Quanto costa la benzina ...

Approfittarne per rendere la riduzione permanente, così da allineare finalmente il prezzo dei carburanti al resto d'Europa?
Eh già.....

Ma (non capisco niente di queste cose) il governo non incassava comunque più di iva con il costo maggiore del carburante?
Non possono mantenerlo fino a quando (se mai accadrà ancora) il prezzo si abbasserà fino a valori normali?
Per allinearlo al resto dei paesi europei senza ricominciare a competere con i miglior per il podio almeno di 15 centesimi dovrebbe essere abbassata l'accisa (come hanno fatto in Francia e in Germania dove adesso costa circa come in Italia).

Però ancora non riesco a capire perché dopo gli aumenti impazziti, il rapporto tra il costo dei carburanti nei vari paesi è saltato.

Soprattutto con Francia e Germania. Mi riferisco al gasolio perché è il carburante che utilizzo e sono meno attento al prezzo della benzina: in Francia fino a febbraio costava circa come in Italia (centesimo più o centesimo meno). Continua ad essere così anche adesso, anche se l'accisa (mi pare, come ho scritto prima) l'hanno ridotta solo di quindi centesimi.

Lo stesso discorso è attualmente valido anche per la Germania, dove però il gasolio è sempre costato meno (in alcuni casi nettamente di meno, anche di 25/30 centesimi al litro in base al land nelle stazioni di servizio più economiche) che in Italia.

Non dovrebbe costare in Francia più che in Italia e in Germania qualcosa in meno che in Italia? Prima che i governi riducessero le accise il prezzo si era praticamente allineato, pur partendo da condizioni differenti.

Addirittura in Austria subito dopo i giorni della follia costava tanto quanto in Italia, mentre lì 30 centesimi di differenza con l'Italia erano praticamente fissi (avevo rifornito a Villach a febbraio ad 1,37 mentre in Italia viaggiava già allegramente sopra l'euro e settanta. Mentre ero a sciare in Slovenia la Russia ha invaso l'Ucraina e sulla via del ritorno da Tarvisio ero entrato in Austria per rifornire, ad 1,56 nel distributore vicino al confine che era il prezzo praticato dalla Slovenia, dove però il governo già fissava un prezzo uguale per tutti se ricordo bene. Però su questo aspetto potrei sbagliarmi. Ma gli aumenti già avvenivano senza sosta fa qualche mese).

Come fa la non credo ricca Ungheria a mantenere un prezzo di 1,45 al litro per i cittadini?

In Croazia avrebbero dovuto aumentare il gasolio, ma sempre 13.08 kune costa. Invece adesso invece di diminuirlo, lo aumentano:


Mentre in Montenegro, dove costava esattamente come in Croazia fino a ieri, diminuisce di 11 centesimi.

 
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Mai sentito parlare di inflazione endogena e di inflazione esogena?

Pensi che sia un puro capriccio speculativo l'aumento dei prezzi? Beato te, vivi in un mondo semplice allora...

A me pure infastidisce un'inflazione così alta, come a tanti altri, ma non dico che è "solo speculazione", mi sembra che ci siano stati parecchi motivi contingenti e "pesanti" per spiegarne il picco.
Le "aspettative" fanno il resto. Non è detto che sia speculazione, purtroppo.
Se per motivi "contingenti e pesanti" ti riferisci alla guerra in Russia, io penso che in ogni caso non possa giustificare un aumento così sproporzionato su "tutto", cioè ammettendo pure il problema del gas che viene dalla Russia, e comunque non dimenticando che gli aumenti delle utenze domestiche sono partiti ben prima dello scoppio della guerra, ma del petrolio ? il petrolio non verrà mica tutto dalla Russia? ...tra l'altro, quanto costa produrre il petrolio e quanto invece lo paghiamo? al netto delle accise, le valutazioni del famoso "barile" con che criterio vengono fatte? ripeto, ci fosse un'economia in fermento (come lo era decenni fa) l'inflazione può essere giustificabile, ma in un periodo in cui siamo ancora con le ossa mezze rotte da 2 anni di covid, trovarsi un'inflazione dell'8% è inaudito, oltretutto senza la sincera speranza di un adeguamento degli stipendi medi dei lavoratori.
 
Approfittarne per rendere la riduzione permanente, così da allineare finalmente il prezzo dei carburanti al resto d'Europa?
Eh già.....

allineare a quali paesi d'Europa? nella penisola scandinava siamo a 2,60.

direi che più che allineare il prezzo agli altri paesi d'Europa ilprezzo andrebbe proporzionato al reddito medio.

oppure si allineano anche i redditi agli altri paesi d'Europa. ma è un discorso lungo
 
Il gasolio in Italia dovrebbe costare senza la riduzione esattamente come in Finlandia, se non sono saltata la proporzione anche con essa.

In Svezia già la scorsa estate costava 25 centesimi di più. In Norvegia un po' di meno ma ci sono alcune pompe c'è (erano) circa 20 centesimi di riduzione. Che una volta faceva più o meno il prezzo italiano (e dovrebbe essere anche così adesso senza i 35 centesimi in meno dello sconto).
 
Il gasolio in Italia dovrebbe costare senza la riduzione esattamente come in Finlandia, se non sono saltata la proporzione anche con essa.
ma parli seriamente?
In Finlandia (non parlo per sentito dire) a fronte del gasolio a 2,60
(prezzo di 2 settimane fa quando da noi era sopra le 2 €uro al netto delle riduzioni)
hanno un reddito medio pro capite più che doppio rispetto all'Italia.
per cui facendo la proporzione costa molto meno.
preferirei pagare il gasolio 2,60 ma guadagnare 5000 che pagarlo 2 e guadagnare 2000 o no?
 

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Non mi sono spiegato bene: "dovrebbe costare" avrebbe dovuto essere inteso come "dovrebbe attestarsi sui XXX euro in questi giorni, tanto quanto in Finlandia".

Altrimenti con tutto ciò che ho scritto prima sarei da Tso immediato.HIHIHI

Per il mio reddito e per quanto mi riguarda il prezzo massimo accettabile è di 1,50 euro al litro. Oltre è un ladrocinio, e non mi sento certamente meglio né mi sembra economico quando adesso lo vedo ad 1,89 o leggo che in Montenegro è ad 1,65 (quando magari fino allo scorso anno costava 1,20).

Poi quando non venderanno più automobili che con il mio piedino di fata percorrono questa media chilometrica, i viaggi dovranno essere pesantemente tagliati (e per quanto mi riguarda il mercato dell'auto può anche morire perché mi orienterò ancora di più nell'acquisto di automobili usate per spendere il meno possibile, tanto poi il resto bisogna aggiungerlo in maggior carburante):


IMG_20220719_190852.jpg



Essendo poi il prezzo del carburante più o meno simile in tutta Europa, da sempre c'è una profondissima ingiustizia dal momento che gli abitanti di Bulgaria e Lussemburgo devono approvvigionarsi di carburante a tariffe non troppo dissimili.

Rimane sempre un mistero per me poi perché il carburante in Europa debba costare molto di più che nella maggior parte del resto del mondo, paesi ricchi inclusi.

Per contrastare un po' questa spiacevole situazione le case automobilistiche hanno sviluppato motori a gasolio molto efficienti che qualche bas*ardo vorrebbe fare annotare solo nel diario dei ricordi.

Pe me che per turismo viaggio quasi sempre all'estero inoltre questa situazione è ancora più svantaggiosa perché nella maggior parte dei paesi non hanno applicato la riduzione temporanea dell'accisa, con il risultato che non c'è più nessuna differenza in termini di risparmio rispetto all'Italia.

Pensa che in Finlandia non pagano nemmeno i pedaggi. E in proporzione tante cose costano meno che in Italia. Ad esempio per mangiare a pranzo molti ristoranti hanno una formula "all you can eat" che costa dai 10 ai 15 euro.
 
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Se per motivi "contingenti e pesanti" ti riferisci alla guerra in Russia, io penso che in ogni caso non possa giustificare un aumento così sproporzionato su "tutto", cioè ammettendo pure il problema del gas che viene dalla Russia, e comunque non dimenticando che gli aumenti delle utenze domestiche sono partiti ben prima dello scoppio della guerra, ma del petrolio ? il petrolio non verrà mica tutto dalla Russia? ...tra l'altro, quanto costa produrre il petrolio e quanto invece lo paghiamo? al netto delle accise, le valutazioni del famoso "barile" con che criterio vengono fatte? ripeto, ci fosse un'economia in fermento (come lo era decenni fa) l'inflazione può essere giustificabile, ma in un periodo in cui siamo ancora con le ossa mezze rotte da 2 anni di covid, trovarsi un'inflazione dell'8% è inaudito, oltretutto senza la sincera speranza di un adeguamento degli stipendi medi dei lavoratori.
La situazione italiana non è quella "mondiale" e i prezzi delle commodities sono determinati dall'incontro di domanda e offerta a livello mondiale, che si esprime nel mercato dei futures su varie scadenze.

I motori dell'inflazione attuale son stati:
1) durante la crisi Covid molte produzioni di base son state tagliate (per esempio nel settore delle materie prime, ma non solo); molti investimenti son stati cancellati o sospesi. Molti lavoratori licenziati.
2) subito dopo, le Banche Centrali (Federal Reserve americana, Bce, Bank of England, ecc) e molti governi (determinante quello USA, ma anche molti di quelli europei) hanno pompato la domanda, elargendo soldi direttamente ai consumatori-famiglie e sorreggendo le imprese
3) La ripresa della domanda è stata violenta, più di quanto l'offerta potesse rimettere in campo; questo ha creato la prima molla dell'inflazione
4) le imprese, per star dietro alla domanda (inattesa fino al mese prima) hanno ripreso a fare ordini forsennatamente ai propri fornitori, ma non solo era difficile trovare materie prime e semilavorati subito pronti e in quantità adeguate, ma era anche difficile trasportarli da un porto all'altro, tra i continenti. Avere meno merce a disposizione ha portato le imprese a fare una sorta di "overbooking" sugli ordini successivi, cioè se serviva 100 e arrivava 50, l'ordine successivo lo facevano da 200 nella speranza che arrivasse una quantità vicina al 100 necessario. Facendo così tutti però c'è stata una corsa ai prezzi di materie prime e semilavorati, seconda molla dell'inflazione.
5) mentre in Europa e in USA, in qualche modo si è riusciti a fronteggiare il Covid con i vaccini, in Asia e soprattutto in Cina, cuore pulsante del mondo industriale, i vaccini meno efficaci e la politica di "tolleranza zero" han portato alla chiusura o alla clausura milioni di persone e, tra queste, quelle che lavoravano nei porti e nei trasporti. Le merci non si scaricavano e non si caricavano, o c'erano tempi di attesa in rada per le navi di diverse settimane e spesso capitavaa pure di dover cambiare porto per lo scarico... ma a quel punto le navi portacontainers non trovavano i containers che avrebbero dovuto caricare per il viaggio ... se il viaggio una nave da carico lo fa scarica, il costo del carburante viene spalmato sulle tariffe successive, così come il costo del tempo supplementare di permanenza in rada, ecc. Un meccanismo perfettamente oliato e strettamente interdipendente come quello delle spedizioni marittime è saltato... non si trovavano neanche i containers... a un certo punto non si trovava neanche il metallo per costruirne di nuovi. Questo ha prodotto un innalzamento stratosferico delle tariffe per lo "shipping"... altra molla dell'inflazione. Se tu avessi avuto un impresa e tanti soldi, saresti stato disposto a pagare il viaggio per le merci che servivano alla tua impresa più del tuo concorrente... forse tu avresti avuto i materiali per le tue produzioni e lui no; tu non avresti perso quote di mercato e lui sì. Si chiama, in gergo, "disruption" della "supply chain".
5) Alcune imprese, per quanto possibile, han cercato di assorbire questi costi improvvisi senza riversarli subito sui clienti (altre imprese o consumatori finali), altre son riuscite a passare quasi integralmente i costi a valle. Dipende dalla elasticità della domanda rispetto al prezzo di un bene e dalla presenza o meno di "nicchie di mercato". Altra molla dell'inflazione.
6) in America, dove il mercato del lavoro è più propenso a licenziare subito quando vedono la "mala parata" e a riassumere subito quando vedono che il peggio è alle spalle, c'è stata una corsa alle ri-assunzioni a colpi di offerte di salari maggiori per contendersi la poca manodopera libera. Perchè poca? Perchè erano comunque già vicini a una situazione di piena occupazione in molti settori e perchè, per sostenere i licenziati e le loro famiglie, son state messe in campo anche in America strutture di welfare "temporanee" per i disoccupati, che così però hanno avuto meno voglia del solito di essere ri-occupati. La corsa dei salari crea inflazione (aumentano i costi per le aziende che li pagano) ma per un certo verso sostiene anche la domanda (ci son più soldi da spendere, almeno finchè l'inflazione non morde troppo)
7) l'uscita dalla pandemia e la speranza di un rientro alla normalità progressivo nella "suplly chain" hanno aumentato la domanda, ma l'offerta era ancora minore di quanto fosse richiesto e i tassi di interesse mondiali erano ancora a zero (Usa) o sottozero (Europa); anche queste prospettive positive son state una molla per l'inflazione. A quel punto il mercato inizia a valutare la possibilità di un aumento dei tasai imminente, soprattutto negli Usa. Questo fa rafforzare il dollaro e per noi europei le merci che si comprano in dollari costano progressivamente di più.
Molti contratti sono protetti con i "derivati" da certe oscillazioni, ma vuol dire anche che le protezioni per i nuovi contratti costano sempre di più. Anche questo ha generato inflazione, perchè l'aumento dei derivati o dei futures arriva prima o poi nella vita reale, quelli sono i parametri su cui si basano i contratti che verranno via via stipulati.
8) in questo scenario, già molto delicato ma che sembrava in via di miglioramento, si innesta la crisi con la Russia a causa della guerra in Ucraina, con ulteriore guerra sui prezzi del gas (che si ramificano dal fornello di casa tua alle grandi centrali termoelettriche e alle grandi industrie energivore o chimiche), di molte materie prime di cui la Russia e l'Ucraina sarebbero esportatrici... ed è aumentato anche il prezzo dell'incertezza, che si è manifestato sui "futures" di queste materie prime e sui contratti "forward" cioè quelli che non partono oggi per regolare una consegna futura ma partono in un futuro prossimo per una consegna a un prezzo predererminato di un certo bene per una data futura successiva.

Screenshot_20220712-081716_Bloomberg Professional.jpg


Per esempio questo grafico indica in blu l'andamento futuro dei prezzi del gas così come era atteso il 12 luglio secondo i contratti "futures" e "forward"; la linea bianca era quella che si poteva umanamente prevedere il 3 marzo. Prezzi che diminuiscono più lentamente e rimangono alti più a lungo. I contratti del gas si nutrono di queste stime e queste stime sono aggiornate periodicamente, incorporando di volta in volta le informazioni che si rendono disponibili e le stime su quelle informazioni future e non certe.


Oggi, sia a causa della situazione economica in Cina (economia in rallentamento), sia a causa dell'aumento dei tassi in Usa (effettivo ed atteso) e in Europa (imminente il primo e atteso il successivo) la stima di una recessione nel 2023-2024 è arrivata a una probabilità del 75% (solo l'anno scorso era del 13%, residuale...) e molte commodities sono già scese molto, e con esse i valori delle società che le trattano. Questi effetti però saranno avvertiti dalla gente comune nei prossimi mesi, ora abbiamo ancora l'onda lunga del ciclo di rialzo precedente.
 
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La situazione italiana non è quella "mondiale" e i prezzi delle commodities sono determinati dall'incontro di domanda e offerta a livello mondiale, che si esprime nel mercato dei futures su varie scadenze.

I motori dell'inflazione attuale son stati:
1) durante la crisi Covid molte produzioni di base son state tagliate (per esempio nel settore delle materie prime, ma non solo); molti investimenti son stati cancellati o sospesi. Molti lavoratori licenziati.
2) subito dopo, le Banche Centrali (Federal Reserve americana, Bce, Bank of England, ecc) e molti governi (determinante quello USA, ma anche molti di quelli europei) hanno pompato la domanda, elargendo soldi direttamente ai consumatori-famiglie e sorreggendo le imprese
3) La ripresa della domanda è stata violenta, più di quanto l'offerta potesse rimettere in campo; questo ha creato la prima molla dell'inflazione
4) le imprese, per star dietro alla domanda (inattesa fino al mese prima) hanno ripreso a fare ordini forsennatamente ai propri fornitori, ma non solo era difficile trovare materie prime e semilavorati subito pronti e in quantità adeguate, ma era anche difficile trasportarli da un porto all'altro, tra i continenti. Avere meno merce a disposizione ha portato le imprese a fare una sorta di "overbooking" sugli ordini successivi, cioè se serviva 100 e arrivava 50, l'ordine successivo lo facevano da 200 nella speranza che arrivasse una quantità vicina al 100 necessario. Facendo così tutti però c'è stata una corsa ai prezzi di materie prime e semilavorati, seconda molla dell'inflazione.
5) mentre in Europa e in USA, in qualche modo si è riusciti a fronteggiare il Covid con i vaccini, in Asia e soprattutto in Cina, cuore pulsante del mondo industriale, i vaccini meno efficaci e la politica di "tolleranza zero" han portato alla chiusura o alla clausura milioni di persone e, tra queste, quelle che lavoravano nei porti e nei trasporti. Le merci non si scaricavano e non si caricavano, o c'erano tempi di attesa in rada per le navi di diverse settimane e spesso capitavaa pure di dover cambiare porto per lo scarico... ma a quel punto le navi portacontainers non trovavano i containers che avrebbero dovuto caricare per il viaggio ... se il viaggio una nave da carico lo fa scarica, il costo del carburante viene spalmato sulle tariffe successive, così come il costo del tempo supplementare di permanenza in rada, ecc. Un meccanismo perfettamente oliato e strettamente interdipendente come quello delle spedizioni marittime è saltato... non si trovavano neanche i containers... a un certo punto non si trovava neanche il metallo per costruirne di nuovi. Questo ha prodotto un innalzamento stratosferico delle tariffe per lo "shipping"... altra molla dell'inflazione. Se tu avessi avuto un impresa e tanti soldi, saresti stato disposto a pagare il viaggio per le merci che servivano alla tua impresa più del tuo concorrente... forse tu avresti avuto i materiali per le tue produzioni e lui no; tu non avresti perso quote di mercato e lui sì. Si chiama, in gergo, "disruption" della "supply chain".
5) Alcune imprese, per quanto possibile, han cercato di assorbire questi costi improvvisi senza riversarli subito sui clienti (altre imprese o consumatori finali), altre son riuscite a passare quasi integralmente i costi a valle. Dipende dalla elasticità della domanda rispetto al prezzo di un bene e dalla presenza o meno di "nicchie di mercato". Altra molla dell'inflazione.
6) in America, dove il mercato del lavoro è più propenso a licenziare subito quando vedono la "mala parata" e a riassumere subito quando vedono che il peggio è alle spalle, c'è stata una corsa alle ri-assunzioni a colpi di offerte di salari maggiori per contendersi la poca manodopera libera. Perchè poca? Perchè erano comunque già vicini a una situazione di piena occupazione in molti settori e perchè, per sostenere i licenziati e le loro famiglie, son state messe in campo anche in America strutture di welfare "temporanee" per i disoccupati, che così però hanno avuto meno voglia del solito di essere ri-occupati. La corsa dei salari crea inflazione (aumentano i costi per le aziende che li pagano) ma per un certo verso sostiene anche la domanda (ci son più soldi da spendere, almeno finchè l'inflazione non morde troppo)
7) l'uscita dalla pandemia e la speranza di un rientro alla normalità progressivo nella "suplly chain" hanno aumentato la domanda, ma l'offerta era ancora minore di quanto fosse richiesto e i tassi di interesse mondiali erano ancora a zero (Usa) o sottozero (Europa); anche queste prospettive positive son state una molla per l'inflazione. A quel punto il mercato inizia a valutare la possibilità di un aumento dei tasai imminente, soprattutto negli Usa. Questo fa rafforzare il dollaro e per noi europei le merci che si comprano in dollari costano progressivamente di più.
Molti contratti sono protetti con i "derivati" da certe oscillazioni, ma vuol dire anche che le protezioni per i nuovi contratti costano sempre di più. Anche questo ha generato inflazione, perchè l'aumento dei derivati o dei futures arriva prima o poi nella vita reale, quelli sono i parametri su cui si basano i contratti che verranno via via stipulati.
8) in questo scenario, già molto delicato ma che sembrava in via di miglioramento, si innesta la crisi con la Russia a causa della guerra in Ucraina, con ulteriore guerra sui prezzi del gas (che si ramificano dal fornello di casa tua alle grandi centrali termoelettriche e alle grandi industrie energivore o chimiche), di molte materie prime di cui la Russia e l'Ucraina sarebbero esportatrici... ed è aumentato anche il prezzo dell'incertezza, che si è manifestato sui "futures" di queste materie prime e sui contratti "forward" cioè quelli che non partono oggi per regolare una consegna futura ma partono in un futuro prossimo per una consegna a un prezzo predererminato di un certo bene per una data futura successiva.

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Per esempio questo grafico indica in blu l'andamento futuro dei prezzi del gas così come era atteso il 12 luglio secondo i contratti "futures" e "forward"; la linea bianca era quella che si poteva umanamente prevedere il 3 marzo. Prezzi che diminuiscono più lentamente e rimangono alti più a lungo. I contratti del gas si nutrono di queste stime e queste stime sono aggiornate periodicamente, incorporando di volta in volta le informazioni che si rendono disponibili e le stime su quelle informazioni future e non certe.


Oggi, sia a causa della situazione economica in Cina (economia in rallentamento), sia a causa dell'aumento dei tassi in Usa (effettivo ed atteso) e in Europa (imminente il primo e atteso il successivo) la stima di una recessione nel 2023-2024 è arrivata a una probabilità del 75% (solo l'anno scorso era del 13%, residuale...) e molte commodities sono già scese molto, e con esse i valori delle società che le trattano. Questi effetti però saranno avvertiti dalla gente comune nei prossimi mesi, ora abbiamo ancora l'onda lunga del ciclo di rialzo precedente.
Ai tuoi punti aggiungerei che laddove ci sia un elevato tasso di inflazione, gli operatori carichi di liquidità cercano di disfarsene convertendola per quanto possibile in scorte di materie prime disponibili, anche oltre il necessario, alimentando ricorsivamente domanda e quindi inflazione.
 
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...lo Stato? che parte fa in questo ingranaggio perverso?

Lo Stato é il principale colpevole.

Gli stipendi ai lavoratori sono una parte della torta (Pil). Un altra parte va a chi mette il capitale di rischio. Una grandissima parte della torta va allo Stato e non rientra sotto forma di servizi né al lavoratore nè all'imprenditore.

E siccome questa cosa penalizza molto chi rischia, molti non cominciano nemmeno a rischiare. E invece di una nuova azienda che ruba a un'altra un lavoratore dandogli di più, hai solo un azienda vecchia decotta che può tenere bassi gli stipendi per tirare su due lire di utile.

La soluzione é tagliare pesantemente lo Stato, che é il problema e non la soluzione.
 
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Pensa che in Finlandia non pagano nemmeno i pedaggi. E in proporzione tante cose costano meno che in Italia. Ad esempio per mangiare a pranzo molti ristoranti hanno una formula "all you can eat" che costa dai 10 ai 15 euro.


Mi hai ricordato la gioventù. Estate post maturità, Inter rail fino a Capo Nord, ci nutrivamo di biscotti secchi (quelli con crema costavano troppo) e scatolette di tonno.

Poi arrivati infine a Helsinki troviamo uno di questi all you can eat (il primo visto in vita mia, stentavo a capire bene il funzionamento), con addirittura la pizza, un sogno! Dopo esserci devastati siamo rimasti dentro a cazzeggiare per farci tornare ancora la fame.

Giravo un mese in europa con l'equivalente di circa 800 euro, bei tempi però
 
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Pensa che in Finlandia non pagano nemmeno i pedaggi. E in proporzione tante cose costano meno che in Italia. Ad esempio per mangiare a pranzo molti ristoranti hanno una formula "all you can eat" che costa dai 10 ai 15 euro.
Vero però a parte gli "all you can eat" la ristorazione non è proprio economica.
una pizza margherita va dalle 18 alle 20 euro e una birra media è intorno alle 10, e non solo ad Helsinki,
in qualunque ristorante normale se prendi un piatto ed una birra spendi dalle 40 alle 50
l'esempio più lampante è starbucks un espresso ad Helsinki 3,90 un espresso a Milano 1,40.
La cosa che invece mi ha impressionato (a parte appunto le autostrade gratis e piene di autovelox) sono i trasporti pubblici (che tutti utilizzano) i treni ad esempio costano +/- come in Italia a parità di percorrenza
chilometrica ma sono di un altro pianeta c'è pure il caffè gratis ed un wi-fi da paura.
 
l'esempio più lampante è starbucks un espresso ad Helsinki 3,90 un espresso a Milano 1,40.
Mangiare non è di certo economico al di fuori di questi "inspiegabili" buffet a pranzo (che per un turista però possono salvare la giornata. Anche i ristoranti presso i supermercati o le stazioni di servizio con centro commerciale annesso il più delle volte lo fanno, con tanta scelta e dalla mia esperienza con una qualità più che accettabile. Infatti è pieno di vecchietti che mangiano a pranzo.
A Rovaniemi addirittura ho mangiato in un ristorante turco che faceva di tutto: mai trovato così tanta diversità nemmeno in Turchia. Credo che la maggior parte dei cibi presenti sul menù e preparati a caro prezzo la sera ci fossero anche a pranzo.

Però... Però.... Il caffè espresso di Starbucks non fa testo perché solo in Italia costa così poco perché (credo) altrimenti non avrebbe molto mercato (anche se in Italia trovo molto strano andare lì per bere un caffè espresso e non un "beverone").
Altrove costa circa tre euro.
 
piene di autovelox
A differenza degli altri paesi nordici dove gli autovelox sono ben segnalati lì non è così.
Nel senso che ci sono due tipi di strade: quelle con i rilevatori e quelle senza. In quelle dove ci sono c'è un cartello all'inizio o negli incroci con il simbolo della fotocamera, e poi se ne trovano tantissimi.

Però è legale che vengano segnalati ed è sufficiente dotarsi di un navigatore satellitare che ne indica la presenza esatta.
Sulle strade statali in estate il limite di velocità è spesso di 100 km/h. Anche in autostrada però c'è questo limite per la metà del tragitto.
Ma è a mio avviso un altro guidare, molto più rilassante e tranquillo*.

*Come negli altri paesi nordici però nelle zone dove non c'è niente per decine di chilometri ci sono alcuni locali che guidano molto veloce e ben oltre il limite di velocità.
 
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