Era un po' che non ripassavo di qui, ma visto che si è arrivati alla Cristoforetti, forse è il caso di citare anche un'altra parte del suo discorso:
"Se uno dei due genitori fa un lavoro che lo porterà a non esserci per un periodo lungo è fondamentale che sia l'altro genitore ad avere il rapporto quotidiano e più forte con i figli. E nel nostro caso è il papà. Non ho mai cercato di avere un rapporto con mia figlia per cui sarei stata indispensabile, sarebbe stato del tutto irresponsabile da parte mia"
Non so chi siate voi (in senso buono) ma so chi sono io, chi vedo io in giro, chi frequento.
Pensare, "pianificare" di lasciare spazio in questo modo all'altro genitore, creando volontariamente questo tipo di equilibrio (o squilibrio) è già di per se la testimonianza di un cervello che "frulla" a vette molto più alte della media. Siamo tutti narcisisti, anche nel nostro ruolo di genitori. Chi più chi meno. Essere i cocchi di un figlio o dell'altro (anche nel mezzo delle dinamiche della crescita, delle ondate, dei cambiamenti di fronte ecc) ci fa piacere, è inutile negarlo. Io di sicuro non lo nego.
Ed è tendenza molto diffusa - qui non posso fare di tutta l'erba un fascio, ma è una cosa che noto anche questa, sarà che da genitore separato sono sensibile a certe dinamiche - anche quella di creare più o meno coscientemente proprio quella dipendenza che la Cristoforetti scientemente ha smontato e ha spostato verso l'altro.
Ad alcune cose però non si arriva solo grazie alla cultura.
O perlomeno, diciamo grazie alla cultura, ma intendiamola in senso ampio, non solo come quella che arriva dai libri.
Conta anche l'ambiente in cui cresci, quello in cui lavori e svolgi la tua professione, i messaggi che ricevi...
Io sarei veramente curioso di sapere quanti nello sci la pensano come la Goggia, almeno in Italia, e ho il vago sospetto che non siano pochi/poche. Semplicemente, lei c'è cascata. Dove per c'è cascata intendo che si è mostrata semplicemente per quello che è.
A priori, potrei anche esser d'accordo sul fatto che la domanda era una domanda del cavolo.
A posteriori, la stessa risposta della Goggia dimostra che la domanda aveva pienamente ragione di esistere.
Avere una cultura significa anche sapere quando usarla e quando no, altrimenti e' solo volonta' di sopraffazione intellettuale di un essere umano su un altro. Vale solo quando si e' quantomeno alla pari.
Sono d'accordo (pienamente) solo se parliamo di "sfoggio" utilizzato espressamente per metter in difficoltà chi si ha di fronte o assumere una posizione dominante.
In questo caso però parliamo di un altro tipo di cultura secondo me, dell'altra faccia (vedi sopra).
La risposta della Goggia è triste non perché data da una sportiva professionista: è triste perché data da una donna, adulta, di 30 anni. Che riflette inevitabilmente l'ambiente in cui è cresciuta e quello in cui svolge la sua professione.