Kaliningrad
Kayakçı-ı ekrem
Io non capisco la gente,
che non ci piacciono ils svizers ...
Tanti, troppi sono i pregiudizî correnti sugli svizzeri e la loro ineffabile Confoederatio. Colmo dell'italica ipocrisia è il poco elegante termine "svizzerotto", un dispregiativo camuffato da vezzeggiativo, di cui, dalle nostre parti, si fa uso e abuso. Ma cosa ha fatto la Svizzera di tanto male a noi Talians, mi domando e dico...
Io nel mio piccolo, invece, ho sempre adorato la Svizzera, fin da bambino, e ogni volta che ne varco le frontiere mi sento letteralmente riavere. Il loro aver saputo mettere ordine nel caos della natura dovrebbe valere agli elvetici un grande riconoscimento da parte del mondo.
Altro grande merito dei nostri vicini alpini in questa pandemica stagione sciistica 2020-2021 è aver saputo consentirne lo svolgimento con un minimo di elementari precauzioni. I risultati hanno dato e continuano a dare loro ragione se è vero com'è vero che nei tre mesi invernali trascorsi l'incidenza di contagi è stata molto più bassa rispetto a Francia, Italia e Austria che pure hanno chiuso gl'impianti, totalmente o parzialmente.
Famosi per la cioccolata, gli orologi a cucù e da polso, i ricolmi forzieri, gli eterni (macché) ghiacciai, i trenini rossi e le lussuose cliniche dove ci si può anche far morire, l'umanità dimostra, ahinoi, di essersi invece dimenticata di quella che è stata senza dubbio la maggiore invenzione del Genio elvetico: la sciovia!
Ed è alla sciovia che è dedicata questa due giorni in terra rumontscha appena in tempo ad evitare a chi scrive l'obbligo di quarantena in vigore dal prossimo lunedì 8 marzo.
Risaliamo quindi quell'unico ramo del Rhenus flumen che sgorga dal nostro patrio suolo e che consente a chi è di là dal discrimine alpino di accendere la televisione, alla sera.
La località visitata dispone di una lunga sciovia che supera in forte pendenza e breve tempo oltre 500 metri di dislivello dando accesso a quattro diverse piste, tutte piuttosto ripide. Le possibilità di fuoripista sarebbero infinite se solo la neve lo consentisse. Purtroppo non nevicava dal 10 febbraio.
Su un altro versante, raggiungibile sci ai piedi, una sciovia più corta consente di sciare su due piste più rilassanti ma non meno divertenti. Sempre sci ai piedi si può rientrare alla base con una lunga volata e una breve risalita con manovia detta Ponylift.
Quante e quali sono le località a nord dello spartiacque alpino dove il sì suona? Dunque, dovrebbero essere solo due: Livigno, in Italia, e .... Bivio, nel Cantone dei Grigioni. La Val di Lei va esclusa in quanto disabitata mentre Tarvisio e la Val Canale, prima di passare senza troppo merito all'Italia, erano tradizionalmente di lingua friulana e/o tedesca e/o slovena, sicché l'italiano che oggi vi si parla è sostanzialmente d'importazione recente. Bivio, invece, è di lingua italiana fin dal Medioevo. È solo con l'avvento del turismo negli ultimi cento anni che la lenta ma inesorabile penetrazione del tedesco (e, parzialmente, del romancio) ha ridotto l'italiano a lingua minoritaria, come deplora un tabellone affisso sul muro della locale scuola e redatto in sola lingua tedesca. Sciisticamente Bivio è molto interessante. Dotata di tre sciovie disposte a ipsilon rovesciato, il versante su cui esse insistono è interamente sciabile in pista o, se le condizioni lo consentono, in fuoripista. Unico appunto: le tre sciovie sono lente e il pendio poco ripido, sicché le risalite sono lunghe, molto lunghe ...
che non ci piacciono ils svizers ...
Tanti, troppi sono i pregiudizî correnti sugli svizzeri e la loro ineffabile Confoederatio. Colmo dell'italica ipocrisia è il poco elegante termine "svizzerotto", un dispregiativo camuffato da vezzeggiativo, di cui, dalle nostre parti, si fa uso e abuso. Ma cosa ha fatto la Svizzera di tanto male a noi Talians, mi domando e dico...
Io nel mio piccolo, invece, ho sempre adorato la Svizzera, fin da bambino, e ogni volta che ne varco le frontiere mi sento letteralmente riavere. Il loro aver saputo mettere ordine nel caos della natura dovrebbe valere agli elvetici un grande riconoscimento da parte del mondo.
Altro grande merito dei nostri vicini alpini in questa pandemica stagione sciistica 2020-2021 è aver saputo consentirne lo svolgimento con un minimo di elementari precauzioni. I risultati hanno dato e continuano a dare loro ragione se è vero com'è vero che nei tre mesi invernali trascorsi l'incidenza di contagi è stata molto più bassa rispetto a Francia, Italia e Austria che pure hanno chiuso gl'impianti, totalmente o parzialmente.
Famosi per la cioccolata, gli orologi a cucù e da polso, i ricolmi forzieri, gli eterni (macché) ghiacciai, i trenini rossi e le lussuose cliniche dove ci si può anche far morire, l'umanità dimostra, ahinoi, di essersi invece dimenticata di quella che è stata senza dubbio la maggiore invenzione del Genio elvetico: la sciovia!
Ed è alla sciovia che è dedicata questa due giorni in terra rumontscha appena in tempo ad evitare a chi scrive l'obbligo di quarantena in vigore dal prossimo lunedì 8 marzo.
Risaliamo quindi quell'unico ramo del Rhenus flumen che sgorga dal nostro patrio suolo e che consente a chi è di là dal discrimine alpino di accendere la televisione, alla sera.
La località visitata dispone di una lunga sciovia che supera in forte pendenza e breve tempo oltre 500 metri di dislivello dando accesso a quattro diverse piste, tutte piuttosto ripide. Le possibilità di fuoripista sarebbero infinite se solo la neve lo consentisse. Purtroppo non nevicava dal 10 febbraio.
Su un altro versante, raggiungibile sci ai piedi, una sciovia più corta consente di sciare su due piste più rilassanti ma non meno divertenti. Sempre sci ai piedi si può rientrare alla base con una lunga volata e una breve risalita con manovia detta Ponylift.
Quante e quali sono le località a nord dello spartiacque alpino dove il sì suona? Dunque, dovrebbero essere solo due: Livigno, in Italia, e .... Bivio, nel Cantone dei Grigioni. La Val di Lei va esclusa in quanto disabitata mentre Tarvisio e la Val Canale, prima di passare senza troppo merito all'Italia, erano tradizionalmente di lingua friulana e/o tedesca e/o slovena, sicché l'italiano che oggi vi si parla è sostanzialmente d'importazione recente. Bivio, invece, è di lingua italiana fin dal Medioevo. È solo con l'avvento del turismo negli ultimi cento anni che la lenta ma inesorabile penetrazione del tedesco (e, parzialmente, del romancio) ha ridotto l'italiano a lingua minoritaria, come deplora un tabellone affisso sul muro della locale scuola e redatto in sola lingua tedesca. Sciisticamente Bivio è molto interessante. Dotata di tre sciovie disposte a ipsilon rovesciato, il versante su cui esse insistono è interamente sciabile in pista o, se le condizioni lo consentono, in fuoripista. Unico appunto: le tre sciovie sono lente e il pendio poco ripido, sicché le risalite sono lunghe, molto lunghe ...
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