subsahara
Coldest Ice
La maggior parte delle persone che visitano le gole di Celano compie un percorso A/R partendo da sud (lato Celano), non solo in quanto è la soluzione più breve e meno faticosa ma anche perché organizzare un’escursione aperta (con punti di partenza e arrivo differenti) è molto disagevole se non si hanno due macchine.
Rimane ovviamente la soluzione ad anello: per chi ha buona gamba la scelta naturale - bellissima - è quella di partire da Celano, arrivare in cima alla Serra di Celano per il ripido versante sud, scendere verso la piana di Ovindoli, entrare in val d’Arano e poi fare le gole in discesa.
Anch’io ho fatto un anello, che ora vado a descrivere.
Siamo arrivati attorno alle 8:00 a Celano, e dopo aver fatto colazione ho lasciato la mia signora su una panchina all’ombra degli alberi, con un libro in mano. Io ho ripreso la macchina, ho imboccato la strada per Ovindoli e ho parcheggiato a San Potito, piccola frazione (di Ovindoli) a circa 6 km da Celano
San Potito, attorno alle 8:30
Mi metto in marcia, scendendo per la strada in direzione di Celano.
La piana del Fucino e sullo sfondo il monte Viglio
Il Velino (a essere precisi quello è il fianco orientale del gemello Cafornia)
Il poderoso castello Piccolomini, simbolo di Celano. Nella mia vita, da vicino o da lontano, l’avrò visto centinaia di volte, però… avvicinarsi ed entrare in un paese a piedi, da lontano, dà tutt’altra emozione: un sapore antico, un ritmo naturale
La Serra di Celano (o monte Tino) incombe sulla cittadina, posta oltre mille metri più in basso.
Celano è (o comunque si considera) un po’ la capitale culturale della Marsica, benché sia molto più piccola della vicina Avezzano. Quest’ultima, come noto, venne totalmente rasa al suolo dal terremoto del gennaio 1915, che fece circa 40.000 morti. Appena sei anni prima ci fu l’ancora più devastante terremoto di Messina; pochi mesi dopo l’Italia sarebbe entrata in guerra: forse è anche per questi motivi che il terremoto della Marsica del 1915 è relativamente poco conosciuto, e poco ricordato, nel Paese Italia
Ma bando alle ciance: alle 9:30 strappo la signora alle sue letture e cominciamo a scendere insieme, lasciandoci il paese alle spalle
Dopo una curva compare la stradina da seguire per arrivare alle Gole
Begli esemplari di rovere la fiancheggiano
Alle 10:15 (dopo una sosta improrogabile ai bagni del ristorante “Le Foci”) arriviamo finalmente al parcheggio ai piedi delle gole
Comincia l’escursione vera e propria
In questo punto incontriamo un ragazzo di Celano che ci riferisce che, a quanto pare, in certi orari della giornata e con la giusta luce, le pareti dovrebbero formare una specie di cuore :think:
Aggiunge però che lui questa cosa non l’ha mai vista
Proseguiamo la nostra risalita delle gole che, ricordo di aver letto, la gente di Aielli chiama “gole di Aielli”. Non si capisce a che titolo però, visto che la cartina del parco le fa ricadere interamente nel comune di Celano, ed è inoltre da quest’ultima che vi si accede. Sempre belle comunque queste beghe di campanile
Sta per cominciare il tratto più spettacolare, che è veramente spettacolare. Lascio parlare le immagini (per quel che valgono… un fotografo farebbe molto meglio)
Dal basso verso l’alto
Siamo ormai usciti dal tratto più stretto e incassato. La Fonte degli innamorati, termine del sentiero delle gole, è ormai vicina
Fonte degli innamorati. Si tratta un po’ di un anticlimax se confrontata con ciò che la precede. Comunque è un buon luogo per fare una pausa e bagnarsi i i piedi. Dall’inizio delle gole ci vuole circa un’ora e mezza a passo tranquillo
Dopo appunto una pausa di un quarto d’ora, torniamo giù di circa duecento metri e svoltiamo a destra, direzione Ovindoli
E’ la parte più ostica dell’intera escursione: il sentiero con segnavia 12 si inerpica ripidamente sul fianco destro della gola, attraversando un rovente bosco di pini
Guadagnando velocemente quota, offre la possibilità di belle viste retrospettive sulle gole appena percorse
Più avanti la pendenza diminuisce sensibilmente, e i pini lasciano il posto a una fresca faggeta.
Dio salvi il faggio!
All’una, praticamente all’improvviso, sbuchiamo in val d’Arano. Là in fondo, dietro sulla sinistra, giace l’invisibile Ovindoli. Mancano cinque km buoni di strada completamente pianeggiante
Sguardo all’indietro, per dove siamo venuti
La bella, riposante Val d’Arano è cinta da un anello: d’inverno è pista da fondo, d’estate ciclovia
Noi prendiamo il ramo di sinistra, tutto all’ombra
In uscita dalla val d’Arano
Ovindoli si avvicina. Sullo sfondo il monte Magnola e le sue piste
Guardando a sinistra: cresta sommitale della Serra di Celano
…e alle due arriviamo in paese, dove ci stanno aspettando degli amici che nel frattempo avevano prenotato il ristorante
——
Riemergiamo dal pasto un paio d’ore dopo. Per “smaltire” facciamo due passi nel piccolo centro storico
Il paese però negli ultimi decenni si è notevolmente ingrandito
“A signó, io scendo giù a prendere la macchina. Che fai, vieni?”
“Ma ti xe mato! Ti aspetto qui con gli altri”
Incassato il rifiuto, mi stacco dal gruppo e comincio a scendere solo soletto
Imbocco una vecchia traccia che scende giù, quasi dritto per dritto, in direzione di San Potito
La traccia incrocia un paio di volte la strada, la quale presenta diversi tornanti ed è ovviamente molto meno acclive
“via della Costa”: questo è il nome della vecchia traccia che va da Ovindoli a San Potito. Forse, in epoca pre-automobilistica, era l’unico collegamento tra i due centri
Appena venti minuti dopo arrivo a San Potito, chiudendo l’anello
Rimane ovviamente la soluzione ad anello: per chi ha buona gamba la scelta naturale - bellissima - è quella di partire da Celano, arrivare in cima alla Serra di Celano per il ripido versante sud, scendere verso la piana di Ovindoli, entrare in val d’Arano e poi fare le gole in discesa.
Anch’io ho fatto un anello, che ora vado a descrivere.
Siamo arrivati attorno alle 8:00 a Celano, e dopo aver fatto colazione ho lasciato la mia signora su una panchina all’ombra degli alberi, con un libro in mano. Io ho ripreso la macchina, ho imboccato la strada per Ovindoli e ho parcheggiato a San Potito, piccola frazione (di Ovindoli) a circa 6 km da Celano
San Potito, attorno alle 8:30
Mi metto in marcia, scendendo per la strada in direzione di Celano.
La piana del Fucino e sullo sfondo il monte Viglio
Il Velino (a essere precisi quello è il fianco orientale del gemello Cafornia)
Il poderoso castello Piccolomini, simbolo di Celano. Nella mia vita, da vicino o da lontano, l’avrò visto centinaia di volte, però… avvicinarsi ed entrare in un paese a piedi, da lontano, dà tutt’altra emozione: un sapore antico, un ritmo naturale
La Serra di Celano (o monte Tino) incombe sulla cittadina, posta oltre mille metri più in basso.
Celano è (o comunque si considera) un po’ la capitale culturale della Marsica, benché sia molto più piccola della vicina Avezzano. Quest’ultima, come noto, venne totalmente rasa al suolo dal terremoto del gennaio 1915, che fece circa 40.000 morti. Appena sei anni prima ci fu l’ancora più devastante terremoto di Messina; pochi mesi dopo l’Italia sarebbe entrata in guerra: forse è anche per questi motivi che il terremoto della Marsica del 1915 è relativamente poco conosciuto, e poco ricordato, nel Paese Italia
Ma bando alle ciance: alle 9:30 strappo la signora alle sue letture e cominciamo a scendere insieme, lasciandoci il paese alle spalle
Dopo una curva compare la stradina da seguire per arrivare alle Gole
Begli esemplari di rovere la fiancheggiano
Alle 10:15 (dopo una sosta improrogabile ai bagni del ristorante “Le Foci”) arriviamo finalmente al parcheggio ai piedi delle gole
Comincia l’escursione vera e propria
In questo punto incontriamo un ragazzo di Celano che ci riferisce che, a quanto pare, in certi orari della giornata e con la giusta luce, le pareti dovrebbero formare una specie di cuore :think:
Aggiunge però che lui questa cosa non l’ha mai vista
Proseguiamo la nostra risalita delle gole che, ricordo di aver letto, la gente di Aielli chiama “gole di Aielli”. Non si capisce a che titolo però, visto che la cartina del parco le fa ricadere interamente nel comune di Celano, ed è inoltre da quest’ultima che vi si accede. Sempre belle comunque queste beghe di campanile
Sta per cominciare il tratto più spettacolare, che è veramente spettacolare. Lascio parlare le immagini (per quel che valgono… un fotografo farebbe molto meglio)
Dal basso verso l’alto
Siamo ormai usciti dal tratto più stretto e incassato. La Fonte degli innamorati, termine del sentiero delle gole, è ormai vicina
Fonte degli innamorati. Si tratta un po’ di un anticlimax se confrontata con ciò che la precede. Comunque è un buon luogo per fare una pausa e bagnarsi i i piedi. Dall’inizio delle gole ci vuole circa un’ora e mezza a passo tranquillo
Dopo appunto una pausa di un quarto d’ora, torniamo giù di circa duecento metri e svoltiamo a destra, direzione Ovindoli
E’ la parte più ostica dell’intera escursione: il sentiero con segnavia 12 si inerpica ripidamente sul fianco destro della gola, attraversando un rovente bosco di pini
Guadagnando velocemente quota, offre la possibilità di belle viste retrospettive sulle gole appena percorse
Più avanti la pendenza diminuisce sensibilmente, e i pini lasciano il posto a una fresca faggeta.
Dio salvi il faggio!
All’una, praticamente all’improvviso, sbuchiamo in val d’Arano. Là in fondo, dietro sulla sinistra, giace l’invisibile Ovindoli. Mancano cinque km buoni di strada completamente pianeggiante
Sguardo all’indietro, per dove siamo venuti
La bella, riposante Val d’Arano è cinta da un anello: d’inverno è pista da fondo, d’estate ciclovia
Noi prendiamo il ramo di sinistra, tutto all’ombra
In uscita dalla val d’Arano
Ovindoli si avvicina. Sullo sfondo il monte Magnola e le sue piste
Guardando a sinistra: cresta sommitale della Serra di Celano
…e alle due arriviamo in paese, dove ci stanno aspettando degli amici che nel frattempo avevano prenotato il ristorante
——
Riemergiamo dal pasto un paio d’ore dopo. Per “smaltire” facciamo due passi nel piccolo centro storico
Il paese però negli ultimi decenni si è notevolmente ingrandito
“A signó, io scendo giù a prendere la macchina. Che fai, vieni?”
“Ma ti xe mato! Ti aspetto qui con gli altri”
Incassato il rifiuto, mi stacco dal gruppo e comincio a scendere solo soletto
Imbocco una vecchia traccia che scende giù, quasi dritto per dritto, in direzione di San Potito
La traccia incrocia un paio di volte la strada, la quale presenta diversi tornanti ed è ovviamente molto meno acclive
“via della Costa”: questo è il nome della vecchia traccia che va da Ovindoli a San Potito. Forse, in epoca pre-automobilistica, era l’unico collegamento tra i due centri
Appena venti minuti dopo arrivo a San Potito, chiudendo l’anello