Riprendo il passaggio in cui spiego a grandi linee cos'è il temperamento:
per semplicità di lettura per tutti
il pianoforte si dice "temperato" perché per necessità pratiche le note non sono intonate correttamente, ma sono un compromesso con le note vicine. Per esempio re diesis e mi bemolle sul pianoforte sono esattamente lo stesso tasto. Questa è una forzatura, ma è talmente radicata nelle nostre orecchie, e ci sembra tanto naturale, che anche gli strumenti, come gli archi, che hanno la possibilità di fare tutte le vere, e piccole differenze tra una nota e l'altra, seguono il compromesso del pianoforte, per comodità e abitudine.
A meno che non siano musicisti specializzati in musica antica (ossia precedente a Bach).
Aggiungo che equabile è il nome del tipo di temperamento che è stato scelto e viene usato.
L'hanno chiamato così (equabile) perché hanno suddiviso la scala in 12 intervalli (tasti) uguali in ampiezza.
O meglio, hanno diviso l'ottava, che è l'intervallo tra due note con lo stesso nome (per esempio un do e il do più alto che si trova sette tasti bianchi a destra del primo, contando anche il do basso i tasti bianchi sono 8, da cui il nome di ottava. Dal punto di vista fisico le frequenze delle due note con lo stesso nome poste agli estremi dell'ottava sono relazione di 1 a 2, quindi salendo di ottava in ottava la frequenza raddoppia, scendendo si dimezza).
Se si contano i 7 tasti bianchi, e i 5 tasti neri che compongono l'ottava abbiamo i nostri 12 intervalli, tutti della medesima ampiezza
Prima dell'invenzione del temperamento l'ottava era sempre divisa in 12 intervalli, ma di ampiezza diversa tra loro.
Gli strumenti come il violino, dove l'altezza delle note è variabile e spostando il dito sulla corda si può ottenere qualunque altezza il violinista voglia, questo non è un problema, ma sul pianoforte, le altezze sono già predeterminate e associate a dei tasti. Col vecchio sistema bisognava riaccordare lo strumento ogni volta che si cambiava tonalità, e quando la musica ha iniziato a cambiare più tonalità all'interno di uno stesso brano, si è posto il problema. La soluzione è stato quello di creare 12 intervalli uguali, che sono un compromesso rispetto ai sistemi precedenti (l'accordo maggiore temperato, è crescente rispetto a quello precedente, definito "naturale").
Oggi siamo tutti abituati a questo sistema, e non ci facciamo caso. Se paradossalemente ascoltassimo solo musica rinascimentale dalla nascita, e poi ascoltassimo all'improvviso musica con note temperate, come quelle del pianoforte, ci sembrerebbero decisamente "stonate".
A noi che suoniamo, il calcolo esatto di questi intervalli non interessa. Ci interessa però il risultato empirico e le sue conseguenze pratiche, specialmente quando suoniamo con gli strumenti a fiato, che devono sforzarsi per intonare le stesse note del pianoforte.