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VETTORE
I saccentoni del funerale dello sci, i moralizzatori, coloro che dall’alto della loro cattedratica cultura ci ammoniscono continuamente (tipo “ricordati che devi morire”), come se noi sciatori fossimo un branco di stupidi con i paraocchi, completamente ignari del cambio climatico, mentre loro depositari della scienza più evoluta…
Ecco, tali individui, con in tasca solo certezze e nessun dubbio, affermano che per l’Appennino lo sci alpino sia già morto e sepolto fin d’ora, mentre le Alpi hanno gli anni contati.
Secondo me le persone intelligenti hanno molti dubbi e poche certezze. Per quanto possa essere idiota colui che appena vede mezzo metro di neve in terra si butta sui social a fare lo sborone con commenti del tipo “…non fiocca più hahaha ”, parimenti imbecille è chi ripete a pappagallo ciò che il mainstream ci propina, dall’alto della propria “ragionevolezza”, senza sapere nulla di meteorologia.
Crechiamo di ragionare con un po' di buon senso.
Il cambio climatico sul Mediterraneo ha portato tre cose:
Sulla base di questa semplificazione, premesso che in generale tutti ci perdono e la neve diventa ovunque più rara, rispetto al passato le Alpi hanno perso più degli Appennini, hanno tre fattori sfavorevoli contro i due degli Appennini.
Ovviamente questa analisi semplicistica presta il fianco a mille critiche ma, un conto è tentare una analisi, altro è sparare a zero senza cognizione di causa. Sono sicuro che oltre il 90% dei commentatori seriali del funerale delle sci non sappia nemmeno il significato del termine "orografia", inteso in senso meteorologico.
Gli Appennini fin dai tempi remoti hanno dovuto fronteggiare le oscillazioni di temperatura ed umidità, che rendevano la stagione sciistica discontinua. Oggi più che mai soffrono tale fenomeno, ma per loro non è una novità, i gestori sono consapevoli che durante la stagione ci saranno periodi di chiusura per assenza di neve.
Per le Alpi, al contrario, una tale frequenza di ondate di caldo estremo, che possono portare alla totale chiusura degli impianti per periodi prolungati, è una novità (penso ad esempio alle feste natalizie in Alta Savoia). Inoltre la meridianizzazione delle correnti è quanto di più deleterio possa esistere per acuire la siccità del versante sud dell’Arco Alpino.
Lo scorso inverno Camigliatello Silano ha fatto l'en plein e le Alpi hanno sofferto da cani, quest'anno idem! Non voglio elevare a statistica tale dato, con la disonestà intellettuale dello sborone del "...non fiocca più hahaha", tuttavia questo è un dato, e con grande probabilità figlio del cambio climatico.
Per concludere ribadisco, se mai non fosse ancora chiara la mia opinione: la situzione è drammatica per tutti e non abbiamo bisogno degli scienziati da tastiera che ce lo ricordano in ogni momento, tuttavia, la meteorolgia e l'orografia sono sistemi complessi la cui lettura non più essere ridotta a frasi fatte e lughi comuni, infatti, non ci sono più le mezze stagioni.
Ecco, tali individui, con in tasca solo certezze e nessun dubbio, affermano che per l’Appennino lo sci alpino sia già morto e sepolto fin d’ora, mentre le Alpi hanno gli anni contati.
Secondo me le persone intelligenti hanno molti dubbi e poche certezze. Per quanto possa essere idiota colui che appena vede mezzo metro di neve in terra si butta sui social a fare lo sborone con commenti del tipo “…non fiocca più hahaha ”, parimenti imbecille è chi ripete a pappagallo ciò che il mainstream ci propina, dall’alto della propria “ragionevolezza”, senza sapere nulla di meteorologia.
Crechiamo di ragionare con un po' di buon senso.
Il cambio climatico sul Mediterraneo ha portato tre cose:
- Diminuzione della frequenza delle precipitazioni (sfavorevole per tutti)
- Marcata meridianizzazione delle correnti (favorevole agli Appennini, sfavorevole per gran parte dei settori delle Alpi Italiane)
- Oscillazioni termiche esorbitanti (sfavorevole per entrambi ma certamente più penalizzante per gli Appennini).
Sulla base di questa semplificazione, premesso che in generale tutti ci perdono e la neve diventa ovunque più rara, rispetto al passato le Alpi hanno perso più degli Appennini, hanno tre fattori sfavorevoli contro i due degli Appennini.
Ovviamente questa analisi semplicistica presta il fianco a mille critiche ma, un conto è tentare una analisi, altro è sparare a zero senza cognizione di causa. Sono sicuro che oltre il 90% dei commentatori seriali del funerale delle sci non sappia nemmeno il significato del termine "orografia", inteso in senso meteorologico.
Gli Appennini fin dai tempi remoti hanno dovuto fronteggiare le oscillazioni di temperatura ed umidità, che rendevano la stagione sciistica discontinua. Oggi più che mai soffrono tale fenomeno, ma per loro non è una novità, i gestori sono consapevoli che durante la stagione ci saranno periodi di chiusura per assenza di neve.
Per le Alpi, al contrario, una tale frequenza di ondate di caldo estremo, che possono portare alla totale chiusura degli impianti per periodi prolungati, è una novità (penso ad esempio alle feste natalizie in Alta Savoia). Inoltre la meridianizzazione delle correnti è quanto di più deleterio possa esistere per acuire la siccità del versante sud dell’Arco Alpino.
Lo scorso inverno Camigliatello Silano ha fatto l'en plein e le Alpi hanno sofferto da cani, quest'anno idem! Non voglio elevare a statistica tale dato, con la disonestà intellettuale dello sborone del "...non fiocca più hahaha", tuttavia questo è un dato, e con grande probabilità figlio del cambio climatico.
Per concludere ribadisco, se mai non fosse ancora chiara la mia opinione: la situzione è drammatica per tutti e non abbiamo bisogno degli scienziati da tastiera che ce lo ricordano in ogni momento, tuttavia, la meteorolgia e l'orografia sono sistemi complessi la cui lettura non più essere ridotta a frasi fatte e lughi comuni, infatti, non ci sono più le mezze stagioni.
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