Il punto d) e la parte finale è in contraddizione. "
La resistenza al cambiamento è sintomo di invecchiamento" anche nel non accettare la deriva rap/trap. La musica "
non è più come prima". Che non è alta, bassa, larga o stretta semplicemente è cambiata.
Non mi ti aspetto, quindi, con il berretto al contrario mentre afferri il cavallo dei pantaloni extralarge, i gusti non si discutono, ma devi accettare il cambiamento. Il Quartetto Cetra non c'è più, non puoi rimpiangere i bei tempi di quando potevi ascoltare "Tuli tulipan" dal grammofono del vicino.
Alt, mi sa che hai letto male o con le lenti del pregiudizio, io il cambiamento lo accetto, non posso e non voglio impedire rap e trap.
Ma sono d'accordo con te che sia una deriva. E non si tratta di gusti: esiste musica che resta nel tempo e musica da due lire.
Anche "Tulitulipan" (che peraltro forse sentiva mia madre, non io) era una deriva commerciale dal modestissimo valore musicale, di quelle mille canzoni tutte uguali non è rimasto nulla se non un paio di titoli simbolo.
Invece Mozart, Chopin , Puccini, i Pink Floyd, Elton John e i Queen li ascolti ancora.
Dico, alla fine, che il trap e il rap prodotti in Europa valgono quanto valevano all'epoca Orietta Berti o Tony Santagata ovvero (musicalmente) poco.
È musicarella commerciale al 99%, dai, ammettiamolo.
Parlando di musica, il Rap è alla radice la musica del disagio, musica degli emarginati americani.
Si basa soprattutto su testi molto interessanti e "forti" .
Se a quei testi sostituisci la canzoncina d'amore adolescenziale hai "
Le strofe languide di tutti quei cantanti con le facce da bambini e con i loro cuori infranti" come cantava Finardi anni fa. Ti resta la base ritmica, una melodia basica e un testo di melma. Un po' poco, direi.