T
terios
Guest
Probabilmente lo saprete tutti, ma ricordarlo credo sia utile. Si, perché soprattutto da queste parti quando si parla di sci si parla quasi esclusivamente di Dolomiti, di Valle d'Aosta... e del Piemonte poco o niente e spesso male. Per carità, colpa di noi locals (o semi locals) che per il solito tendiamo a frignarci addosso.
Bene, proprio per ricordare, con una maldestra operazione di copia e incolla da Wikipedia, riporto qualche cenno su colui che portò lo sci in Italia (lo svizzero Adolfo Kind) e poi posterò qualche foto presa sulla rete.
Al di là dei campanilismi, sarebbe carino se venissero "attaccate" foto d'epoca anche di zone non necessariamente piemontesi per vedere differenze o similitudini nello stile di vita alpino d'antan.
Brevi note biografiche: gli inizi
Figlio di un pastore protestante, Kind nacque nel 1848 in Svizzera, e più precisamente a Coira, capitale del Canton Grigioni. Dopo gli studi di chimica, si laureò ingegnere a Basilea, per poi trasferirsi in Italia come direttore della fabbrica di sapone e candele Mira, presso Venezia. Avventura che durò poco e terminò con un brusco licenziamento. Dopo il 1890, Kind si trasferì con moglie e figli a Torino, andando ad abitare in una pregevole villa in stile liberty poco distante dal castello del Valentino (in via Monti) e oggi denominata Villino Kind. Nel capoluogo subalpino fondò un'industria di stoppini per candele, destinate a illuminare chiese e dimore nobiliari. Ma ben presto fu chiaro che la vocazione di Kind doveva essere, in realtà, un'altra.
Primi passi dello "ski"
Nel novembre del 1896, Adolfo Kind si fece spedire due paia di "assi" in legno di frassino. Erano i cosiddetti ski norvegesi, presentati anni prima nel libro di Fridtjof Nansen Attraverso la Groenlandia con gli ski. La rivoluzione nordica dei pattini da neve aveva riscosso le prime conferme con la fondazione degli "ski club" a Monaco (1891) e a Grenoble (1896). Molto più comodi rispetto alle racchette, si diceva. Eppure, sulle Alpi italiane l'invenzione tardava a prender piede. Fu proprio Kind, che - oltre a essere ingegnere - si interessava di caccia e alpinismo, a dare la prima lezione. Il tutto avvenne nel salotto del suo eclettico chalet, una casa costruita in stile nordico, con tetti alti e spioventi, non lontano dal parco del Valentino, e tuttora visibile nel triangolo tra corso Dante e Torino Esposizioni. Qui l'ingegnere invitò alcuni amici, presentando loro le due paia di rudimentali sci che si era fatto spedire dalla ditta Jakober di Glarona, in Svizzera. Nello stupore generale, i presenti calzarono gli arnesi sui tappeti di casa, tentando abbozzi di voltate, come allora venivano chiamate le curve. In quel novembre 1896, a Torino, contemporaneamente all'esordio del cinema in Italia, nasceva uno sport destinato a cambiare volto ed economia di molte valli montane. E per prima, appunto, la vicina Valsusa teatro dei XX Giochi olimpici invernali.
Il debutto sulla neve
Dopo gli esperimenti al Parco del Valentino e sui pendii collinari torinesi, il gruppo di dodici pionieri capitanato da Kind salì a Giaveno in tram, e da lì raggiunse le frazioni più alte, passando per Prà Fieul fino alla cima del Monte Cugno dell'Alpet (2.072 m), poco ad est della oggi più nota Punta dell'Aquila. Nel 1899 fu la volta dei 3000 metri: il monte Tomba, sopra il lago del Moncenisio. Nel 1901, all'interno del Club Alpino Italiano (CAI) nacque lo Ski Club Torino, primo in Italia, allo scopo di allenarsi nel pattinaggio e nelle escursioni con gli sci. La rosa dei ventinove soci fondatori contava quasi tutti gli alpinisti più esperti d'inizio secolo: Adolfo Hess, Giacomo Dumontel, Ubaldo Valbusa, Ettore Canzio e lo stesso Kind. La quota era di lire 5 all'anno. Il 3 gennaio 1902, durante la seconda adunata dell'associazione, Adolfo Kind venne nominato direttore dello Ski Club, ruolo che manterrà fino alla morte, nel 1907. Prà Fieul, su cui era stata costruita una grangia completa di stufa e coperte, assolse per molti anni alla funzione di Stazione Sociale del Club. Col passare del tempo, però, si dimostrò limitata: località troppo bassa, spesso carente di neve e con spazi troppo stretti per le ambizioni del gruppo. Nel gennaio del 1906 venne inaugurata la "prima stazione alpina italiana" a Oulx, in Alta Valsusa, e nel mese di febbraio dello stesso anno, a Sauze d'Oulx, si organizzò il primo corso di sci: vi parteciparono, insieme agli iscritti del Club, alcuni ufficiali dei reggimenti alpini. Fu chiamato a dirigerlo il campione norvegese Harald Smith. Proprio a Sauze, peraltro, Adolfo Kind costruì un rifugio, tuttora esistente sotto il nome di Capanna Kind, nel comprensorio sciistico di Sportinia. Accanto alla crescente adesione di pubblico alle gare, cui furono abbinati anche premi in denaro, emblematica è la nascita ex novo di Sestriere. Figlia di un nuovo approccio alla montagna, legato a fini turistici e speculativi secondo l'intuizione di Giovanni Agnelli, venne terminata nel 1933, ufficializzando il connubio tutto torinese fra lo sci e l'onnipresente industria automobilistica. Da notare che la figlia di Adolfo. Adelaide (Ady) sposerà nel 1905 Claudio Fogolin, uno dei pionieri del ciclismo professionistico di fine Ottocento e cofondatore nel 1906 della Lancia & C automobili.
Lo sci e la guerra
Tra i fedeli compagni di Adolfo Kind durante le prime escursioni era, oltre al figlio Paolo, il tenente d'artiglieria Luciano Roiti. I tre percorsero insieme, nel 1897, il tragitto da Balme al Pian della Mussa, in val d'Ala nelle valli di Lanzo. Il 24 gennaio, inoltre, effettuarono la più difficile traversata da Borgone (Valsusa) a Giaveno (Val Sangone), valicando il Monte Salancia: cinque ore e mezza per quasi 1700 metri in salita. Proprio il tenente Roiti raccontò l'impresa nell'articolo Delle marce sulla neve, pubblicato il 12 marzo 1897 sulla rivista L'esercito italiano. Le potenzialità militari degli sci, accanto ai gesti sportivi promossi da Kind, stavano venendo fuori. Del resto, lo sci rimarrà passatempo elitario fino alla Grande Guerra, quando gli alti comandi militari organizzeranno corsi nelle valli torinesi per colmare il divario con l'esercito austriaco. Gli alpini-sciatori vennero coinvolti in battaglie disperate, sull'Adamello e sul Cevedale, a oltre tremila metri d'altezza. Finita la guerra, toccherà proprio ai reduci di quelle imprese dare l'avvio allo sviluppo di massa dello sci, in qualità di maestri.
Adolfo Kind non sopravvisse abbastanza per veder decollare lo sport che aveva contribuito a far nascere. Morì nel 1907, ad appena 59 anni, durante un'ascensione estiva (senza i suoi amati sci) sul Bernina, nella natìa Svizzera. Ne proseguì l'opera il figlio Paolo Kind, che il 7 novembre 1908 fondò l'Unione Ski Club Italiani, di cui l'odierna FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) è erede diretta.
Scialpinistica raggiungono Capanna Kind a Sportinia
Inaugurazione di Ciao Pais ad opera delle truppe Alpine in attesa di partire per la carneficina del fronte
.... e come ci si arrivava
Lo sci entra a far parte della vita "normale" di Sauze
.... vita che era comunione con gli animali, ricchezza e sopravvivenza (anche come fonte di calore (il bue e l'asinello non hanno riscaldato solo il Babin Gesù): nella foto un angolo della stalla è attrezzato a zona notte, un open space d'altri tempi. Ora quegli archi eleganti e magnifici ospitano un ristorante...
Il paese di Sauze negli anni 40
L'acqua corrente non esisteva...
La vita era dura e ha forgiato il carattere "spigoloso" degli abitanti di Sauze
I bimbi però sono sempre uguali: in città, in montagna e al mare... tutti simpatici monelli! Questi pescano le trote in località Sportinia (quella di Capanna Kind) negli anni '40
Con l'arrivo dei turisti i primi impianti. Bellissima la slittovia
La prima seggiovia di Sauze
Il freestyle vintage
Sauze negli anni 50, credo...
E poi i 60 con le prime lezioni di gruppo
E le gnocche...
Ma quanto erano belle le pubblicità?
E sul finire dei 60
E lui, il nostro campionissimo
Bene, proprio per ricordare, con una maldestra operazione di copia e incolla da Wikipedia, riporto qualche cenno su colui che portò lo sci in Italia (lo svizzero Adolfo Kind) e poi posterò qualche foto presa sulla rete.
Al di là dei campanilismi, sarebbe carino se venissero "attaccate" foto d'epoca anche di zone non necessariamente piemontesi per vedere differenze o similitudini nello stile di vita alpino d'antan.
Brevi note biografiche: gli inizi
Figlio di un pastore protestante, Kind nacque nel 1848 in Svizzera, e più precisamente a Coira, capitale del Canton Grigioni. Dopo gli studi di chimica, si laureò ingegnere a Basilea, per poi trasferirsi in Italia come direttore della fabbrica di sapone e candele Mira, presso Venezia. Avventura che durò poco e terminò con un brusco licenziamento. Dopo il 1890, Kind si trasferì con moglie e figli a Torino, andando ad abitare in una pregevole villa in stile liberty poco distante dal castello del Valentino (in via Monti) e oggi denominata Villino Kind. Nel capoluogo subalpino fondò un'industria di stoppini per candele, destinate a illuminare chiese e dimore nobiliari. Ma ben presto fu chiaro che la vocazione di Kind doveva essere, in realtà, un'altra.
Primi passi dello "ski"
Nel novembre del 1896, Adolfo Kind si fece spedire due paia di "assi" in legno di frassino. Erano i cosiddetti ski norvegesi, presentati anni prima nel libro di Fridtjof Nansen Attraverso la Groenlandia con gli ski. La rivoluzione nordica dei pattini da neve aveva riscosso le prime conferme con la fondazione degli "ski club" a Monaco (1891) e a Grenoble (1896). Molto più comodi rispetto alle racchette, si diceva. Eppure, sulle Alpi italiane l'invenzione tardava a prender piede. Fu proprio Kind, che - oltre a essere ingegnere - si interessava di caccia e alpinismo, a dare la prima lezione. Il tutto avvenne nel salotto del suo eclettico chalet, una casa costruita in stile nordico, con tetti alti e spioventi, non lontano dal parco del Valentino, e tuttora visibile nel triangolo tra corso Dante e Torino Esposizioni. Qui l'ingegnere invitò alcuni amici, presentando loro le due paia di rudimentali sci che si era fatto spedire dalla ditta Jakober di Glarona, in Svizzera. Nello stupore generale, i presenti calzarono gli arnesi sui tappeti di casa, tentando abbozzi di voltate, come allora venivano chiamate le curve. In quel novembre 1896, a Torino, contemporaneamente all'esordio del cinema in Italia, nasceva uno sport destinato a cambiare volto ed economia di molte valli montane. E per prima, appunto, la vicina Valsusa teatro dei XX Giochi olimpici invernali.
Il debutto sulla neve
Dopo gli esperimenti al Parco del Valentino e sui pendii collinari torinesi, il gruppo di dodici pionieri capitanato da Kind salì a Giaveno in tram, e da lì raggiunse le frazioni più alte, passando per Prà Fieul fino alla cima del Monte Cugno dell'Alpet (2.072 m), poco ad est della oggi più nota Punta dell'Aquila. Nel 1899 fu la volta dei 3000 metri: il monte Tomba, sopra il lago del Moncenisio. Nel 1901, all'interno del Club Alpino Italiano (CAI) nacque lo Ski Club Torino, primo in Italia, allo scopo di allenarsi nel pattinaggio e nelle escursioni con gli sci. La rosa dei ventinove soci fondatori contava quasi tutti gli alpinisti più esperti d'inizio secolo: Adolfo Hess, Giacomo Dumontel, Ubaldo Valbusa, Ettore Canzio e lo stesso Kind. La quota era di lire 5 all'anno. Il 3 gennaio 1902, durante la seconda adunata dell'associazione, Adolfo Kind venne nominato direttore dello Ski Club, ruolo che manterrà fino alla morte, nel 1907. Prà Fieul, su cui era stata costruita una grangia completa di stufa e coperte, assolse per molti anni alla funzione di Stazione Sociale del Club. Col passare del tempo, però, si dimostrò limitata: località troppo bassa, spesso carente di neve e con spazi troppo stretti per le ambizioni del gruppo. Nel gennaio del 1906 venne inaugurata la "prima stazione alpina italiana" a Oulx, in Alta Valsusa, e nel mese di febbraio dello stesso anno, a Sauze d'Oulx, si organizzò il primo corso di sci: vi parteciparono, insieme agli iscritti del Club, alcuni ufficiali dei reggimenti alpini. Fu chiamato a dirigerlo il campione norvegese Harald Smith. Proprio a Sauze, peraltro, Adolfo Kind costruì un rifugio, tuttora esistente sotto il nome di Capanna Kind, nel comprensorio sciistico di Sportinia. Accanto alla crescente adesione di pubblico alle gare, cui furono abbinati anche premi in denaro, emblematica è la nascita ex novo di Sestriere. Figlia di un nuovo approccio alla montagna, legato a fini turistici e speculativi secondo l'intuizione di Giovanni Agnelli, venne terminata nel 1933, ufficializzando il connubio tutto torinese fra lo sci e l'onnipresente industria automobilistica. Da notare che la figlia di Adolfo. Adelaide (Ady) sposerà nel 1905 Claudio Fogolin, uno dei pionieri del ciclismo professionistico di fine Ottocento e cofondatore nel 1906 della Lancia & C automobili.
Lo sci e la guerra
Tra i fedeli compagni di Adolfo Kind durante le prime escursioni era, oltre al figlio Paolo, il tenente d'artiglieria Luciano Roiti. I tre percorsero insieme, nel 1897, il tragitto da Balme al Pian della Mussa, in val d'Ala nelle valli di Lanzo. Il 24 gennaio, inoltre, effettuarono la più difficile traversata da Borgone (Valsusa) a Giaveno (Val Sangone), valicando il Monte Salancia: cinque ore e mezza per quasi 1700 metri in salita. Proprio il tenente Roiti raccontò l'impresa nell'articolo Delle marce sulla neve, pubblicato il 12 marzo 1897 sulla rivista L'esercito italiano. Le potenzialità militari degli sci, accanto ai gesti sportivi promossi da Kind, stavano venendo fuori. Del resto, lo sci rimarrà passatempo elitario fino alla Grande Guerra, quando gli alti comandi militari organizzeranno corsi nelle valli torinesi per colmare il divario con l'esercito austriaco. Gli alpini-sciatori vennero coinvolti in battaglie disperate, sull'Adamello e sul Cevedale, a oltre tremila metri d'altezza. Finita la guerra, toccherà proprio ai reduci di quelle imprese dare l'avvio allo sviluppo di massa dello sci, in qualità di maestri.
Adolfo Kind non sopravvisse abbastanza per veder decollare lo sport che aveva contribuito a far nascere. Morì nel 1907, ad appena 59 anni, durante un'ascensione estiva (senza i suoi amati sci) sul Bernina, nella natìa Svizzera. Ne proseguì l'opera il figlio Paolo Kind, che il 7 novembre 1908 fondò l'Unione Ski Club Italiani, di cui l'odierna FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) è erede diretta.
Scialpinistica raggiungono Capanna Kind a Sportinia
Inaugurazione di Ciao Pais ad opera delle truppe Alpine in attesa di partire per la carneficina del fronte
.... e come ci si arrivava
Lo sci entra a far parte della vita "normale" di Sauze
.... vita che era comunione con gli animali, ricchezza e sopravvivenza (anche come fonte di calore (il bue e l'asinello non hanno riscaldato solo il Babin Gesù): nella foto un angolo della stalla è attrezzato a zona notte, un open space d'altri tempi. Ora quegli archi eleganti e magnifici ospitano un ristorante...
Il paese di Sauze negli anni 40
L'acqua corrente non esisteva...
La vita era dura e ha forgiato il carattere "spigoloso" degli abitanti di Sauze
I bimbi però sono sempre uguali: in città, in montagna e al mare... tutti simpatici monelli! Questi pescano le trote in località Sportinia (quella di Capanna Kind) negli anni '40
Con l'arrivo dei turisti i primi impianti. Bellissima la slittovia
La prima seggiovia di Sauze
Il freestyle vintage
Sauze negli anni 50, credo...
E poi i 60 con le prime lezioni di gruppo
E le gnocche...
Ma quanto erano belle le pubblicità?
E sul finire dei 60
E lui, il nostro campionissimo
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