sci nordafricani

Per favore....
Volkl è stata comprata da k2 che ha deciso di portare in cina la produzione di alcuni modelli volkl che per motivi industriali gli tornava comodo pressare lì.
La produzione nella fabbrica tedesca non è mai cessata.

Hai ragione :D mi sono espresso male poichè non intendevo dire che avevano spostato tutta la produzione ma che parte degli sci venivano prodotti lì
P.S.
Scusa Verbier ma in Cina hanno puntato sin dall'inizio sui freeski rispetto a quelli tradizionali? Ti faccio questa domanda perchè ho notato che il primo Katana che comprai (2007) era costruito lì e come esso anche il Gotama, è cosi trainante il mercato freeski rispetto a quello tradizionale sotto la grande muraglia?
E nè approfitto per farti un'ultima domanda (visto che sei uno dei più competenti del forum ne approfitto :D), quando è stata comprata da K2? Perchè dalle politiche di vendita dei due marchi mi sembra che abbiano cercato di fare più un tipo di integrazione orizzontale piuttosto che verticale, poi magari mi sbaglio ma penso che nessuno sia infallibile :D.
 
Hai ragione :D mi sono espresso male poichè non intendevo dire che avevano spostato tutta la produzione ma che parte degli sci venivano prodotti lì
P.S.
Scusa Verbier ma in Cina hanno puntato sin dall'inizio sui freeski rispetto a quelli tradizionali? Ti faccio questa domanda perchè ho notato che il primo Katana che comprai (2007) era costruito lì e come esso anche il Gotama, è cosi trainante il mercato freeski rispetto a quello tradizionale sotto la grande muraglia?
E nè approfitto per farti un'ultima domanda (visto che sei uno dei più competenti del forum ne approfitto :D), quando è stata comprata da K2? Perchè dalle politiche di vendita dei due marchi mi sembra che abbiano cercato di fare più un tipo di integrazione orizzontale piuttosto che verticale, poi magari mi sbaglio ma penso che nessuno sia infallibile :D.

Come volkl e k2 scelgano quali sci fare in germania e quali fare in cina proprio non lo so...
K2 ha comprato volkl/marker nel giugno 2004 per 124 milioni più i debiti...
 
NOn ho detto che la famiglia Tua ha spostato la produzione in Tunisa, ho detto che la fabbrica che c'era a OCchieppo è stata spostata in toto in Tunisia (macchinari).

Sinceramente non so chi sia il titolare del nuovo stabilimento in Tunisia.

Ho letto un paio di volte che tua è proprietario o comunque azionista di riferimento della fabbrica... Non so però se nel frattempo sia cambiato qualcosa
 
Supposto che a premere una pressa e stendere della resina un nordafricano è in grado di farlo quanto un italiano, un cinese, un americano o un balinese...

Le aziende producono dove costa meno... la cina sta diventando cara, e nei prossimi anni dal made in china ci troveremo a breve il made in thailand e vietnam (che già spopolano) e poi le varie popolazioni africane... nel frattempo da noi in europa, quando i lavoratori saranno stufi di sindacalisti inutili, i governi in default, e quasi tutti saremo senza lavoro, ricominceremo a fare le cose a salari da fame e senza troppi problemi a calpestare i tanto combattuti "diritti dei lavoratori"...

Per ora, noi "ricchi" compriamo roba fatta dai poveri, arricchendoli... ma prima o poi i ruoli si invertiranno...

Si sta già invertendo ... da anni l'Africa è terra di conquista per gli investimenti delle grandi società Americane, ma più recentemente anche delle "big" europee e cinesi, in particolare l'Africa sub-sahariana è in gran fermento ... tra non molti anni gireranno lì più soldi che armi e sarà il nuovo "polmone commerciale" del mondo: chi prima arriva fa i soldi, tanto serve tutto ... infrastrutture (dighe, strade, reti di trasporto dell'energia) , servizi per il benessere della popolazione (scuole, ospedali, ecc) , industrie locali per la trasformazione di materie prime e di prodotti agricoli , ecc ecc

Ecco un esempio da una notizia di ieri , ma ce ne sono decine al giorno simili "(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 25 giu - Nei dieci anni fino al 2011, le aziende americane hanno investito in Africa 48,5 miliardi di dollari, piu' delle societa' di qualunque altra nazione, ma intendono aumentare la propria presenza. Finora hanno concentrato gli investimenti nelle maggiore economie del continente (Sudafrica e Nigeria) o quelle piu' ricche di minerali, come l'Angola, ma ora cercano opportunita' diverse, anche considerando che, secondo le stime del Fondo monetario internazionale, entro il 2018 cinque delle economie mondiali con piu' rapida crescita saranno nell'Africa subsahariana. Il nuovo trend e' una notizia positiva per il presidente americano Barack Obama, che la settimana prossima sara' in viaggio in Senegal, Sudafrica e Tanzania proprio con l'obiettivo di aprire alle aziende americane una via verso i mercati africani."
Guardate che piani ha la Mercedes per qui mercati ... e guardate dove la Nissan andrà a costruire nuovi stabilimenti ...

Quelli appena vedono un po' di soldi, e qualche speranza di benessere per se e i propri figli, mandano a gambe all'aria dittatori e guerriglieri e iniziano a difendere coi denti la loro nuova speranza (o il miraggio) di un benessere che mai come ora sta girando debolmente il vento dalla loro parte...

E la storia, per come la vedono loro, non è la stessa che vediamo noi ... molto probabilmente saranno più attratti dall'influenza orientale e medio-orientale che da quella europea e americana, non solo per il nostro passato coloniale e post-coloniale abbastanza pesante, ma anche perchè già adesso i Cinesi (in cambio di mega-appalti per le aziende cinesi) gli costruiscono strade, autostrade e ospedali , quindi son ben visti dalla popolazione locale ( e ancor meglio "ben visti" dai regimi locali). Stanno anche scoprendo che la solidarietà tra di loro e i contratti di collaborazione tra i singoli stati e staterelli confinanti, funzionano meglio e danno risultati concreti che rimangono sul territorio, molto meglio di un aiusto (affatto disinteressato) dei nostri "magnanimi" Stati occidentali. Ieri per esempio c'è stato un accordo di cooperazione per la costruzione di una rete ferroviaria con standard comuni e senza barriere tarrifarie tra Uganda, Kenia e Ruanda, nonchè di oleodotti e raffinerie.

Altro che sci ... questi tra poco (10 anni ...? ) ci fanno le scarpe ! E le fanno pure ai Cinesi ...

Se avete voglia di leggere questa spataffiata in inglese , dice il "loro" punto di vista:
" The War On Africa - U.S. Imperialism and the World Economic Crisis [opinion]

By Abayomi Azikiwe
June 14, 2013 (All Africa Global Media) -- Capitalism has failed to provide adequate housing, jobs, medical, educational and other services to many people in the West. As well, China's global influence is rising. These are some of the reasons behind the US quest for mineral resources and strategic dominance in Africa and Middle East
For more than two decades the United States and other Western European imperialist states have been escalating their military intervention in Africa and other geo-political regions of the world. This has been taking place during the so-called Post-Cold War era with the collapse of the Eastern European socialist states and the Soviet Union during the late 1980s through 1991.
Africa was viewed during the period after the Second World War II as an ideological and political battleground between the emerging national liberation and socialist movements on the one hand and the imperialist states led by the U.S. on the other.
One major outcome of World War II was the consolidation of economic and political hegemony of Washington and Wall Street.
During the Second World War the U.S. established military outposts in Algeria, Libya and Liberia. After 1945, the struggle for national independence in Africa, the Middle East and Asia would accelerate.
In Latin America, even though an independence struggle was waged in the 19th century, the phenomena of neo-colonialism became the dominant character of relations between the states in South America and the U.S. In the Caribbean, the struggle for genuine independence was waged from the 19th through the 20th century in Cuba, Puerto Rico, Haiti, Dominican Republic, Jamaica, Trinidad and Tobago, Guyana and other territories.
In the U.S. itself with the advent of Cold War ideology and political repression under McCarthyism, perspectives and political organizing around Africa became a highly contentious arena of struggle. The Council on African Affairs (CAA) and the Civil Rights Congress (CRC) during the early 1950s came under fierce attack by the U.S. government and were driven out of existence.
Dr. W.E.B. Du Bois and Shirley Graham Du Bois, both leading figures in the CAA and the CRC, were persecuted in the early 1950s for their interventions in the movements for world peace and solidarity with African liberation. The Du Bois' wrote in December 1958 for the All-African People's Conference held in Accra, Ghana that the future of Africa lies in socialism.
The Du Bois' said that "Africa, ancient Africa, has been called by the world and has lifted up her hands! Africa has no choice between private capitalism and socialism. The whole world, including capitalist countries, is moving toward socialism, inevitably, inexorably. You can choose between blocs and military alliances, you can choose between political unions; you cannot choose between socialism and private capitalism because private capitalism is doomed!" (The World and Africa, p.
307)
IMPLICATIONS OF U.S. DOMINANCE IN THE WORLD IMPERIALIST SYSTEM
Later during the 1960s when the various national liberation movements and independent African states embarked upon the armed struggle as a necessity to fight the U.S. and NATO backed colonial and settler-colonial states in Africa, Pan-Africanist and socialist strategist Kwame Nkrumah identified U.S.
imperialism as the major force in the movement for genuine territorial sovereignty on the continent. The U.S., although paying lip service to supporting the anti-colonial movements, sought to stifle and manipulate the national liberation movements for the benefit of Wall Street and the Pentagon.
Nkrumah wrote that "The modifications introduced by imperialism in its strategy were expressed through the disappearance of the numerous old-fashioned 'colonies' owing exclusive allegiance to a single metropolitan country through the replacement of 'national' imperialism by a 'collective'
imperialism in which the USA occupies a leading position."
(Handbook of Revolutionary Warfare, p. 5, 1969)
Nkrumah continued noting that "The US-European post-war alliance not only enabled the USA to benefit from the advantages of the European market, which had hitherto been largely closed to its penetration; but also opened up new horizons in Asia, Africa and Latin America where the USA had already superseded European supremacy and established neo-colonialist domination.
The militarization of the US economy, based on the political pretext of the threatening rise of the USSR and later of the People's Republic of China as socialist powers, enabled the USA to postpone its internal crises, the first during the 'hot' war
(1939-1945) and then during the 'cold' war (since 1945)" (ibid., p. 6)
The postponement of these internal crises has apparently run its course. Imperialist war no long delays the impact of the inherent failures of capitalism related to its incapacity to provide housing, jobs, medical services, education and municipal services to the majority of its people. Nonetheless, in its destructive character, imperialism continues on the path of endless war and pursuit of ever-rising rates of profit.
Since the advent of the first Gulf war in 1990-91, going through the occupation of Somalia during 1992-94, through to the failure of U.S. policy in Egypt to the second occupation of Somalia through proxy between 2006 to the present period, where in the aftermath of the war on Libya and the imposition of sanctions against Zimbabwe and Sudan, the capitalist system in the West continues to decline economically. No matter how many Central Intelligence Agency (CIA) field stations are constructed or drone attacks carried out throughout Africa, Washington has not been able to address the rising rates of poverty, joblessness and austerity throughout the capitalist states in Western Europe and North America.
The U.S. ruling class through its quest for mineral resources and strategic dominance has focused a tremendous amount of attention on Africa and the so-called Middle East. The founding of the U.S. Africa Command (AFRICOM) in 2008 under Bush has enhanced its operations under Obama.
The first full-scale operation of AFRICOM was the war of regime-change carried out against Libya in 2011 in cooperation with other European imperialist states and their allies. It is no accident that Libya has the largest known oil reserves in Africa and had under the Jamahiriya, the highest living standards on the African continent.
In Somalia, the CIA and AFRICOM have been involved in propping up the Ethiopian occupation and the latter Transitional Federal Government regime since 2006. The African Union Mission to Somalia, AMISOM, is largely a U.S.-controlled military operation which is financed by Washington and provided with political, intelligence and diplomatic cover. Somalia is the source of oil and other strategic interests for imperialism and both the U.S. and NATO have large-scale naval vessels off the coast of the Horn of Africa nation in the Gulf of Aden.
The intervention into Somalia of the Kenyan Defense Forces in 2011 had been planned by the Pentagon for at least two years.
Despite efforts by Washington and its allies, the situation in Somalia is by no means stable. A French Special Forces commando unit's attempt to free intelligence officials from Paris being held in Somalia proved to be a disaster as Al-Shabaab wiped out the entire crew and eventually executed the leading commander of the failed raid.
In Mali and Niger, the U.S. is backing up French military intervention. The Pentagon had trained the Malian army prior to the March 2012 coup and is largely responsibility for the incapacity of the national military to address the Tuareg rebellion in the north.
Niger is now another location for a U.S. drone station and at least 100 Special Forces are operating inside the country.
During December 2012, the Obama administration announced that 3,500 Pentagon troops would be deployed in at least 35 African states over the course of the year. Nonetheless, France and the U.S. have been unable to halt armed actions against foreign forces in Mali and Niger. In Mali, the resistance to French occupation is widening with mass demonstrations recently in Gao and the open criticism of the Hollande doctrine of military intervention throughout the region of West Africa.
The presence of U.S. military and intelligence forces in Africa is designed to bolster the strategic mineral and territorial interests of Wall Street. Africa is now supplying greater amounts of oil, natural gas and other essential minerals to economic interests of the ruling class.
AFRICA AND REGIONAL BLOCS OF THE GLOBAL SOUTH
With the growing role of the People's Republic of China on the continent, Washington and Wall Street are concerned that they will lose their post-World War II advantage in Africa.
Hence due to the declining economic influence of the U.S., the capitalist are relying more on aggressive military and intelligence operations to undermine Africa's long term interests which are more in line with other continental states as well as other geo-political regions of the world including Asia, the Middle East and Latin America.
The advent of regional blocs such as the Forum on China- Africa Cooperation (FOCAC) has served to provide the African Union member-states with both economic and political alliances that are outside U.S. and European Union influence. In regard to China, the socialist state has provided direct economic trade and development assistance which is far superior to the traditional relations established by the imperialist countries which enslaved Africans and colonized the continent for centuries. FOCAC has held five summits since 2000 and this is paralleled by the fact that now China is Africa's largest international trading partner.
China supported both Zimbabwe and Sudan when the U.S. and Britain sought to impose even harsher sanctions on these states through the United Nations Security Council. Zimbabwe maintains a "Look East" policy which has been significant in the survival of the Southern African state in the aftermath of its land redistribution program beginning in 2000 that prompted the West to enact draconian sanctions and regime-change plots against the ZANU-PF government.
The U.S. and Britain have sought the overthrow of the National People Congress (NPC) government in Sudan through the partition of the country in 2011 and the ongoing conflict in Darfur. Sudan prior to the partition was the largest geographic nation-state in Africa and is an emerging oil-producing country with close links to China and Iran. Israel and the U.S. have bombed Sudan on numerous occasions because Khartoum does not support Washington's foreign policy objectives in Palestine and throughout the Middle East.
Uprising in Tunisia, Egypt, Morocco and Algeria during 2010-
2011 saw the U.S. attempting to manipulate these developments to maintain Cairo, Tunis and Rabat in their own sphere of geo- political influence. The government in Algeria was able to resist these efforts while Libya faced an all-out onslaught that resulted in the destruction of the national infrastructure of this North African state, the theft of its foreign reserves and the abolition of its leading role on the African continent.
Other economic and political alliances have surfaced in the last few years which have impacted U.S. militarist policies toward Africa. The Southern African Development Community (SADC) has maintained its support of Zimbabwe which has been critical in its survival and economic recovery.
The Africa-South America Summit has held three gatherings, the latest of which was in March, in order to enhance cooperation and to form a bloc against U.S. efforts to undermine anti-imperialist governments in Latin America and developing relations between Africa and non-Western regional entities. Iran has also strengthened its relations with Africa and Latin America causing serious concerns on the part of the U.S.
The joining by the Republic of South Africa of the Brazil, Russia, India, China (BRICS) grouping has resulted in new initiatives being discussed including the creation of a development bank as well as independent foreign policy positions on Syria and Iran that are at variance with U.S. imperialism.
The failure of U.S. foreign policy toward Syria has been greatly determined by the role played on the part of Russia, Iran, China and Hezbollah in southern Lebanon along with other regional forces of the Global South who do not want another war of regime- change in the Middle East. Such wars could very well be carried out with greater determination in Sudan, Zimbabwe, Nigeria, South Africa and Somalia which would be against the interests of the peoples of Africa and working and oppressed peoples throughout the world.
THE PRINCIPAL AND PRINCIPLED ROLE OF THE ANTI-WAR MOVEMENT IN THE UNITED STATES
Our role in the United National Anti-War Coalition (UNAC) has been centered on developing and maintaining a clear anti- imperialist position that views U.S. imperialism as the principal threat to world peace. Africa is a focal point for military intervention by the Pentagon, the CIA and NATO and the anti-war and peace movements in the U.S. must be concerned about these trends and take decisive actions to thwart them.
UNAC at its founding conference in Albany in August 2010 unanimously passed a resolution opposing U.S. military intervention of any kind in Africa. We opposed the war of regime- change in Libya and have gone on record against the French invasion and occupation of Mali.
This coalition is by far the largest and most representative peace alliance in the U.S. We must build upon our successes in order to widen the organizations and grouping that we encompass so that we can further influence the anti-war struggle throughout North America and Western Europe.
Through our efforts in solidarity with the peoples of Africa, the Middle East, Central and South Asia, Korea, the South Pacific, Latin America and the Caribbean we enhance the capacity of the 99 percent to confront the owners of capital who are the principal purveyors of death and destruction throughout the world. It will be through this unity of purpose and action that war and exploitation can be eliminated throughout the planet.
Abayomi Azikiwe is Editor, Pan-African News Wire
NOTE: These remarks were made at the Left Forum during a panel entitled "The War on Africa." The panel was organized by the United National Antiwar Coalition (UNAC) and chaired by Joe Lombardo. Other panelists were Ana Edwards of the Virginia Defenders in Richmond,
Margaret Kimberley of Black Agenda Report and Patrick Bond, a professor at KwaZulu-Natal University in South Africa.

Copyright Pambazuka. Distributed by AllAfrica Global Media (allAfrica.com).

-0- Jun/14/2013 13:51 GMT"
 
Come volkl e k2 scelgano quali sci fare in germania e quali fare in cina proprio non lo so...
K2 ha comprato volkl/marker nel giugno 2004 per 124 milioni più i debiti...

in realtà non è proprio che K2 sia proprietaria di volkl. è il brand Jarden (che fa di tutto, dalle mazze da baseball alle pistole da paintball) che è proprietaria sia di volkl che di k2 (oltre che di marmot, marker, line etc)
le aziende sono completamente svincolate sia nella progettazione che nel marketing

gli sci vengono fatti sia in cina che in germania a seconda del tipo di manodopera che serve. per esempio un paio di anni fa il kuro era fatto in cina perchè serviva più manodopera per preparare i fianchetti.
Personalmente ho avuto kuro fatti in germania e kuro fatti in cina e non ho notato differenze di qualità

molti dei computer e dei cellulari che usiamo sono fatti in cina e non mi pare che richiedano poca tecnologia...

solo nel campo dello stampaggio degli scarponi la produzione è meno spostata in cina perché è necessario modificare ed ottimizzare stampi e processo produttivo in continuo per cui farlo in cina è più scomodo (e anche la manodopera durante lo stampaggio è molto limitata)
Poi magari l'assemblaggio viene fatto in cina o nei paesi dell'est....
 

.

A me gli Excalibur piacevano....e pure le nord-africane mi piacciono assaiHIHIHI

detto questo, sicuramente non comprerò mai sci fatti in Tunisia.... prenderò quelli fatti in Cina, che possiede ben altra tradizione sciistica!

Se non si capisce, nessun preconcetto per me...

Anche io non ho preconcetti, è per quello che parlavo della tradizione come aria fritta.
Gli excalibur non mi piacevano perchè all'epoca volevo uno sci molto reattivo da usare con pugno di ferro in guanto di velluto e che si arrabbiasse scaricandoti se non lo usavi come lui voleva. L'excalibur perdonava qualsiasi cosa tu decidessi di farci sopra, dal peso tutto indietro tipo " mi cago addosso per la pendenza" alla curva " inizio parallelo ma finirò con aprire a valle o a monte".
Vedo che nell'industria si tende a considerare l'operatore come un mero esecutore di una sequenza di operazioni elementari che poi vengono controllate da altri di grado più alto, al contrario gli artigiani ( ho in testa Peter Huta di Calliano anche se ho letto solo un articolo di giornale) sono direttori ed operatori allo stesso tempo. Alla fine credo che venga valutato il costo della manodopera qui e là, il costo dei trasferimenti di personale e trasporti di materiale, il costo delle macchine che possano ridurre il numero di operai e poi venga deciso tutto in base a dei conteggi, matematici piuttosto che non aritmetici.
Dice Gotamart "molti dei computer e dei cellulari che usiamo sono fatti in cina e non mi pare che richiedano poca tecnologia..." e ha ragione, contando che samsung fa anche gli iphone per apple e poi fanno finta di farsi causa.
Il mio dubbio era " ma perchè se a occhieppo boccheggio fra aperture e chiusura in tunisia trovo anche fior di clienti che mi affidano tutta o parte della loro produzione?"
 
Il sig. Tua ha aperto in tunisia una fabbrica che produce per molti clienti, tra i quali movement e sportiva (100% tunisia) e black crowes (in parte tunisia e in parte elan in slovenia). Sulla qualità produttva... Provate e fatevi un'idea. Quello che io noto è che tutti questi sono marchi premium con prezzi di vendita molto alti e che il luogo di produzione non è quasi mai citato... Il che non è molto elegante :-/
Ciao, scusa intendevi che la qualitá é discutibile oppure la qualitá é buona e pertanto un peccato la provenienza non venga citata?
Forse é solo che mi sto scordando l'italiano...
 
Ciao, scusa intendevi che la qualitá é discutibile oppure la qualitá é buona e pertanto un peccato la provenienza non venga citata?
Forse é solo che mi sto scordando l'italiano...

si era nel 2013 e fino ad allora movement non diceva (quasi) mai che gli sci erano fatti in tunisia. Adesso lo dicono più facilmente. La tecnologia è molto di avanguardia, la qualità produttiva è alta anche se hanno la fama di essere fragili.... forse per la costruzione (quasi sempre) molto leggera. Sono comunque sci che hanno molti stimatori e in diversi segmenti vendono molto.
 
si era nel 2013 e fino ad allora movement non diceva (quasi) mai che gli sci erano fatti in tunisia. Adesso lo dicono più facilmente. La tecnologia è molto di avanguardia, la qualità produttiva è alta anche se hanno la fama di essere fragili.... forse per la costruzione (quasi sempre) molto leggera. Sono comunque sci che hanno molti stimatori e in diversi segmenti vendono molto.

Grazie per la spiegazione Verbier - gentilissimo come sempre!

Un paio di anni fa avevo sciato con una guida - aveva i movement buzz e ne era molto contento infatti.
Sulla fragilitá... mmhh, peccato un po' - ho visto c'é un thread aperto da un altro utente che ha avuto problemi infatti (ma devo dire che in passato avevo letto di un Soul7 che si era spaccato a metá proptio nello stesso modo)
 
Col prezzo che si fanno pagare certi prodotti anche se spendono 15-20 euro in piu per produrli non vanno carto in fallimento. anzi, potrebbero fregiarsi, anche con un certo orgoglio, la produzione casalinga.
Anche nel modo del lusso ha fatto un certo scalpore l'inchiesta di Report con i costosissimi Moncler fatti in Transnistria.

Vorrei ricordare che i lavoratori tunisini, giustamente, tasse e contributi li pagano in Tunisia. I lavoratori italiani invece in Italia.
I disoccupati e cass'integrati italiani gli aiuti li prendono dal governo italiano, non quello tunisino.
 
Col prezzo che si fanno pagare certi prodotti anche se spendono 15-20 euro in piu per produrli non vanno carto in fallimento. anzi, potrebbero fregiarsi, anche con un certo orgoglio, la produzione casalinga.
Anche nel modo del lusso ha fatto un certo scalpore l'inchiesta di Report con i costosissimi Moncler fatti in Transnistria.

Vorrei ricordare che i lavoratori tunisini, giustamente, tasse e contributi li pagano in Tunisia. I lavoratori italiani invece in Italia.
I disoccupati e cass'integrati italiani gli aiuti li prendono dal governo italiano, non quello tunisino.

Buondi per tutti ...quello che posso dire da costruttore amatoriale di sci e' che il valore d'acquisto all'ingrosso dei materiali per produrre uno sci in carbonio e' di poco inferiore ai 200 euro .Ci vogliono per costruirlo 35 ore ..in Italia penso tutti sappiano fare il conto di cosa costa in termini di gestione un azienda e il prezzo della mano d'opera.
E ' evidente che non si tratta di 15 -20 euro perché non sarebbero nemmeno sufficienti per la logistica dei trasporti.
Il nord Africa il Marocco per esempio ,offre agli investitori ,a prescindere dal portafoglio che si vuole investire oltre che manodopera specializzata a 400€ mensili ,la possibilità di non pagare tasse nei primi cinque anni ...non so se mi spiego e con aliquote successive mi pare inferiori del 30 % .Naturalmete si può acquistare terreni a basso costo in aree artigianali per costruire la propria azienda .Non in ultimo si attiva una societa in 24 ore e il costo del commercialista per un fatturato inferiore al milione di euro annuo e' meno di mille euro. Allora cosa speriamo di fare ancora in i -taglia?
 
Se davvero ci vogliono 35 ore per fare degli sci allora non dovrebbero più produrre sci da nessuna parte in Europa, o farseli pagare 1500 euro in su.
 
Un conto ė la produzione artigianale dove tutto è a mano altro è la produzione industriale dove molti passaggi sono automatizzati.

Quindi il tempo complessivo delle ore di lavoro si riducono.

Quando facevamo i Leaf, soletta, amine, fianchetti e top erano tagliati con macchinari automatizzati a 5 assi, poi andava tutto assemblato e lasciato in pressa. Infine passava la finitura sui bordi e le verniciature.

Sicuramente non 35 ore di lavoro in una produzione di sci poco più che artigianale.

I tempi maggiori erano quelli di asciugatura della colla e delle vernici.
 
Se e' come per i serramenti in legno con i robot hai una precisione e qualita' uguale o superiore al al lavoro a mano. Per cui la delocalizzazione in quel caso sarebbe solo per non investire.
 
Se davvero ci vogliono 35 ore per fare degli sci allora non dovrebbero più produrre sci da nessuna parte in Europa, o farseli pagare 1500 euro in su.
Bhe.. sai io sono solo lo faccio per hobby ...se fossimo in due ci vorrebbero 20 ore e se fossimo in 4, 10 e cosi via e se poi automatizzi in meno di un ora fai un paio di sci asciugatura a parte ...solo che il risultato alla fine cambia poco tanti uomini ,tanti investimenti, tanti costi in piu' .
D'altronde mi pare che due mila euro per uno sci artigianale siano gia' state raggiunte...
 
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