Slow Ski, solo passato o anche un futuro?

Sicuramente ne vale la pena, io scio quasi solo in pista, in gioventù amavo molto i boschetti appenninici, ora sono un pò più calmo, però slow ski lo trovi anche in pista, ricordo sempre con grande piacere le sciate a Gressoney, piste di 5 km dove incontri max 10 persone e con boschetti e bordo pista divertentissimi, le stesse stazioni Abruzzesi in infrasettimanale sono tranquillissime, vai un martedi ad Ovindoli o Campo Imperatore e trovi in tutto 50 persone, quello che proprio non amo sono quei posti affollatissimi, con i rifugi che scimmiottano i locali della Milano dell' ape e mettono musica a tutto volume, venendo da una grande città in montagna mi piace ancora trovare tranquillità e contatto con la natura anche quando mi fermo in rifugio per un panino o per una birra a fine giornata.
 
E vabbè, che male c'è se uno si vuole dedicare anche in esclusiva a tali attività collaterali?
[/I]...

Beh semplicemente che se basta neve o piste ben battute, se l'inverno fa la sua parte, molti possono garantire questo servizio, se invece alla gente serve un mix tra Riccione e Gardaland, allora i piccoli comprensori sono spacciati, poi ognuno fa quello che vuole della sua vita ma se uno nel tempo libero dipinge la cappella sistina e l'altro rincorre i 3x2 all'esselunga, entrambi hanno diritto di dedicarsi a ciò che preferiscono, ma non mi puoi dire che devo pesarli allo stesso modo 😉
 
Una perla del correttore automatico? O espressione gergale dai significato a me ignoto?
Più che di (slow) ski pare che tu stia descrivendo una sessione di gang bang

Chi non conosce Cantiere e Sgualdrina? Che c’entra il correttore automatico? È come se uno non conoscesse la gran risa...

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...un panino o per una birra a fine giornata.
E se vai in venosta... Toast del Contadino e sei in pole position! :HIP
 
Chi non conosce Cantiere e Sgualdrina? Che c’entra il correttore automatico?
Be’, immagino che siano sconosciute alla gran parte di chi non ha mai messo piede al Tonale (e non mi stupirei se pure tra i frequentatori del posto, che però sciano solo in pista, ci fosse qualche ignorante).
Ma sto replicando a un’osservazione obliqua…


È come se uno non conoscesse la gran risa...
Oddio, se stessimo parlando della Vallée Blanche sarei quasi portato a concordare, però, visto che invece si sta parlando della Sgualdrina…. HIHIHI

Se vogliamo misurare il livello di notorietà di una pista o di un itinerario fuoripista dal numero di persone che ne ha sentito parlare, direi (così, a sentimento :think: ) che tra notorietà della Gran Risa e notorietà della Sgualdrina intercorrono tre ordini di grandezza.


Beh semplicemente che se basta neve o piste ben battute, se l'inverno fa la sua parte, molti possono garantire questo servizio, se invece alla gente serve un mix tra Riccione e Gardaland, allora i piccoli comprensori sono spacciati, poi ognuno fa quello che vuole della sua vita ma se uno nel tempo libero dipinge la cappella sistina e l'altro rincorre i 3x2 all'esselunga, entrambi hanno diritto di dedicarsi a ciò che preferiscono, ma non mi puoi dire che devo pesarli allo stesso modo 😉
Il parallelo che tracci mi sembra un po’ iperbolico HIHIHI
E poi, perché “pesare” le persone? :think:


Comunque provo a ricostruire il tuo pensiero (si fa per chiacchierare, eh! Non ho alcuna intenzione polemica):

- Mi piace lo slow ski
- Per slow ski non si deve intendere un nostalgico ritorno agli anni settanta, alle sciovie sgangherate, alle code infinite
- Per slow ski si deve intendere una stazione preferibilmente raccolta, dalla gestione magari un po’ casereccia ma efficiente, con impianti senza orpelli ma funzionali, frequentata soprattutto da pochi “intenditori” del posto, dove si può sperimentare una sciata contemplativa e non affrettata.
- Purtroppo le stazioni dove si può praticare ai nostri giorni lo slow ski, anche quando la neve c’è e l’inverno non tradisce le aspettative, non riescono a fare numeri sufficienti per sopravvivere, poiché la massa di ovini e polli da batteria preferisce recarsi in vasti modernissimi comprensori i quali offrono (in aggiunta a impianti veloci e comodi, piste larghe e battute, garanzia di innevamento) anche una serie di attività collaterali che soddisfano pienamente persino chi non scia affatto.

La conclusione, mi pare di capire, è che il declino delle piccole stazioni d’antan è inevitabile (e del resto, se sparissero per magia i grandi comprensori e le greggi tornassero a frequentarle, si piomberebbe di nuovo nel bordello degli anni settanta).

E’ veramente così? Non lo so.

Però noto che ci sono degli esempi in Italia di mini-stazioni che vanno avanti a dispetto del quadro generale che le dovrebbe invece condannare.

Passo Brocon è un piccolo comprensorio del Trentino sud-orientale, isolato e neanche tanto facile da raggiungere, molto curato e che propone degli stagionali a prezzi stracciati (attorno ai 200 euro).
Offre una stagione di quattro mesi e anche qualche notturna (credo una volta a settimana).
I frequentatori vengono quasi tutti dalla Valsugana, dal Feltrino, dal Bassanese.
Come è possibile? Non ne ho idea; magari la Provincia ci mette ogni anno una “pezza”, ma fatto sta che Passo Brocon vive e vegeta.

Oppure penso ad alcuni comprensori della Val Venosta, come Watles o Trafoi.
Io non ho mai sciato in nessuno dei due perché, come si dice, ubi maior minor cessat e in zona, sciisticamente parlando, ci sono alternative di molto superiori.
Watles e Trafoi sono consorziate nell’Ortler Ski Arena, e le politiche tariffarie adottate le rendono appetibili quasi esclusivamente a chi è in possesso di un abbonamento stagionale.
Non lo posso affermare con certezza perché, come detto, non ci ho mai sciato, ma credo appunto che a Watles e Trafoi ci trovi quasi solo altoatesini, mentre invece Solda per esempio è letteralmente “infestata” di macchine provenienti da Germania, Lussemburgo, Olanda.
Piccole stazioni dove è possibile praticare slow ski, poste sotto l’ombrello protettivo di un più vasto consorzio.
E poi, non bisogna trascurarlo, i loro impianti girano anche d’estate.
E poi, non bisogna trascurarlo, magari c’è chi alloggia a Burgusio sotto Watles, o a Malles, o a Sluderno, e decide di dedicarsi solo parzialmente allo sci (sto parlando degli ovini) e spende invece parte della sua permanenza a visitare tanti luoghi che il sistema turistico della Val Venosta promuove benissimo e glieli mette sul piatto.
Il museo Messner dedicato ai ghiacci a Solda, il bellissimo Castel Coira a Sluderno, lo straordinario Monastero di San Giovanni appena oltre il confine in Val Monastero, ecc.

Sono banalità, certo, ma l’unione fa la forza, e le stazioni sciistiche (soprattutto quelle piccole) per prosperare è meglio che lavorino in sinergia con il “territorio”.
 
Amen.hai centrato completamente lo status quo.le piccole stazioni devono essere ben amministrate(decoro,pulizia,evitare sperperi/s sprechi), fare sistema col territorio e ricevere dalle amministrazioni sostegno se vogliono campare ancora. e le prime sono conditio sine qua non per l'ultima.
 

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Amen.hai centrato completamente lo status quo.le piccole stazioni devono essere ben amministrate(decoro,pulizia,evitare sperperi/s sprechi), fare sistema col territorio e ricevere dalle amministrazioni sostegno se vogliono campare ancora. e le prime sono conditio sine qua non per l'ultima.

IPSE DIXIT

E gli stimoli devono partire ovviamente da chi gestisce e dalla proprietà del comprensorio, ma anche il territorio che deve saper valorizzare ciò che ha da offrire...
Purtroppo spesso più il mondo è piccolo e meno è (assurdamente) coeso.
Il male del vicino o anche un mal comune è un mezzo gaudio :(
 
OK, non conoscere la Sgualdrina può esser perdonato, ma non è assolutamente ammissibile che non si conoscano Corvo Rosso 1 e Corvo Rosso 2. HIHIHIHIHIHIHIHIHI

Slow ski a manettaaaa! :HIP

PS
Non sono foto spammate a cactus, si tratta di foro antiche (2003) di una slow-ski-resort che è stata chiusa poiché rasa al suol dal terremoto del 2016. Chissà quando riaprirà l'intera area... forse mai... forse boh...

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Spesso?direi che le pochissime eccezioni confermano solo la regola.

Orobie meridionali, val seriana e Scalve, c'erano 7 stazioni di medio piccola dimensione(3/4 impianti), distanti 10km l'una dall'altra tra l'altro fortemente complementari tra l'oro.prese singolarmente valgono poco ma tutte assieme costituiscono una bellissima diversificazione potenzialmente molto attrattiva per un soggiorno in media valle.

Indovinate un po come sta andando?due sono già morte da tempo, principalmente a causa del "pubblico" che pur di ostacolare il privato(che in alcuni casi poteva essere anche dello stesso cognome) ne ha favorito il decesso. Con il benestare delle altre stazioni che si fregavano le mani per spartirsi la fetta di....polenta...avanzata.

Ora ne restano 5, di cui solo un paio in buona salute..sotto a chi tocca.

E tutto questo accade alle porte di Milano Bergamo e Brescia,il bacino di utenza probabilmente più vasto d'Europa.

L'unica attenuante a loro discolpa è il flagello della droga che ha mietuto due generazioni a cavallo degli anni 80 e 90, annichilendo di fatto la capacità cognitiva di una popolazione.
 
Sgualdrina, oltre che da conoscere per questioni sciatorie, è un toponimo che getta le proprie origini nella storia della prima guerra mondiale. è veramente assurda l'ignoranza del pubblico sull'epopea della Grande Guerra in Adamello, forse lo scenario più estremo del conflitto (insieme a Orles-Cevedale, ma questo soprattutto ad altissima quota è stato molto meno attivo come fronte).
 
L'unica attenuante a loro discolpa è il flagello della droga che ha mietuto due generazioni a cavallo degli anni 80 e 90, annichilendo di fatto la capacità cognitiva di una popolazione.

Visto quel che è rimasto, mi sa che la droga ha portato via la parte migliore!
 
OK, non conoscere la Sgualdrina può esser perdonato, ma non è assolutamente ammissibile che non si conoscano Corvo Rosso 1 e Corvo Rosso 2. HIHIHIHIHIHIHIHIHI

Meno male, almeno il Corvo Rosso lo conosco bene.
Stiamo parlando di vini siciliani, giusto? HIHIHI


Scherzi a parte, molto affascinanti le tue foto "d'epoca", soprattutto questa :HIP

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Orobie meridionali, val seriana e Scalve, c'erano 7 stazioni di medio piccola dimensione(3/4 impianti), distanti 10km l'una dall'altra tra l'altro fortemente complementari tra l'oro.prese singolarmente valgono poco ma tutte assieme costituiscono una bellissima diversificazione potenzialmente molto attrattiva per un soggiorno in media valle.

Indovinate un po come sta andando?due sono già morte da tempo, principalmente a causa del "pubblico" che pur di ostacolare il privato(che in alcuni casi poteva essere anche dello stesso cognome) ne ha favorito il decesso. Con il benestare delle altre stazioni che si fregavano le mani per spartirsi la fetta di....polenta...avanzata.

Ora ne restano 5, di cui solo un paio in buona salute..sotto a chi tocca.

Fossero messe "in rete", sistemate, con un bello skipass unico, potrebbero funzionare un po' sul modello della Val di Fiemme...

Sgualdrina, oltre che da conoscere per questioni sciatorie, è un toponimo che getta le proprie origini nella storia della prima guerra mondiale. è veramente assurda l'ignoranza del pubblico sull'epopea della Grande Guerra in Adamello, forse lo scenario più estremo del conflitto (insieme a Orles-Cevedale, ma questo soprattutto ad altissima quota è stato molto meno attivo come fronte).

Forse le vicende più note della Prima Guerra Mondiale, tra quelle occorse in montagna, sono quelle relative all'altopiano di Asiago (raccontate in un libro capolavoro di Emilio Lussu, "un anno sull'altipiano") e quelle del fronte dolomitico: Col di Lana, Lagazuoi, Tofane, Tre Cime...

O forse no... comunque grazie per le informazioni molto interessanti; riporto un brevissimo estratto trovato in rete:
E' curioso notare come il toponimo "la Sgualdrina", tuttora in uso, sia stato involontariamente assegnato dall'ufficiale bergamasco Antonio Leidi (...).
Antonio diede il nome alla roccia "La Sgualdrina" sull'Adamello. Era una roccia sulla quale i nemici avevano installato una mitragliatrice. "Nessuna novità", era stato chiesto dal Comando al Tenente Leidi. "Nulla, salvo qualche raffica da quella... lassù... da quella Sgualdrina".

Ecco, nella mia personalissima concezione di slow ski, è compreso anche il piacere, quando si scia in un posto nuovo, di dedicare un po' di tempo al farsi un'idea (più o meno sommaria) di dove ci si trova.
Le montagne, i fiumi, la storia, la gente, i paesi, le tradizioni, la lingua, la cucina...

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Visto che è stato citato l'Ortles, riporto una breve storia diffusa in Val Venosta che riguarda questo gigante delle Alpi Retiche (si tratta di una storia piuttosto recente, a differenza per esempio di quella molto più antica di Haunold, il gigante pusterese):

Moltissimo tempo fa le valli e le gole delle Alpi Retiche erano popolate da una stirpe di giganti, che dimoravano in antri rocciosi e si cibavano della carne degli animali selvatici e del midollo degli orsi.
Vi era tra questi giganti un giovanotto di bell’aspetto chiamato Ortles.
Era più alto degli alberi più alti; quando essi intralciavano il suo incedere, li strappava come fili d’erba o li calpestava schiacciandoli sotto le suole.
Cresceva, Ortles, sempre più, non solo in altezza ma anche in superbia; era diventato più alto delle più alte cime dei monti circostanti, e guardava tutto e tutti dall’alto in basso.
Finché un giorno il nano dello Stelvio si arrampicò coraggiosamente sulle gambe e poi sul corpo del gigante, e una volta giunto sulla testa si mise a percuoterla con le nocche e cominciò a canzonarlo sfrontatamente: “Ortles, come sei piccolo! Persino io che sono un nano sono più alto di te!”
Infastidito, Ortles fece per rincorrere il nano che intanto era velocemente sceso giù e stava scappando: lo voleva acchiappare e scagliare lontano nella più profonda delle gole.
Ma con orrore, Ortles si accorse che non sentiva più le gambe, non sentiva più le braccia.
Si immobilizzò, pietrificato, e velocemente si ricoprì di ghiacci e nevi eterne.
 
Corvo Rosso ( non avrai il mio scalpo ) è un bellissimo film altro che vini e canalini.
Comunque dopo queste foto Vettore è ufficialmente il poser degli appennini !!!
 
Secondo me tutto parte dalle infrastrutture. Anche gli antichi romani costruivano strade eccelse e POI si creava tutto il resto.

Quando hai una biposto degli anni 60 solo per fare il primo arroccamento chi vuoi attrarre da fuori? Se calcolo che per arrivare a Colere ci metto, da Treviglio (stessa provincia) un'ora e tre quarti e ci metto 20 min almeno per il primo impianto e altri 20 per il secondo, vuol dire che inizio a sciare dopo due ore e mezza che ho lasciato casa. Se vado a Valtournanche, dopo due ore e mezza son già a Salette a 2200 pronto per farmi il Pistone... e a risalire non ci metto altri 40 minuti...

P.s.. a Colere non c'è neanche un albergo. Un turista avrebbe qualche albergo "vicino" (15 min minimo di auto) al Passo della Presolana.
Ed è il posto con le piste più belle della bergamasca, con 1250m di dislivello potenziale e un ambiente dolomitico a far da sfondo.

Per tornar da Foppolo non è raro metterci tre ore (a passo di lumaca fino a Bg) invece dell'ora e mezza regolamentare. In tre ore torno dalla VdA considerando anche la mezzora di "tappo" a Rho-Pero e il traffico a Cormano.

Per una sciata in giornata veramente faccio prima in VdA, considerando il tempo di risalita col primo impianto.

Per una sciata plurigiornaliera semplicemente certe località non hanno NESSUN appeal (pochi alberghi e magari invariati dagli anni 70 e impianti antiquati).

L'utilità di queste residue stazioni mai ammodernate e con strade scomode, per me rimane solo quella di poterci fare un mattiniero infrasettimanale e sapere di poter essere a casa per le due e mezza.
 
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