Full immersion nella polvere appenninica, val Parma a cavallo fra 2020 e 2021

Oberland parmense, parte 2: il Sillara

“Io sono ancora qua, eh già” diceva il rocker più famoso nato sui nostri Appennini; leggendo il report, si potrebbe avere l'impressione che su queste montagne nevichi tutti i giorni, ma in realtà non è così. In questa seconda parte voglio mostrarvi il loro volto più solare.

La neve leggerissima dei giorni a cavallo tra Epifania e 11 gennaio ha fatto presto a volare via, spazzata da venti troppo forti per lei. I parmigiani fortunati che hanno festeggiato il patrono S. Ilario (13 gennaio), hanno potuto godere degli ultimi avanzi, poi le temperature si sono alzate ed è arrivata pure un po' di nebbia a rompere ulteriormente le uova nel paniere.

Venerdì 15 fa una spolverata sopra i 1400 e sabato le previsioni sono ottime. La tentazione di andare a far visita all'Alpe di Succiso è forte, ma defezioni dei soci e paura di cagare fuori dal vaso – oltre che dalla provincia – alla fine mi fa propendere verso il più tranquillo monte Sillara. Non faccio fatica a convincere altri amici sulla destinazione, ma sull'orario c'è più da discutere... alla fine decido di partire con un'ora comoda di anticipo per evitare possibili controlli per strada e farmi una discesa in più.

Il Sillara (1861 m) è la cima più alta del parmense, e anche quella che offre le sciate più lunghe. Se l'innevamento è buono, e quest'anno lo è, si riesce a sciare dalla vetta fino al ponte sul Cedra di Valditacca, a 1000 metri tondi tondi... un viaggetto niente male per le nostre piccole montagne!
Verso le 9 mi incammino. Il vento caldo ha fatto cadere tutta la neve dalle piante, e quella sul fondo del bosco si è ovviamente indurita, complice anche la nebbia dei due giorni precedenti. Un peccato, siccome queste faggete ad alto fusto in polvere sono davvero una goduria! Abbandono le tracce dirette verso Rocca Pianaccia e batto il sentiero per la piana dei Frasconi. Trovo pure un piccolo pendio (in realtà sarebbe una placca di roccia) polveroso... purtroppo non scenderemo da questa parte.

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Dopo la noiosa piana dal nome eloquente, esco dal bosco in prossimità del canale a V formato dall'emissario dei laghi Compione, diventato a U in quanto completamente intasato dalle valanghe scese nei giorni precedenti. In qualche punto si aprono voragini che fanno capire la quantità di neve presente! Il canale è spiano e comodo, ma mi tocca abbandonarlo per iniziare a traversare verso i Laghi Sillara. La neve è dura ma si va bene anche senza rampant, complici anche le pendenze dolci. Mi godo il pendio che mi aspetta, esposto a est sopra i laghi, e procedo senza fretta sperando che il sole molli un po' la neve; non c'è vento e le uniche anime in questo ambiente vastissimo siamo io e un ciaspolatore che sta percorrendo di gran carriera il crinale diretto alla mia stessa meta.

Tracce sui laghi del Sillara, sullo sfondo l'Alpe di Succiso
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In vetta mi concedo una pausa per apprezzare il tanto atteso sole e ammirare il panorama; potrei temporeggiare ancora ma ho troppa voglia di tirare 4 curvoni fino ai laghi! Ripercorro tutto il noioso e duro traverso anche in discesa e mi infilo nel fosso che seguo fino al limitare del bosco: ho fatto bene i miei calcoli, i miei amici sopraggiungono proprio mentre ripello.

Altro giro altro regalo: è l'una passata e la neve è ancora più molle sulla pala; stavolta facciamo solo un tratto del traverso poi ci buttiamo sui pendii vicino al bosco dove troviamo neve più polverosa. Soltanto in fondo dove ormai c'è ombra tende a fare un po' più crosta.

Il fosso a V diventato a U
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In salita verso il Sillara
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E in discesa!
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Terzo giro? Massì! Convinco gli amici a scendere dal versante ovest, siccome da lì si ravana un po' meno per tornare alla macchina rispetto alla discesa classica dalla piana dei Frasconi (da cui siamo saliti).

Riposo in vetta con vista mare

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Dalla vetta non puntiamo ai laghi ma seguiamo l'ampio costone esposto a nord pieno verso la sella della Pianaccia; sulla sinistra scendono canalini interessanti ma improponibili con le condizioni di oggi. Giunti alla sella, sgradita sorpresa... nonostante l'esposizione a ovest, il sole è troppo basso e il canalone è già quasi tutto all'ombra. La neve è dura e lisciata, solo in alcuni punti disturbata da sastrugi, tocca lavorare di lamina e moderare la velocità, viste anche le pendenze non proprio da pista baby.

Discesa dal canale a ovest di Rocca Pianaccia

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Il lunghissimo traverso finale nel bosco per tornare sulla verticale del ponte, dà la mazzata finale alle gambe, ma finalmente l'Appennino ci ha regalato una giornata tutta col sole, la prima del 2021 per quanto mi riguarda. Un vero peccato non potere brindare alla sua salute con una bella birra.
 
Un amico che ha dato forfait il sabato, insiste per recuperare il giorno successivo. Propongo il classico Marmagna da Lagdei, anche perché le previsioni non sono troppo buone, e se il crinale è improponibile possiamo ripiegare sulla pista.

Partiamo abbastanza presto, il cielo è coperto ma ci sono già timidi segni di schiarite. Troviamo il rifugista del Mariotti intento a lavorare alla seggiovia per poterla usare come teleferica... Ne ha dovuta spalare di neve in queste settimane per liberare l'arrivo! Sul crinale si sta aprendo ma c'è ancora troppo vento, così ci facciamo subito una bella pista come scaldino. Le condizioni sono commoventi: poca farina leggera su fondo duro. Qui il vento ha fatto un capolavoro, lavorando come se fosse un cannone di neve artificiale...

Lago Santo
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[Rifugio Mariotti
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La pista
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Arriviamo in fondo con il sorriso a 40 denti; ma proprio mentre risaliamo con le pelli la seggiovia parte, e vedendo sui seggiolini monoposto scendere sacchi di spazzatura e salire scatoloni di vivande, gli stessi 40 denti che prima ghignavano si serrano e tra le fessure escono insulti e improperi contro i mercati esotici di Wuhan, Speranza e soprattutto Dio. Poterci essere noi al posto di quei carichi, con questa stagione irripetibile...

La storica monoposto, una delle ultime ancora attive
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Sosta caffè al rifugio poi si riparte alla volta del Marmagna! Traccia ottima, a parte le impronte del solito pedone guastafeste... fuori dal bosco il vento si sta calmando e il sole inizia ad ammorbidire un po' la neve: orario perfetto. In vetta (1856 m) incontriamo pure il pedone guasta-tracce, niente meno che mio padre! E' salito dal sentiero mentre noi scendevamo dalla pista.
Lo spettacolo è di prim'ordine, col mare di nubi sulla Toscana e le Alpi che sbucano dietro la pianura; però il vento è piuttosto fastidioso e ci invoglia a scendere. Anche il vecchio si invoglia a noleggiare gli sci da alpinismo per il prossimo giro sulle terre alte!

Il crinale inghirlandato dal vento
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incontri in vetta
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Vista su Braiola e Orsaro
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Discesa classica dall'imbuto est

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Arrivati al bosco non ci pensiamo due volte e ripelliamo, in 20 minuti scarsi siamo in cima. Stavolta scendiamo da un vago canale un po' più ripido rispetto alla discesa comune, nella parte finale la neve è morbida abbastanza da tirare curvoni ampi e veloci. Purtroppo lo abbiamo battezzato come ultimo giro, e arrivati al bosco ci tocca ravanare parecchio tra i piccoli faggi non ancora del tutto spogli dalla neve. Come se non bastasse, usciti dal bosco ci ritroviamo nell'infame Lago Padre, una torbiera che costringe a racchettare... E' chiaramente il karma del mio di Padre, che sta rodendo dall'invidia di non potere sciare. Scesi finalmente al Lago Santo, tocca racchettare ancora un po' per raggiungere l'arrivo della seggiovia... la Val Parma (e in generale tutto il versante nord dell'Appennino Tosco Emiliano) presenta molti su e giù, segni dell'antica spinta dei ghiacciai. Infatti in queste depressioni quasi sempre si trovano laghi o torbiere, che sono appunto ex laghi di origine glaciale.

In salita, sullo sfondo l'Aquilotto
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Discesa dal canale est
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Soddisfazione dopo la discesa...
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...e il prezzo vegetale da pagare dopo!

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Ultima pista poi via a casa ancora in tempo per qualcosa di più simile a un pranzo che a una merenda. Forse ci poteva stare un altro giro, ma le gambe erano quasi a posto e il pendio sarebbe presto andato all'ombra... ci possiamo accontentare!

Felice e pronto a entrare nel mio ambiente ravanoso
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Sicuro fosse Appennino e non Passo Giau? HIHIHI


Ribadisco che noi piacentini abbiamo proprio degli Appennini di M.

Con un po' di neve sopra sta tutto più attaccato, quasi come la dolomia!:TTTT
In realtà è un paretozzo di 60 metri,,,
 
Ma sbaglio o da quelle candide seggiole Leitner penzolano anche delle gambe umane? Non salivano solo vivande allora...

Atleti di interesse nazionale? :TTTT
 
Ma sbaglio o da quelle candide seggiole Leitner penzolano anche delle gambe umane? Non salivano solo vivande allora...

Atleti di interesse nazionale? :TTTT

Non sbagli! Era uno del soccorso alpino, stavano dando una mano al rifugista da sotto e già che c'erano l'hanno testata... C'erano anche due sci attaccati alle gambe!
 
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