non val la pena di litigare per un osso

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Leggendovi mi ritorna il sociologo e filosofo polacco Baymant (a voi certo notissimo), dal un suo libro, un passaggio che può inserirsi nella discussione in riferimento al fatto acclarato che il potere d’acquisto di una larga parte dei giovani e meno giovani con un lavoro dipendente riesca solo a far fronte a bisogni primari e debba ricorrere a stratagemmi da azzeccagarbugli (etichette dell’acqua, condivisione spese, taglio percorsi autostradali) pur di concedersi qualche ora di svago sugli sci ( per restare in tema).


Zygmunt Baymant, Homo consumens (2006):

I poveri sono colpevoli di non contribuire al consumo e in quanto non consumatori o consumatori inadeguati o difettosi sono un peso morto, una presenza totalmente improduttiva.

Nella società dei consumi la povertà è inutile e indesiderabile.
 
Comunque, dati e studi all mano, il potere d'acquisto della classe media è calato molto.

Un impiegato che nel 1999 prendeva 2,5 milioni di lire probabilmente viveva meglio di un suo collega che nel 2019 prende 1600 euro.

Leva probabilmente. E conta che... forse oggi.... si è riguadagnato un minimo di potere di acquisto (non perché gli stipendi si siano adeguati ma perché i prezzi si sono assestati)

Io cominciai a guadagnare qualcosina (all'epoca un rimborso spese, perché ancora lavoravo per conto terzi) proprio nel 1999: per due anni, vivendo in affitto, da single, nella capitale, mi pareva di persino di guadagnare HIHIHI. Poi arrivò l'euro e la perdita di capacità di acquisto, a partire dal 1 gennaio 2002, fu immediata. Ci furono speculazioni selvagge sul prezzo di qualunque cosa, dall'ortofrutta, alle scarpe (ricordo all'improvviso banalissime scarpe vendute a 3-400 euro) al prezzo di affitti e compravendite di immobili (in zona Prati, 100-120 metri passarono improvvisamente da 400-500 milioni di lire a... un milione di euro :shock:).

Adesso dopo anni di crisi, finite le vacche grasse del primo decennio, si torna a ragionare sui prezzi... ma i guadagni medi, quelli mi sa che sono fermi.
E, in generale, circola molto meno denaro, perché anche chi ne possiede ha paura a spenderlo.
 
Leggendovi mi ritorna il sociologo e filosofo polacco Baymant (a voi certo notissimo), dal un suo libro, un passaggio che può inserirsi nella discussione in riferimento al fatto acclarato che il potere d’acquisto di una larga parte dei giovani e meno giovani con un lavoro dipendente riesca solo a far fronte a bisogni primari e debba ricorrere a stratagemmi da azzeccagarbugli (etichette dell’acqua, condivisione spese, taglio percorsi autostradali) pur di concedersi qualche ora di svago sugli sci ( per restare in tema).


Zygmunt Baymant, Homo consumens (2006):

I poveri sono colpevoli di non contribuire al consumo e in quanto non consumatori o consumatori inadeguati o difettosi sono un peso morto, una presenza totalmente improduttiva.

Nella società dei consumi la povertà è inutile e indesiderabile.

hanno inventato le rate per far contro alla povertà che citi HIHIHI
 
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