Questo non è un topic per chiedervi se siete pro o contro la sperimentazione animale (SA), ma un post per spiegarvi perché è importante finanziare la ricerca, sempre, e perché la sperimentazione animale è NECESSARIA alla ricerca, in Italia e nel mondo.
Prima che gli animalisti di questo forum comincino a strapparsi i capelli gridando STOP VIVISECTION, vi prego di soffermarvi a leggere questo post.
Che l'etica umana non può limitarsi al pensiero "poveri animaletti, non è giusto", ma dovrebbe andare molto oltre, che fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.
Ho diversi amici ricercatori, persone che meritano la mia stima e che a 35 anni non sono ancora usciti di casa a causa di una vita di studio e precariato. Il lavoro che fanno è accessibile ad un'infinitesima % di popolazione (per capacità intellettive personali, formazione specifica e costi di laboratori e macchinari), eppure fanno la fame. Come se non fosse abbastanza adesso devono anche combattere contro l'ignoranza e l'ottusità di chi vuole distruggere il loro lavoro assaltando i laboratori e dirottando l'opinione pubblica. Questo in un paese sviluppato come l'Italia è intollerabile.
C'è una direttiva Europea che ha trovato dei compromessi accettabili tra ricerca e tutela animale. :MU Recentemente in parlamento italiano è stata recepita e INASPRITA, ad esempio vietando gli xenotrapianti (come il trapianto di una valvola cardiaca suina in un cuore umano) o i trapianti di cellule tumorali umane sugli animali (per provare la terapia farmacologica), bloccando di fatto gran parte della ricerca oncologica d'elite italiana. Questo inasprimento è cmq illegittimo in quanto l'UE l'ha espressamente vietato, quindi in teoria tale norma non verrà approvata in via definitiva a meno che non si voglia andare in contro a sanzioni comunitarie salatissime. In quel caso la migliore ricerca italiana dovrà essere dirottata all'estero con conseguenze immaginabili molto tristi.
Perché questo topic? Perché ultimamente, su FB, sui giornali, al tg, alla radio, sarete stati bombardati da notizie sensazionalistiche come il maltrattamento dei beagle nel centro di Green Hill ed è giusto che non vi facciate impressionare. Mi rendo conto che chi non ha ricevuto una formazione scientifica approfondita, possa essere a digiuno di questi argomenti e quindi non comprendere metodologie e finalità della SA. Quindi: informare per comprendere.
Un'etica consapevole è possibile solamente quando si conoscono gli argomenti. xinde
Prima che gli animalisti di questo forum comincino a strapparsi i capelli gridando STOP VIVISECTION, vi prego di soffermarvi a leggere questo post.
Che l'etica umana non può limitarsi al pensiero "poveri animaletti, non è giusto", ma dovrebbe andare molto oltre, che fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.
Ho diversi amici ricercatori, persone che meritano la mia stima e che a 35 anni non sono ancora usciti di casa a causa di una vita di studio e precariato. Il lavoro che fanno è accessibile ad un'infinitesima % di popolazione (per capacità intellettive personali, formazione specifica e costi di laboratori e macchinari), eppure fanno la fame. Come se non fosse abbastanza adesso devono anche combattere contro l'ignoranza e l'ottusità di chi vuole distruggere il loro lavoro assaltando i laboratori e dirottando l'opinione pubblica. Questo in un paese sviluppato come l'Italia è intollerabile.
C'è una direttiva Europea che ha trovato dei compromessi accettabili tra ricerca e tutela animale. :MU Recentemente in parlamento italiano è stata recepita e INASPRITA, ad esempio vietando gli xenotrapianti (come il trapianto di una valvola cardiaca suina in un cuore umano) o i trapianti di cellule tumorali umane sugli animali (per provare la terapia farmacologica), bloccando di fatto gran parte della ricerca oncologica d'elite italiana. Questo inasprimento è cmq illegittimo in quanto l'UE l'ha espressamente vietato, quindi in teoria tale norma non verrà approvata in via definitiva a meno che non si voglia andare in contro a sanzioni comunitarie salatissime. In quel caso la migliore ricerca italiana dovrà essere dirottata all'estero con conseguenze immaginabili molto tristi.
Perché questo topic? Perché ultimamente, su FB, sui giornali, al tg, alla radio, sarete stati bombardati da notizie sensazionalistiche come il maltrattamento dei beagle nel centro di Green Hill ed è giusto che non vi facciate impressionare. Mi rendo conto che chi non ha ricevuto una formazione scientifica approfondita, possa essere a digiuno di questi argomenti e quindi non comprendere metodologie e finalità della SA. Quindi: informare per comprendere.
Tratto da "A Favore della sperimentazione animale"1.1 Cos’è la Sperimentazione Animale?
“Sperimentazione Animale” è un termine ombrello che racchiude tutte quelle tecniche di ricerca che fanno uso di animali vivi.
1.2 “Sperimentazione Animale” è sinonimo di “Vivisezione”?
Il significato di una parola viene attribuito sulla base dell’etimologia e dell’utilizzo.
Dal punto di vista etimologico, vivisezione è un termine che indica soltanto quelle tecniche di laboratorio che richiedono il taglio del tessuto animale in vivo (sotto anestesia totale o locale); dunque non racchiude tutti quei metodi sperimentali che non comportano il taglio del tessuto.
Dal punto di vista dell’utilizzo, in ambito scientifico il termine non è presente, in quanto non dà indicazioni di valore sul tipo di esperimento che è stato condotto. In certi ambienti, soprattutto animalisti, è invece usato come sinonimo della sperimentazione animale in toto. Si tratta di una tattica per ottenere una reazione emotiva nel lettore/ascoltatore, perché evocare il “taglio”, la “ferita”, il “sangue” porta sempre alla mente immagini negative. Ovviamente noi contrastiamo fortemente tale utilizzo, in quanto scorretto per etimologia e in quanto evoca un’immagine distorta della sperimentazione animale, e ci atteniamo dunque al senso stretto del termine che, benché poco utile, è senz’altro più preciso
1.3 A cosa serve la sperimentazione animale?
A fare ricerca, ovviamente. La ricerca poi può essere diretta in vario modo: semplice curiosità intellettuale senza applicazioni, almeno immediate (ad es., voglio capire come si orienta una formica); test farmacologici e di tossicità; modelli animali in senso generale.
I Modelli Animali
2.1 Cos’è un modello animale?
Un organismo che per sue specifiche caratteristiche biologiche si presta bene ad essere utilizzato come oggetto di studio per trarre conclusioni di applicabilità generale oppure specificamente umana.
2.2 Può considerarsi una “copia” dell’uomo?
No. Il modello è un sistema semplificato che si utilizza per riprodurre alcune caratteristiche dell’originale. Non è una copia e nessuno pretende che lo sia. Inoltre quello che scopriamo in un modello spesso è applicabile non solo all’uomo, ma ad un’intera gamma di organismi.
2.3 Come viene scelto un organismo modello, e quali sono i più utilizzati?
Dipende dal tipo di esperimenti che si vuol fare. Ogni modello ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Di solito si cerca di scegliere gli organismi modello sulla base di criteri di praticità sperimentale; è necessario ad esempio che si allevino con facilità in un laboratorio e si riproducano in fretta. Il resto dipende dalla caratteristica che si desidera osservare: il moscerino Drosophila melanogaster, ad esempio, è un favorito per gli studi di genetica, grazie alla facilità con cui osservano gli effetti delle mutazioni e con cui si ottiene la transgenesi (Boyl et al., 2001; Joshi, 2003; Prasad and Joshi, 2003; Saitoe et al., 2005; Piazza and Wessells, 2011); il rospo Xenopus laevis è il beniamino dei biologi dello sviluppo, poiché le uova grandi e senza guscio permettono facilmente di osservare i processi di sviluppo embrionale e di intervenire su di essi (Vignali et al., 1994; Amaya, 2005); topi e ratti sono molto utilizzati per via della grande vicinanza filogenetica con l’uomo ei tempi di sviluppo comparativamente rapidi, i primi vengono talvolta preferiti per la facilità con cui si ottiene la transgenesi, i secondi per via delle maggiori capacità cognitive (Hamilton and Frankel, 2001; Tecott, 2003; Brown and Hancock, 2006). Organismi più simili all’uomo, come cani, gatti e primati, sono utilizzati di rado, e i loro campi di applicazione sono principalmente nella tossicologia, neurobiologia e chirurgia sperimentale.
Ovviamente chi sostenga che mole e rapidità di allevamento non siano fattori importanti per la scelta di un modello non ha idea di cosa voglia dire fare ricerca. La filosofia magari la fai solo pensando, la letteratura leggendo e scrivendo, la scienza facendo esperimenti pratici, con le mani; ergo le motivazione pratiche sono di primaria importanza: devi poter iniziare l’esperimento, condurlo e portarlo a termine possibilmente nella durata della tua vita e con un numero sufficiente di dati da avere rilevanza statistica. Dunque serve un animale che si allevi facilmente e rapidamente in grande quantità, altrimenti certe ricerche non le puoi fare. Molto semplicemente. Preferiscono chiamarlo “un motivo pratico” invece che un motivo “scientifico”? Io non la vedo la differenza, la scienza è una disciplina che sta a contatto con la pratica.
2.4 Le informazioni ottenute tramite gli organismi modello possono essere estese ad altri organismi o all’uomo?
Con la dovuta prudenza, le informazioni sui meccanismi di base di funzionamento dell’organismo animale possono essere considerate valide dalla Drosophila al topo al macaco all’uomo (Sharman and Brand, 1998; Acampora et al., 2005). Perfino molte informazioni ottenute da studi su non-animali, come batteri o lieviti, mutatis mutandis risultano essere di valore del tutto generale (Afshar and Murnane, 1999; Yang et al., 2000; Meulemans et al., 2010). D’altro canto, il principio filosofico e pratico alla base della rivcerca scientifica è la ricerca delle regolarità ripetute nell’andamento della natura: si sfugge al caos delle singolarità individuando principi generali. Chi nega che i modelli animali possano essere oggetto di generalizzazioni di fatto si pone filosoficamente contro tutta la ricerca scientifica in biologia… Il che è filosoficamente legittimo, ma ti priva dell’onore di fregiarti di titoli “scientifici”.
Se la scoperta scientifica ha valore generale, lo stesso non si può dire per le sue specifiche applicazioni, come l’utilizzo sull’uomo di determinati farmaci, o i test di tossicità. In questi casi il modello animale è utilizzato come garanzia minima, in mancanza di metodi più affidabili in grado di sostituirlo. Questo ruolo non è tuttavia da sottovalutare, come non è da sottovalutare il ruolo che ha la pura scoperta scientifica a priori dell’applicazione tecnica.
2.12 E’ vero che i test preclinici di farmaci su animali falliscono nel 92% dei casi?
Si tratta di una delle più spudorate bugie che capita di leggere sui testi di propaganda animalista. Il dato originale è che dei farmaci che hanno successo su animali, circa uno su dieci supera anche tutte le fasi cliniche fino alla commercializzazione. Questo non si può assolutamente tradurre con un fallimento predittivo in nove casi su dieci, per due ragioni:
1) Perché i farmaci scartati in fase clinica non necessariamente sno scartati perché nocivi o inefficaci, ma anche solo perché magari meno efficaci di altri farmaci già in commercio.
2) Perché il pool di sostanze di partenza da testare prodotte dalla ricerca di base ammonta a decine di migliaia. Lo scopo fondamentale dei test su animali è scremare tutte quelle che si rivelano palesemente inefficaci o pericolose. Probabilmente nel processo ne scarteremo anche alcune che forse avrebbero potuto funzionare, è un processo volutamente molto conservativo che mira più a scartare il cattivo che a salvare il buono. Le sostanze scartate in fase preclinica su animali non sapremo mai, di solito, se erano davvero per la maggioranza cattive o no. Ma gli animalisti se vogliono possono provarle su se stessi e verificare, eh, nessuna obiezione!
Tuttavia abbiamo provato qui a farne una stima a spanne… giudicate voi se volete approfondire.
I “Metodi Alternativi”
3.1 Esistono metodi di ricerca in biologia che non facciano uso di animali vivi?
Moltissimi. Colture cellulari, simulazioni al computer, studi clinici ed altri. Va detto che di norma tali metodi non usano animali vivi, ma spesso li usano morti, perché i materiali utilizzati da qualche parte devono pur venire.
3.2 Perché non vengono utilizzati?
Questi metodi vengono utilizzati ordinariamente in ricerca. Arriverei a dire che praticamente tutti i laboratori del mondo fanno uso anche di questi metodi (chi afferma che si danno Nobel per la ricerca su animali esclusivamente perché “si fa solo quella” sta semplicemente vaneggiando). Ma ciascuno di essi ha dei limiti naturali. Colture cellulari e simulazioni al computer possono soltanto dare delle informazioni preliminari che devono essere confermate dallo studio in vivo. Se si obbietta che il cuore di un topo non può simulare quello di un umano, si dovrà a maggior riconoscere che non può farlo uno strato di cellule su un vetrino.
Gli studi clinici invece, se ben condotti, hanno grande validità e garantiscono la visibilità scientifica, ma presentano tutta una serie di difficoltà: è necessario trovare un numero di soggetti da studiare sufficientemente ampio, poter offrire delle garanzie sulla loro salute, disporre di ingenti finanziamenti, poter controllare strettamente le condizioni di vita degli individui per un tempo sufficientemente lungo, isolando singoli fattori biologici … e, ovviamente, non si può procedere per “prove ed errori” in libertà, che è una delle necessità della ricerca scientifica.
3.3 E’ vero che i metodi di cui stiamo parlando non vengono usati perché troppo costosi?
Cominciamo col dire che il denaro rappresenta le risorse sociali che abbiamo a disposizione e che possiamo investire in una ricerca. E gli ambiti di studio sono tanti, e le risorse non sono illimitate. Dunque se anche chi afferma ciò avesse ragione, diremmo che il denaro è un motivo più che buono per preferire un metodo rispetto a un altro.
Ciò detto, in realtà la sperimentazione animale è la metodologia di ricerca più costosa e difficile, se escludiamo gli studi clinici. Il fatto che questi ultimi costino tanto è uno dei numerosissimi fattori limitanti, che ho già citato, per il loro uso. Dunque una sostanza viene provata sull’uomo solo se c’è una gran mole di dati che ne indichi le potenzialità e la non pericolosità, il che è un atteggiamento perfettamente razionale.
3.4 È possibile, allo stato attuale, sostituire la sperimentazione animale con questi metodi cosiddetti “alternativi”?
Al momento in nessun ambito della ricerca che coinvolge la biologia animale si può fare a meno degli animali. Dovrebbe essere scontato da dirsi, studiare l’animale senza l’animale … sarebbe come fare informatica senza il computer. Puoi anche farlo, scrivere gli algoritmi su un foglio di carta etc., ma non ha senso se non hai un supporto su cui provarli.
Tuttavia in alcuni casi possono essere usati metodi in grado di ridurre il numero di cavie impiegate e migliorare le loro condizioni di vita, con conseguente riduzione anche nei costi. Vale, in generale, la regola secondo la quale in laboratorio ogni tecnica ha pro e contro, e dunque nessuna può essere completamente sostituita da un’altra. Anche lo stesso modello animale non è certo privo di difetti, e siamo i primi ad esser consapevoli che numerose osservazioni si fanno meglio utilizzando altri metodi.
3.5 E in futuro?
Nell’immediato futuro è possibile che vengano sviluppati metodi alternativi efficaci per quanto riguarda i test di tossicologia, ad esempio, o altre operazioni che siano in qualche modo “di routine”. Sarebbe anche uno sviluppo auspicabile, ma al momento i metodi allo studio non sono sufficientemente raffinati.
Praticamente in tutti gli altri campi il ricorso all’animale vivo, presto o tardi, diventerà sempre inevitabile, a meno di sapere già a perfezione tutto quello che ci interessa sapere sulla biologia animale. Ma se lo sapremo già, a che servirà studiarla ancora?
Un'etica consapevole è possibile solamente quando si conoscono gli argomenti. xinde