[Non c’avevamo capito niente] - 1. Spingi sul gambetto!

nedjem

Well-known member
Premessa: mi piacerebbe argomentare su una serie di luoghi comuni sulla tecnica dello sci che bloccano la progressione: direttamente dall’esperienza di sciatori comuni, non maestri. Nessuna pretesa di insegnare qualcosa, ma solo la voglia di condividere con altri sciatori comuni ciò che è diventato chiaro solo dopo aver sprecato giorni, settimane, mesi, anni di sci, nonostante le lezioni prese. Arrivando magari ad elaborare alcuni concetti in modo un po’ più chiaro rispetto a ciò che si sente in giro dall'amico che si sente preparato (senza esserlo) o anche - purtroppo - da qualche maestro.

Ho fatto una mia lista che pubblicherò in un ordine che mi sembra logico, questo è il capitolo 1. Ho pensato di dividere i singoli argomenti in discussioni separate per poter discutere di ogni punto in modo più organizzato. Per questo motivo, se voleste aggiungere un nuovo argomento vi pregherei di aprire una nuova discussione (magari con un titolo che permetta un domani di trovare rapidamente la “serie” di post) e di mantenere questa focalizzata sul tema.

Lista attuale, soggetta a cambi di idee:
  1. Spingi sul gambetto! (chiusura attiva della caviglia vs. chiusura per gravità)
  2. Inizio curva sull’avampiede, fine curva sul tallone
  3. Il tuffo (movimenti bruschi e repentini vs. movimenti graduali)
  4. Si scia con i piedi
  5. Avanti/interno e inclinazione
  6. Spezza il busto

Il primo capitolo è probabilmente scontato per la maggior parte di coloro che sono su questo forum, ma è importante partire da qua perché su questo si basa tutto il resto. Quindi perdonate l’ovvietà, ma ho ritenuto di non poter saltare l’argomento.

Spingi sul gambetto!

“Spingi sul gambetto!” è una frase che si sente spesso, e che spesso viene interpretata in modo erroneo pensando che questa spinta si possa ottenere semplicemente lasciandosi cadere sugli scarponi come corpo morto cade, creando di fatto una forza dall’alto verso il basso. Quello che non viene recepito è che la direzione di “spinta” deve essere in senso antero/posteriore, e che per ottenere questa azione è necessario “chiudere” attivamente la caviglia tramite la contrazione dei muscoli tibiali. Il bacino allineato sopra ai piedi farà il resto.
Il movimento di chiusura della caviglia, che quelli studiati chiamano dorsiflessione, altro non è che il movimento che facciamo tutti quando, guidando l’auto, spostiamo il piede dall’acceleratore per spostarlo sul freno, mantenendo il tallone a contatto con il tappetino. Se guidate uno Scania forse dovrete alzare tutta la gamba, ma basta pensare a un’auto “normale” per avere un buon esempio di dorsiflessione. La dorsiflessione è dunque una riduzione dell'angolo formato tra piede e caviglia, e per questo motivo in gergo viene chiamata semplicemente "chiusura" (un angolo a 45° è più "chiuso" di un angolo a 60°, mentre un angolo a 90° è più "aperto" dello stesso angolo a 60°).
Questo movimento ci permette di creare una tensione muscolare che porta almeno due vantaggi:
  • assetto antero/posteriore: con i muscoli tibiali ingaggiati è molto più difficile che il bacino riesca ad spostarsi dietro ai piedi, quindi si evitano gli arretramenti e evitando gli arretramenti si evitano i cedimenti del bacino verso il basso. Si assume (e si mantiene) dunque più facilmente una posizione in spinta (sempre in senso antero/posteriore).
  • la posizione assunta permette di creare una catena cinetica che consente una presa di spigolo ottimale. È sufficiente mettersi scalzi e provare a inclinare i piedi a caviglia “aperta” (dritta) o a caviglia “chiusa” (dorsiflessa) per rendersi conto del fatto che a caviglia chiusa le articolazioni sono molto più libere di lavorare correttamente.
Quindi, se non devono reggere il mio peso, perché gli scarponi performanti sono rigidi? La rigidità degli scarponi non serve a sostenere un corpo molle che vuole scaricare il proprio peso sui gambetti, bensì a supportare la struttura fisica dello sciatore quando le forze in gioco crescono in modo importante. Inoltre la rigidità delle plastiche non interviene solo in senso antero/posteriore, ma anche in senso laterale, e dovrebbe essere evidente come questo agevoli la solidità della presa di spigolo.

Questo ciò che sono riuscito a elaborare sull’argomento. Vedete punti deboli, integrazioni da fare? Per tutti coloro già al corrente della questione: l’avere imparato “subito”, vi è stato spiegato correttamente, o come nel mio caso avete dovuto trovare informazioni aggiuntive quando già sciavate da tempo?
In generale, ritenete che questo tipo di analisi dei luoghi comuni possa aiutare a far chiarezza e pertanto essere qualcosa di interessante su cui discutere durante il fuori-stagione, oppure è una pippa che mi sono fatto io e non interessa a nessun altro?
 
Ultima modifica:
Premessa: mi piacerebbe argomentare su una serie di luoghi comuni sulla tecnica dello sci che bloccano la progressione: direttamente dall’esperienza di sciatori comuni, non maestri. Nessuna pretesa di insegnare qualcosa, ma solo la voglia di condividere con altri sciatori comuni ciò che è diventato chiaro solo dopo aver sprecato giorni, settimane, mesi, anni di sci, nonostante le lezioni prese. Arrivando magari ad elaborare alcuni concetti in modo un po’ più chiaro rispetto a ciò che si sente in giro dall'amico che si sente preparato (senza esserlo) o anche - purtroppo - da qualche maestro.

Ho fatto una mia lista che pubblicherò in un ordine che mi sembra logico, questo è il capitolo 1. Ho pensato di dividere i singoli argomenti in discussioni separate per poter discutere di ogni punto in modo più organizzato. Per questo motivo, se voleste aggiungere un nuovo argomento vi pregherei di aprire una nuova discussione (magari con un titolo che permetta un domani di trovare rapidamente la “serie” di post) e di mantenere questa focalizzata sul tema.

Il primo capitolo è probabilmente scontato per la maggior parte di coloro che sono su questo forum, ma è importante partire da qua perché su questo si basa tutto il resto. Quindi perdonate l’ovvietà, ma ho ritenuto di non poter saltare l’argomento.

Spingi sul gambetto!

“Spingi sul gambetto!” è una frase che si sente spesso, e che spesso viene interpretata in modo erroneo pensando che questa spinta si possa ottenere semplicemente lasciandosi cadere sugli scarponi come corpo morto cade, creando di fatto una forza dall’alto verso il basso. Quello che non viene recepito è che la direzione di “spinta” deve essere in senso antero/posteriore, e che per ottenere questa azione è necessario “chiudere” attivamente la caviglia tramite la contrazione dei muscoli tibiali. Il bacino allineato sopra ai piedi farà il resto.
Il movimento di chiusura della caviglia, che quelli studiati chiamano dorsiflessione, altro non è che il movimento che facciamo tutti quando, guidando l’auto, spostiamo il piede dall’acceleratore per spostarlo sul freno, mantenendo il tallone a contatto con il tappetino. Se guidate uno Scania forse dovrete alzare tutta la gamba, ma basta pensare a un’auto “normale” per avere un buon esempio di dorsiflessione.
Questo movimento ci permette di creare una tensione muscolare che porta almeno due vantaggi:
  • assetto antero/posteriore: con i muscoli tibiali ingaggiati è molto più difficile che il bacino riesca ad spostarsi dietro ai piedi, quindi si evitano gli arretramenti e evitando gli arretramenti si evitano i cedimenti del bacino verso il basso. Si assume (e si mantiene) dunque più facilmente una posizione in spinta (sempre in senso antero/posteriore).
  • la posizione assunta permette di creare una catena cinetica che consente una presa di spigolo ottimale. È sufficiente mettersi scalzi e provare a inclinare i piedi a caviglia “aperta” (dritta) o a caviglia “chiusa” (dorsiflessa) per rendersi conto del fatto che a caviglia chiusa le articolazioni sono molto più libere di lavorare correttamente.
Quindi, se non devono reggere il mio peso, perché gli scarponi performanti sono rigidi? La rigidità degli scarponi non serve a sostenere un corpo molle che vuole scaricare il proprio peso sui gambetti, bensì a supportare la struttura fisica dello sciatore quando le forze in gioco crescono in modo importante. Inoltre la rigidità delle plastiche non interviene solo in senso antero/posteriore, ma anche in senso laterale, e dovrebbe essere evidente come questo agevoli la solidità della presa di spigolo.

Questo ciò che sono riuscito a elaborare sull’argomento. Vedete punti deboli, integrazioni da fare? Per tutti coloro già al corrente della questione: l’avere imparato “subito”, vi è stato spiegato correttamente, o come nel mio caso avete dovuto trovare informazioni aggiuntive quando già sciavate da tempo?
In generale, ritenete che questo tipo di analisi dei luoghi comuni possa aiutare a far chiarezza e pertanto essere qualcosa di interessante su cui discutere durante il fuori-stagione, oppure è una pippa che mi sono fatto io e non interessa a nessun altro?
Ciao NedJem,
i tuoi commenti li leggo sempre con attenzione e in passato mi hai più di uno spunto.
Su questa questione e relativa esposizione invece ho qualche dubbio.

Concordo con quello che scrivi se intendi una sorta di "intenzione di movimento", ma non se intendi che effettivamente la spinta e contestuale flessione del gambetto avvengono principalmente grazie alla contrazione dei muscoli tibiali.
Imho senza carico che deriva da inerzie ben maggiori non riesci a piegare significativamente il gambetto.
Mi chiedo anche che senso avrebbe farlo utilizzando in via principale un muscolo piccolo e poco utilizzato quando abbiamo tutta la massa del nostro corpo già in movimento e ulteriormente proiettabile verso l'avanti e il basso. Quella si che, se sfruttata, può flettere le plastiche degli scarponi senza particolari sforzi.

Già ho qualche dubbio sull'effettiva percezione dei movimenti di pronazione-supinazione all'interno degli scarponi da parte della maggior parte degli sciatori, ma li almeno il movimento è prodromico a un lavoro più "di fino" che "di carico" (e che comunque poi viene combinato con movimenti molto più "maxi" a livello di dissociazione gambe, compensazione con grande massa superiore, etc).

Movimenti così minuti, come quelli che si possono fare all'interno di uno scarpone da sci allacciato e rigido imho sono validi per alcuni (ma magari non per tutti) giusto come propriocezione, per dare l'avvio a un movimento complessivo che necessariamente deve coinvolgere tante altre parti del corpo.

my 2 cents

Complimenti anche da parte mia per la citazione
 
Ciao NedJem,
i tuoi commenti li leggo sempre con attenzione e in passato mi hai più di uno spunto.
Grazie, mi fa piacere, ho notato che spesso siamo d'accordo 😊
Su questa questione e relativa esposizione invece ho qualche dubbio.

Concordo con quello che scrivi se intendi una sorta di "intenzione di movimento", ma non se intendi che effettivamente la spinta e contestuale flessione del gambetto avvengono principalmente grazie alla contrazione dei muscoli tibiali.
Imho senza carico che deriva da inerzie ben maggiori non riesci a piegare significativamente il gambetto.
Ti chiedo questo: siamo sicuri di voler piegare il gambetto? Che tipo di utilità ha il piegamento del gambetto, se lo ottengo tramite pressione verso il basso? È il piegamento del gambetto di per sé un obiettivo? Secondo me no.

Mi chiedo anche che senso avrebbe farlo utilizzando in via principale un muscolo piccolo e poco utilizzato quando abbiamo tutta la massa del nostro corpo già in movimento e ulteriormente proiettabile verso l'avanti e il basso. Quella si che, se sfruttata, può flettere le plastiche degli scarponi senza particolari sforzi.
E qui hai ragione, è il movimento del bacino a determinare l' avanti. Ma senza chiusura attiva della caviglia il tallone tenderà ad alzarsi (nonostante lo scarpone della taglia corretta) con effetti nefasti.
Già ho qualche dubbio sull'effettiva percezione dei movimenti di pronazione-supinazione all'interno degli scarponi da parte della maggior parte degli sciatori, ma li almeno il movimento è prodromico a un lavoro più "di fino" che "di carico" (e che comunque poi viene combinato con movimenti molto più "maxi" a livello di dissociazione gambe, compensazione con grande massa superiore, etc).

Movimenti così minuti, come quelli che si possono fare all'interno di uno scarpone da sci allacciato e rigido imho sono validi per alcuni (ma magari non per tutti) giusto come propriocezione, per dare l'avvio a un movimento complessivo che necessariamente deve coinvolgere tante altre parti del corpo.
Sinceramente non sono d'accordo, le tensioni muscolari, a prescindere dal loro effetto "esterno" e visibile, sono fondamentali sia per le forze che creano, sia per le resistenze attive che mettono in atto (la pronazione resiste alla tendenza dello sci ad appiattirsi, la chiusura della caviglia resiste alla tendenza ad arretrare).
my 2 cents

Complimenti anche da parte mia per la citazione
 
Grazie, mi fa piacere, ho notato che spesso siamo d'accordo 😊

Ti chiedo questo: siamo sicuri di voler piegare il gambetto? Che tipo di utilità ha il piegamento del gambetto, se lo ottengo tramite pressione verso il basso? È il piegamento del gambetto di per sé un obiettivo? Secondo me no.


E qui hai ragione, è il movimento del bacino a determinare l' avanti. Ma senza chiusura attiva della caviglia il tallone tenderà ad alzarsi (nonostante lo scarpone della taglia corretta) con effetti nefasti.

Sinceramente non sono d'accordo, le tensioni muscolari, a prescindere dal loro effetto "esterno" e visibile, sono fondamentali sia per le forze che creano, sia per le resistenze attive che mettono in atto (la pronazione resiste alla tendenza dello sci ad appiattirsi, la chiusura della caviglia resiste alla tendenza ad arretrare).

No, il piegamento del gambetto non è il fine, ma il mezzo, anzi, meglio, l'effetto del mezzo. Il fine è 1) portare peso avanti per caricare le spatole degli sci e 2) mantenere una posizione relativamente adeguata considerando la pendenza del terreno e la fase della curva (ci metterei anche altro, ma giusto per restare sulle questioni principali)

Riguardo al tallone... Forse hai ragione, non lo so. Certo che se si alza veramente tallone imho "scarpone no buono". Però può essere che una tensione muscolare sulla tibia a chiusura caviglia possa indurre una migliore gestione del movimento. Il mio punto è che certe tensioni muscolari "micro", come queste, possono essere utili a livello propriocettivo, ma, non sono sufficienti da sole. Rovescio la questione: c'è chi tiene gli sci sugli spigoli senza pensare alla supinazione (senza rendersi conto di effettuare anche quel movimento "micro"), mentre è impossibile farlo, a velocità e su pendenze decenti, senza attivazioni muscolari e posture complessive "macro". Idem per movimenti antero-posteriori: puoi fare avanzamento, etc senza pensare a chiusura caviglia via muscolo tibiale, ma non puoi farlo senza proiettare la propria massa verso la massima pendenza. Spero di essermi spiegato.

Considera che io sono molto concentrato sui movimenti "micro" interni allo scarpone durante la mia sciata, ma vedo che ottimi sciatori neppure sanno di cosa si tratta e quando gliene parlo cascano dal pero.
 

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No, il piegamento del gambetto non è il fine, ma il mezzo, anzi, meglio, l'effetto del mezzo. Il fine è 1) portare peso avanti per caricare le spatole degli sci e 2) mantenere una posizione relativamente adeguata considerando la pendenza del terreno e la fase della curva (ci metterei anche altro, ma giusto per restare sulle questioni principali)

Riguardo al tallone... Forse hai ragione, non lo so. Certo che se si alza veramente tallone imho "scarpone no buono". Però può essere che una tensione muscolare sulla tibia a chiusura caviglia possa indurre una migliore gestione del movimento. Il mio punto è che certe tensioni muscolari "micro", come queste, possono essere utili a livello propriocettivo, ma, non sono sufficienti da sole. Rovescio la questione: c'è chi tiene gli sci sugli spigoli senza pensare alla supinazione (senza rendersi conto di effettuare anche quel movimento "micro"), mentre è impossibile farlo, a velocità e su pendenze decenti, senza attivazioni muscolari e posture complessive "macro". Idem per movimenti antero-posteriori: puoi fare avanzamento, etc senza pensare a chiusura caviglia via muscolo tibiale, ma non puoi farlo senza proiettare la propria massa verso la massima pendenza. Spero di essermi spiegato.
Qui mi torna praticamente tutto, e sono d'accordo.
Considera che io sono molto concentrato sui movimenti "micro" interni allo scarpone durante la mia sciata, ma vedo che ottimi sciatori neppure sanno di cosa si tratta e quando gliene parlo cascano dal pero.
Credo che gli sciatori forti che non sanno di pronare e supinare semplicemente lo facciano inconsapevolmente. È quello che possiamo definire talento, chi ce l'ha è fortunato, chi non ce l'ha deve trovare una quadra 😆
 
Ti chiedo questo: siamo sicuri di voler piegare il gambetto? Che tipo di utilità ha il piegamento del gambetto, se lo ottengo tramite pressione verso il basso? È il piegamento del gambetto di per sé un obiettivo? Secondo me no.

Secondo me neanche. Leggo "caricare le spatole"....gli sci carving hanno un effetto autogirante: una volta messi di spigolo, girano, senza dover caricare alcunchè.... Il discorso del gambetto al limite è valido se lo considero come "sensore" del fatto di riportarmi in avanti una volta che ho concluso la curva, ma che debba spingere su di esso per me non esiste. IMHO naturalmente. Per la cronaca il mio gambetto è chiuso in pratica dal solo booster, i ganci li tengo al minimo: anche se volessi spingervi contro non avrei nessuna resistenza da parte sua...le tibie devono potersi muovere, se i ganci superiori sono troppo serrati dovrei sì spingere sul gambetto per riportarmi in avanti, il che a mio avviso non ha senso.
 
Ultima modifica:
Secondo me neanche. Leggo "caricare le spatole"....gli sci carving hanno un effetto autogirante: una volta messi di spigolo, girano, senza dover caricare alcunchè.... Il discorso del gambetto al limite è valido se lo considero come "sensore" del fatto di riportarmi in avanti una volta che ho concluso la curva, ma che debba spingere su di esso per me non esiste.
Bell’intervento, c’è molta verità MA contemporaneamente è pericoloso. O, almeno, per me è stato controproducente per un lungo periodo. Girardelli mi aveva convinto della bontà di questa idea, che da un punto di vista logico funziona benissimo. Quello che si era dimenticato di dire, probabilmente perché per lui era scontato, era che tutto ciò era valido a patto che non si arretrasse mai. Ma neanche un piccolo cedimento, niente, vietato. Io ero convinto di essere centrale e di non avere bisogno di avanzare, mentre nella realtà ero più o meno centrale a inizio curva e leggermente arretrato dalla massima in poi; non abbastanza da risultare seduto, ma abbastanza da non essere “a posto”. Quando me ne sono accorto ho iniziato a portarmi molto avanti e rispetto alla situazione precedente andava un po’ meglio, anche se l’escursione antero/posteriore era eccessiva e passavo da inizi curva con code scariche a fine curva con cedimenti. È stato qui che imparare a chiudere la caviglia mi ha permesso di trovare un assetto molto più funzionale, con meno necessità di portarmi avanti, per il semplice fatto che non finisco più indietro. Per me è stato risolutivo, magari altri hanno fatto percorsi diversi - e più brevi - per arrivarci.
 
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Ma secondo me questa cosa dell'essere avanzati/arretrati è fuorviante, perchè rischia di condurre a delle posizioni statiche e a perdere di vista cose ben più importanti come piedi, anche, spalle.... Per curiosità sei carving-nativo o hai cominciato con gli sci lunghi ?
 
Ma secondo me questa cosa dell'essere avanzati/arretrati è fuorviante, perchè rischia di condurre a delle posizioni statiche e a perdere di vista cose ben più importanti come piedi, anche, spalle.... Per curiosità sei carving-nativo o hai cominciato con gli sci lunghi ?
Iniziato nel 1986.
In realtà penso che tu abbia ragione e che si possa evitare di pensare troppo alle escursioni anteroposteriori, a patto di avere un’efficace chiusura di caviglia che ci impedisca di arretrare, perchè una volta che il bacino cede indietro tutto il resto va a farsi benedire, a partire proprio da piedi e anche.
 
Ottimo spunto. Complici i prodromi con le perline anni 80 (punta bastoncini e peso a valle) ho passato anni a spingere come un cretino con lo stinco avanti dritto sul linguettone: ho ottenuto costanti abrasioni ed importanti arretramenti. Oggi la spinta la leggo più sull'avanti interno dello scarpone, non mi sbuccio più gli stinchi ma gonfio i malleoli (arretro anche un pochino meno).

P.S. Spunto per il prossimo articolo: Spezzati sul fianco come se ti avessero dato un pugno!
@Gianpa79: devo presentarti il mio allenatore, credo uscirà una bella discussione...
 
Ottimo spunto. Complici i prodromi con le perline anni 80 (punta bastoncini e peso a valle) ho passato anni a spingere come un cretino con lo stinco avanti dritto sul linguettone: ho ottenuto costanti abrasioni ed importanti arretramenti. Oggi la spinta la leggo più sull'avanti interno dello scarpone, non mi sbuccio più gli stinchi ma gonfio i malleoli (arretro anche un pochino meno).

P.S. Spunto per il prossimo articolo: Spezzati sul fianco come se ti avessero dato un pugno!
@Gianpa79: devo presentarti il mio allenatore, credo uscirà una bella discussione...
Tutta la stagione....e continuo adesso come routine di allenamento....faccio esercizi di mobilità del fianco che era parecchio bloccato visto età e poco uso....ora sono decisamente sbloccato e la sciata è migliorata parecchio.
Un aspetto fondamentale per me.
 
Sì ottimo spunto e d'accordo sull'utilità dei movimenti di dorsiflessione. Per citare Fausto, lo sciatore esperto è quello capace di mettere i piedi (gli sci) dove serve in relazione alla posizione della grande massa, e l'apertura/chiusura delle caviglie contribuisce proprio a regolare la posizione relativa (in senso antero-posteriore) tra parte bassa e parte alta.
Chiaro che con la sola dorsiflessione (e aggiungiamoci l'apertura/chiusura dell'angolo del ginocchio) non andiamo a sfondare il gambetto, però quando crei contatto tra gambetto e tibia hai la sensazione che scarponi e sci siano ben ancorati ai piedi e ne diventino come un prolungamento. Il gambetto lo sfondiamo (si fa per dire), sempre per citare Fausto, se nel momento il cui la traiettoria degli sci intercetta la traiettoria della massa grande gli sci li abbiamo posizionati correttamente. Allora la nostra massa va a impattare su scarpone-sci in posizione avanzata.
 
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