Sicurezza: intervista da incorniciare

Per quello esistono le gare e le piste riservate.

La gara non è sciare, è gareggiare, e sinceramente, di gente che fa pali quando sarebbe meglio si andasse a divertire ce n'è già troppa.

Se stiamo a dirla tutta sarebbe anche bene trovare il modo di far sciare chi è alle prime armi su piste adeguate, protette, e non interessanti per chi sa sciare, ma non è che possiamo chiudere una o l'altra categoria in un ghetto.

Sicuramente ci sono piste che per la loro conformazione, facilità, accessibilità, sono frequentate un po da tutti, ma così come trovo stupido che uno sciatore preparato vada a farsi, se non per pura passaggio, piste baby, trovo altresì sbagliato che gente non preparata si piazzi su un muro ghiacciato diventando così un pericolo per se stesso e per gli altri.

Per questo sostengo che l'uso del cervello e un po' più di coscienza delle proprie capacità è l'unica strada percorribili, perchè l'idea di vedere comprensori divisi burocraticamente mi mette una tristezza cosmica...
 
Penso che sia Garpez e Harlock hanno tutti e due ragione... che cerchiobottista che sono! :TTTT

Ma direi che qualche multa per chi porta la moglie, bimbo, fidanzata, amicone alle prime armi sulla pista indicata "Solo per esperti" ci starebbe. Solo per creare un po di consapevolezza.

Poi sulle azzurre se non sono vuote, scio rigorosamente a bordo pista cercando di scappare via il prima possibile, se vedo gente davanti rallento e prima di ogni dosso rallento o mi fermo.. son bravo, vero? :CICCIO

Ma domenica ad Aprica, giornata con neve particolarmente bella e grippante e il sottoscritto in piena foga dopo un periodo di raffreddore, carvando con i suoi SL pensando che la vita e' bella... incontro un maestro con dietro un trenino di nani, circa una ventina, che fanno curve lente e larghissime su un muretto rosso stretto in mezzo al bosco... rallento ovviamente cercando uno spazio per superare, ma lo spazio non c'e' perche' il maestro sta facendo fare le curve da bordo a bordo della pista... gli passo vicino e con una voce anche scherzosa e rilassata canticchio:"maestro maestro, lascia un po di spazio.." e uscendo dalla pista un attimo, li supero.

Arrivato ad un pianoro per aspettare i compari mi sento da dietro un che mi dice "Ma e' tua la pista? L'hai comprata?"... era il maestro di prima... e io ovviamente ero sorpreso, ma non incattivito... ho solo risposto:"ma dai... lascia un corridoio... anche piccolo... dai." E lui risponde andando via "certo che l'ho lasciato..."... vabbe finita li.

Ma pensandoci: avevamo entrambi ragione.. si? o no?
 
La gara non è sciare, è gareggiare, e sinceramente, di gente che fa pali quando sarebbe meglio si andasse a divertire ce n'è già troppa.






Poi vedi tanti di questi " atleti " che continuano a sciare in campo libero alla stessa maniera come su pista tracciata e chiusa :PAAU
 
NON é che chi "non é capace" abbia DIRITTO a fermarsi dove vuole.

É che (esempio del bambino che cade dietro al dosso) PUÓ CAPITARE.

Ed ecco che l'unica cosa da fare é mantenere adeguate velocitá e adeguate distanze di sicurezza


... Stiamo parlando (o almeno, IO sto parlando) di come si debbano rispettare gli altri sciatori, anche i lenti (che impegnano piú tempo a togliersi da sotto un dosso o dietro una curva) e anche i principianti (che dietro quel dosso ci possono cadere).

Rispettare gli altri vuol dire, per i bravi, trovare il modo di godersi la discesa con linee che lascino il dovuto margine di sicurezza per eventuali errori dei "meno bravi". Per i meno bravi, per non dire gli esordienti, vuol dire NON giocare alla roulette russa con velocitá e andature oltre le proprie capacitá o discese su itinerari fuori dalla loro portata.

Sono totalmente d'accordo su questi concetti.

Ma credo sia il caso di aggiungere che anche chi è meno capace deve stare attento.
Non trovo sia corretto pensare di potersi fermare (volontariamente) nei punti peggiori, perchè tanto è chi viene da dietro che deve stare attento (vale per chiunque chiaramente).
Certo, chi arriva deve stare attento, e tenere presenti gli imprevisti, ma comunque fermarsi nei posti sbagliati, o fare traiettorie improponibili, crea inutilmente situazioni rischiose.

Quindi il rispetto ci vuole da parte di tutti.

Tuttavia, caro Garpez (perché nelle tue chiuse ce la metti sempre la pulcetta nell'orecchio) pur da praticante assiduo e, per certi versi, esperto, penso che non esista alcun "maggior diritto" di stare sulle piste, di usare le piste, di occupare le piste di chi sa sciare su chi é alle prime armi.

Per quello esistono le gare e le piste riservate.

Non esiste un "maggior diritto".
Esiste un pari diritto, quello di chi va più piano, come quello di chi tira due curve quando le condizioni lo consentono, nel pieno rispetto altrui e nella piena consapevolezza dei propri limiti, degli altri, e degli imprevisti.

La "peggiocrazia" è non consentire anche questo secondo aspetto, costringendo tutti ad andare come chi non è capace.
Mi pare non sia questo il tuo pensiero, ma leggo tante idee di questo genere.

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Ma domenica ad Aprica, giornata con neve particolarmente bella e grippante e il sottoscritto in piena foga dopo un periodo di raffreddore, carvando con i suoi SL pensando che la vita e' bella... incontro un maestro con dietro un trenino di nani, circa una ventina, che fanno curve lente e larghissime su un muretto rosso stretto in mezzo al bosco... rallento ovviamente cercando uno spazio per superare, ma lo spazio non c'e' perche' il maestro sta facendo fare le curve da bordo a bordo della pista... gli passo vicino e con una voce anche scherzosa e rilassata canticchio:"maestro maestro, lascia un po di spazio.." e uscendo dalla pista un attimo, li supero.

Arrivato ad un pianoro per aspettare i compari mi sento da dietro un che mi dice "Ma e' tua la pista? L'hai comprata?"... era il maestro di prima... e io ovviamente ero sorpreso, ma non incattivito... ho solo risposto:"ma dai... lascia un corridoio... anche piccolo... dai." E lui risponde andando via "certo che l'ho lasciato..."... vabbe finita li.

Ma pensandoci: avevamo entrambi ragione.. si? o no?

Ho spesso pensieri analoghi.
Va bene, hai la cucciolata, fantastico.
Ma NON occupare tutta la pista da un bordo all'altro.
Lascia un corridoio per passare, e siamo tutti felici e contenti.

Ciò che ti ha detto non mi pare corrisponda ad un'idea di rispetto reciproco e di sana e civile convivenza.
 
Il tema è il rispetto del prossimo, certamente.
Incluso il rispetto per chi sa sciare ed ama tirare qualche curva.
Cosa completamente diversa da chi ha calzato gli sci la settimana prima e scende a caso.

Visto che parli di auto a 200, il paragone corretto è quello con le autostrade tedesche.
Nessuno ti aggredisce se vai piano, ma se vai piano, magari perchè non sei capace e sei sulla pista sbagliata, non pretendi di occupare tutto e di costringere tutti ad andare piano come te.

L'idea che debba essere sempre tutto a misura dei più lenti non è condivisibile.
Altro esempio è la scuola: dover perdere tempo, imparare poco, per seguire il ritmo di chi va piano, è sbagliato.

Questa affermazione è un punto di non ritorno. La scuola dell'obbligo italiana funziona esattamente al contrario, da sempre, nonostante qualcuno (oggi sempre più) cerchino di scardinare il principio sacrosanto (anche dei Marines americani) che "nessuno verrà lasciato indietro".
Vi saranno poi le sedi opportune, dalle superiori in poi, per far emergere chi è migliore di altri, o semplicemente piu' volenteroso.

Nello sci, analogamente alla scuola, tutti sono partiti da principianti. Qualcuno se lo dimentica troppo spesso.
E tutti sono caduti, hanno rallentato davanti ad un muro, hanno fatto il trenino dietro il maestro o dietro al papà, hanno fatto lo spazzauovo scriteriato, hanno fatto qualche saltino idiota a bordo pista.
Nessuno vuole giustificare chi fa qualcosa di palesemente sbagliato, va solo salvaguardato il rispetto reciproco.

Pochi giorni fa mio figlio di 8 anni è caduto sotto un dosso in Val di Lei, eravamo veramente in un punto coperto e io ero 7-8 mt più in basso. Non so come farvi capire il terrore che ho avuto che qualcuno arrivasse come fosse in un SG essendo la pista completamente vuota.
E mio figlio è caduto una volta, non sa sciare bene ma salvo le nere ormai scende in modo decente tutte le piste.

Due gg prima uno lo ha buttato a terra colpendogli le code mentre faceva lezione con il maestro (io non c'ero). Non si è fatto nulla e il maestro ha redarguito l'idiota di turno.

Io sono il primo a pensare che chi sa sciare bene non sia il vero pericolo, perché se uno sa sciare significa che sulle piste c'e' stato tanto e sa cosa significa prevedere, valutare, adeguare la propria sciata con quella di chi è attorno.
E saper sciare significa capire che i curvoni da gigante li puoi tirare se hai spazio, se non ce l'hai fai altro, o vai altrove.
Non saper sciare, spesso significa anche non saper capire queste cose, soprattutto se si è anche ragazzi e dice bene chi sostiene che i maestri dovrebbero contribuire fortemente a insegnare come si vive in pista.
 
La cosa buffa è che proprio in Croazia c’è un dibattito acceso da anni per far pagare i soccorsi che attualmente sono gratuiti. Di solito si tratta di gente che parte dal mare in maglietta e infradito a fare una camminata su monte Velebit e si perde, arriva la notte con temperature basse e chiamano i soccorsi. Qualche volta chiamano i soccorsi perché sono stanchi e così ottengono un passaggio.
Li si lamentano principalmente dei Cechi e Slovacchi... :D

Le cronache estive alpine sono piene di storie di gente che si avventura alla mentula penis per i sentieri, direi che è un fenomeno ubiquitario.
 
Questa affermazione è un punto di non ritorno. La scuola dell'obbligo italiana funziona esattamente al contrario, da sempre, nonostante qualcuno (oggi sempre più) cerchino di scardinare il principio sacrosanto (anche dei Marines americani) che "nessuno verrà lasciato indietro".
Vi saranno poi le sedi opportune, dalle superiori in poi, per far emergere chi è migliore di altri, o semplicemente piu' volenteroso.

Non voglio lanciarmi troppo in OT, ma non sono per nulla d'accordo.
Proprio per questo lo proponevo come esempio negativo.
I risultati sono pessimi, e qualsiasi indagine in materia lo dimostra molto chiaramente: la scuola italiana produce ignoranti ed analfabeti funzionali in grossa quantità.
Non si può rimandare sempre tutto a "dopo": prima alle superiori, poi all'università, poi al phd.
Si accumula un gap molto dannoso, e spesso non recuperabile.

E no, non era "sempre così".
Come Ricolfi ripete sempre, anche chi esce dalle superiori è sempre meno preparato e capace.
Appena andato in pensione, ha detto che il programma del suo ultimo corso universitario è stato la META' di soli 25 anni fa.
Questo è drammatico per chi avrebbe voglia e possibilità di avere una preparazione adeguata, dato che poi, nel mondo reale, sconti non ce ne sono.

Pochi giorni fa mio figlio di 8 anni è caduto sotto un dosso in Val di Lei, eravamo veramente in un punto coperto e io ero 7-8 mt più in basso. Non so come farvi capire il terrore che ho avuto che qualcuno arrivasse come fosse in un SG essendo la pista completamente vuota.
E mio figlio è caduto una volta, non sa sciare bene ma salvo le nere ormai scende in modo decente tutte le piste.

Bisogna certamente tenere in considerazione che, dietro i dossi, possono esserci degli imprevisti.
Questo è chiaro.
Ma ciò non toglie che occorra evitare di fermarvisi apposta, o di esagerare con piste troppo oltre le proprie possibilità.
Poi chiunque può cadere od avere un problema, ci mancherebbe.

Io sono il primo a pensare che chi sa sciare bene non sia il vero pericolo, perché se uno sa sciare significa che sulle piste c'e' stato tanto e sa cosa significa prevedere, valutare, adeguare la propria sciata con quella di chi è attorno.
E saper sciare significa capire che i curvoni da gigante li puoi tirare se hai spazio, se non ce l'hai fai altro, o vai altrove.

Chiaro.

Non saper sciare, spesso significa anche non saper capire queste cose, soprattutto se si è anche ragazzi e dice bene chi sostiene che i maestri dovrebbero contribuire fortemente a insegnare come si vive in pista.

Se ci sono queste mancanze di conoscenza, però, bisogna rimediare, non pretendere di avere ragione comunque.
I maestri dovrebbero certamente contribuire, ma l'esempio riportato da ddski ci mostra l'esatto contrario.
Quindi non è solo un problema di esperienza, ma anche di mentalità.
 
Siamo OT ma sulla scuola sbagli alla grande.
Parlo, ripeto, di scuola dell'obbligo...e il principio e' sempre stato quello di portare tutti avanti.
E soprattutto in uscita dalle elementari i nostri bambini sono tra i migliori.
Con dei distinguo tra regioni e regioni.

Poi ci perdiamo dopo per carenze molto strutturali.
Ma il principio e' quello giusto di un paese civile in cui non si abbandona nessuno.

Ma sulla questione sci penso che siamo d'accordo...
 
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