Mancavo da un po' di anni e con piacere ho colto al balzo l'idea lanciata dal vostro amico Fla5 di fare un mega-giro in Tofane. Esclusa la classica ferrata Lipella alla Tofana di Rozes penso che l'altro mega-giro sia quello delle ferrate alla Tofana di Mezzo con discesa per quella che forse potrebbe essere chiamata la Normale alla Tofana di Mezzo (ma che di normale ha poco).
La gita è stata fotonica, solo la spada di damocle di un meteo incerto causa previsori Arpav che ultimamente non ne azzeccano una, ci ha rovinato leggermente la prima parte di salita visto che la abbiamo fatta sempre con il pensiero di essere fuori dall'acciaio dei cavi prima dei temporali. Ed in quel periodo temporali, fulmini e grandine erano all'ordine del giorno. In particolare nei giorni prima gli eventi con pioggia torrenziale e grandine sono stati ben oltre la norma avendo impatto non indifferente sulla nostra gita... capirete cosa voglio dire
Bene, partiamo con il foto-tour alla Tofana di Mezzo e rientro per la fotogenica, affascinante, repulsiva (guardandola da lontano) e affabile (quando ci sei dentro) cengia che c'è ma non si vede Prima di farla noi ne vedevamo solo una parte.
Come vi dicevo, gli eventi con grandine in quei giorni (inizio agosto) sono stati frequenti e belli tosti. La notte prima della gita aveva fatto "disastri" e ci ritroveremo gran parte della flebilerrima traccia della cengia divelta dai rivoli di grandine e ghiaia. Poco male, è stato ancora più amozionante percorrerla.
Parcheggiamo al Dibona non prestissimo e per le 8:15 partiamo. Il meteo non è bello ma abbiamo buone prospettive per il futuro cit.
Andiamo via veloci e arriviamo subito al Pomedes.
Finalmente in prossimità dei lavori per i mondiali il primo squarcio di sole. La ferrata corre su quella cresta.
Il sole illumina sempre più aree di Cortina, ottimo. Iniziamo a vedere la speranza di fare la salita alla vetta della Tofana di Mezzo senza ripiegare al Bus 18 come via di fuga.
La voglia di arriva in cima è alta, ancora più alta del solito poichè non è in funzione la funivia e quindi la cima quest'estate è stata più appagante del solito. E senza discesa in funivia il mega-giro lo stanno facendo in meno persone del solito.
Che combo di situazioni al top!
Protagonista del fototour il vostro amico Fla5 che è alle prime esperienze di ferrata. Questa forse era la sua seconda. Poco male, rodaggio veloce
La ferrata Olivieri è una delle più storiche, razionali e pertanto piacevoli delle Dolomiti. Niente cavi tirati a caso solo per far tratti difficili. Qui si risale la debolezza della montagna ed i passaggi "difficili" sono logici e piacevoli. Non c'è nulla che faccia pensare alla ferrata come ad una specie di parco zip-line o robe del genere. Davvero bellissima.
C'è anche il nostro amico Fabio.
La montagna più bella! TdR.
Lavori sulle piste per i mondiali. Speriamo cresca presto l'erba.
Si vola sul Rifugio Dibona, il rifugio che alle 16 fa ancora spritz con le olive ma non ha piatti per gli escursionisti che arrivano sfatti dalle montagne Magie, anche queste, del mondo di Cortina nel periodo in cui ci sono gli italiani.
Altro bel passaggio.
Finalmente siamo in prossimità di Punta Anna. Si vede la prossima meta che sembra vicina ma è oltremodo lontana. Sulla sinistra si vede il ghiaione del rientro.
La seconda parte della salita è meno ferrata e più alpinismo.
Tranne la verticale e atletica variante Aglio per salire in cima alla Torre Aglio e al terrificante e devastante passaggio poco dopo, quello da fare in strapiombo con la schiena sospesa su centinaia di metri di vuoto tutto il resto del percorso è facile. Anzi mi correggo, ci sono dei passaggi nuovi e recenti (almeno non c'erano 10 anni fa) con scale di acciaio massiccio e cavo tirato secondo i nuovi crismi del "su a caso per pareti lisce". Questi tratti nuovi sono leggermente impegnativi ma nulla di che.
Flavio in ambiente zupper.
Si continua a salire.
Finalmente il panorama si apre anche verso oriente.
La Marmolada e Flavio che riflette.
Finalmente si vedono le piste del paradiso Ra Valles.
Ed ecco la cima. Quando vi appaiono questi panorami dovete pensare "devo arrivare fino a lì" e mai pensare "devo arrivare fino a là", usare sempre la versione ottimistica.
Lo spuntane sfocato è la torre Aglio. La variante che vi sale è difficile e pericolosa, occhio.
Flavio per la verticale variante.
E discesa dalla Torre Aglio. Ed ora arriva il bello, il passaggio sbadabam.
Eccomi mentre mi "ka*o in mano" prima di abbandonarmi con la schiena a strapiombo su centinaia di metri sopra le piste del Bus de Tofana.
Vado o non vado? Vado!
Ed ecco invece quel maledetto del vostro amico Fla5 che se il difficilissimo passaggio se lo mangia a colazione.
Arrivano altri escursionisti. Questi però sono rientrati al Bus de Tofana.
La vetta quel giorno dovremmo averla fatta in 2+2+2+2. Ecco questo affollamento mi è compatibili.
Compliementi a questo signore vicentino sicuramente verso i 70. Polenta e vin rosso fanno indubbiamente bene.
Questa è la discesa che facciamo in inverno dal Bus de Tofana :shock:
Flavio sopra il Bus de Tofana.
Abbiamo avuto modo di seguire i lavori per la nuova seggiovia.
Qui potete vedere bene di quanto si è abbassata la stazione di monte.
Ancora la magica Tofana di Rozes.
Questo è uno dei pezzi più recenti: scale massicce e poi cavo tirato su a caso. La vecchia via proseguiva risalendo gli sfasciumi nel canalone. Ora c'è più sicurezza contro caduta sassi.
Il tratto dopo le scale.
E si sale e si sale. Non finisce mai il secondo tratto ma è anche moooolto lungo.
Oltre a essere mooolto lungo vi è anche molto dislivello da fare. Prima eravamo laggiù in fondo.
Salendo intanto guardo il canalone di discesa: speriamo sia messo bene.
Flavio quasi arrivati in vetta.
Ad un certo punto abbiamo un primo spot sulla cengia che ci attende. Wow, molto interessante... ma per dove si passa che non si vedono tracce?
Arriviamo in vetta, salutiamo 2 ragazzi sloveni che erano indecisi se proseguire per la cengia o per la Formenton e mangiamo un cioccolatino.
I ragazzi avevano una cartina vecchia in cui la discesa per la cengia era ancora segnata con i bollini rossi però non con tratteggio continuo ma con tratteggio a 2 a 2 giusto per segnalare che è un sentiero "a caso". Ora mi pare sia stato tolto dalle cartine e forse meglio così. Di buono però c'è che hanno rifatto la verniciatura sui passaggi più delicati e questa aiuta molto soprattutto quando, come successo a noi, la pioggia spazza via la traccia.
Che spettacolo non aver nessun turista salito con la funivia
La discesa dalla vetta fino alla forcella tra la Tofana di Mezzo e Tofana di Dentro è un sentiero brutto, davvero poco piacevole.
In alcuni punti abbiamo trovato i depositi di grandine della notte.
Discesa verso la Forcella.
Si scende per una cengia inclinata su terreno scivoloso aiutati da un cordino.
Eccoci nel catino ai piedi della Tofana di Mezzo. Seguiamo le tracce sperando che vi sia modo di tornare a valle.
I segni sulla neve e la vernice fresca di alcuni segnavia ci fanno sperare bene.
Ecco la veduta sulla cengia. Embè?
La cengia della Tofana di Mezzo
Appunto. Embè ora per dove si passa. La in fondo si vede la traccia ma prima? Non si vede nulla.
La traccia sembra sparire nel nulla, sembra essere inghiottita da quelle scariche di ghiaia. Bohhhh.
Per fortuna guanrdando bene si intuisce che vi è un logico passaggio e si riescono anche a immaginare segni di traccia.
Ottimo andiamo.
Scendendo però ci accorgiamo che le grosse grandinate e pioggia hanno spazzato via quella che potrebbe essere la traccia in moltissimi punti.
Però pare ci sia il modo per passare... e mal che vada torniamo a valle per la ferrata Formenton.
In qualche passaggio la dobbiamo ricreare noi "testando" il terreno per capire se è solido o se è semplice ghiaino accumulato pronto a partire.
In alcuni tratti è meglio prestare tanta attrenzione. Le recenti piogge hanno scombussolato tutto.
Ma con calma si passa in tutta sicurezza e senza rischi.
Ecco per dove siamo scesi. Da qui non si vede nulla, anche sul posto non si vedeva nulla. Ma mentre si cammina si capisce bene per dove passare e i bolli rossi che si incontrano danno la carica
Effettivamente rivedere in foto per dove si passa mette un po' d'ansia. Ma Fla5 mi pare tranquillo quindi andiamo avanti.
Dicevo, si passa tranquillamente ma è meglio rimanere concentrati perchè a 20 cm dai peidi si apre questo:
Si segue l'evidente traccia
L'evidente traccia è confermata anche dal bollino fatto sull'unico sasso fisso di tutta la montagna.
Le cenge sono affascinanti perchè le percorri e poi ti giri e non si capisce per dove sei passato.
Appunto: siamo passati per quel pendio in qualche modo e senza problemi, bohhh.
Anche Fla5 si gira e si chiede per dove siam passati.
Oggettivamente fa un po' impressione sta foto ma vi assicuro che è una cengia fattibile. Ecco non fattibilissima.
Finalmente giriamo lo spigolo ed ecco il lungo ghiaione.
Ma fermi tutti. I primi metri in alto sono osceni anzi guardiamoli in modo ottimista: ideali per fare propiocettività in vista della stagione sciistica in arrivo.
Fabio riposa dopo il tratto osceno.
E poi finalmente la ghiaia diventa fine e si corre!
Il ghiaione da sopra.
Arriviamo "tra la gente" del sentiero che sale al Giussani e scendiamo velocemente e distrutti al Dibona.
Ecco un paio di tracce della gita.
Su cartina
Buone passeggiate.
La gita è stata fotonica, solo la spada di damocle di un meteo incerto causa previsori Arpav che ultimamente non ne azzeccano una, ci ha rovinato leggermente la prima parte di salita visto che la abbiamo fatta sempre con il pensiero di essere fuori dall'acciaio dei cavi prima dei temporali. Ed in quel periodo temporali, fulmini e grandine erano all'ordine del giorno. In particolare nei giorni prima gli eventi con pioggia torrenziale e grandine sono stati ben oltre la norma avendo impatto non indifferente sulla nostra gita... capirete cosa voglio dire
Bene, partiamo con il foto-tour alla Tofana di Mezzo e rientro per la fotogenica, affascinante, repulsiva (guardandola da lontano) e affabile (quando ci sei dentro) cengia che c'è ma non si vede Prima di farla noi ne vedevamo solo una parte.
Come vi dicevo, gli eventi con grandine in quei giorni (inizio agosto) sono stati frequenti e belli tosti. La notte prima della gita aveva fatto "disastri" e ci ritroveremo gran parte della flebilerrima traccia della cengia divelta dai rivoli di grandine e ghiaia. Poco male, è stato ancora più amozionante percorrerla.
Parcheggiamo al Dibona non prestissimo e per le 8:15 partiamo. Il meteo non è bello ma abbiamo buone prospettive per il futuro cit.
Andiamo via veloci e arriviamo subito al Pomedes.
Finalmente in prossimità dei lavori per i mondiali il primo squarcio di sole. La ferrata corre su quella cresta.
Il sole illumina sempre più aree di Cortina, ottimo. Iniziamo a vedere la speranza di fare la salita alla vetta della Tofana di Mezzo senza ripiegare al Bus 18 come via di fuga.
La voglia di arriva in cima è alta, ancora più alta del solito poichè non è in funzione la funivia e quindi la cima quest'estate è stata più appagante del solito. E senza discesa in funivia il mega-giro lo stanno facendo in meno persone del solito.
Che combo di situazioni al top!
Protagonista del fototour il vostro amico Fla5 che è alle prime esperienze di ferrata. Questa forse era la sua seconda. Poco male, rodaggio veloce
La ferrata Olivieri è una delle più storiche, razionali e pertanto piacevoli delle Dolomiti. Niente cavi tirati a caso solo per far tratti difficili. Qui si risale la debolezza della montagna ed i passaggi "difficili" sono logici e piacevoli. Non c'è nulla che faccia pensare alla ferrata come ad una specie di parco zip-line o robe del genere. Davvero bellissima.
C'è anche il nostro amico Fabio.
La montagna più bella! TdR.
Lavori sulle piste per i mondiali. Speriamo cresca presto l'erba.
Si vola sul Rifugio Dibona, il rifugio che alle 16 fa ancora spritz con le olive ma non ha piatti per gli escursionisti che arrivano sfatti dalle montagne Magie, anche queste, del mondo di Cortina nel periodo in cui ci sono gli italiani.
Altro bel passaggio.
Finalmente siamo in prossimità di Punta Anna. Si vede la prossima meta che sembra vicina ma è oltremodo lontana. Sulla sinistra si vede il ghiaione del rientro.
La seconda parte della salita è meno ferrata e più alpinismo.
Tranne la verticale e atletica variante Aglio per salire in cima alla Torre Aglio e al terrificante e devastante passaggio poco dopo, quello da fare in strapiombo con la schiena sospesa su centinaia di metri di vuoto tutto il resto del percorso è facile. Anzi mi correggo, ci sono dei passaggi nuovi e recenti (almeno non c'erano 10 anni fa) con scale di acciaio massiccio e cavo tirato secondo i nuovi crismi del "su a caso per pareti lisce". Questi tratti nuovi sono leggermente impegnativi ma nulla di che.
Flavio in ambiente zupper.
Si continua a salire.
Finalmente il panorama si apre anche verso oriente.
La Marmolada e Flavio che riflette.
Finalmente si vedono le piste del paradiso Ra Valles.
Ed ecco la cima. Quando vi appaiono questi panorami dovete pensare "devo arrivare fino a lì" e mai pensare "devo arrivare fino a là", usare sempre la versione ottimistica.
Lo spuntane sfocato è la torre Aglio. La variante che vi sale è difficile e pericolosa, occhio.
Flavio per la verticale variante.
E discesa dalla Torre Aglio. Ed ora arriva il bello, il passaggio sbadabam.
Eccomi mentre mi "ka*o in mano" prima di abbandonarmi con la schiena a strapiombo su centinaia di metri sopra le piste del Bus de Tofana.
Vado o non vado? Vado!
Ed ecco invece quel maledetto del vostro amico Fla5 che se il difficilissimo passaggio se lo mangia a colazione.
Arrivano altri escursionisti. Questi però sono rientrati al Bus de Tofana.
La vetta quel giorno dovremmo averla fatta in 2+2+2+2. Ecco questo affollamento mi è compatibili.
Compliementi a questo signore vicentino sicuramente verso i 70. Polenta e vin rosso fanno indubbiamente bene.
Questa è la discesa che facciamo in inverno dal Bus de Tofana :shock:
Flavio sopra il Bus de Tofana.
Abbiamo avuto modo di seguire i lavori per la nuova seggiovia.
Qui potete vedere bene di quanto si è abbassata la stazione di monte.
Ancora la magica Tofana di Rozes.
Questo è uno dei pezzi più recenti: scale massicce e poi cavo tirato su a caso. La vecchia via proseguiva risalendo gli sfasciumi nel canalone. Ora c'è più sicurezza contro caduta sassi.
Il tratto dopo le scale.
E si sale e si sale. Non finisce mai il secondo tratto ma è anche moooolto lungo.
Oltre a essere mooolto lungo vi è anche molto dislivello da fare. Prima eravamo laggiù in fondo.
Salendo intanto guardo il canalone di discesa: speriamo sia messo bene.
Flavio quasi arrivati in vetta.
Ad un certo punto abbiamo un primo spot sulla cengia che ci attende. Wow, molto interessante... ma per dove si passa che non si vedono tracce?
Arriviamo in vetta, salutiamo 2 ragazzi sloveni che erano indecisi se proseguire per la cengia o per la Formenton e mangiamo un cioccolatino.
I ragazzi avevano una cartina vecchia in cui la discesa per la cengia era ancora segnata con i bollini rossi però non con tratteggio continuo ma con tratteggio a 2 a 2 giusto per segnalare che è un sentiero "a caso". Ora mi pare sia stato tolto dalle cartine e forse meglio così. Di buono però c'è che hanno rifatto la verniciatura sui passaggi più delicati e questa aiuta molto soprattutto quando, come successo a noi, la pioggia spazza via la traccia.
Che spettacolo non aver nessun turista salito con la funivia
La discesa dalla vetta fino alla forcella tra la Tofana di Mezzo e Tofana di Dentro è un sentiero brutto, davvero poco piacevole.
In alcuni punti abbiamo trovato i depositi di grandine della notte.
Discesa verso la Forcella.
Si scende per una cengia inclinata su terreno scivoloso aiutati da un cordino.
Eccoci nel catino ai piedi della Tofana di Mezzo. Seguiamo le tracce sperando che vi sia modo di tornare a valle.
I segni sulla neve e la vernice fresca di alcuni segnavia ci fanno sperare bene.
Ecco la veduta sulla cengia. Embè?
La cengia della Tofana di Mezzo
Appunto. Embè ora per dove si passa. La in fondo si vede la traccia ma prima? Non si vede nulla.
La traccia sembra sparire nel nulla, sembra essere inghiottita da quelle scariche di ghiaia. Bohhhh.
Per fortuna guanrdando bene si intuisce che vi è un logico passaggio e si riescono anche a immaginare segni di traccia.
Ottimo andiamo.
Scendendo però ci accorgiamo che le grosse grandinate e pioggia hanno spazzato via quella che potrebbe essere la traccia in moltissimi punti.
Però pare ci sia il modo per passare... e mal che vada torniamo a valle per la ferrata Formenton.
In qualche passaggio la dobbiamo ricreare noi "testando" il terreno per capire se è solido o se è semplice ghiaino accumulato pronto a partire.
In alcuni tratti è meglio prestare tanta attrenzione. Le recenti piogge hanno scombussolato tutto.
Ma con calma si passa in tutta sicurezza e senza rischi.
Ecco per dove siamo scesi. Da qui non si vede nulla, anche sul posto non si vedeva nulla. Ma mentre si cammina si capisce bene per dove passare e i bolli rossi che si incontrano danno la carica
Effettivamente rivedere in foto per dove si passa mette un po' d'ansia. Ma Fla5 mi pare tranquillo quindi andiamo avanti.
Dicevo, si passa tranquillamente ma è meglio rimanere concentrati perchè a 20 cm dai peidi si apre questo:
Si segue l'evidente traccia
L'evidente traccia è confermata anche dal bollino fatto sull'unico sasso fisso di tutta la montagna.
Le cenge sono affascinanti perchè le percorri e poi ti giri e non si capisce per dove sei passato.
Appunto: siamo passati per quel pendio in qualche modo e senza problemi, bohhh.
Anche Fla5 si gira e si chiede per dove siam passati.
Oggettivamente fa un po' impressione sta foto ma vi assicuro che è una cengia fattibile. Ecco non fattibilissima.
Finalmente giriamo lo spigolo ed ecco il lungo ghiaione.
Ma fermi tutti. I primi metri in alto sono osceni anzi guardiamoli in modo ottimista: ideali per fare propiocettività in vista della stagione sciistica in arrivo.
Fabio riposa dopo il tratto osceno.
E poi finalmente la ghiaia diventa fine e si corre!
Il ghiaione da sopra.
Arriviamo "tra la gente" del sentiero che sale al Giussani e scendiamo velocemente e distrutti al Dibona.
Ecco un paio di tracce della gita.
Su cartina
Buone passeggiate.