Valanghe: conoscerle per evitarle

Io ero il bocia del gruppo, il socio aveva 17 anni in più di me e andava in montagna da ben prima che io sapessi cos'era lo scialpinismo.
Il problema, forse, è che aveva sempre prediletto roba meno ingaggiata e che richiedeva meno valutazione e accorgimenti.
Possibile che, al di là del divario di età e di esperienza, fossi io quello meglio preparato alla gestione di una situazione del genere e avrei forse dovuto più chiaramente prendere il comando in modo netto e inequivocabile. Ma non è facile "tra pari" e quando era proprio lui a esser in fissa per quella linea.
Si, non è facile prendere le redini della situazione quando si è tra amici, a meno che uno non sia indiscutibilmente riconosciuto come il più esperto.
Però in situazioni del genere sarebbe effettivamente auspicabile almeno discuterne tra tutti sulla modalità di come affrontare la discesa/salita e concordare una "tattica"
Poi oh, le variabili sono comunque infinite..
 
Si, non è facile prendere le redini della situazione quando si è tra amici, a meno che uno non sia indiscutibilmente riconosciuto come il più esperto.
Però in situazioni del genere sarebbe effettivamente auspicabile almeno discuterne tra tutti sulla modalità di come affrontare la discesa/salita e concordare una "tattica"
Poi oh, le variabili sono comunque infinite..
Sarebbe auspicabile eccome.
Il rimpianto maggiore che ho è proprio quello di non essermi assicurato che ciò che davo per scontato e che credevo di star dimostrando con le mie scelte fosse effettivamente cristallino agli occhi di tutti.
 
Li ho sentiti e dovrebbero avermi preiscritto alla parte teorica che si fa sta estate (in remoto).

Per i moduli pratici se ne riparla stagione prossima.

Io sta stagione ho scavato molto ma ho sciato poca roba consequenziale (stagione nivologicamente strana). Ho tenuto un taccuino dove riportavo info varie assieme a dati da ect fatte nello stesso luogo. Vale quel che vale (poco) ma a me piace.

@maremonti condoglianze, fa parte del gioco interrogarsi e arrovellarsi sui diversi scenari a bocce ormai ferme ed è successo anche a me (anche se non con epiloghi drammatici). Ti sono vicino.
Grazie del pensiero.

Di che corso si tratta?
Mi interesserebbe approfondire il più possibile la prossima stagione.
 
È il modulo 2a "osservatore nivologico" dell'AINEVA (vedi post di sollazzo)

Lo (in)seguo da anni e fino a poco tempo fa si trattava di fare una settimana dove condensavi 2 giorni in aula di nivologia/meteo alpino ecc e il resto dei giorni "sul campo".

Adesso invece hanno spacchettato il tutto e ora puoi fare prima la teoria (in remoto) e poi i moduli pratici quando vuoi in stagione, magari vedendo se li organizzano in una località non troppo distante.

Il modulo 2a è quello appena prima i corsi iperspecifici da professionisti del settore ("operatore distacco artificiale valanghe" ecc.)

Negli anni ho visto che L'AINEVA ha introdotto anche un corso più blando che si chiama "tracce" ma a me interessa il 2a.

Il sito è una baracca, se hai bisogno di info chiedimi che ti giro gli URL giusti.
 
È il modulo 2a "osservatore nivologico" dell'AINEVA (vedi post di sollazzo)

Lo (in)seguo da anni e fino a poco tempo fa si trattava di fare una settimana dove condensavi 2 giorni in aula di nivologia/meteo alpino ecc e il resto dei giorni "sul campo".

Adesso invece hanno spacchettato il tutto e ora puoi fare prima la teoria (in remoto) e poi i moduli pratici quando vuoi in stagione, magari vedendo se li organizzano in una località non troppo distante.

Il modulo 2a è quello appena prima i corsi iperspecifici da professionisti del settore ("operatore distacco artificiale valanghe" ecc.)

Negli anni ho visto che L'AINEVA ha introdotto anche un corso più blando che si chiama "tracce" ma a me interessa il 2a.

Il sito è una baracca, se hai bisogno di info chiedimi che ti giro gli URL giusti.
Avevo guardato tempo fa e mi pareva effettivamente gestito peculiarmente male quel sito.
Ti sarei grato se potessi girarmi i link su cellulare.
 

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Negli anni mi sono sempre più fatto l'idea che le valanghe se la prendano molto di più con gli esperti. Da merendero ho fatto cose senza senso e non ho mai staccato nulla di considerabile, poi ho cominciato a imparare e a documentarmi, studiare i bollettini, scegliere gli itinerari, stare a casa quando era pericoloso... e ho staccato robe inenarrabili :oops:
Quello che io ho personalmente riscontrato con l'aumentare delle conoscenze e dell'esperienza è che me la faccio sempre piu addosso. Da ragazzino stupido ne combinavo di ogni pensando di aver preso in considerazione di tutto e di piu ma col senno di poi mi è sempre andata di lusso (e sinceramente non solo per quanto riguarda neve e valanghe, ma ogni cosa in montagna)
Finalmente dopo anni che lo inseguivo quest'anno ho fatto il modulo 2a dell'AINEVA. Alla fine è tutto un terno al lotto :DDD scherzi a parte, corso super interessante. concetti triti e ritriti ma approfonditi al dettaglio. Non vedo l'ora l'anno prossimo di applicare un po' sul campo quanto appreso.

Domanda: quanti di quelli che praticano skialp hanno mai fatto un ect o similare o scavato per vedere meglio se la situazione "puzzava"? Quando abbiamo staccato qualche anno fa, la nostra valutazione era stata della serie "ma si secondo me è buona" 🥶
ect e rutschblock fatti magari in media due a stagione ma più per pura scienza che per avere effettive informazioni utilizzabili nei processi decisionali.

Faccio io una domanda a te: dopo aver fatto questo corso, sicuramente avrai un tomo di conoscenze in piu, ma pensi che siano conoscenze fini a se stesse o utilizzabili?
Anche io è da anni che sarei curioso di farlo, ma parlando con diverse persone mi sono fatto l'idea che sia più un qualcosa che va ad arricchire il sapere che qualcosa di pragmatico e utilizzabile in una qualsiasi uscita su neve.
Si fa tanta filosofia sull'importanza della comunicazione di gruppo in montagna, ma ho constatato tristemente che non è solo filosofia. Sarebbe bastato confrontarsi due minuti per evitare una situazione a cui non si può più rimediare.
Quello che si potrebbe far rientrare in un insieme piu grande che è la gestione del gruppo, forse l'aspetto piu complesso e difficile da gestire delle attività in montagna (o perchè no, qualsiasi cosa). Motivo per cui a certi corsi di formazione questo diventa l'argomento piu importante e piu discusso.
 
Questo credo sia abbastanza un classico.

Parlando per esperienza personale, ho notato che progredendo nell'esperienza pensiamo di aver acquisito le capacità per valutare e gestire certi pendii in certe condizioni. Magari una volta certe cose, ammesso che ne avessi riconosciute le criticità, le avrei lasciate stare. Mi è invece capitato d'infilarmi in posti non propriamente sani pensando di saperli gestire, che fosse con tagli assicurati, provocando piccoli distacchi volontariamente per "pulire" la linea, sciando avendo sempre d'occhio "isole" di sicurezza per uscire rapidamente da eventuali distacchi, sciando alternati aspettando fuori dalla linea di possibili smottamenti, e accorgimenti vari. Generalmente, funziona.

Finché non funziona più. Quest'inverno ho tirato fuori un amico che non ce l'ha fatta, e ho avuto parecchie occasioni d'interrogarmi sia sulle motivazioni che ci spingono a ficcarci in certi posti sia sulla necessità di avere un "protocollo" chiaro e assolutamente condiviso.
Il discorso delle motivazioni credo sia troppo personale e penso non sia nemmeno così utile cercare di spiegare quello che ci spinge.
Il discorso dei protocolli e della comunicazione è più lineare, condivisibile, e credo meriti parlarne perché può fare la differenza.
Per farla breve, dopo aver preso il comando, dopo aver dettato i tempi della discesa, chiamato gli altri a scendere, indicato dove tirarsi da parte sotto a massi laterali, pensavo che fosse sufficientemente chiara a tutti la serietà della situazione. Evidentemente non lo era, dato che l'amico anziché raggiungere me in un posto sicuro ha ben pensato di tirare un traverso perpendicolare al pendio e di staccare una montagna intera.
Quello che credo mi abbia fregato sia stato il fatto che quella linea non era particolarmente impegnativa, e che magari quell'approccio metodico e rigoroso lo do per scontato con altri soci, quelli con cui di solito vado a ficcare il culo nelle peste. Quel giorno lì ho sbagliato a non parlare tanto, a dare per scontata la condivisione della mia mentalità.

Si fa tanta filosofia sull'importanza della comunicazione di gruppo in montagna, ma ho constatato tristemente che non è solo filosofia. Sarebbe bastato confrontarsi due minuti per evitare una situazione a cui non si può più rimediare.
Cavolo, mi spiace un sacco, condoglianze. Non posso immaginare lo strazio di tirare fuori un compagno che non ce l'ha fatta :(

Ti posso fare alcune domande sull'incidente? Se non ne vuoi/non te la senti di parlarne visto il dramma lo capirei benissimo (sicuramente avrai avuto modo di parlarne con i tuoi compagni). Leggo che parli di "serietà della situazione". Avevate riscontrato "pericoli" nella salita? In quanti eravate? La comunicazione è fondamentale, ma quando poi capita il dramma bisogna essere degli automi a gestire la situazione (e questo purtroppo non è scontato: onestamente non saprei come reagirei poi nello stress del momento). Non siete riusciti a estrarlo in tempo (quanto era profondo il seppellimento) o è venuto a mancare per traumi durante il trascinamento?

Ripeto, spesso qui sul forum abbiamo analizzato incidenti in valanga fortunatamente tutti finiti bene. Purtroppo hai perso un amico, e se non ne vuoi parlare lo capisco benissimo.

Un abbraccio sincero.
 
Hai voglia di spendere due parole in più sul corso e anche su quello di primo livello?
Sono cose a cui vorrei davvero prendere parte..

Certamente.

Il corso di primo livello onestamente non so di cosa tratti: non è richiesto comunque per fare il modulo 2a.

Il modulo 2a è per l'appunto il corso per essere abilitato alla professione di "osservatore nivologico" (per le guide alpine per esempio è un esame obbligatorio, tant'è che moltissimi rilievi sono fatti proprio dalle guide alpine).

Il tema tratta bene o male le seguenti materie:

- nivologia (formazione/evoluzione del manto nevoso, classificazione e caratteristiche dei cristalli, profili stratigrafici / test stabilità etc);
- meteorologia alpina (formazione delle perturbazione / lettura delle carte / venti / inversioni termiche / etc);
- valanghe (classificazione / bollettino valanghe / fattori predisponenti per il distacco, prevenzione etc);
- autosoccorso;

Post covid hanno spacchettato il corso in più giorni. Ho fatto:

- 2 giorni da remoto (16h complessive) di lezioni teoriche (tenuti da professionisti vari tra tecnici aineva / guide alpine / fondazione montagna sicura / etc);
- 1 giorno in presenza (mattina teoria / pomeriggio pratica) su autosoccorso (con tecnici del soccorso alpino);
- 2 giorni di pratica sul campo per fare profili stratigrafici e compilazione dei vari moduli + inserimenti dei dati nei vari software per l'inserimento dei dati nella rete Aineva;
- mezza giornata per fare profilo stratigrafico in autonomia (gruppi di 3 persone) da validare per l'esame finale (ho allegato il profilo fatto a Limone Piemonte a fine febbraio: è stato un miracolo trovare una conca con 100cm di neve :D);

Infine c'è da tenere l'esame scritto (30 domande a risposta multipla) più orale.

Come dicevo, non è che siano cose nuove: alla fin fine sono cose trite e ritrite ma approfondite nel dettaglio, e sono usciti diversi spunti interessanti o comunque cose che ho rivisto sotto un'altra luce.

La materia principale del corso rimane la nivologia, quindi il riconoscimenti dei vari cristalli, lo studio dettagliato dei vari metamorfismi e che impatti hanno sul manto nevoso etc. Lo scopo alla fine è quello di formare figure per effettuare rilievi itineranti per poter aver dati per il bollettino valanghe.

A noi che facciamo sci alpinismo in tutte le sue sfaccettature serve? Probabilmente no, nel senso che un profilo stratigrafico non ha lo scopo di dire se quel pendio è sciabile o meno. Maggiori info te le danno i test di stabilità, ma sappiamo benissimo che ciò è stabile in un punto potrebbe non esserlo 50metri più in là. E di certo in una gita non ti metti a scavare ogni 50metri. Però è pur sempre un qualcosa in più: sono dell'idea che più cose si sanno, più si conosce la "materia", più possiamo giocarci meglio le nostre carte. Ma purtroppo non è una scienza esatta, e anche tutta l'esperienza del mondo non garantisce di scamparla: il pericolo zero ahimè sappiamo tutti che non esiste :(

Lo consiglierei? Sì, soprattutto perché hai modo di confrontarti con professionisti e altre persone con la stessa passione e magari affrontare la "materia" sotto punti di vista diversi da quelli con cui sei sempre stato abituato a ragionare.
 

Allegati

  • Mod4_Morniroli_Alessandro.pdf
    315.3 KB · Visualizzazioni: 135
Faccio io una domanda a te: dopo aver fatto questo corso, sicuramente avrai un tomo di conoscenze in piu, ma pensi che siano conoscenze fini a se stesse o utilizzabili?
Anche io è da anni che sarei curioso di farlo, ma parlando con diverse persone mi sono fatto l'idea che sia più un qualcosa che va ad arricchire il sapere che qualcosa di pragmatico e utilizzabile in una qualsiasi uscita su neve.

Come dicevo sopra, probabilmente sono per lo più conoscenza fini a se stessi, ma che ti arricchiscono e ti aiutano comunque a comprendere meglio quello che vedi in giro.

Cosa userei sul campo di quello imparato? Probabilmente questo:

L'istruttore con cui abbiamo fatto il profilo ci diceva che stanno cambiando "logiche" di esecuzione dei rilievi itineranti. Non si fermano in un punto e fanno un profilo e basta, ma piuttosto nel corso della "gita" fanno tanti ECT che è più veloce. Se riscontrano dall'ECT delle criticità, allora fanno il profilo per capire la causa.

Ci han consigliato una "logica" simile per le nostre gite di skialp: spesso capita infatti magari che nel gruppo ci siano passi diversi, e quindi di arrivare in un punto a fare una pausa e aspettare qualche minuto il compagno/i rimasti poco più indietro. Consigliava magari di fare un ECT che è relativamente veloce da fare in quelle pause. Se ti capita un ECT con criticità (scoperto quindi "per caso", senza magari aver riscontrato segnali negativi fino a quel momento), ecco forse è il momento di cominciare a rizzare le antenne e magari fermarsi un attimo per capire meglio su cosa si sta camminando.
 
Ultima modifica:
Piccolo OT: grazie delle condivisioni. Fa piacere leggere COSE di neve nel forum che ultimamente ha preso derive talkshow.

…e complimenti per le esperienze (al netto di quelle “dolorose” ovviamente).

Torno in silenzio ad assorbire info.
 
Grazie Sollazzo.

Davvero entusiasta di poter fare un mio profilo con tutti i crismi dopo anni di taccuino e Bloc notes, non vedo l'ora di iniziare.

Pasca ha già espresso gran parte dei miei dubbi e dei miei pensieri, secondo me un tema ulteriore è una conoscenza approfondita dei luoghi che a quel punto "puntella" ulteriormente l'importanza di ect/test e approcci "tattili". Ma non voglio dilungarmi.
 
Certamente.

Il corso di primo livello onestamente non so di cosa tratti: non è richiesto comunque per fare il modulo 2a.

Il modulo 2a è per l'appunto il corso per essere abilitato alla professione di "osservatore nivologico" (per le guide alpine per esempio è un esame obbligatorio, tant'è che moltissimi rilievi sono fatti proprio dalle guide alpine).

Il tema tratta bene o male le seguenti materie:

- nivologia (formazione/evoluzione del manto nevoso, classificazione e caratteristiche dei cristalli, profili stratigrafici / test stabilità etc);
- meteorologia alpina (formazione delle perturbazione / lettura delle carte / venti / inversioni termiche / etc);
- valanghe (classificazione / bollettino valanghe / fattori predisponenti per il distacco, prevenzione etc);
- autosoccorso;

Post covid hanno spacchettato il corso in più giorni. Ho fatto:

- 2 giorni da remoto (16h complessive) di lezioni teoriche (tenuti da professionisti vari tra tecnici aineva / guide alpine / fondazione montagna sicura / etc);
- 1 giorno in presenza (mattina teoria / pomeriggio pratica) su autosoccorso (con tecnici del soccorso alpino);
- 2 giorni di pratica sul campo per fare profili stratigrafici e compilazione dei vari moduli + inserimenti dei dati nei vari software per l'inserimento dei dati nella rete Aineva;
- mezza giornata per fare profilo stratigrafico in autonomia (gruppi di 3 persone) da validare per l'esame finale (ho allegato il profilo fatto a Limone Piemonte a fine febbraio: è stato un miracolo trovare una conca con 100cm di neve :D);

Infine c'è da tenere l'esame scritto (30 domande a risposta multipla) più orale.

Come dicevo, non è che siano cose nuove: alla fin fine sono cose trite e ritrite ma approfondite nel dettaglio, e sono usciti diversi spunti interessanti o comunque cose che ho rivisto sotto un'altra luce.

La materia principale del corso rimane la nivologia, quindi il riconoscimenti dei vari cristalli, lo studio dettagliato dei vari metamorfismi e che impatti hanno sul manto nevoso etc. Lo scopo alla fine è quello di formare figure per effettuare rilievi itineranti per poter aver dati per il bollettino valanghe.

A noi che facciamo sci alpinismo in tutte le sue sfaccettature serve? Probabilmente no, nel senso che un profilo stratigrafico non ha lo scopo di dire se quel pendio è sciabile o meno. Maggiori info te le danno i test di stabilità, ma sappiamo benissimo che ciò è stabile in un punto potrebbe non esserlo 50metri più in là. E di certo in una gita non ti metti a scavare ogni 50metri. Però è pur sempre un qualcosa in più: sono dell'idea che più cose si sanno, più si conosce la "materia", più possiamo giocarci meglio le nostre carte. Ma purtroppo non è una scienza esatta, e anche tutta l'esperienza del mondo non garantisce di scamparla: il pericolo zero ahimè sappiamo tutti che non esiste :(

Lo consiglierei? Sì, soprattutto perché hai modo di confrontarti con professionisti e altre persone con la stessa passione e magari affrontare la "materia" sotto punti di vista diversi da quelli con cui sei sempre stato abituato a ragionare.

Grazie, molto chiaro.
Non trovo modo d'iscriversi online e ora hanno il telefono staccato, domani mattina riprovo.

Nel quotidiano sulle Alpi ha, come giustamente suggerisci, forse più senso studiarsi il bollettino e tenere bene gli occhi aperti.
Nell'ottica di viaggio, acquisire "accademicamente" queste capacità lo trovo invece molto rilevante. Quest'inverno son stato a sciare in Montenegro, Serbia e Grecia, dove il servizio valanghe, come circa anche il soccorso, non esiste. Diventa dunque abbastanza fondamentale arrangiarsi nella valutazione.
 
Hanno chiuso le iscrizioni quindi ha senso chiederlo ora.

Qualche skifoso è iscritto ai moduli 2a1 e 2 fissati per settimana prossima?

Io sì, versato la quota e in attesa di ricevere il materiale didattico. Non vedo l'ora, anni che inseguo sto corso.
 
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