Oberland parmense, parte 2: il Sillara
“Io sono ancora qua, eh già” diceva il rocker più famoso nato sui nostri Appennini; leggendo il report, si potrebbe avere l'impressione che su queste montagne nevichi tutti i giorni, ma in realtà non è così. In questa seconda parte voglio mostrarvi il loro volto più solare.
La neve leggerissima dei giorni a cavallo tra Epifania e 11 gennaio ha fatto presto a volare via, spazzata da venti troppo forti per lei. I parmigiani fortunati che hanno festeggiato il patrono S. Ilario (13 gennaio), hanno potuto godere degli ultimi avanzi, poi le temperature si sono alzate ed è arrivata pure un po' di nebbia a rompere ulteriormente le uova nel paniere.
Venerdì 15 fa una spolverata sopra i 1400 e sabato le previsioni sono ottime. La tentazione di andare a far visita all'Alpe di Succiso è forte, ma defezioni dei soci e paura di cagare fuori dal vaso – oltre che dalla provincia – alla fine mi fa propendere verso il più tranquillo monte Sillara. Non faccio fatica a convincere altri amici sulla destinazione, ma sull'orario c'è più da discutere... alla fine decido di partire con un'ora comoda di anticipo per evitare possibili controlli per strada e farmi una discesa in più.
Il Sillara (1861 m) è la cima più alta del parmense, e anche quella che offre le sciate più lunghe. Se l'innevamento è buono, e quest'anno lo è, si riesce a sciare dalla vetta fino al ponte sul Cedra di Valditacca, a 1000 metri tondi tondi... un viaggetto niente male per le nostre piccole montagne!
Verso le 9 mi incammino. Il vento caldo ha fatto cadere tutta la neve dalle piante, e quella sul fondo del bosco si è ovviamente indurita, complice anche la nebbia dei due giorni precedenti. Un peccato, siccome queste faggete ad alto fusto in polvere sono davvero una goduria! Abbandono le tracce dirette verso Rocca Pianaccia e batto il sentiero per la piana dei Frasconi. Trovo pure un piccolo pendio (in realtà sarebbe una placca di roccia) polveroso... purtroppo non scenderemo da questa parte.
Dopo la noiosa piana dal nome eloquente, esco dal bosco in prossimità del canale a V formato dall'emissario dei laghi Compione, diventato a U in quanto completamente intasato dalle valanghe scese nei giorni precedenti. In qualche punto si aprono voragini che fanno capire la quantità di neve presente! Il canale è spiano e comodo, ma mi tocca abbandonarlo per iniziare a traversare verso i Laghi Sillara. La neve è dura ma si va bene anche senza rampant, complici anche le pendenze dolci. Mi godo il pendio che mi aspetta, esposto a est sopra i laghi, e procedo senza fretta sperando che il sole molli un po' la neve; non c'è vento e le uniche anime in questo ambiente vastissimo siamo io e un ciaspolatore che sta percorrendo di gran carriera il crinale diretto alla mia stessa meta.
Tracce sui laghi del Sillara, sullo sfondo l'Alpe di Succiso
In vetta mi concedo una pausa per apprezzare il tanto atteso sole e ammirare il panorama; potrei temporeggiare ancora ma ho troppa voglia di tirare 4 curvoni fino ai laghi! Ripercorro tutto il noioso e duro traverso anche in discesa e mi infilo nel fosso che seguo fino al limitare del bosco: ho fatto bene i miei calcoli, i miei amici sopraggiungono proprio mentre ripello.
Altro giro altro regalo: è l'una passata e la neve è ancora più molle sulla pala; stavolta facciamo solo un tratto del traverso poi ci buttiamo sui pendii vicino al bosco dove troviamo neve più polverosa. Soltanto in fondo dove ormai c'è ombra tende a fare un po' più crosta.
Il fosso a V diventato a U
In salita verso il Sillara
E in discesa!
Terzo giro? Massì! Convinco gli amici a scendere dal versante ovest, siccome da lì si ravana un po' meno per tornare alla macchina rispetto alla discesa classica dalla piana dei Frasconi (da cui siamo saliti).
Riposo in vetta con vista mare
Dalla vetta non puntiamo ai laghi ma seguiamo l'ampio costone esposto a nord pieno verso la sella della Pianaccia; sulla sinistra scendono canalini interessanti ma improponibili con le condizioni di oggi. Giunti alla sella, sgradita sorpresa... nonostante l'esposizione a ovest, il sole è troppo basso e il canalone è già quasi tutto all'ombra. La neve è dura e lisciata, solo in alcuni punti disturbata da sastrugi, tocca lavorare di lamina e moderare la velocità, viste anche le pendenze non proprio da pista baby.
Discesa dal canale a ovest di Rocca Pianaccia
Il lunghissimo traverso finale nel bosco per tornare sulla verticale del ponte, dà la mazzata finale alle gambe, ma finalmente l'Appennino ci ha regalato una giornata tutta col sole, la prima del 2021 per quanto mi riguarda. Un vero peccato non potere brindare alla sua salute con una bella birra.