SkiBob
Uomo Selvatico
Mi sembrano scelte un po' ipocrite .... L'errore, la caduta, l'incidente, il testacoda, il cappottamento ecc... sono una conseguenza dinamica di un fatto tecnico (errore di gestione o deficit di materiali) intrinseco in una vicenda sportiva pubblica connotata anche da un fisiologico pericolo (come tutti gli sport, o quasi...).
Quindi la caduta/infortunio é parte integrante della vicenda sportiva, come tagliare il traguardo o non "pelare" l'acceleratore sul viscido... Quindi finché c'è energia/movimento siamo sempre nell'ambito del gesto atletico (seppur disfunzionale).
Tutt'altra cosa quando l'energia cinetica é esaurita e si indugia unicamente sull'atleta sofferente a terra: la dinamica del gesto atletico é esaurita. Punto, e rimane solo la spettacolarizzazione del dolore. Che centra la famiglia\fidanzata ? Se fai boxe torni a casa col naso rotto, mi sembra normale... a mamma non lo avevi detto che fai la discesa libera o che intraversi a 300 km/h ?
Se vai al fronte é (assai) possibile che muori: se si censura la morte nessuno pensa alla guerra, ma solo a Call of Duty.
Poi ci sono dei casi limite in cui le conseguenze sono da subito drammatiche e lí é inutile indugiare (ricordo il celebre video Blood on Snow mi pare, e l'anno scorso quel terribile incidente non ricordo di quale sciatrice in cui si vedeva distintamente una duplice frattura della tibia durante la caduta). Equilibrio non semplicissimo.
Insomma bisogna distinguere, ma censurare a priori mi sembra sbagliato (e oggi inutile!): i caschi e gli airbag ci sono proprio perché nell'agonismo crani e colonne si rompono; altrimenti basterebbe toglierli e andare piano.
Mi pare un'altro passo verso la rimozione del dolore, della sofferenza, della malattia, del rischio e della responsabilità, in favore di una narrazione edulcorata e miope delle vicende umane (più gradita agli onnipresenti sponsor ché non gradiscono determinate associazioni?).
Peraltro se lo sport è scuola di vita, ebbene nella vita con un passo sbagliato puoi farti molto molto male: meglio impararlo nella metafora della pista, del circuito, della pedana ecc... ché magari ti tornerà utile ed avrai una condotta più saggia e consapevole.
Quindi la caduta/infortunio é parte integrante della vicenda sportiva, come tagliare il traguardo o non "pelare" l'acceleratore sul viscido... Quindi finché c'è energia/movimento siamo sempre nell'ambito del gesto atletico (seppur disfunzionale).
Tutt'altra cosa quando l'energia cinetica é esaurita e si indugia unicamente sull'atleta sofferente a terra: la dinamica del gesto atletico é esaurita. Punto, e rimane solo la spettacolarizzazione del dolore. Che centra la famiglia\fidanzata ? Se fai boxe torni a casa col naso rotto, mi sembra normale... a mamma non lo avevi detto che fai la discesa libera o che intraversi a 300 km/h ?
Se vai al fronte é (assai) possibile che muori: se si censura la morte nessuno pensa alla guerra, ma solo a Call of Duty.
Poi ci sono dei casi limite in cui le conseguenze sono da subito drammatiche e lí é inutile indugiare (ricordo il celebre video Blood on Snow mi pare, e l'anno scorso quel terribile incidente non ricordo di quale sciatrice in cui si vedeva distintamente una duplice frattura della tibia durante la caduta). Equilibrio non semplicissimo.
Insomma bisogna distinguere, ma censurare a priori mi sembra sbagliato (e oggi inutile!): i caschi e gli airbag ci sono proprio perché nell'agonismo crani e colonne si rompono; altrimenti basterebbe toglierli e andare piano.
Mi pare un'altro passo verso la rimozione del dolore, della sofferenza, della malattia, del rischio e della responsabilità, in favore di una narrazione edulcorata e miope delle vicende umane (più gradita agli onnipresenti sponsor ché non gradiscono determinate associazioni?).
Peraltro se lo sport è scuola di vita, ebbene nella vita con un passo sbagliato puoi farti molto molto male: meglio impararlo nella metafora della pista, del circuito, della pedana ecc... ché magari ti tornerà utile ed avrai una condotta più saggia e consapevole.
Ultima modifica: