È ormai da una settimana che sono in vacanza, e dopo essermi sciolto le gambe al Bus de Tofana e sul Sassopiatto, è ora di iniziare a fare sul serio.
Voglio provare a riportare su - pian pianino - l' asticella, voglio vedere se ritrovo il giusto feeling.
Il posto ideale per farlo, senza esagerare, è la Cresta di Costabella, sul Cristallo, una selvaggia cresta trasformata dagli austro-ungarici in una fortificazione sul filo dei 2700 metri, divenuta tristemente famosa tra gli Alpini per la sua imprendibilità.
Quel che resta del vecchio sentiero di guerra è segnato con vecchi bolli rossi, quindi problemi di orientamento (visibilità permettendo) non dovrebbero essercene; il vero problema è il terreno: roccia rotta, talvolta marcia, con passaggi esposti e dove può servire usare le mani.
Soprattutto, non essendo un sentiero ufficiale (non è neanche presente sulle cartine, neanche in puntinato nero), è da esattamente 101 anni che nessuno gli fa manutenzione, e con i disastri d' acqua degli ultimi anni non sai cosa potresti trovarti davanti: potrebbe essere ancora bello come un secolo fa, cosí come potrebbe essere venuto giú mezzo sentiero.
Se vedo che mi prende male posso benissimo girare le chiappe e tornare indietro.
Ed è con questo spirito che affronto il giro, visto anche il meteo ballerino. In teoria dovrebbe fare misto nuvolo, forse qualche goccia nel tardo pomeriggio, ma non si sa mai.
Arrivo dove riesco.
E cosí dopo due giorni di riposo e bevute rieccomi a preparare lo zaino e a caricare la macchina: destinazione Cimabanche.
Quando arrivo la giornata non è che sia meravigliosa, incrociamo le dita e mettiamoci in marcia, valuterò mano a mano durante il cammino cosa fare visto che in passato mi sono mangiato piú di un giro per una nuvola in piú al mattino.
Mi avvio quindi lungo il sentiero 233 della Val Pra del Vecia, che inizialmente è una comoda stradina che quasi senza pendenza porta verso il greto del torrente
E subito ecco comparire le prime vestigia di guerra: la stazione della teleferica del Forame
Qualche passo e trovo una caverna, niente di particolare, se non fosse cosa vedo alzando lo sguardo: un albero trasformato in palo del telefono! :shock:
Da qua la strada si trasforma in sentiero, e eccone un altro! Gli austroungarici si eran fatti tutta la linea telefonica sfruttando gli alberi come pali.
Mi rimetto in marcia, ma subito l' occhio viene catturato da qualcosa al di là del torrente
La storia qua fa un salto di 20 anni: le caverne austroungariche della Grande Guerra lasciano il posto ai tunnel fatti scavare da Mussolini negli anni trenta - quando fu costruita anche la polveriera di Cimabanche - nell' ambito del Vallo Alpino del Littorio, una lunghissima serie di fortificazioni che andavano da Ventimiglia a Fiume, ed il cui tratto dal Passo Resia al Passo del Predil fu in parte ripristinato e potenziato durante la guerra fredda.
Questi tunnel un tempo contenevano "proiettili speciali", le armi chimiche, un tempo ben piú diffuse di oggi, e furono successivamente murati, per poi venire bonificati negli anni novanta.
Torno sul sentiero, e risalgo il lato sinistro (orografico) della valle in mezzo ad un bosco che pian piano si dirada
poi il sentiero raggiunge il greto e lo attraversa, portandosi dall' altro lato
e minaccioso mi appare lo Stützpunkt, il Torrione 2450
Alle spalle invece appaiono i piú dolci Canópi, sembrano quasi un altro mondo :fiore:
Le nuvole vanno e vengono dando al torrione un aspetto misterioso, quasi spettrale, ma lasciano vedere, belli evidenti, i faticosissimi tornanti ai suoi piedi che portano a Forcella Verde: fortunatamente non dovrò salirli
Il sentiero segue il fondovalle ai piedi della Costabella, in uno splendido mix di colori :skiamo:
Poi torna ad inerpicarsi sull' altro versante
e adesso non è piú solo il torrione, è tutta la testata della valle ad aprirsi davanti: spettacolo
IGO :skiamo: :arf:
La giornata si sta aprendo, e l' ambiente si sta facendo sempre piú spettacolare: un mix esplosivo che ti da la carica meglio di una redbull
Intanto il sentiero torna ad avvicinarsi al fondo della valle, e quasi spiana: per chi deve andare fino a su è la ricarica prima della sfaticata sui tornanti
Passo sotto le Punte del Forame di Dentro, pensando a un paio di cosette da fare anche per di là
Do un ultimo sguardo al Torrione, con la sua stazione della teleferica e le sue baracchette
Poi un vecchio paletto mi fa abbandonare il sentiero e prendere una piccola traccia che si stacca a sinistra: SI COMINCIA!
IGO
La traccia svolta subito verso nord, quasi a voler tornare indietro
e mentre taglia quasi orizzontale, in lontananza compaiono gli affascinanti Rondoi

Bella, tranquilla, rilassante questa prima parte
Ma dopo aver aggirato la base di un nevaio, ecco che si comincia a salire col primo ravanino
Falso allarme, si riprende il passeggio
Intanto mi godo il panorama, bello questo colpo d' occhio sull' alta Val Pra del Vecia
IGO
La vegetazione inizia a diradarsi, compresi i mughi, mia croce e delizia.
Bella, bellissima questa traversata in brulleria :skiamo:
e tra un saliscendi e l' altro arrivo nei pressi di quota 2300, dove la Costa Òuta si congiunge con la Costa Bela.
Oltre la cresta troneggia il Cristallino di Misurina
Mentre piú in la, oltre Monte Piana, si lasciano intravvedere le Tre Cime :skiamo:
E la Croda Rossa??
Non pervenuta
È il momento delle decisioni: andare o non andare?
L' orario è ancora buono, e le nuvole vanno e vengono, quando si chiude da una parte si riapre dall' altra, non vedo cumulonembi minacciosi.
ANDIAMO!
La cresta inizia subito a farsi inerpicare (altrimenti che cresta sarebbe?
)
ma alla fine il sentiero non sembra cosí male
Sto prendendo quota, il sentiero gira un attimo portandosi sopra la Val Fontana di San Sigismondo, e quello che mi trovo davanti mi lascia folgorato.
Cristallo, Piz Popena, Cristallino d' Ampezzo.
CIAO :arf: :arf: :arf:

Piú in basso compare la verde sagoma del Rauhkofel - Monte Scabro, erroneamente riportato e tradotto come Rauchkofel - Monte Fumo
Ed era davvero scabro questo monte per i nostri, se neanche il Colonnello Ottavio Zoppi - uno dei migliori Ufficiali italiani della guerra - riuscí a prenderlo.
(Distintosi in molteplici occasioni, il Conte Zoppi arrivò nel 1918 al grado di Maggior Generale, assumendo il comando della neonata 1ª Divisione d' Assalto degli Arditi che si distinse nella Battaglia del Solstizio e nella Battaglia di Vittorio Veneto).
Via, avanti per la cresta, in un ambiente sempre piú impressionante
E se l' ambiente è impressionante, anche i panorami che via-via si aprono ci danno dentro :skiamo:
Picco di Vallandro
Rondoi
Tre Cime
e se non ci fossero le nuvole se ne vedrebbe ancora di piú :shock:
Dopo il primo breve strappetto, la cresta si allunga piú dolcemente
Chi non si addolcisce invece è l' ambiente, spettacolarmente atroce :arf:
Proseguo nella mia piacevole passeggiata, se sta cresta è tutta cosí ci metto la firma!
Sisi, convinto lui :SISI
Arrivo in cima a sto dorso, e mi rendo conto di cosa mi aspetta: suuuu e giuuuu, suuu e giuuuu :sbonk:
Alla fine dei conti, è proprio questa la sua bellezza, il suo fascino, sono venuto su apposta, quindi avanti!
La cresta inizia ad affilarsi, mentre mi preparo alla prima breve discesa
ed aggiunge un particolare di non poco conto: se prima era l' ambiente circostante ad essere spettacolare, adesso lo diventa lei stessa :skiamo: :arf:
Mi rendo conto adesso che qualche passaggio era un po'... particolare...
anzi, ad un certo punto camminavo proprio in bilico! :shock:
E non ci facevo caso, non mi preoccupavo.
Ma allora...
vuoi vedere...?
SI
Il feeling.
L' ho ritrovato
IGO
Le nuvole intanto continuano ad andare e venire, ma ho la conferma che sono solo fastidiose per il panorama, ma innocue
Quindi avanti ancora!
La prossima salita punta dritta a quella che dovrebbe essere quota 2561, e la vista delle prime postazioni, su in cima, da nuova benzina alle mie gambe
mentre le due quote principali, in lontananza, si fanno già vedere
Eccomi su, ed ecco le prime postazioni:
Una feritoia...
l' ingresso di una caverna...
Sono entrato in zona operazioni.
Lascio le posizioni e riprendo il cammino
Supero la quota, e...
e...
e...
ELAMADONNA! :shock::shock::shock::skiamo::skiamo::skiamo:
Ciao, anzi, ciaone :skiciao:
Ma che razza di posto è???
Questo è il paradiso dei ghiaioni, guarda che roba, un' unica distesa di ghiaia che ricopre tutto, e in fondo le punte del Forame :arf:
Io vado via di testa qua
Riparto giú per la cresta, sono stanco, ma chissenefrega, via avanti, lo spettacolo non può attendere!
Piú in basso, su un dosso alla base delle ghiaie, compaiono i resti del villaggio di Costabella: al ritorno passerò proprio di la
Una vecchia tabella ormai illeggibile indica proprio la discesa, ma la cresta non è finita, mancano le due quote principali
Da qua i bolli non ci sono piú, scendono infatti verso il villaggio, ma il percorso è intuitivo e... basta seguire le postazioni!
Arrivo all' ingresso di un ricovero in cemento
da dove si domina tutta l' ultima parte di cresta che ho percorso, e tutto il ghiaione fino a giú
Salgo a quella che si potrebbe considerare l' anticima
qua mi aspetta un vero e proprio bunker scavato nella roccia
Ormai i resti non si contano piú: siamo in prima linea, e mi avvio verso l' ultima quota, la fatidica 2722, mentre le nuvole - quasi a farmi un regalo - si aprono proprio sopra di me
IGO
Eccola la cima, ecco il suo torvo bunker
Da qua lo spettacolo è grandioso, sarebbe da gioire
Ma è una grandiosità tragica.
Venivano per questa cresta, venivano dalle Creste Bianche gli Alpini del Battaglione Pieve di Cadore
Dovevano prendere Costabella.
Missione praticamente impossibile.
Gli austriaci da quel bunker li vedevano alla perfezione mentre salivano in fila indiana.
Il primo giorno andò male, colpiti uno dopo l' altro, senza pietà; il secondo giorno arrivò un fonogramma di sollecito.
Il loro comandante, Maggiore Carlo Buffa Conte di Perrero, già febbricitante per le ferite del giorno precedente, radunò gli Ufficiali rimasti:
SIGNORI UFFICIALI, ANDIAMO ALLA MORTE, FACCIAMO VEDERE COME SANNO MORIRE GLI ALPINI.
Altro non avrebbe potuto dire.
Parole profetiche le sue, probabilmente se lo sentiva che sarebbe morto in guerra.
In questo combattimento fu uno degli unici due Ufficiali a salvarsi - fu riportato indietro dai suoi Alpini sanguinante e incapace di reggersi in piedi - un anno piú tardi il Carso gli sarà fatale. Cadrà infatti al termine della Nona Battaglia dell' Isonzo, dopo aver guidato le sue truppe fino quasi a Castagnevizza.
Dopo queste riflessioni torno sui miei passi e mi riavvio verso la tabella.
Da qua i pensieri tornano ad alleggerirsi, e mi avvio giú per il godurioso ghiaione
Vorrei farlo di corsa, è estremamente invitante, ma non vorrei mai trovarmi la sorpresina, resti di filo spinato che vengano fuori dalle ghiaie come l' anno scorso a Forcella del Bachet
Farmi tutto sto po po di giro per poi andare a farmi male su un vecchio reticolato... anche no
Arrivo cosí ai ruderi del villaggio
dove una scala di cemento scende... verso il vuoto :shock:
Poi la traccia svolta a sinistra, puntando dritta verso il Graón del Forame
e si abbassa verso un colatoio
dentro e fuori per il budellino
e le fatiche sono finite!
Da qua infatti il vecchio sentiero se ne va comodo comodo verso il Torrione 2450, abbassandosi con alcuni tornanti
poi inizia a scendere in Val Pra del Vecia quasi parallelo al sentiero 233
con cui poi va a congiungersi (un paio di paletti segnano il bivio).
Mi volto a dare un ultimo sguardo al mondo pazzesco che ho attraversato
e me ne vado giú per i tornanti che avevo fotografato stamattina
per poi raggiungere il "bivio Costabella" e ripercorrere il sentiero dell' andata.
Quando arrivo alla macchina, la stanchezza la sento e non la sento, le sensazioni, le emozioni di questo giro sono state cosí tante e cosí forti da prevalere su ogni altra cosa.
Soprattutto il feeling, quel feeling che avevo perso e che adesso - come d' incanto - sembra essere tornato.
Voglio provare a riportare su - pian pianino - l' asticella, voglio vedere se ritrovo il giusto feeling.
Il posto ideale per farlo, senza esagerare, è la Cresta di Costabella, sul Cristallo, una selvaggia cresta trasformata dagli austro-ungarici in una fortificazione sul filo dei 2700 metri, divenuta tristemente famosa tra gli Alpini per la sua imprendibilità.
Quel che resta del vecchio sentiero di guerra è segnato con vecchi bolli rossi, quindi problemi di orientamento (visibilità permettendo) non dovrebbero essercene; il vero problema è il terreno: roccia rotta, talvolta marcia, con passaggi esposti e dove può servire usare le mani.
Soprattutto, non essendo un sentiero ufficiale (non è neanche presente sulle cartine, neanche in puntinato nero), è da esattamente 101 anni che nessuno gli fa manutenzione, e con i disastri d' acqua degli ultimi anni non sai cosa potresti trovarti davanti: potrebbe essere ancora bello come un secolo fa, cosí come potrebbe essere venuto giú mezzo sentiero.
Se vedo che mi prende male posso benissimo girare le chiappe e tornare indietro.
Ed è con questo spirito che affronto il giro, visto anche il meteo ballerino. In teoria dovrebbe fare misto nuvolo, forse qualche goccia nel tardo pomeriggio, ma non si sa mai.
Arrivo dove riesco.
E cosí dopo due giorni di riposo e bevute rieccomi a preparare lo zaino e a caricare la macchina: destinazione Cimabanche.
Quando arrivo la giornata non è che sia meravigliosa, incrociamo le dita e mettiamoci in marcia, valuterò mano a mano durante il cammino cosa fare visto che in passato mi sono mangiato piú di un giro per una nuvola in piú al mattino.
Mi avvio quindi lungo il sentiero 233 della Val Pra del Vecia, che inizialmente è una comoda stradina che quasi senza pendenza porta verso il greto del torrente


E subito ecco comparire le prime vestigia di guerra: la stazione della teleferica del Forame

Qualche passo e trovo una caverna, niente di particolare, se non fosse cosa vedo alzando lo sguardo: un albero trasformato in palo del telefono! :shock:

Da qua la strada si trasforma in sentiero, e eccone un altro! Gli austroungarici si eran fatti tutta la linea telefonica sfruttando gli alberi come pali.

Mi rimetto in marcia, ma subito l' occhio viene catturato da qualcosa al di là del torrente

La storia qua fa un salto di 20 anni: le caverne austroungariche della Grande Guerra lasciano il posto ai tunnel fatti scavare da Mussolini negli anni trenta - quando fu costruita anche la polveriera di Cimabanche - nell' ambito del Vallo Alpino del Littorio, una lunghissima serie di fortificazioni che andavano da Ventimiglia a Fiume, ed il cui tratto dal Passo Resia al Passo del Predil fu in parte ripristinato e potenziato durante la guerra fredda.
Questi tunnel un tempo contenevano "proiettili speciali", le armi chimiche, un tempo ben piú diffuse di oggi, e furono successivamente murati, per poi venire bonificati negli anni novanta.


Torno sul sentiero, e risalgo il lato sinistro (orografico) della valle in mezzo ad un bosco che pian piano si dirada


poi il sentiero raggiunge il greto e lo attraversa, portandosi dall' altro lato

e minaccioso mi appare lo Stützpunkt, il Torrione 2450


Alle spalle invece appaiono i piú dolci Canópi, sembrano quasi un altro mondo :fiore:

Le nuvole vanno e vengono dando al torrione un aspetto misterioso, quasi spettrale, ma lasciano vedere, belli evidenti, i faticosissimi tornanti ai suoi piedi che portano a Forcella Verde: fortunatamente non dovrò salirli


Il sentiero segue il fondovalle ai piedi della Costabella, in uno splendido mix di colori :skiamo:

Poi torna ad inerpicarsi sull' altro versante

e adesso non è piú solo il torrione, è tutta la testata della valle ad aprirsi davanti: spettacolo


La giornata si sta aprendo, e l' ambiente si sta facendo sempre piú spettacolare: un mix esplosivo che ti da la carica meglio di una redbull

Intanto il sentiero torna ad avvicinarsi al fondo della valle, e quasi spiana: per chi deve andare fino a su è la ricarica prima della sfaticata sui tornanti

Passo sotto le Punte del Forame di Dentro, pensando a un paio di cosette da fare anche per di là

Do un ultimo sguardo al Torrione, con la sua stazione della teleferica e le sue baracchette


Poi un vecchio paletto mi fa abbandonare il sentiero e prendere una piccola traccia che si stacca a sinistra: SI COMINCIA!


La traccia svolta subito verso nord, quasi a voler tornare indietro

e mentre taglia quasi orizzontale, in lontananza compaiono gli affascinanti Rondoi




Bella, tranquilla, rilassante questa prima parte



Ma dopo aver aggirato la base di un nevaio, ecco che si comincia a salire col primo ravanino


Falso allarme, si riprende il passeggio

Intanto mi godo il panorama, bello questo colpo d' occhio sull' alta Val Pra del Vecia


La vegetazione inizia a diradarsi, compresi i mughi, mia croce e delizia.
Bella, bellissima questa traversata in brulleria :skiamo:

e tra un saliscendi e l' altro arrivo nei pressi di quota 2300, dove la Costa Òuta si congiunge con la Costa Bela.
Oltre la cresta troneggia il Cristallino di Misurina


Mentre piú in la, oltre Monte Piana, si lasciano intravvedere le Tre Cime :skiamo:

E la Croda Rossa??
Non pervenuta


È il momento delle decisioni: andare o non andare?
L' orario è ancora buono, e le nuvole vanno e vengono, quando si chiude da una parte si riapre dall' altra, non vedo cumulonembi minacciosi.
ANDIAMO!
La cresta inizia subito a farsi inerpicare (altrimenti che cresta sarebbe?


ma alla fine il sentiero non sembra cosí male

Sto prendendo quota, il sentiero gira un attimo portandosi sopra la Val Fontana di San Sigismondo, e quello che mi trovo davanti mi lascia folgorato.
Cristallo, Piz Popena, Cristallino d' Ampezzo.
CIAO :arf: :arf: :arf:




Piú in basso compare la verde sagoma del Rauhkofel - Monte Scabro, erroneamente riportato e tradotto come Rauchkofel - Monte Fumo

Ed era davvero scabro questo monte per i nostri, se neanche il Colonnello Ottavio Zoppi - uno dei migliori Ufficiali italiani della guerra - riuscí a prenderlo.
(Distintosi in molteplici occasioni, il Conte Zoppi arrivò nel 1918 al grado di Maggior Generale, assumendo il comando della neonata 1ª Divisione d' Assalto degli Arditi che si distinse nella Battaglia del Solstizio e nella Battaglia di Vittorio Veneto).
Via, avanti per la cresta, in un ambiente sempre piú impressionante


E se l' ambiente è impressionante, anche i panorami che via-via si aprono ci danno dentro :skiamo:
Picco di Vallandro

Rondoi

Tre Cime

e se non ci fossero le nuvole se ne vedrebbe ancora di piú :shock:
Dopo il primo breve strappetto, la cresta si allunga piú dolcemente

Chi non si addolcisce invece è l' ambiente, spettacolarmente atroce :arf:


Proseguo nella mia piacevole passeggiata, se sta cresta è tutta cosí ci metto la firma!

Sisi, convinto lui :SISI
Arrivo in cima a sto dorso, e mi rendo conto di cosa mi aspetta: suuuu e giuuuu, suuu e giuuuu :sbonk:

Alla fine dei conti, è proprio questa la sua bellezza, il suo fascino, sono venuto su apposta, quindi avanti!
La cresta inizia ad affilarsi, mentre mi preparo alla prima breve discesa

ed aggiunge un particolare di non poco conto: se prima era l' ambiente circostante ad essere spettacolare, adesso lo diventa lei stessa :skiamo: :arf:

Mi rendo conto adesso che qualche passaggio era un po'... particolare...

anzi, ad un certo punto camminavo proprio in bilico! :shock:

E non ci facevo caso, non mi preoccupavo.
Ma allora...
vuoi vedere...?
SI
Il feeling.
L' ho ritrovato

Le nuvole intanto continuano ad andare e venire, ma ho la conferma che sono solo fastidiose per il panorama, ma innocue

Quindi avanti ancora!

La prossima salita punta dritta a quella che dovrebbe essere quota 2561, e la vista delle prime postazioni, su in cima, da nuova benzina alle mie gambe


mentre le due quote principali, in lontananza, si fanno già vedere

Eccomi su, ed ecco le prime postazioni:
Una feritoia...

l' ingresso di una caverna...

Sono entrato in zona operazioni.
Lascio le posizioni e riprendo il cammino

Supero la quota, e...
e...
e...
ELAMADONNA! :shock::shock::shock::skiamo::skiamo::skiamo:

Ciao, anzi, ciaone :skiciao:
Ma che razza di posto è???
Questo è il paradiso dei ghiaioni, guarda che roba, un' unica distesa di ghiaia che ricopre tutto, e in fondo le punte del Forame :arf:

Io vado via di testa qua
Riparto giú per la cresta, sono stanco, ma chissenefrega, via avanti, lo spettacolo non può attendere!

Piú in basso, su un dosso alla base delle ghiaie, compaiono i resti del villaggio di Costabella: al ritorno passerò proprio di la

Una vecchia tabella ormai illeggibile indica proprio la discesa, ma la cresta non è finita, mancano le due quote principali


Da qua i bolli non ci sono piú, scendono infatti verso il villaggio, ma il percorso è intuitivo e... basta seguire le postazioni!


Arrivo all' ingresso di un ricovero in cemento

da dove si domina tutta l' ultima parte di cresta che ho percorso, e tutto il ghiaione fino a giú

Salgo a quella che si potrebbe considerare l' anticima

qua mi aspetta un vero e proprio bunker scavato nella roccia

Ormai i resti non si contano piú: siamo in prima linea, e mi avvio verso l' ultima quota, la fatidica 2722, mentre le nuvole - quasi a farmi un regalo - si aprono proprio sopra di me



Eccola la cima, ecco il suo torvo bunker

Da qua lo spettacolo è grandioso, sarebbe da gioire


Ma è una grandiosità tragica.
Venivano per questa cresta, venivano dalle Creste Bianche gli Alpini del Battaglione Pieve di Cadore

Dovevano prendere Costabella.
Missione praticamente impossibile.
Gli austriaci da quel bunker li vedevano alla perfezione mentre salivano in fila indiana.
Il primo giorno andò male, colpiti uno dopo l' altro, senza pietà; il secondo giorno arrivò un fonogramma di sollecito.
Il loro comandante, Maggiore Carlo Buffa Conte di Perrero, già febbricitante per le ferite del giorno precedente, radunò gli Ufficiali rimasti:
SIGNORI UFFICIALI, ANDIAMO ALLA MORTE, FACCIAMO VEDERE COME SANNO MORIRE GLI ALPINI.
Altro non avrebbe potuto dire.
Parole profetiche le sue, probabilmente se lo sentiva che sarebbe morto in guerra.
In questo combattimento fu uno degli unici due Ufficiali a salvarsi - fu riportato indietro dai suoi Alpini sanguinante e incapace di reggersi in piedi - un anno piú tardi il Carso gli sarà fatale. Cadrà infatti al termine della Nona Battaglia dell' Isonzo, dopo aver guidato le sue truppe fino quasi a Castagnevizza.
Dopo queste riflessioni torno sui miei passi e mi riavvio verso la tabella.
Da qua i pensieri tornano ad alleggerirsi, e mi avvio giú per il godurioso ghiaione

Vorrei farlo di corsa, è estremamente invitante, ma non vorrei mai trovarmi la sorpresina, resti di filo spinato che vengano fuori dalle ghiaie come l' anno scorso a Forcella del Bachet

Farmi tutto sto po po di giro per poi andare a farmi male su un vecchio reticolato... anche no

Arrivo cosí ai ruderi del villaggio

dove una scala di cemento scende... verso il vuoto :shock:

Poi la traccia svolta a sinistra, puntando dritta verso il Graón del Forame

e si abbassa verso un colatoio

dentro e fuori per il budellino

e le fatiche sono finite!

Da qua infatti il vecchio sentiero se ne va comodo comodo verso il Torrione 2450, abbassandosi con alcuni tornanti

poi inizia a scendere in Val Pra del Vecia quasi parallelo al sentiero 233

con cui poi va a congiungersi (un paio di paletti segnano il bivio).
Mi volto a dare un ultimo sguardo al mondo pazzesco che ho attraversato

e me ne vado giú per i tornanti che avevo fotografato stamattina

per poi raggiungere il "bivio Costabella" e ripercorrere il sentiero dell' andata.

Quando arrivo alla macchina, la stanchezza la sento e non la sento, le sensazioni, le emozioni di questo giro sono state cosí tante e cosí forti da prevalere su ogni altra cosa.
Soprattutto il feeling, quel feeling che avevo perso e che adesso - come d' incanto - sembra essere tornato.