La dinamica delle valanghe sui pendii poco ripidi

Con la dicitura zone controllate si intendono tutti quei luoghi dove l'uomo normalmente vive o svolge le proprie attività in modo più o meno occasionale; tali luoghi, normalmente dotati di infrastrutture pubbliche o private, sono ad esempio le zone urbanizzate, la viabilità ordinaria, gli impianti sportivi e turistici, le piste da sci ecc..
Molto semplicemente, per zone non controllate si intendono invece tutti quegli spazi dove l'uomo non esercita un diretto controllo e pertanto non può garantire una totale (o presunta tale) sicurezza.
Come è facile intuire quindi, le zone non controllate rappresentano la totalità dei luoghi dove si svolge l'attività alpinistica e scialpinistica, ma anche il fuoripista e l'escursionismo, e gran parte di quelle attività che hanno come presupposto la frequentazione di luoghi più o meno selvaggi ed incontaminati, lontani dai normali flussi.
Dal punto di vista del problema valanghe, lo sciatore che frequenta le piste ufficialmente battute e regolarmente gestite, non ha nulla da temere per la propria sicurezza, così come chi percorre una strada, o si trova presso infrastrutture di qualsiasi tipo regolarmente autorizzate e gestite. Anche se sono ubicate nei posti apparentemente più ostici, come, ad esempio, una pista da sci, una strada o un rifugio di montagna, sono sicure, o rese tali, e costantemente controllate: in caso di pericolo degli esperti deputati al controllo intervengono con le azioni del caso ed in circostanze particolari attuano la chiusura delle strutture stesse.
Tuttavia non dobbiamo dimenticarci che al di fuori di tali zone, anche solo di pochi metri, siamo nel territorio non controllato, non "gestito", e pertanto potremmo anche trovarci in balia degli eventi naturali più imprevedibili.
Lo sciatore alpinista e l'alpinista, muovendosi normalmente in questo ambiente "non controllato", devono essere coscienti di tale condizione e pertanto devono rapportare il loro comportamento all'ambiente in cui si trovano, alle situazioni del momento e, se necessario, limitare il loro raggio d'azione, decidere se l'escursione è possibile o meno e scegliere il livello di pericolo da accettare. Per questo serve esperienza, conoscenza dell'ambiente, informazione ma soprattutto prudenza e capacità di osservare e capire. La prudenza e la preparazione devono permettere l'autosufficienza in ogni tipo di situazione ed in caso di incidente nello zaino deve esserci tutto quello che può servire.
Nella stessa identica situazione si trovano anche lo sciatore fuori pista e lo snowboarder che affrontano le loro discese ai margini delle piste battute. Il fatto di trovarsi anche a poche decine di metri dai "luoghi controllati", non deve ingannare poiché i pericoli e le relative conseguenze, possono essere molto simili a quelli della montagna più severa: unica differenza che quasi mai c'è consapevolezza della situazione, e pertanto spesso mancano anche preparazione e materiali adeguati.



http://www.aineva.it/pubblica/valanghe/false/falsesicurezze.html


Consiglio a tutti di visitare il sito dell' AINEVA, e di leggere tutte le pubblicazioni presenti sul sito!
 
Oggi attorno a quota 2800m ho staccato una valanga di piccole dimensioni (fronte 8m altezza 50cm lunghezza 200m) su un pendio sicuramente inferiore ai 28° canonici, probabilmente poco superiore ai 20°. Lentissima ma ovviamente ha formato pallottoloni anche grandi (80cm e oltre di diametro). Sollecitazione del pendio solo la mia in una normale curva. Neve abbondantemente primaverile. Pendio già tracciato precedentemente da 5 sciatori. Le valanghe sui pendii poco ripidi esistono.
 
le "valanghe" "a palle" (che ricordano quelle dei fumetti o dei cartoni animati ... io le chiamo "palle di Paperino" o "girelle motta") sono molto diverse da quelle a lastroni o di neve polverosa
ma possono essere comunque pericolose...ne ho viste formate di 4 m di diametro!
 

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