Questione lunga e complessa da dirimere, credo non basterebbe un post dedicato.
Sulla redditività dei comprensori sciistici:
In generale chi si avvicina al mondo degli impianti da sci, provenendo da altri settori economici, finisce sempre col valutare positivamente o negativamente l'impresa solo dal punto di vista della redditività ovvero dei dividendi.
Semplificando molto, si parte dall'idea che chi fa l'imipiantista, a fine stagione, tirando una riga sotto ai costi e ai ricavi, debba ottenere dall'esercizio l'introito che si prefiggeva all'inizio, quando ha deciso di investire.
Ma l'introito diretto, in termini di utile, rapportato al capitale investito è piuttosto risicato nei comprensori medio-piccoli.
Sotto una dimensione critica, non sono possibili economie di scala e il costo del personale, delle attrezzature (pensate solo agli ammortamenti dei battipista) e dell'energia diventa difficile da sostenere.
Sopra quella dimensione, invece, si hanno progressivamente risultati economici anche importanti.
Chi frequenta la VDA e il Piemonte, ad esempio, ha ben presente quanto margine realizza Cervinia e quanto sia in difficoltà Argentera (tanto per fare due esempi agli antipodi).
Ecco che ciò spinge gli "impiantisti puri" a spingere sempre di più l'acceleratore sui grandi comprensori, sulle economie di scala, sui megacollegamenti.
Il modello che si sta radicando in AA e in Austria, invece, è ben diverso ed è MOLTO più articolato.
Il comprensorio sciistico viene valutato nel complesso, facendo un bilancio tra introiti diretti, legati alla gestione degli impianti, e indiretti, legati a tutto l'indotto che ruota attorno (ristorazione, alberghi, attività collaterali).
Non solo. La proprietà della società esercente è spesso divisa tra soggetti economici del territorio, spesso titolari di quelle attività che ne beneficiano indirettamente, tipicamente gli albergatori.
Ecco che la gestione economica diventa COMPLETAMENTE diversa.
Se guardate i bilanci delle società dell'AA vi accorgerete che spesso gli utili, i dividendi, sono praticamente nulli.
Le voci di ammortamento degli impianti e i costi vivi (personale ed energia) coprono quasi completamente i ricavi.
E allora chi glielo fa fare? Con gli occhi di un investitore, il gioco non vale la candela.
Ma con gli occhi di chi vive sul territorio, la faccenda è completamente diversa.
Se a fine stagione non hai fatto utile, chiudi in pari, hai comunque distribuito a tutti gli addetti uno stipendio. Hai comunque distribuito ricchezza sul territorio.
Hai comunque fatto girare gli alberghi e i ristoranti. Hai comunque tenuto in vita la comunità.
E se le cose cominciano ad andare davvero bene, invece di fare dividendi che vanno in qualche fondo di investimento, re-investi nella sostituzione con impianti più veloci/confortevoli, cannoni più performanti, nuovi battipista e cerchi di mantenere elevata l'offerta.
Qui periodicamente compare il report di Racines. E periodicamente qualcuno si stupisce della grandissima cura nella gestione, in primis della battitura.
Guardate la flotta di battipista di Racines, in rapporto ai km di piste, guardate il bilancio dell'anno scorso, e datevi una risposta.
E la cosa interessante di questo approccio è che non necessariamente devi inseguire il comprensorio faraonico per sopravvivere.
Per quanto riguarda il turismo legato al turismo invernale "slow", alle attività che non richiedono pesanti infrastrutture (escursionismo invernale, skialp, turismo enogastronomico) anche qui AA e Austria hanno da tempo trovato la quadra.
Gli operatori turistici si son resi conto che tutte queste attività "virtuose" nascono e si sviluppano stabilmente sempre (e solo) attorno il richiamo dello sci.
Sia chiaro, non è necessario avere in casa il Plan per vedere arrivare i ciaspolatori, ANZI.
Tutta la Ridanna vive del richiamo di Racines, pur avendo solo uno skilift, e ha potuto specializzarsi proprio per un'offerta "alternativa".
C'è l'escursione con le ciaspe in malga, c'è l'anello di fondo/triatlon, ci sono gli alberghi con il wellness e la cucina "quasi stellata".
Ma sempre sul forum, cercate altre perle di questa offerta integrata.
Mi viene in mente la Val Sarentino, la Val d'Ultimo, la Valle Aurina, la Val Passiria...
Se parliamo di Austria, basta aprire la cartina e puntare il dito in Stiria, per trovare il comprensorio da 2 max 3 impianti, con una neve spettacolare e la risalita skialp ben segnata sulla skimap.
Insomma, A PARER MIO, impianti e sviluppo sostenibile NON sono incompatibili per principio.
Lo sono in tutte quelle realtà in cui l'impiantista fa solo l'impiantista, e cascasse il mondo a lui frega solo dell'utile che accantona.
L'albergatore fa solo l'albergatore, pretende di aprire la porta e trovare la fila davanti. E se la fila non c'è perchè non c'è offerta, magari perchè tutta la filiera è in sofferenza, a partire dagli impianti, urla e strepita, ma di cacciare un euro e rimboccarsi le maniche non se ne parla.