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16 agosto 2016 - Ore 18.47
Cortina d' Ampezzo - Cenge sopra la Val Travenanzes
Suona il telefono
Lo vedo, mi è sopra la testa, digli di spostarsi indietro...
Ok, fallo virare 45° a destra e mi arriva in bocca...
"Ok ti vedono"
Da quel giorno per me andare per montagne non è piú stata la stessa cosa.
Ansie, paranoie, panico, sparita la mia sicurezza, sparita la quasi esaltazione che provavo...
Si, avevo ricominciato quasi subito, ma il PTSD, lo stress post-traumatico, è un gran bastardo, ti colpisce anche a distanza.
E allora via con gli scleri, l' incapacità di sopportare il rumore di un elicottero anche se mi passava sopra l' ufficio, la paura a tornare ad affrontare certi ambienti, certe esposizioni...
Sono passati due anni da quel giorno, l' anno scorso avevo ricominciato a girare per monti dandoci dentro, ma ancora col timore di affrontare certe situazioni, e con quell' elicottero che non voleva andarsene via da dentro di me.
Qualche giorno fa sono salito alla Cresta di Costabella, sul Cristallo: volevo vedere se tornava il feeling, volevo vedere come andava la testa.
Il feeling c' è, è tornato.
Mi sento pronto.
Pronto ad andare a riprendermi ciò che mi appartiene, pronto ad andare a riprendermi la mia anima.
Questo giro sarà una doppia sfida: prima di passare dove due anni fa mi ero incasinato infatti affronteremo la Cengia Jelinek, uno splendido percorso di cengia sotto la Tofana di Dentro, alto 400m sopra la Cengia Paolina, scoperto durante la guerra dall' Alfiere Kajetan Jelinek - dello Streifkommando del Capitano Emmanuel Barborka - cercando un passaggio per neutralizzare la postazione italiana di Punta Giovannina.
Avremmo dovuto farla l' anno scorso, il giorno dopo aver risalito integralmente la Tofana di Dentro per sentieri di guerra lungo le creste settentrionali (Orti di Tofana - Cima Formenton - Tofana di Dentro), ma sul piú bello non ero riuscito ad affrontarla: affacciatomi alla cengia non me l' ero sentita, non riuscivo a sostenerla, ed eravamo scesi per la normale alla Tofana di Mezzo fino al Rifugio Giussani.
Probabilmente era troppo presto, le ferite dentro di me erano ancora troppo fresche.
Adesso mi sento pronto a riprovarci.
Chiamo il boss, la Guida che l' anno scorso mi ha fatto ricominciare ad andare in ambienti... "osé".
"Sei sicuro, te la senti?"
SI
"Ok accendiamolo"
Il pomeriggio precedente sono tesissimo, in ansia.
Si, mi sento pronto ma non so come reagirò. La testa è una gran brutta bestia.
La sera ci bevo su, vediamo se mi rilasso...
Mojiti e Rum-cooler sembrano fare effetto, e vado a dormire relativamente tranquillo
RUNK
Arriva la mattina, è il fatidico giorno.
Preparo lo zaino, poi via fino a Fiames a beccarmi col boss.
Un veloce cappuccino :buongiorno: lasciamo giú la mia macchina per il ritorno e torniamo a Cortina, a prendere la funivia.
Primo tronco, ok
Secondo tronco, ok
Terzo tronco, la tensione torna a farsi sentire.
Mi distraggo un po' fumando una :sig: e guardandomi il panorama, Pelmo, Civetta e Pale regalano sempre emozioni :skiamo:
mentre piú vicino le Cinque Torri si preparano a ricevere il loro quotidiano assalto di visitatori
Via, cominciamo.
Saliamo la scaletta della stazione ed andiamo a metterci in coda sulla ferrata, davanti a noi la Tofana di Dentro.
Il nostro viaggio ci porterà esattamente là dietro, nel suo lato oscuro e semisconosciuto.
Scendiamo con calma dalla Tofana di Mezzo
Sotto di noi compare il ghiaione che ricopre i Jaze de Tofana, col caratteristico laghetto; davanti, oltre la Val Travenanzes, lo spettacolo delle Cime di Fanes :skiamo: :skiamo: :skiamo: :arf: :arf: :arf:
mentre piú in là sono i Lagazuoi a dominare la scena
Poco prima di raggiungere la sella tra le due Tofane, una scritta indicante il Rifugio Giussani ci fa abbandonare la ferrata: da qua proseguiamo lungo la via normale
puntando dritti verso il laghetto
Ci abbassiamo velocemente, guardandomi alle spalle la cresta è tutta una processione di ferratisti, ciao ciao fatevela voi la coda :skiciao:
Arriviamo all' altezza del laghetto: qua si vede bene come le ghiaie ricoprano ciò che resta dell' antico ghiacciaio
mentre a sinistra...
... a sinistra le bancate della Tofana di Mezzo fanno impressione, sono qualcosa di grandioso :arf:
arriviamo alla fine di una specie di dorsale, davanti ci si para la Tofana di Rozes in tutta la sua solennità
Questo secondo me è il posto piú spettacolare delle Tofane: una immensa conca di ghiaie e bancate chiusa tra poderosi contrafforti e con davanti panorami pazzeschi :arf: :skiamo:
guarda che roba le Cime di Fanes :skiamo: :skiamo: :skiamo:

Sono in estasi totale, estasi che però cede il passo all' ansia ed alla tensione quando il boss mi dice "andiamo".
Abbandoniamo la normale, e cominciamo ad attraversare lo spettacolare circo di ghiaie
Provo a distrarmi concentrandomi sul panorama, ma non c' è verso, la tensione continua a salire.
Allora comincio a ripetermi che qua non è piú facile di quella cengia: in effetti il terreno è rotto, sporco, e alcuni passaggi sono poco sopra dei saltini di roccia che una scivolata non sarebbe molto opportuna...
Anche il boss me lo dice:
"Blitz stai passando tranquillo su sta porcheria qua, cosa vuoi avere problemi sulla cengia? non è piú difficile".
Intanto passiamo nei pressi del Ricovero Carugati: qua il Tenente Gino Carugati, del Battaglione Pieve di Cadore, aveva allestito un piccolo posto d' osservazione per tenere d' occhio la Nemesis.
Proseguiamo, ormai sotto cresta: stiamo seguendo la dorsale che separa la Nemesis dalla Tofana di Dentro
L' ambiente è sempre piú imponente
Mi affaccio alla cresta, ho un tonfo al cuore, eccola, ecco la Cengia Jelinek, tra poco sarò a tu per tu con lei
Seguiamo la cresta
Ed ecco comparire la Nemesis, la cima dai tre nomi
Storia bizzarra quella di questa cima.
Conosciuta dagli Ampezzani come Piccola Tofana, era stata occupata dagli uomini del Capitano Barborka che l' aveva fatta trasformare in un potente caposaldo ribattezzandola Nemesis: da qua infatti sarebbe dovuta partire la sua vendetta contro gli italiani che avevano preso le cime delle Tofane e Fontananegra.
Ironia della sorte, proprio il punto di partenza della conquista fu a sua volta conquistato.
Il 9 luglio 1916 infatti il tenente Carugati, dopo essere sceso dalla Tofana di Dentro ed aver appostato i suoi uomini nei pressi del ricovero che prese il suo nome, aveva martellato la postazione con mitragliatrici. Era la Battaglia del Masarè, battaglia che si rivelò fatale all' eroico Capitano Barborka.
Successivamente, intercettata in basso la via di rifornimento e tagliati i cavi telefonici - rendendo la postazione virtualmente indifendibile - la conquistò senza colpo ferire.
Era il 9 agosto 1916. Nemesis cambiò nome ancora una volta. Divenne Punta Carugati.
Arriviamo al paletto che segna il bivio: dritti si va alla Nemesis/Punta Carugati, a destra si va alla Cengia Jelinek.
È il momento della verità. Sono tesissimo.
Mi affaccio, sono esattamente dove l' anno scorso me l' ero fatta sotto e avevo detto al boss che non me la sentivo.
Lui mi chiama, gli dico di aspettare.
La guardo, la guardo bene.
Non capisco perché l' anno scorso me la fossi fatta sotto, è un posto spaziale.
Ma soprattutto mi sento estremamente a mio agio, come fossi a casa, una sensazione stupenda.
ANDIAMO!!!
IGO
Iniziamo a camminare, come prima il terreno è rotto, marcio, instabile, una scivolata potrebbe voler dire rotolare e saltare per 1200 metri fino al fondovalle, la concentrazione è piena, antenne dritte, ma l' animo è leggero come il passo.
Il boss vedendomi andar piano ogni tanto si ferma e mi chiama, temendo che vada in blocco.
"Boss, non puoi capire cosa sto provando, è bellissimo.
Tranquillo che arrivo."
Vado piano perché me la sto godendo. Passo dopo passo, metro dopo metro, sono in esaltazione mistica
Ancora piú esaltato con gli scenari ed i colori che mi si presentano davanti :arf:
E giú com' è?
Eh, giú è un bel rabaltón
Pian piano prendo confidenza col fondo, ed i passi diventano sempre piú sicuri, anche se la cautela non manca mai. Guai se mancasse in questi posti!
Qualche passaggio è un po' piú osé
e fatalità son proprio i punti piú bastardi quelli dove ti saltan fuori le viste piú belle: guarda qua che roba :arf: :arf: :arf:
Ci avviciniamo all' enorme dentone, intanto il boss scova qualcosa tra le rocce
andiamo a passargli proprio sotto
Altro punto un po' piú osé
Ma alla fine, non è osée TUTTA questa cengia?
Sotto il dentone termina il "semicerchio principale" e ne comincia un altro, ben piú breve
qua l' esposizione aumenta, e di pari passo aumenta la concentrazione
Aggiro anche questo e...
SBADADAM! :shock::shock::shock::skiamo::skiamo::skiamo:
Vallon Bianco, con la Graa de Traenanzes, e dietro il Col Bechei... sto male... un acquerello del genere non sembra neanche vero... :arf:
e chi glielo dice adesso al boss che non voglio piú venire via da qua? :rotlf:
Tanta, davvero tanta roba qua!
Via, di nuovo in marcia sull' ultimissimo tratto di cengia, che ormai volge alla fine.
CIAONE :skiciao:
Impongo al boss uno stop, sarebbe da criminali non fermarsi imbambolati davanti a questo spettacolo.
Lui concorda, e rimaniamo là imbalsamati qualche minuto, persi con la mente chissà dove...
Le montagne, le Dolomiti in particolare, sono tutte stupende. Ma qua mi fa un effetto assurdo... mai visto delle acquerellate del genere...
Rimettiamo i cervelli in ordine e ripartiamo: la cengia è finita ed entriamo nel circo di Potofana.
Sotto di noi la distesa di ghiaie dove passa il sentiero della Cengia Paolina, proprio dove termina la salita del canale di metà cengia e dove si stacca il bivio per la discesa in Val Travenanzes, quello del mio casino di due anni fa.
Non bisogna farsi prendere dalla tentazione di scendere subito: sotto infatti ci sono dei brutti salti di roccia.
Attraversiamo quindi tutta la conca
e puntiamo al canalone finale, che viste le nevicate finalmente decenti dell' inverno scorso si presenta ancora innevato.
In base all' innevamento invernale ed al caldo estivo infatti può essere o tutto innevato, o presentarsi come un apparente ghiaione, sotto cui però si nasconde un infido lastrone di ghiaccio. Picca e ramponi quindi sono buoni compagni per venire qua.
La prima parte del nevaio è bella ripida, attrezza una calata e mi fa iniziare a scendere.
La seconda parte è invece piú morbida, e me ne vado giú tranquillo
Poi mentre scende anche lui mi riposo qualche minuto fumando la :sig: della soddisfazione: mi son fatto la Jelinek
IGO
Da qua andiamo giú a rotta di collo per il ghiaione
puntando verso la cresta che si protende verso la Val Travenanzes
"Vieni che ti porto a vedere una cosa"
Pronti!
Incrociamo il sentiero della Paolina, ed incontriamo una prima postazione
poi puntiamo alla cresta vera e propria, deviando quindi dal nostro percorso
molliamo gli zaini e ci inerpichiamo, sopra le nostre teste ci aspetta una caverna di guerra
a segnare la strada, vari resti di reticolati
dentro ci sono ancora i resti dei letti :shock:
ma ciò che è piú grandioso è che da qua si domina tutta l' alta Val Travenanzes, spettacolo :arf:
mentre appena dietro si può controllare la Cengia Paolina. Nascosta alla vista delle posizioni italiane del Formenton, e con dominio su tutti i dontorni, e chi la prendeva sta postazione?
e chi può essere piú contento di me?
IGO
Dopo la breve divagazione recuperiamo gli zaini e torniamo sui nostri passi
puntando ad un grande masso squadrato, in mezzo al ghiaione, al cui interno era stata ricavata una postazione
Ora la tensione torna a crescere, ma piú che tensione è una sorta di groppo allo stomaco, stiamo andando a prendere il sentiero di due anni fa.
Lasciamo lo splendido circo alle nostre spalle
Ecco i ruderi che avevo visto due anni fa
ecco i buffi spuntoni, i "pupazzi di roccia"
Invece di fare "tornante' agli spuntoni, tagliamo dritto per dritto e puntiamo al canalone principale
via, iniziamo a scenderlo, ogni tanto troviamo il poco che rimane del vecchio sentiero
Il groppo aumenta, ci siamo, lo ricordo questo rinforzo
Qua bisogna andare a destra, e mi girano doppiamente le balle perché inizialmente avevo preso proprio di qua, ma non si capiva un granché...
e quegli ometti? perché non li avevo visti? forse non c' erano? forse cercavo in basso mentre avrei dovuto guardare in alto? non lo so, non so dare risposta...
Fatto sta che sono tornato indietro e me ne sono andato a sinistra, che sembrava piú invitante
e sono andato ad infognarmi, ad incrodarmi come un pirla :MM
Dico al boss di andare avanti, ho bisogno di restare qualche minuto da solo.
Vedo la mia anima, è la che vaga in pena su quella cengia da due anni, come uno spirito dannato.
È ora di riprendermela e riportarla a casa.
Vieni qua, è questa la strada giusta, dammi la mano.
Sento un brivido, poi mi metto a ridere, è una sensazione di benessere, sono di nuovo io.
È bello riuscire a ridere dei propri errori.
Raggiungo il boss, mi fermo a guardare un' ultima volta il luogo del delitto
poi ricomincio a scendere
Sono finalmente sereno, e la Croda Rossa mi sorride con un' esplosione di colori, lei che due giorni fa mi si era negata alla vista :skiamo:
Adesso il sentiero gira a sinistra, adesso, cinquanta metri sotto a dove avevo girato io
e prende una piacevole bancata
Poi assume le caratteristiche di vera e propria cengia, ma è larga e comoda
e ci porta ad incontrare altri resti:
uno sbarramento di reticolati
la discarica delle postazioni
ed i resti di una baracca, neanche tanto piccola, purtroppo completamente bruciata
Via, proseguiamo sempre in direzione sud
Superiamo cosí la verticale del ponte angolato di quota 1781, ma la cosa non deve spaventare, la direzione è giusta, ed infatti poco dopo quel che resta di un ometto segnala una traccia che scenda a destra tornando indietro: è il Sentiero Lancedelli! si, quello che due anni fa avevo fatto in salita!
eccolo il ponte sotto di noi
ed ecco la baracca del comando austriaco!
Non ci posso credere, sono riuscito a finirlo! Ho finito un giro lunghissimo, un vero e proprio viaggio tra mille tormenti cominciato una mattina di due anni fa.
Ed ho vinto. Oggi ho vinto due volte.
In un attimo siamo giú al sentiero 401, ci aspetta la lunga, bibbiosa discesa fino al parcheggio, ma chissenefrega.
Mando un messaggio ad un amico, che ieri sera mi aveva visto bello teso: STASERA SI FESTEGGIA
IGO
16 agosto 2016 - Ore 18.47
Cortina d' Ampezzo - Cenge sopra la Val Travenanzes
Suona il telefono
Lo vedo, mi è sopra la testa, digli di spostarsi indietro...
Ok, fallo virare 45° a destra e mi arriva in bocca...
"Ok ti vedono"

Da quel giorno per me andare per montagne non è piú stata la stessa cosa.
Ansie, paranoie, panico, sparita la mia sicurezza, sparita la quasi esaltazione che provavo...
Si, avevo ricominciato quasi subito, ma il PTSD, lo stress post-traumatico, è un gran bastardo, ti colpisce anche a distanza.
E allora via con gli scleri, l' incapacità di sopportare il rumore di un elicottero anche se mi passava sopra l' ufficio, la paura a tornare ad affrontare certi ambienti, certe esposizioni...
Sono passati due anni da quel giorno, l' anno scorso avevo ricominciato a girare per monti dandoci dentro, ma ancora col timore di affrontare certe situazioni, e con quell' elicottero che non voleva andarsene via da dentro di me.
Qualche giorno fa sono salito alla Cresta di Costabella, sul Cristallo: volevo vedere se tornava il feeling, volevo vedere come andava la testa.
Il feeling c' è, è tornato.
Mi sento pronto.
Pronto ad andare a riprendermi ciò che mi appartiene, pronto ad andare a riprendermi la mia anima.
Questo giro sarà una doppia sfida: prima di passare dove due anni fa mi ero incasinato infatti affronteremo la Cengia Jelinek, uno splendido percorso di cengia sotto la Tofana di Dentro, alto 400m sopra la Cengia Paolina, scoperto durante la guerra dall' Alfiere Kajetan Jelinek - dello Streifkommando del Capitano Emmanuel Barborka - cercando un passaggio per neutralizzare la postazione italiana di Punta Giovannina.
Avremmo dovuto farla l' anno scorso, il giorno dopo aver risalito integralmente la Tofana di Dentro per sentieri di guerra lungo le creste settentrionali (Orti di Tofana - Cima Formenton - Tofana di Dentro), ma sul piú bello non ero riuscito ad affrontarla: affacciatomi alla cengia non me l' ero sentita, non riuscivo a sostenerla, ed eravamo scesi per la normale alla Tofana di Mezzo fino al Rifugio Giussani.
Probabilmente era troppo presto, le ferite dentro di me erano ancora troppo fresche.
Adesso mi sento pronto a riprovarci.
Chiamo il boss, la Guida che l' anno scorso mi ha fatto ricominciare ad andare in ambienti... "osé".
"Sei sicuro, te la senti?"
SI
"Ok accendiamolo"
Il pomeriggio precedente sono tesissimo, in ansia.
Si, mi sento pronto ma non so come reagirò. La testa è una gran brutta bestia.
La sera ci bevo su, vediamo se mi rilasso...
Mojiti e Rum-cooler sembrano fare effetto, e vado a dormire relativamente tranquillo
Arriva la mattina, è il fatidico giorno.
Preparo lo zaino, poi via fino a Fiames a beccarmi col boss.
Un veloce cappuccino :buongiorno: lasciamo giú la mia macchina per il ritorno e torniamo a Cortina, a prendere la funivia.
Primo tronco, ok
Secondo tronco, ok
Terzo tronco, la tensione torna a farsi sentire.
Mi distraggo un po' fumando una :sig: e guardandomi il panorama, Pelmo, Civetta e Pale regalano sempre emozioni :skiamo:


mentre piú vicino le Cinque Torri si preparano a ricevere il loro quotidiano assalto di visitatori

Via, cominciamo.
Saliamo la scaletta della stazione ed andiamo a metterci in coda sulla ferrata, davanti a noi la Tofana di Dentro.
Il nostro viaggio ci porterà esattamente là dietro, nel suo lato oscuro e semisconosciuto.

Scendiamo con calma dalla Tofana di Mezzo

Sotto di noi compare il ghiaione che ricopre i Jaze de Tofana, col caratteristico laghetto; davanti, oltre la Val Travenanzes, lo spettacolo delle Cime di Fanes :skiamo: :skiamo: :skiamo: :arf: :arf: :arf:

mentre piú in là sono i Lagazuoi a dominare la scena


Poco prima di raggiungere la sella tra le due Tofane, una scritta indicante il Rifugio Giussani ci fa abbandonare la ferrata: da qua proseguiamo lungo la via normale

puntando dritti verso il laghetto

Ci abbassiamo velocemente, guardandomi alle spalle la cresta è tutta una processione di ferratisti, ciao ciao fatevela voi la coda :skiciao:

Arriviamo all' altezza del laghetto: qua si vede bene come le ghiaie ricoprano ciò che resta dell' antico ghiacciaio

mentre a sinistra...
... a sinistra le bancate della Tofana di Mezzo fanno impressione, sono qualcosa di grandioso :arf:

arriviamo alla fine di una specie di dorsale, davanti ci si para la Tofana di Rozes in tutta la sua solennità


Questo secondo me è il posto piú spettacolare delle Tofane: una immensa conca di ghiaie e bancate chiusa tra poderosi contrafforti e con davanti panorami pazzeschi :arf: :skiamo:

guarda che roba le Cime di Fanes :skiamo: :skiamo: :skiamo:




Sono in estasi totale, estasi che però cede il passo all' ansia ed alla tensione quando il boss mi dice "andiamo".
Abbandoniamo la normale, e cominciamo ad attraversare lo spettacolare circo di ghiaie

Provo a distrarmi concentrandomi sul panorama, ma non c' è verso, la tensione continua a salire.
Allora comincio a ripetermi che qua non è piú facile di quella cengia: in effetti il terreno è rotto, sporco, e alcuni passaggi sono poco sopra dei saltini di roccia che una scivolata non sarebbe molto opportuna...

Anche il boss me lo dice:
"Blitz stai passando tranquillo su sta porcheria qua, cosa vuoi avere problemi sulla cengia? non è piú difficile".
Intanto passiamo nei pressi del Ricovero Carugati: qua il Tenente Gino Carugati, del Battaglione Pieve di Cadore, aveva allestito un piccolo posto d' osservazione per tenere d' occhio la Nemesis.

Proseguiamo, ormai sotto cresta: stiamo seguendo la dorsale che separa la Nemesis dalla Tofana di Dentro

L' ambiente è sempre piú imponente


Mi affaccio alla cresta, ho un tonfo al cuore, eccola, ecco la Cengia Jelinek, tra poco sarò a tu per tu con lei

Seguiamo la cresta

Ed ecco comparire la Nemesis, la cima dai tre nomi

Storia bizzarra quella di questa cima.
Conosciuta dagli Ampezzani come Piccola Tofana, era stata occupata dagli uomini del Capitano Barborka che l' aveva fatta trasformare in un potente caposaldo ribattezzandola Nemesis: da qua infatti sarebbe dovuta partire la sua vendetta contro gli italiani che avevano preso le cime delle Tofane e Fontananegra.
Ironia della sorte, proprio il punto di partenza della conquista fu a sua volta conquistato.
Il 9 luglio 1916 infatti il tenente Carugati, dopo essere sceso dalla Tofana di Dentro ed aver appostato i suoi uomini nei pressi del ricovero che prese il suo nome, aveva martellato la postazione con mitragliatrici. Era la Battaglia del Masarè, battaglia che si rivelò fatale all' eroico Capitano Barborka.
Successivamente, intercettata in basso la via di rifornimento e tagliati i cavi telefonici - rendendo la postazione virtualmente indifendibile - la conquistò senza colpo ferire.
Era il 9 agosto 1916. Nemesis cambiò nome ancora una volta. Divenne Punta Carugati.


Arriviamo al paletto che segna il bivio: dritti si va alla Nemesis/Punta Carugati, a destra si va alla Cengia Jelinek.
È il momento della verità. Sono tesissimo.

Mi affaccio, sono esattamente dove l' anno scorso me l' ero fatta sotto e avevo detto al boss che non me la sentivo.
Lui mi chiama, gli dico di aspettare.
La guardo, la guardo bene.
Non capisco perché l' anno scorso me la fossi fatta sotto, è un posto spaziale.
Ma soprattutto mi sento estremamente a mio agio, come fossi a casa, una sensazione stupenda.
ANDIAMO!!!


Iniziamo a camminare, come prima il terreno è rotto, marcio, instabile, una scivolata potrebbe voler dire rotolare e saltare per 1200 metri fino al fondovalle, la concentrazione è piena, antenne dritte, ma l' animo è leggero come il passo.
Il boss vedendomi andar piano ogni tanto si ferma e mi chiama, temendo che vada in blocco.

"Boss, non puoi capire cosa sto provando, è bellissimo.
Tranquillo che arrivo."
Vado piano perché me la sto godendo. Passo dopo passo, metro dopo metro, sono in esaltazione mistica

Ancora piú esaltato con gli scenari ed i colori che mi si presentano davanti :arf:

E giú com' è?
Eh, giú è un bel rabaltón


Pian piano prendo confidenza col fondo, ed i passi diventano sempre piú sicuri, anche se la cautela non manca mai. Guai se mancasse in questi posti!


Qualche passaggio è un po' piú osé

e fatalità son proprio i punti piú bastardi quelli dove ti saltan fuori le viste piú belle: guarda qua che roba :arf: :arf: :arf:

Ci avviciniamo all' enorme dentone, intanto il boss scova qualcosa tra le rocce

andiamo a passargli proprio sotto

Altro punto un po' piú osé

Ma alla fine, non è osée TUTTA questa cengia?


Sotto il dentone termina il "semicerchio principale" e ne comincia un altro, ben piú breve

qua l' esposizione aumenta, e di pari passo aumenta la concentrazione

Aggiro anche questo e...
SBADADAM! :shock::shock::shock::skiamo::skiamo::skiamo:

Vallon Bianco, con la Graa de Traenanzes, e dietro il Col Bechei... sto male... un acquerello del genere non sembra neanche vero... :arf:
e chi glielo dice adesso al boss che non voglio piú venire via da qua? :rotlf:
Tanta, davvero tanta roba qua!
Via, di nuovo in marcia sull' ultimissimo tratto di cengia, che ormai volge alla fine.

CIAONE :skiciao:

Impongo al boss uno stop, sarebbe da criminali non fermarsi imbambolati davanti a questo spettacolo.
Lui concorda, e rimaniamo là imbalsamati qualche minuto, persi con la mente chissà dove...
Le montagne, le Dolomiti in particolare, sono tutte stupende. Ma qua mi fa un effetto assurdo... mai visto delle acquerellate del genere...
Rimettiamo i cervelli in ordine e ripartiamo: la cengia è finita ed entriamo nel circo di Potofana.

Sotto di noi la distesa di ghiaie dove passa il sentiero della Cengia Paolina, proprio dove termina la salita del canale di metà cengia e dove si stacca il bivio per la discesa in Val Travenanzes, quello del mio casino di due anni fa.

Non bisogna farsi prendere dalla tentazione di scendere subito: sotto infatti ci sono dei brutti salti di roccia.
Attraversiamo quindi tutta la conca

e puntiamo al canalone finale, che viste le nevicate finalmente decenti dell' inverno scorso si presenta ancora innevato.
In base all' innevamento invernale ed al caldo estivo infatti può essere o tutto innevato, o presentarsi come un apparente ghiaione, sotto cui però si nasconde un infido lastrone di ghiaccio. Picca e ramponi quindi sono buoni compagni per venire qua.

La prima parte del nevaio è bella ripida, attrezza una calata e mi fa iniziare a scendere.
La seconda parte è invece piú morbida, e me ne vado giú tranquillo

Poi mentre scende anche lui mi riposo qualche minuto fumando la :sig: della soddisfazione: mi son fatto la Jelinek


Da qua andiamo giú a rotta di collo per il ghiaione


puntando verso la cresta che si protende verso la Val Travenanzes


"Vieni che ti porto a vedere una cosa"
Pronti!
Incrociamo il sentiero della Paolina, ed incontriamo una prima postazione

poi puntiamo alla cresta vera e propria, deviando quindi dal nostro percorso


molliamo gli zaini e ci inerpichiamo, sopra le nostre teste ci aspetta una caverna di guerra

a segnare la strada, vari resti di reticolati

dentro ci sono ancora i resti dei letti :shock:

ma ciò che è piú grandioso è che da qua si domina tutta l' alta Val Travenanzes, spettacolo :arf:

mentre appena dietro si può controllare la Cengia Paolina. Nascosta alla vista delle posizioni italiane del Formenton, e con dominio su tutti i dontorni, e chi la prendeva sta postazione?

e chi può essere piú contento di me?


Dopo la breve divagazione recuperiamo gli zaini e torniamo sui nostri passi

puntando ad un grande masso squadrato, in mezzo al ghiaione, al cui interno era stata ricavata una postazione


Ora la tensione torna a crescere, ma piú che tensione è una sorta di groppo allo stomaco, stiamo andando a prendere il sentiero di due anni fa.

Lasciamo lo splendido circo alle nostre spalle

Ecco i ruderi che avevo visto due anni fa

ecco i buffi spuntoni, i "pupazzi di roccia"

Invece di fare "tornante' agli spuntoni, tagliamo dritto per dritto e puntiamo al canalone principale

via, iniziamo a scenderlo, ogni tanto troviamo il poco che rimane del vecchio sentiero

Il groppo aumenta, ci siamo, lo ricordo questo rinforzo

Qua bisogna andare a destra, e mi girano doppiamente le balle perché inizialmente avevo preso proprio di qua, ma non si capiva un granché...
e quegli ometti? perché non li avevo visti? forse non c' erano? forse cercavo in basso mentre avrei dovuto guardare in alto? non lo so, non so dare risposta...

Fatto sta che sono tornato indietro e me ne sono andato a sinistra, che sembrava piú invitante

e sono andato ad infognarmi, ad incrodarmi come un pirla :MM
Dico al boss di andare avanti, ho bisogno di restare qualche minuto da solo.
Vedo la mia anima, è la che vaga in pena su quella cengia da due anni, come uno spirito dannato.
È ora di riprendermela e riportarla a casa.
Vieni qua, è questa la strada giusta, dammi la mano.
Sento un brivido, poi mi metto a ridere, è una sensazione di benessere, sono di nuovo io.
È bello riuscire a ridere dei propri errori.
Raggiungo il boss, mi fermo a guardare un' ultima volta il luogo del delitto

poi ricomincio a scendere

Sono finalmente sereno, e la Croda Rossa mi sorride con un' esplosione di colori, lei che due giorni fa mi si era negata alla vista :skiamo:

Adesso il sentiero gira a sinistra, adesso, cinquanta metri sotto a dove avevo girato io

e prende una piacevole bancata


Poi assume le caratteristiche di vera e propria cengia, ma è larga e comoda

e ci porta ad incontrare altri resti:
uno sbarramento di reticolati

la discarica delle postazioni

ed i resti di una baracca, neanche tanto piccola, purtroppo completamente bruciata

Via, proseguiamo sempre in direzione sud

Superiamo cosí la verticale del ponte angolato di quota 1781, ma la cosa non deve spaventare, la direzione è giusta, ed infatti poco dopo quel che resta di un ometto segnala una traccia che scenda a destra tornando indietro: è il Sentiero Lancedelli! si, quello che due anni fa avevo fatto in salita!



eccolo il ponte sotto di noi

ed ecco la baracca del comando austriaco!

Non ci posso credere, sono riuscito a finirlo! Ho finito un giro lunghissimo, un vero e proprio viaggio tra mille tormenti cominciato una mattina di due anni fa.
Ed ho vinto. Oggi ho vinto due volte.
In un attimo siamo giú al sentiero 401, ci aspetta la lunga, bibbiosa discesa fino al parcheggio, ma chissenefrega.
Mando un messaggio ad un amico, che ieri sera mi aveva visto bello teso: STASERA SI FESTEGGIA

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