Però decidiamoci: o essere ambientalisti è di moda (e quindi il secondo periodo...), oppure non lo è, e si fa gli anticonformisti (e quindi il primo). Tertium non datur.
Per quanto mi riguarda, trovo il comportamento dei docenti sicuramente molto censurabile: trovo però altrettanto che un modello di sviluppo montano come quello attuale, basato su gigacomprensori, innevamento artificiale a tappeto e sci alpino di massa non sia sostenibile (che non è una parolaccia, come 66luca pare intendere, ma semplicemente un focus appunto alla possibilità di mantenere i livelli attuali di consumo per lungo tempo).
Non parlo di giustizia o moralità, parlo proprio di sostenibilità economica e ambientale. Non mi sono mai fatto i conti, ma sono convinto che il costo dello skipass dovesse "internalizzare" tutte le esternalità negative prodotte dallo sci alpino (il consumo di suolo, l'impatto paesaggistico, ambientale ed energetico) raggiungeremmo il doppio, se non il triplo del costo normale.
Pensare modelli di sviluppo e consumo alternativo non è una fighettata da accademici con la puzza sotto al naso, ma banalmente un meccanismo di sopravvivenza: Modelli che, peraltro, presentano casi di successo abbastanza notevoli (la Valle Maira, per dirne una, o la Formazza).
Trovo anche che il problema del bilanciamento delle esigenze di sviluppo delle comunità montane, della tutela del territorio, e della volontà di consumo della classe media sia molto interessante, e spero che questa discussione non diventi un tiro all'ambientalista (che saranno stronzi e fighetti, ma qualche ragione ce l'hanno pure loro)