Di nuovo sul Vajo Scuro con la difficilissima, e sottolineo difficilissima, variante del Lovaraste. Penso sia uno dei giri più belli, selvaggi e completi di questa parte delle Piccole Dolomiti. Trovi sempre poca gente, metti perchè è lungo e faticoso e metti perchè il sentiero non è addomesticato e alcuni passaggi sono da fare con attenzione.
Molto bella la salita alla croce del Monte Obante: attenzione che non so se c'è un vero sentiero che vi arriva... io mi ritrovo ogni volta ad interpretare il modo per arrivarci
Si parte da qui, parcheggiando nei pressi del rifugio C. Battisti ai piedi del Monte Zevola e di un itinerario che interessa molto i frequentatori di questo sito, il Vajo dell'Acqua!
La prima parte del sentiero corre per boschi e prati. Davanti a noi le nostre mete.
Sentiero che nella prima parte è perfettamente segnalato. Dopo, ho letto in rete, sembra di no, molti si lamentano.
Personalmente a me sembra segnalato bene a patto di sapere in anticipo grossomodo dove andare.
Giornata che parte con il cielo azzurro. Ma siamo nella valle della pioggia quindi quella minuscola nuvola a breve diventerà un uragano.
Dopo aver attraversato il bosco di faggi, stupendo, si incontrano i primi tratti di cavo utili solo in caso di umidità e terreno bagnato: quindi sempre.
Ecco il Monte Zevola con il famigerato Vajo dell'Acqua.
Se non fosse per il "Piccole" davant ial nome quasi sembra di essere in Dolomiti.
Consigli di mettere l'imbrago a questo punto. Si deve scendere questa parete che è sempre umida e scivolosa.
Stiamo scendendo nel Vajo del Lovaraste, percorso alpinistico che probabilmente una volta si faceva a pieda ma che ora mi pare sia interdetto nel periodo estivo per troppe scariche di sassi.
Ecco per dove siamo scesi. Utili dei guanti per far maggior presa sulla corda.
Si cammina per 2 minuti ed ecco l'attacco della parte difficilissima. Non lo dico tanto per dire, personalmente è uno dei tratti di ferrata più tosti mai fatti. Il pezzo finale è strapiombante, con anelli lontani uno dall'altro e appigli consumati e unti. Sforza moltissimo le braccia e temo che più di qualcuno abbia inventato nuove imprecazioni per salirlo. Consigli di portarsi una corda corta da attaccare all'imbrago per poter farsi una sosta e far riposare corpo e braccia prima dei crampi.
Il primo tratto è divertente anche se non banale.
Ecco il tratto difficile. Niente foto *durante* la salita: una sosta li ti sfibra le braccia a meno che uno non sia un arrampicatore allenato e allora può permettersi il lusso di salire con calma. Per gli altri l'unico consiglio che posso dare è di partire concentrati e fare sto pezzo più velocemente possibile.
Siamo fuori dal tratto verticale.
Si vede il Vajo Scuro: si risale tutto quel canalone a destra della roccia che *forse* si chiama torrione Recoaro.
La prima parte del Vajo Scuro passa dentro la roccia. Si deve risalire una stretta fessura umida liscia e con roccia consumata: cambierete il concetto di roccia scivolosa
E poi il Vajo prosegue così: sfasciuti e sassi.
Passaggio scenografico sotto il sasso in bilico.
Si arriva in forcella e per la prima volta compare l'Alpe di Campogrosso.
Deviazione alla panoramicerrima Cima Obante.
Che meraviglia questa parte di sentiero.
Arrivano le nuvole e tutta la traversata la facciamo nel grigio.
Passaggi molto interessanti
Ed ecco il collegamento che porta alla conca del Carega.
Attenzione a non perdere mai l'equilibrio in questi sentieri selvaggi ed esposti.
Si sbuca sulla spalla del Carega e si scende all'Alpe di Campobrun. In fondo il Rifugio Pompeo Scalorbi.
La cima del Carega.
Da notare una cosa: a sinistra il Veneto con Recoaro, Schio, Valdagno, etc. Novoloso, grigio e minaccioso di pioggia. A destra il Trentino: azzurro e limpido.
Quasi ogni giorno si ripete questo "pattern"
La chiesetta dedicata agli Alpini.
Prendiamo l'infinito sentiero de "L'Omo e la Dona", tosto dal primo metro di discesa fino al bosco.
Da fare solo se avete un po' di confidenza con la discesa su "ghiaino". Altrimenti seguire per Forcellino Plische.
Questa la cartina del giro. Se siete in pianura e volete assaporae un po' di Montagna senza per forza fare molte ore di auto provatelo. Serve un po' di allenamento. Tempi: dalle 3.30h alle 10h, dipende se uno lo fa come allenamento, come gita, come "viaggio", come esplorazione e dall'allenamento.
Buone passeggiate IACERE:
Molto bella la salita alla croce del Monte Obante: attenzione che non so se c'è un vero sentiero che vi arriva... io mi ritrovo ogni volta ad interpretare il modo per arrivarci
Si parte da qui, parcheggiando nei pressi del rifugio C. Battisti ai piedi del Monte Zevola e di un itinerario che interessa molto i frequentatori di questo sito, il Vajo dell'Acqua!
La prima parte del sentiero corre per boschi e prati. Davanti a noi le nostre mete.
Sentiero che nella prima parte è perfettamente segnalato. Dopo, ho letto in rete, sembra di no, molti si lamentano.
Personalmente a me sembra segnalato bene a patto di sapere in anticipo grossomodo dove andare.
Giornata che parte con il cielo azzurro. Ma siamo nella valle della pioggia quindi quella minuscola nuvola a breve diventerà un uragano.
Dopo aver attraversato il bosco di faggi, stupendo, si incontrano i primi tratti di cavo utili solo in caso di umidità e terreno bagnato: quindi sempre.
Ecco il Monte Zevola con il famigerato Vajo dell'Acqua.
Se non fosse per il "Piccole" davant ial nome quasi sembra di essere in Dolomiti.
Consigli di mettere l'imbrago a questo punto. Si deve scendere questa parete che è sempre umida e scivolosa.
Stiamo scendendo nel Vajo del Lovaraste, percorso alpinistico che probabilmente una volta si faceva a pieda ma che ora mi pare sia interdetto nel periodo estivo per troppe scariche di sassi.
Ecco per dove siamo scesi. Utili dei guanti per far maggior presa sulla corda.
Si cammina per 2 minuti ed ecco l'attacco della parte difficilissima. Non lo dico tanto per dire, personalmente è uno dei tratti di ferrata più tosti mai fatti. Il pezzo finale è strapiombante, con anelli lontani uno dall'altro e appigli consumati e unti. Sforza moltissimo le braccia e temo che più di qualcuno abbia inventato nuove imprecazioni per salirlo. Consigli di portarsi una corda corta da attaccare all'imbrago per poter farsi una sosta e far riposare corpo e braccia prima dei crampi.
Il primo tratto è divertente anche se non banale.
Ecco il tratto difficile. Niente foto *durante* la salita: una sosta li ti sfibra le braccia a meno che uno non sia un arrampicatore allenato e allora può permettersi il lusso di salire con calma. Per gli altri l'unico consiglio che posso dare è di partire concentrati e fare sto pezzo più velocemente possibile.
Siamo fuori dal tratto verticale.
Si vede il Vajo Scuro: si risale tutto quel canalone a destra della roccia che *forse* si chiama torrione Recoaro.
La prima parte del Vajo Scuro passa dentro la roccia. Si deve risalire una stretta fessura umida liscia e con roccia consumata: cambierete il concetto di roccia scivolosa
E poi il Vajo prosegue così: sfasciuti e sassi.
Passaggio scenografico sotto il sasso in bilico.
Si arriva in forcella e per la prima volta compare l'Alpe di Campogrosso.
Deviazione alla panoramicerrima Cima Obante.
Che meraviglia questa parte di sentiero.
Arrivano le nuvole e tutta la traversata la facciamo nel grigio.
Passaggi molto interessanti
Ed ecco il collegamento che porta alla conca del Carega.
Attenzione a non perdere mai l'equilibrio in questi sentieri selvaggi ed esposti.
Si sbuca sulla spalla del Carega e si scende all'Alpe di Campobrun. In fondo il Rifugio Pompeo Scalorbi.
La cima del Carega.
Da notare una cosa: a sinistra il Veneto con Recoaro, Schio, Valdagno, etc. Novoloso, grigio e minaccioso di pioggia. A destra il Trentino: azzurro e limpido.
Quasi ogni giorno si ripete questo "pattern"
La chiesetta dedicata agli Alpini.
Prendiamo l'infinito sentiero de "L'Omo e la Dona", tosto dal primo metro di discesa fino al bosco.
Da fare solo se avete un po' di confidenza con la discesa su "ghiaino". Altrimenti seguire per Forcellino Plische.
Questa la cartina del giro. Se siete in pianura e volete assaporae un po' di Montagna senza per forza fare molte ore di auto provatelo. Serve un po' di allenamento. Tempi: dalle 3.30h alle 10h, dipende se uno lo fa come allenamento, come gita, come "viaggio", come esplorazione e dall'allenamento.
Buone passeggiate IACERE: