Mi permetto di intervenire
remessa:
1) mai stato tesserato CAI per scelta personale (detto ciò,vista la vastità dell' ente non mi sono mai permesso di giudicare singoli membri/istruttori per partito preso,la mia è una scelta assolutamente soggettiva).
sull' eliski non ho un' opinione,davvero non riesco,troppi fattori contrastanti tra loro che mi tirano una volta da una parte una volta da un' altra. Continuerò a leggere la discussione con interesse.
Mi preme peró offrire qualche spunto su alcuni argomenti: si parla di natura,e quando si parla di essa bisogna adottare una visione di insieme che possa comprendere ogni suo piccolo elemento,senza cadere nell' errore di banalizzare certi argomenti.
Il povero gallo forcello ha un' importanza unica nell' ecosistema alpino: per quanto riguarda il punto di vista faunistico probabilmente uscirei dal seminato con un sacco di informazioni che forse non interessano,ma visto che si è parlato di caccia e,di conseguenza,di vita alpina (quella vera) vorrei spezzare una lancia a favore del forcello,dell' urogallo e di tutte quelle bestie che magari a certi frequentatori superficiali della montagna non dicono nulla solo perchè non vengono a mangiarti il cibo dalla mano come la marmotta in rifugio oppure perchè non li si vede abbastanza in giro per far la foto e metterla su facebook.
Nelle vallate più povere del friuli e anche di certe zone del veneto il forcello e il cedrone hanno dato più loro da mangiare ai valligiani che cento frullini. In primavera quando arrivava la stagione dell' amore dei galli-e si riusciva a prenderne qualcuno-si riusciva a comprare un bel po' di polenta grazie a loro. I vecchi di certi paesi dalle mia parti ricordano ancora certi tirolesi paciocconi che passavano di la' e pagavano a peso d' oro le piume più belle da appuntare sul cappello.
Quindi io,che non vorrei schierarmi da nessuna parte ancora (troppo confuso),chiedo solo a coloro che includono la natura nelle loro argomentazioni- sia i più "ambientalisti" (che mi hanno sempre deluso comunque) che i talebani- di non approfittare dell' enormità dell' argomento per buttarci dentro luoghi comuni e mezze verità.
Ne approfitto anche per portare un altro esempio dove piccoli fattori apparentemente microscopici conducono alla nascita di un prblema mooolto più considerevole: le zecche.
Meno sfalci/cura dei prati=-più vegetazione incolta-aumento degli ungulati-aumento dei vettori e quindi della diffusione delle zecche.
L' impatto ambientale di qualunque attività (di origine antropica o non) non si misura dalla presunta importanza di chi/cosa subisce il danno. Tutto in natura è importante.
Colgo anche lo spunto di Carlo dove lui paragona il CAI alla politica: sono assolutamente d' accordo con lui,proprio perchè pensare che il CAI (con il numero di iscritti che ha, per la diversa natura delle iscrizioni stesse-chi per l' aasicurazione,chi per tradizione- e specialmente per la vastita' e la disparita' che vige tra diverse sezioni) possa avere una posizione condivisa sull' eliski è pura fantascienza. È un modo di pensare ingenuo,un po' come chi dice che i politici "son tutti uguali".
i