Quello che segue è un articolo tratto dal sito www.repubblica.it.
Sinceramente è la prima volta che sento una cosa del gerere... :shock:
E comunque l'autore dell'articolo mi sembra un po' troppo catastrofista.
... O sbaglio? :think:
In Svizzera un telo di plastica proteggerà 3 mila metri
quadrati del Gurschen minacciato dall'effetto serra
Se il ghiacciaio si scioglie
impacchettiamolo nel pvc
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Sulle Alpi ormai i ghiacciai sopravvivono solo sotto tutela, come i panda negli zoo. Tremila metri quadrati del ghiacciaio di Gurschen, il mantello che scintilla sotto la funivia del Gemsstock, saranno coperti da un telo di pvc spesso un centimetro. "Cominceremo a maggio", ha dichiarato al giornale SonntagsZeitung Carlo Danioth, responsabile delle piste di Andermatt, nel cantone svizzero di Uri. "L'obiettivo è proteggere il ghiacciaio dal sole dei mesi estivi. Se questa prova sarà positiva, imballeremo anche la seconda parte del ghiacciaio". Altre stazioni sciistiche progettano di emulare Andermatt, incartando le loro piste per rallentare l'effetto del riscaldamento climatico e guadagnare qualche stagione prima del collasso definitivo del ghiaccio.
L'immagine tradizionale della montagna sopravviverà sotto una teca di plastica e si dovranno ritoccare le guide turistiche che descrivono queste valli come un luogo caratterizzato da "sentieri escursionistici ben segnati e da un paesaggio alpino intatto": sarà meglio precisare i mesi in cui il ghiacciaio è libero e quelli in cui è in gabbia. "Francamente non so se il gioco vale la candela", commenta Claudio Smiraglia, presidente del comitato scientifico del Club alpino italiano. "È un altro passo verso l'artificializzazione della montagna e in ogni caso rappresenta solo un palliativo. Le previsioni che avevamo formulato si stanno puntualmente verificando. Speravamo in un inverno più nevoso, ma dalle più recenti misurazioni risulta che sulle Alpi italiane la quantità di neve sui ghiacciai è irrisoria: nella parte bassa di quello di Forni, il più grande, non si arriva a un metro. E, senza l'alimentazione assicurata dalla neve, i processi di fusione diventano sempre più veloci: quest'anno basterà un'estate mediamente calda per assestare un altro colpo micidiale".
Secondo i calcoli di Smiraglia, durante le ultime estati i ghiacciai hanno perso tra un metro e mezzo e due metri di spessore l'anno, il che vuol dire che la maggior parte dei ghiacciai italiani sparirà entro la metà del secolo e solo i più grandi in Europa arriveranno a vedere la fine del ventunesimo secolo.
Mentre al recente G8 ambiente di Londra i Grandi del pianeta sono tornati a casa senza un documento di programmazione della lotta contro i mutamenti climatici provocati dall'uso di combustibili fossili, l'adattamento al nuovo pianeta diventa un fai-da-te. A Venezia, tra mille polemiche, stanno costruendo le dighe mobili per tenere a bada il mare in crescita. E in montagna si moltiplicano gli esperimenti per guadagnare qualche stagione di incassi. A Presena, al confine tra Lombardia e Trentino, hanno già utilizzato teloni bianchi di copertura per tentare l'estrema difesa del ghiaccio. E perfino in Africa è stata progettata un'operazione ardita: stendere uno strato di plastica con le bolle, di quella che si usa per impacchettare i regali delicati, sulla cima del Kilimangiaro, dove la neve ha comunque i giorni contati. Entro 15 - 20 anni la più alta vetta africana resterà perfettamente glabra
Sinceramente è la prima volta che sento una cosa del gerere... :shock:
E comunque l'autore dell'articolo mi sembra un po' troppo catastrofista.
... O sbaglio? :think:
In Svizzera un telo di plastica proteggerà 3 mila metri
quadrati del Gurschen minacciato dall'effetto serra
Se il ghiacciaio si scioglie
impacchettiamolo nel pvc
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Sulle Alpi ormai i ghiacciai sopravvivono solo sotto tutela, come i panda negli zoo. Tremila metri quadrati del ghiacciaio di Gurschen, il mantello che scintilla sotto la funivia del Gemsstock, saranno coperti da un telo di pvc spesso un centimetro. "Cominceremo a maggio", ha dichiarato al giornale SonntagsZeitung Carlo Danioth, responsabile delle piste di Andermatt, nel cantone svizzero di Uri. "L'obiettivo è proteggere il ghiacciaio dal sole dei mesi estivi. Se questa prova sarà positiva, imballeremo anche la seconda parte del ghiacciaio". Altre stazioni sciistiche progettano di emulare Andermatt, incartando le loro piste per rallentare l'effetto del riscaldamento climatico e guadagnare qualche stagione prima del collasso definitivo del ghiaccio.
L'immagine tradizionale della montagna sopravviverà sotto una teca di plastica e si dovranno ritoccare le guide turistiche che descrivono queste valli come un luogo caratterizzato da "sentieri escursionistici ben segnati e da un paesaggio alpino intatto": sarà meglio precisare i mesi in cui il ghiacciaio è libero e quelli in cui è in gabbia. "Francamente non so se il gioco vale la candela", commenta Claudio Smiraglia, presidente del comitato scientifico del Club alpino italiano. "È un altro passo verso l'artificializzazione della montagna e in ogni caso rappresenta solo un palliativo. Le previsioni che avevamo formulato si stanno puntualmente verificando. Speravamo in un inverno più nevoso, ma dalle più recenti misurazioni risulta che sulle Alpi italiane la quantità di neve sui ghiacciai è irrisoria: nella parte bassa di quello di Forni, il più grande, non si arriva a un metro. E, senza l'alimentazione assicurata dalla neve, i processi di fusione diventano sempre più veloci: quest'anno basterà un'estate mediamente calda per assestare un altro colpo micidiale".
Secondo i calcoli di Smiraglia, durante le ultime estati i ghiacciai hanno perso tra un metro e mezzo e due metri di spessore l'anno, il che vuol dire che la maggior parte dei ghiacciai italiani sparirà entro la metà del secolo e solo i più grandi in Europa arriveranno a vedere la fine del ventunesimo secolo.
Mentre al recente G8 ambiente di Londra i Grandi del pianeta sono tornati a casa senza un documento di programmazione della lotta contro i mutamenti climatici provocati dall'uso di combustibili fossili, l'adattamento al nuovo pianeta diventa un fai-da-te. A Venezia, tra mille polemiche, stanno costruendo le dighe mobili per tenere a bada il mare in crescita. E in montagna si moltiplicano gli esperimenti per guadagnare qualche stagione di incassi. A Presena, al confine tra Lombardia e Trentino, hanno già utilizzato teloni bianchi di copertura per tentare l'estrema difesa del ghiaccio. E perfino in Africa è stata progettata un'operazione ardita: stendere uno strato di plastica con le bolle, di quella che si usa per impacchettare i regali delicati, sulla cima del Kilimangiaro, dove la neve ha comunque i giorni contati. Entro 15 - 20 anni la più alta vetta africana resterà perfettamente glabra