primo tentativo da bambino (anni '70 del secolo scorso) ai piani di Bobbio: il maestro mi faceva andare su e giù per 10m di un tratto pianeggiante (non si può definirlo pista, era un campetto scuola) e poi scaletta a risalire; mia madre, terrorizzata che potessi prendere freddo, mi aveva coperto all'inverosimile, con 2 calzamaglie (due, sì) e non ricordo quanti strati al busto. il mio ricordo è il sudore che mi grondava sulla fronte come se mi stessero annaffiando, la mia stanchezza, la mia noia, il mio pensiero: "ma che ci troveranno di divertente nello sci ?"
da allora, vista l'esperienza, ho mollato il colpo, con alcune, pochissime eccezioni quando avevo forse 16 anni, sempre ai piani di Bobbio, perchè gli amici salivano tutti su a sciare e 2-3 volte ci ho provato anch'io, senza lezioni (mi era bastata la prima) e con risultati disastrosi: sempre per terra, mi è andata bene che non mi sono fatto male e che non ho fatto male a nessuno.
poi il vuoto per decenni, o quasi: attorno ai 25 anni mi sono dato allo sci di fondo: non è la stessa cosa, ma un minimo di confidenza con attrezzi che scivolano sulla neve si prende, un minimo di coordinamento, un aiutino nella propriocezione...
ma è durata solo qualche anno, poi ho lasciato anche il fondo.
finchè, quando avevo 42-43 anni, cioè 13 anni fa, mia figlia ha messo gli sci ai piedi e io ho pensato "se non imparo, da oggi in poi in inverno non la vedo più, resterò tutto il tempo solo come un p***a".
e da allora, fino a ora, non ho più smesso. lezioni su lezioni su lezioni, a Speikboden (di cui ho imparato a conoscere le piste cm per cm), questa volta con modalità molto diverse, direttamente in pista: ho finalmente capito "cosa ci trovano di divertente nello sci", e... eccomi qua.
dentro di me ringrazio ogni volta la mia maestra (che è anche quella di mia figlia) che mi ha fatto imparare e vivere lo sci in modo molto differente da come aveva fatto il primo maestro, aprendomi davvero le porte di un mondo nuovo.
ovviamente la tecnica non è quella che si può avere se si impara da bambini, soprattutto la naturalezza nei movimenti; ma insomma mi diverto e mi tolgo le mie soddisfazioni.