Come risollevare la stagione escursionistica: Tris orobico 14, 22, 27.09.14

Sbaglio o sta esplodendo l'Orobiemania? La cosa mi fa piacere! Se siete interessati c'è anche una bellissima rivista che si chiama Orobie, e non tratta solo di quelle, ma della montagna lombarda e delle tradizioni lombarde in senso lato. Anche se il centro dell'attenzione restano le Orobie.
Le fotografie e la qualità di stampa sono eccellenti ;)

Oltre alle svariate decine di Orobie in mio possesso presto il mio vecchio mentore orobico mi donerà 10 annate complete (o forse più) con mio gaudio magnum.
Peccato che qualche anno fa hanno deciso di ampliare il raggio d'azione su tutta la Lombardia (e qualche dintorno), perché prima quando trattava solo le Orobie veramente andava ancora più a fondo nelle culture e nei luoghi delle valli bergamasche.
 
A me sinceramente non dispiace un po'di approfondimento anche su altre meraviglie lombarde come i gruppi della Val Masino, della Val Chiavenna etc. E anche la scoperta di qualche angolo dimenticato, o meno antropizzato, della pianura, mi piace molto. Fortuna che qualche area naturale e bella è rimasta anche nella pianura! Soprattutto dalle mie parti, meno devastate rispetto all'alta pianura.
 
Il 22 Agosto di quest'anno, avvolti dalle nuvole basse orobiche, abbiamo percorso sostanzialmente lo stesso anello terza proposta di questo report, con partenza e arrivo alla Ca' San Marco, via P.so Verrobbio, Forcellino, Lago di Pescegallo, P.so Salmurano (variante) e rientro sul 101 quasi tutto in mezza costa fino al Piano dell'Acqua Nera, poco distante dall'auto.

Aggiungo qualche scatto meno gratificante dei vostri (giornate ben diverse). Fortunatamente ormai so rendermi piacevoli anche le giornate nella nebbia, tutto sommato regalano una suggestione del tutto particolare...

Franklyn scalcia a P.so Verrobbio, presso un ricovero riadattato recentemente
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Svoltati sul versante valtellinese (Valle di Bomino) dalle trincee di P.so Verrobbio si scorge il piccolo laghetto incastonato sotto al Ponteranica
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Scendendo ripidamente dal Forcellino vista multicolor sul Lago di Pescegallo e i manufatti a corredo della diga
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Marti e Franklyn si preparano per il pic-nic nella nebbia su di uno spallone erboso a SW del M. Valletto
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Il caratteristico ricovero della Baita Alta, proprio sotto al Valletto
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Una delle decine di marmotte, qui lungo la mezza costa oltre il M. Avaro
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Scendendo in Val Ponteranica, prima dell'infinito traverso verso il Piano dell'Acqua Nera
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Note:
Il Rifugio Salmurano apre la cucina alle 12 e offre poca scelta per chi non voglia abbuffarsi come un ippopotamo, come (quasi) sempre accade la fortuna di avere una seggiovia aperta accanto non si traduce in una gestione impeccabile. Meglio così: ci siamo fatti fare dei panini da mangiare sui prati del 101 (esattamente dove c'è una foto che ritrae Tres e Falketto, sulla spalla discendente con vista sul M. Avaro).
Tutti salgono al Salmurano sui pratoni della pista, lasciando quasi inutilizzato il sentiero "ufficiale" sulla sinistra della conca, secondo me affacciato meglio perchè rimane da subito più alto.
Tenere energie per il rientro, l'indicazione (nei pressi della svolta per i Laghi di Ponteranica) che dice "Ca' S. Marco 1h 15'" è quanto meno ottimistica.
Il giro contiene il dislivello entro i 1000m ma non è per escursionisti poco allenati. I chilometri si fanno sentire così come gli infiniti saliscendi ai quali è meglio essere abituati.
 
Quello è uno dei migliori trekking orobici che ho fatto. A parte il meteo spettacolare che avevo trovato, è stato proprio il cambio continuo di scenari, il passare ora di qua ora di là dallo spartiacque, che m'era piaciuto assai.

Un anello come quello è il genere di escursionismo che preferisco, e in questo campo le montagne bergamasche sono fenomenali. La fitta rete di sentieri (onore al CAI di Bergamo che l'ha sviluppata negli anni e la mantiene in esercizio) e l'ambiente generalmente accessibile permettono di inventarsi un'infinità di anelli che con dislivelli contenuti portano a macinare lunghe cavalcate mai troppo faticose alla scoperta di più valli.

Da altre parti gli anelli sono merce rara. Penso all'Adamello e ai suoi satelliti, montagne bellissime dove purtroppo la sentieristica (in parte per la difficoltà orografica, in parte per lo scarso interesse che i bresciani nutrono nei confronti delle loro montagne) è spesso ridotta all'osso, e il più delle volte un'escursione da quelle parti si riduce a un'andata e ritorno su e giù per la stessa valle, a meno di non usare 2 auto o peggio ancora sobbarcarsi a piedi km di strade asfaltate a fondovalle per chiudere l'anello.
 

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Quello è uno dei migliori trekking orobici che ho fatto. A parte il meteo spettacolare che avevo trovato, è stato proprio il cambio continuo di scenari, il passare ora di qua ora di là dallo spartiacque, che m'era piaciuto assai.

Un anello come quello è il genere di escursionismo che preferisco, e in questo campo le montagne bergamasche sono fenomenali. La fitta rete di sentieri (onore al CAI di Bergamo che l'ha sviluppata negli anni e la mantiene in esercizio) e l'ambiente generalmente accessibile permettono di inventarsi un'infinità di anelli che con dislivelli contenuti portano a macinare lunghe cavalcate mai troppo faticose alla scoperta di più valli.

Da altre parti gli anelli sono merce rara. Penso all'Adamello e ai suoi satelliti, montagne bellissime dove purtroppo la sentieristica (in parte per la difficoltà orografica, in parte per lo scarso interesse che i bresciani nutrono nei confronti delle loro montagne) è spesso ridotta all'osso, e il più delle volte un'escursione da quelle parti si riduce a un'andata e ritorno su e giù per la stessa valle, a meno di non usare 2 auto o peggio ancora sobbarcarsi a piedi km di strade asfaltate a fondovalle per chiudere l'anello.

Un bel giro, che non avevo mai percorso nella sua interezza ma sempre su spezzoni legati ad altri itinerari. Sempre su terreno E, mai EE, forse si completa con la pausa pranzo al vicino è meraviglioso rifugio Benigni. Noi per vari motivi (primo tra tutti la possibile pioggia dopo le ore 15-16) non potevamo permetterci tale divagazione.

Sugli anelli hai ragione, soprattutto sul lato brembano e di mezzo della provincia. Arrivando in alta Val Seriana e in Val di Scalve sicuramente per chiudere molti anelli evidenti servono più fatica e a volte impegno.
 
Che bel report! Si inizia a sentire la mancanza di report così dalle nostre Alpi lombarde! Grazie! ;-)
 
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