Le zone sciistiche secondo la normativa della provincia di Bolzano, che rispecchia le direttive contro la concorrenza della Ue, sono divise in 3 categorie. Locali, destinate essenzialmente a clientela che vive nelle immediate vicinanze, nazionali, destinate a clientela che principalmente va e viene in giornata, ed internazionali, cioè quelle che possono fare concorrenza sul mercato europeo.
E come fanno a distinguere le 3? In base ai posti letto della zona.
Ovviamente dato il numero dei posti letto praticamente nessuna delle stazioni altoatesine del DSS gravità nelle prime due categorie.
I contributi, sono in percentuale a scendere delle 3 categorie. E pure la graduatoria del plafond di copertura. Per cui anche se teoricamente le stazioni altoatesine del DSS avrebbero accesso a qualche contributo sugli investimenti ( si parla del 10-15% ) , in pratica il plafond e’ appena sufficiente a coprire le stazioni a valenza locale e nazionali, che sono principalmente quelle della val Venosta e vallate laterali ad essa. Forse nel recente passato qualche soldo e’ andato alle stazioni del DSS della val d’Isarco. Che avevano seriamente bisogno di rinnovamenti importanti. Per le altre nulla.
Per quanto riguarda il Trentino vige una normativa simile, perché rispecchia direttive della UE. Il collegamento Pinzolo-Campiglio infatti rientra non tra gli impianti sciistici ma tra la categoria “mobilità alternativa”, in pratica invece degli skibus, che puzzano, inquinano ed occupano le strade, hanno finanziato degli impianti che collegano le due zone. Lo stesso criterio sarà utilizzato per il collegamento San Martino-Passo Rolle, ed in parte per la telecabina che partirà da Moena verso il Lusia.
E vorrei far notare che questi casi sono impianti che per il privato non sarebbero economicamente sostenibili. Ma data la loro funzione di trasporto pubblico alternativo alle automobili ed ai bus allora si giustifica l’investimento pubblico.