lavoratori a cui fosse successa la stessa cosa in auto, in moto, sui mezzi pubblici, o in bici su ciclabile protetta.

LA DOMANDA E': VI SEMBRA UNA LEGGE GIUSTA O UNA LEGGE DISCRIMINATORIA? Questi biciclettari sfigati, sono dei delinquenti senza diritti?
Spero di aver chiarito il senso del topic.
 
Vengo a lavorare in bici tutti i gg in cui non piove, il tragitto casa/ufficio è circa 10km, di cui 3/4 da percorrere su pista ciclabile...

beh, rischio molto più in quei pochi km di ciclabile che sulla strada statale, tanto che per ora ho smesso di usare la ciclabile, preferisco fare lo slalom tra le auto in strada...
Ciclabili malfatte e automibilisti e pedoni senza la benchè minima conoscenza di cosa sia una ciclabile rendo le ciclabili italiane un pericolo.

Il massimo dell'espressione di questa ignoranza l'ho avuta la settimana scorsa da un vigile, in bicicletta:
Tre vecchie piazzate in mezzo alla ciclabile a parlare, preciso che proprio di fianco c'è il marciapiede...
Mi fermo, le guardo, e chiedo se cortesemente si possono spostare perchè è una ciclabile... una inizia a dirmi... e i pedoni dove passano... io la guardo e dico, signora, sul marciapiede... nel frattempo passa un vigile in bici... per strada, non sulla ciclabile, lo fermo, e chiedo un parere... questo mi guarda e fa... su un po' di comprensione...
Riparte, fa duecento metri, e si ferma perchè uno in macchina non gli da la precedenza..., mi aspettavo la multa... invece questo va avanti senza nemmeno dire nulla all'automobilista...
Se anche chi dovrebbe far rispettare le ciclabili, se ne sbatte... non stupiamoci se rischi un incidente ogni 100 metri...

Per la questione diaria etc... io ho risolto con l'assicurazione multisport... 50 euro l'anno e se mi stampo in bici, che sia per strada o in montagna, ho un minimo di tutela...

hai perfettamente ragione su tutto. io però puntavo più su una legge specifica, che a mio modo di vedere (e di moltissime associazioni ciclistiche), è DISCRIMINATORIA nei confronti di una specifica categoria di persone.
comunque ti ringrazio per la tua testimonianza, purtroppo la mentalità italiana sui diritti è quantomeno buffa.:-?
 
quello che so l'ho letto su un editoriale di una rivista specializzata del settore ciclismo, parto dal presupposto che non sparino cretinate. le risposte che sono state date qui, tendono a ribadire solo quello che dice la legge, io invece sto contestando questa legge perché IMHO è ingiusta nei confronti di una categoria di persone (che poi è quello che si voleva fare nell'editoriale...)
come ti hanno già detto l'articolo è perlomeno impreciso e quello che conta è quello che dice la legge non il giornale.
tu hai chiesto pareri, ti sono stati dati, non puoi rimanere fermo all'articolo, altrimenti è inutile discutere.
jackblack77 ha detto:
Dunque, in questo momento ci sono migliaia di persone (vite umane) che per motivi di 1. soldi (che mancano), 2. distanze, 3. sensibilità ecologica, 4. sensibilità salutistica personale,
SI RECANO AL LAVORO IN BICICLETTA. nel caso però dovessero attraversare dei tratti di strada dove MANCA LA CICLABILE PROTETTA (e in Italia ce ne sono milioni di chilometri), e sfiga vuole che un'auto li investa causando un infortunio IN ITINERE, l'ente denominato INAIL non procede al rimborso dei giorni di lavoro persi come farebbe invece con lavoratori a cui fosse successa la stessa cosa in auto, in moto, sui mezzi pubblici, o in bici su ciclabile protetta.
la legge non dice questo
 
la legge non dice questo

dal sito ufficiale dell' Inail:

"Diritti e quesiti a cura di M. Antonietta Vargiu Infortunio in itinere: l`uso della bicicletta Sul tema dell`infortunio in itinere, in merito al quale si è recentemente pronunciata la Corte di Cassazione, è intervenuta nei giorni scorsi una nota dell`INAIL n. 8476 del 07/11/2011, per rispondere ai numerosi quesiti sul riconoscimento o meno dell`indennizzo quando il mezzo privato utilizzato dal dipendente nel percorso casa-lavoro, o durante gli spostamenti temporanei, sia la bicicletta. Chiarito cioè che il ricorso al mezzo privato (auto o bici) è ammesso purché necessitato, ovvero dimostrando l`assenza o insufficienza dei mezzi pubblici di trasporto e la non percorribilità a piedi del tragitto, è evidente che la libera scelta del dipendente rappresenta proprio la linea di confine tra i tipi di infortunio. Se il lavoratore decide liberamente di percorrere il tragitto in bicicletta su strade trafficate e solitamente congestionate da numerosi veicoli in transito, in questo caso è tendenzialmente escluso l`infortunio in itinere perché il lavoratore ha scelto consapevolmente di esporsi al rischio maggiore su strada, impiegando la bici (o allo stesso modo l`auto) privata piuttosto che i mezzi pubblici, fatta salva la valutazione caso per caso sull`uso necessario della bicicletta. Nella nota infatti l`Istituto, condividendo l`interpretazione dei giudici, ribadisce che, ai fini dell`art.12 del D.lgs. 38/2000 che disciplina l`infortunio in itinere e la sua risarcibilità, non rileva la proprietà del mezzo di trasporto utilizzato, che può essere del lavoratore o di un terzo, quanto piuttosto il controllo che il lavoratore stesso può esercitare sulla guida del mezzo in condizioni di rischio maggiore. È da dire che l`utilizzo della bicicletta viene comunque maggiormente tutelato, anche quando non c`è una reale necessità e quindi anche quando il tragitto è coperto dai mezzi pubblici, purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario. [.]"

la fonte:
INAIL - INFORTUNIO IN ITINERE: L'USO DELLA BICICLETTA

quindi? :D
 
, impiegando la bici (o allo stesso modo l`auto) privata piuttosto che i mezzi pubblici,
....
quindi? :D
quindi non c'è discriminazione, i mezzi privati sono tutti trattati allo stesso modo, cioè è valutato caso per caso e sono subordinati al mezzo pubblico.
quello che le associazioni chiedono da diverso tempo è che la bici, così come i piedi, venga equiparata al mezzo pubblico
 
Vado un po' di fretta e me ne scuso.

L'infortunio in itinere è quell'infortunio che subisce il lavoratore nel tragitto casa-lavoro e lavoro-casa, quindi in un momento antecedente o successivo l'inzio dell'orario di lavoro e, l'art. 2 del DPR 1124/1965 ne prevede l'indennizzabilità a determinate condizioni:

2. L'assicurazione comprende tutti i casi di infortunio avvenuti per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un'inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un'inabilità temporanea assoluta che importi l'astensione dal lavoro per più di tre giorni.

Agli effetti del presente decreto, è considerata infortunio sul lavoro l'infezione carbonchiosa. Non è invece compreso tra i casi di infortunio sul lavoro l'evento dannoso derivante da infezione malarica, il quale è regolato da disposizioni speciali (8).

Salvo il caso di interruzione o deviazione del tutto indipendenti dal lavoro o, comunque, non necessitate, l'assicurazione comprende gli infortuni occorsi alle persone assicurate durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro, durante il normale percorso che collega due luoghi di lavoro se il lavoratore ha più rapporti di lavoro e, qualora non sia presente un servizio di mensa aziendale, durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro a quello di consumazione abituale dei pasti. L'interruzione e la deviazione si intendono necessitate quando sono dovute a cause di forza maggiore, ad esigenze essenziali ed improrogabili o all'adempimento di obblighi penalmente rilevanti. L'assicurazione opera anche nel caso di utilizzo del mezzo di trasporto privato, purché necessitato. Restano, in questo caso, esclusi gli infortuni direttamente cagionati dall'abuso di alcolici e di psicofarmaci o dall'uso non terapeutico di stupefacenti ed allucinogeni; l'assicurazione, inoltre, non opera nei confronti del conducente sprovvisto della prescritta abilitazione di guida.


Non conosco la normativa degli altri paesi e non so se esiste una disciplina analoga cioè che faccia rientrare nell'ambito lavorativo (e quindi indennizzabile dallo Stato) un evento verificatosi al di fuori dell'orario di lavoro.

Esistono casi di richiesta di riarcimento dell'infortunio in itinere (e me ne sono capitati) di lavoratori che nel tragitto lavoro - casa si fermavano per strada (vuoi al bar, vuoi da un amico ecc. ecc.) e dopo X ore dall'uscita dal posto di lavoro subivano un incidente e chiedevano il risarcimento all'INAIL.

Tornando alla bici, il casus nasce da una nota dell'INAIL che potete leggere qui: INAIL - INFORTUNIO IN ITINERE: L'USO DELLA BICICLETTA a seguito di una sentenza della Cassazione (che non ho letto).

In ogni caso, ricordo che una cosa è l'indennizzo del danno subito a carico dell'INAIL altra è la malattia a carico INPS.
 
quindi non c'è discriminazione, i mezzi privati sono tutti trattati allo stesso modo, cioè è valutato caso per caso e sono subordinati al mezzo pubblico.
quello che le associazioni chiedono da diverso tempo è che la bici, così come i piedi, venga equiparata al mezzo pubblico

quello che si capisce nella parte da me evidenziata in grassetto è che "un adulto che percorre in bici una strada trafficata, senza ciclabile protetta, ha meno diritti degli altri perché è più "a rischio". cosa che è palesemente assurda.

e tutto questo io la chiamo discriminazione. :-?
 
quello che si capisce nella parte da me evidenziata in grassetto è che "un adulto che percorre in bici una strada trafficata, senza ciclabile protetta, ha meno diritti degli altri perché è più "a rischio". cosa che è palesemente assurda.

e tutto questo io la chiamo discriminazione. :-?

La comprensione di un testo è un requisito fondamentale per disquisire di qualsiasi cosa:

"È da dire che l`utilizzo della bicicletta viene comunque maggiormente tutelato, anche quando non c`è una reale necessità e quindi anche quando il tragitto è coperto dai mezzi pubblici , purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario."
Questo significa che in un caso in cui l'uso dell'auto NON verrebbe coperto (perchè non realmente necessario, in quanto il tragitto è coperto da mezzi pubblici) quello della bici viene coperto LO STESSO, ANCHE SE NON NECESSARIO, purchè sia in ciclabile. Se invece ne esci, allora diventa pari all'auto, ossia deve essere necessario.

Quindi, altro che discriminazione, semmai è esattamente IL CONTRARIO. Il fatto che i giornalisti della rivista e tu stesso non siate riuscito a rilevarlo, non significa che abbiate ragione: vi mette in realtà nella posizione di coloro che protestano per il gusto di farlo, spacciando notizie false e manipolate. Mi concentrerei a portare avanti battaglie sulla realizzazione di piste ciclabili, invece che perdere il proprio tempo a sparare tavanate.
 
La comprensione di un testo è un requisito fondamentale per disquisire di qualsiasi cosa:

"È da dire che l`utilizzo della bicicletta viene comunque maggiormente tutelato, anche quando non c`è una reale necessità e quindi anche quando il tragitto è coperto dai mezzi pubblici , purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario."
Questo significa che in un caso in cui l'uso dell'auto NON verrebbe coperto (perchè non realmente necessario, in quanto il tragitto è coperto da mezzi pubblici) quello della bici viene coperto LO STESSO, ANCHE SE NON NECESSARIO, purchè sia in ciclabile. Se invece ne esci, allora diventa pari all'auto, ossia deve essere necessario.

Quindi, altro che discriminazione, semmai è esattamente IL CONTRARIO. Il fatto che i giornalisti della rivista e tu stesso non siate riuscito a rilevarlo, non significa che abbiate ragione: vi mette in realtà nella posizione di coloro che protestano per il gusto di farlo, spacciando notizie false e manipolate. Mi concentrerei a portare avanti battaglie sulla realizzazione di piste ciclabili, invece che perdere il proprio tempo a sparare tavanate.

INAIL... un'altra tassa che pago e che non mi tutela = rapina.

Punto.

Io voglio essere libero di andare al lavoro come cacchio mi pare e quindi se non mi tuteli... non ti do dei soldi.

Sogno uno stato giusto e non fatto a misura di burocrati.
 
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