Oggi a Sestriere c'è una sola pista chiusa, Il Motta, che in Settimana viene alternato al Sises. Tutte le altre piste, anche se alcuni impianti sono chiusi, sono aperte e si possono sciare usando gli impianti aperti. Nelle altre zone situazione simile
Il fatto che ci sia chiusa una singola pista (peraltro non certo alla portata dello sciatore medio) ci può far affermare di "Avere un comprensorio che si riduce notevolmente in settimana"?
Se poi vogliamo parlare di piste chiuse, nessuno nega che ci siano, ma non vengono chiuse durante la settimana, lo sono sempre, leggi 32, oppure Moncrons. In settimana sono gli impianti diciamo "ridondanti" a fermarsi ma anche lo skipass viene ridotto a 37€ (facendolo online)
parlare di sestriere, stazione piu alta del comprensorio a fine marzo come se fosse un paragone per tutta la stagione diventa un po' capzioso, per capire il potenziale disagio dei vacanzieri bisognerebbe quantificare oggettivamene in una stagione quanti impianti, piste, collegamenti non sono agibili tra salice, sportinia, claviere, sansicario e poi la possibilità di accedere a monginevro.
Arriviamo alla follia masochistica di non considarare "Piste chiuse" qelle che non sono accessibili per mancanza di innvevamento, come se ormai non facessero parte del comprensorio, e parliamo di decine di km, non una variante di rientro di 100 m.
Quanto è agevole il passaggio tra le diverse stazioni? parliamo di un comprensorio che millanta 400 km, ma almeno 150 reali ce li avrà e non sono affatto pochi.
Che file si trovano negli impianti "chiave" per il cambio di versante o per accedere a un comprensorio?
Quanto è efficiente l'arroccamento dai punti piu bassi e piu agevoli da raggiungere?
Quanto tempo sugli impianti si impiega a visitare almeno 3 delle stazioni in giornata?
Se si garantisse la massima efficienza di questi aspetti, pur con l'esistente, chiedere 3,4-5 euro in più di skipass sarebbe gradito e non un costo per il turista sciatore, all'inglese medio che frequenta la val di susa interessa solo del costo della menabrea invece.
Di fatto la clientela, selezionata dal basso costo reagisce in maniera diversa ai disagi, a SMDC per la chiusura di qualche centinaio di metri di una pista in stagione perchè troppo difficile da innevare c'è stata una levata di scudi enorme, tanto che il gestore ha scritto in prima persona i motivi e garantito la riapertura la prossima stagione con nuovi cannoni più efficienti, invece in VL si chiudono decine di piste e non batte ciglio nesusno, forti della logica "Paghi poco non romper i co...", e si selezionano i turisti che vogliono pagare poco, non quelli che avrebbero voluto sciare su centinai di km di piste (quanti ne rimangono effettivi oggi?)
Le valutazioni in ottica "solo local" sono discriminanti in senso opposto a quelle di chi da fuori vede con "altro occhio" alcuni aspetti, il local che scia solo nella sua fetta di comprensorio preferito, sa muoversi come uno scoiattolo tra collegamenti parziali o poco segnalati, conosce scorciatoie e by pass e sa sempre dove andare in base al meteo dovrebbe essere l'eccezione su un comprensorio non l'unico approccio possibile.
Il turista che paga per sciare vuole qualche servizio, direte paga poco e si deve accontentare, ci sta ma probabilmente se pagasse poco di più per avere migliori servizi ci verrebbe più spesso e volentieri.
Si ragiona troppo in ottica local, lo sconto per iscrizione a sci club locale non è certo uno strumento per il turismo e il rilancio economico, quanto sarebbe agevole come soluzione per il cliente che viene da bolgona, firenze, roma, napoli, o da una città europea? Sconti spring season (spesso ottima sulle cozie, meglio del primo inverno), formule "family", 5x6,, 4x3 sono invece accessibili a tutti e portano clienti nei periodi di bassa.
Lasciamo perdere il confronto tedioso con DDS; in alto sango, nel misero abruzzo, con skipass sui 50 €, caro per il n. di piste, i gestori fanno di tutto per avere impianti aperti, hanno sparato fino a fine marzo, battono le piste alla perfezione con temp che passano da -10 a+ 15 in 12 ore, cambiano impianti sostiutendoli con nuovi e potenti a ritmo tale da essere quasi eccessivi come portata, e fanno soldi a palate, senza il contributo della ricchissima e potente provincia di Bolzano, ma con quello della povera AQ, provincia in cui la maggior parte delle stazioni sono in declino.
Esistono altre vie e sono percorribili, che poi si riesca a massimizzare l'utile sfruttando lo status quo è un dato di fatto della grande redditività brassiana, che poco ha lasciato all'indotto a differenza di quanto accade nel sangritano, per non fare un confronto con realtà irraggiungibili .
La grande differenza è che un maxi comprensorio di respiro internazionale è declassato a super resort appennico come approccio e qualità, offendo prezzi di tale livello, malgrado abbia potenziali alpini assoluti: dislivelli, quote, pendenze, territori vasti, accessi multipli, vie di accesso, trasporto intermodale. Mettendo sul piatto della bilancia solo un costo minimo dello skipass e un approccio che fa comodo solo a una parte della clientela locale, quella che fa attenzione soprattutto al portafoglio, mentre chi magari risente del depauperamento dell'immobile su cui ha investito in tempi gloriosi gli rode un po di più..
La gestione è tutt'altro che inefficiente dal suo punto di vista, ma per chi non è "Local", si interpreta un approccio miope verso lo sviluppo, l'attrazione, lo sfruttamento delle potenzialità, il punto chiave è che più si va avanti sfruttando l'esistene per fare cassa, più diventerebbe elevato il costo e arduo l'investimento per "colmare ili gap" con la concorrenza, e sopratutto con l'appeal del comprensorio stesso 20 anni fa rispetto a oggi.
Sarebbe ora di inziare a "cambiare rotta", con piccoli passi perchè qeulli da gigante non sono fattibili.