Ciao a tutti,
L'avevo detto nel momento in cui decisi di andare a sciare in Afghanistan nel 2020: ora o mai piu'. Purtroppo quella finestra favorevole si e' chiusa velocemente e l'epilogo e' sotto i nostri occhi.
Ma la mia vacanza e' servita a qualcosa. E' servita a conoscere persone, a capire molto di piu' di quanto avevo letto sui libri e su internet, ho tenuto i contatti con gli amici afghani e in questo momento di difficolta' mi sono dato da fare.
Da un mese a questa parte ho iniziato a lavorare per dare loro una mano a scappare in Pakistan, poi l'avanzata dirompente dei talebani, il blocco dei voli civili e la complessa macchina della guerra mi hanno imposto di sfruttare tutti i contatti e la forza di volonta' che avevo a disposizione.
Ho passato queste ultime 2 settimane di vacanze chiuso in casa, attaccato al computer notte e giorno, ho parlato con politici di vari colori, ho parlato con famosi giornalisti e fotoreporter di guerra, giornalisti premi Pulitzer (tra cui l'autore del film linkato poco addietro), persone attive nelle NGO al cui interno ho trovato persone incredibili... e poi i militari italiani, quelli americani, i "servizi" francesi, gli inglesi. Abbiamo creato gruppi whatsapp per condividere le info dell'intelligence, per mettere a disposizione in contatti di ognuno, indispensabili per aprire le porte di quel maledetto aeroporto. Abbiamo seguito la posizione dei gruppi ricevendo la loro posizione e cercando di capire come farli arrivare ad Abbey Gate guardando Google Maps... ci siamo aiutati a vicenda indipendentemente dal colore politico, della pelle, della religione. Tutti motivati a far arrivare piu' ragazzi possibili dentro l'aeroporto di Kabul.
Ieri ne abbiamo fatti entrare 29, oggi un altro gruppo di 36. E spero di poter fare ancora qualcosa per gli altri ragazzi e soprattutto ragazze che hanno creduto nello sport, nell'emancipazione femminile, nella liberta' di vivere, quella che avevo visto nei loro occhi a Bamyan. Tutti accolti dall'Italia e dai suoi pochi ma eroici ragazzi che all'aeroporto di Kabul hanno fatto e stanno facendo l'impossibile. Vorrei ringraziarli e fare in nomi che ho sentito, ma so di non poterlo fare. E un grazie di cuore anche all'Unità di Crisi della Farnesina che hanno dimostrato professionalità e grande cuore.
Sono emozionato, orgoglioso, felice, soddisfatto, ma allo stesso tempo ancora preoccupato per chi è ancora la'.
Una ventina (tra cui i ragazzi che hanno tentato la qualifica alle olimpiadi) saranno miei ospiti e quest'inverno li portero' a sciare.
Avranno bisogno di una mano per ricostruirsi una vita e mi piacerebbe poter contare sulla community dello sci, quella che non giudica e che tende la mano in montagna al compagno di ascesa per aiutarlo a salire dove da solo non ce la puo' fare.
Tornero' a scrivere appena saranno tutti arrivati e poi ci organizzeremo.
Lo sapevo: c'era un motivo che mi spingeva a voler visitare l'Afghanistan, non avrei mai pensato che fosse questo.
A presto,
Roberto
non so come, ma se posso mi rendo disponibile, anche ad ospitare.
Grazie
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Ciao, penso che una delle cose più belle potrebbe essere coinvolgerli in qualche uscita sugli sci (che però dobbiamo ancora trovare, ma intanto per la neve è ancora presto, quindi abbiamo tempo).