Avevo in mente che avrei scritto di come era stato bello rimettere le assi ai piedi dopo il brutto infortunio dello scorso marzo. Volevo scrivere un post per celebrare la mia riconquistata sanità legamentosa, e invece venerdì sera mi son trovato a preparare lo zaino e la valigia del mio amico. Non mi era mai successo di dover pensare alla tavola gli scarponi e i vestiti di un altro. E invece...
Invece venerdì mattina, alla seconda discesa uno dei miei migliori amici ha un incidente. Abbiam iniziato insieme a sciare fuoripista quando ancora non si chiamava freeride. Poi abbiam proseguito insieme, i corsi, l'Arva, poi io gli sci larghi, lui la tavola da fresca. E insieme abbiam incominciato a salire, a piedi, poi le pelli e le ciaspole (per lui). Ogni anno eravam più bravi e le discese sempre più belle. Lui è diventato anche specialista SAF, visto che è un vigile del fuoco. Lo scorso anno avevamo fatto un fuoripista fantastico, lui era stanco e mi aveva detto che si sarebbe fermato un po'. Io feci ancora un giro, per lo stesso itinerario e mi spaccai il crociato. Ero solo, e lui si crucciò di non avermi accompagnato, che mi ero dovuto soccorrere da solo uscendo da quel budello di ghiaccio in cui ero finito. Cose che capitano tra amici, specie tra buoni amici... dispiacersi per cose di cui non hai colpa.
Venerdì, pista blu, banale, facile, anche troppo. Io ero avanti con la mia ragazza. Lui non arrivava. Dopo una decina di minuti lo vedo scendere piano. Arriva sporco di neve, mi dice che è caduto, che non sta bene. Si toglie il casco e la maschera. Ha lo sguardo stravolto, e sul viso i segni dello shock. Ha male alla testa, al collo. Ripete solo che non sa come è caduto, che non ricoda niente... Niente. Mi guarda smarrito. Mi riconosce, ma non sa chi sia la mia fidanzata, non sa dove siamo, perchè siamo lì, dove alloggiamo. Non ricorda nemmeno che con noi c'è un suo collega che è rimasto a casa per una caduta del giorno prima. Gli controllo gli occhi, le mani, gli faccio le domande di rito che ti insegnano ai corsi di pronto soccorso. Non ha un trauma grave, non ha vomitato, è sceso sciando, vede bene, non ha dolore nè nausea. Ma poi mi dice che ha perso i sensi per un attimo. E che s'è svegliato quando qualcuno si è fermato per chiamarlo. Allora lo convinco a farsi visitare. Vado a prendere la macchina e dopo una mezz'ora siamo a Cortina. Lo visitano e dalle radiografie escludono cose grosse. Per sicurezza lo mandano a fare una TAC a Pieve di cadore. Nel frattempo si ricorda tutto fino al momento prima dell'incidente, dice di aver pensato che la seggiovia era bassa, che se avesse saltato avrebbe potuto toccare gli sci di quelli seduti. Poi buio. Si deve essere distratto, avrà fatto un controlamina e sbam! Il casco è rotto in prossimità della tempia destra, sia dentro che fuori. La tac parla chiaro. Infrazione ossea, lieve emorragia cerebrale. Lo tengon buono, ma lui è un leone. Non è spaventato, si preoccupa che per un po' non potrà lavorare e qualche suo collega lo dovrà sostituire. Cerchiamo di distrarlo con battute volgari sulle infermiere e funziona. Ha sonno ma non deve dormire. Poi lo barellano, lo insaccano come un salame e lo caricano sull'elicottero. Lo mandano a Treviso, in neurochirurgia. Per esperienza e per lavoro so che questi caso 99 volte su 100 si risolvono bene, senza drammi, con riposo e tanto tempo. Ma la mente corre bastarda a Schumacher, a quella banale caduta risolta in tragedia. Passo ore poco serene, preparo la sua roba e poi crollo per la stanchezza. Ieri lo raggiungo a Treviso dopo un viaggio interminabile tra frane e valanghe sulle strade. Sta bene, per fortuna. E' bello colorito e dalla tac non si vedono evoluzioni nefaste, son passate 24 ore e tutti sono ottimisti. Entro 4-5 giorni lo mandano a casa se tutto procede bene. Scherziamo un po'. Il dottore dice che ha la testa dura, io aggiungo che tanto era pirla già da prima e quindi non c'erano possibilità di peggioramento. Scherziamo ancora sulle rotondità delle infermiere. E' rilassato. Parlo coi suoi genitori, li tranquillizzo. Poi lo devo salutare, per tornare a casa ci vogliono ancora 3 ore e mezzo. Lo assisteranno i cugini, che vivono qui vicino, ma vedo che da solo se la cava bene. Stamani ci siam sentiti, ha ricominciato a dire le solite idiozie, e a chiedere dove andiamo il prossimo anno. Ogni tanto do' uno sguardo al suo casco spaccato.
Se non lo avesse portato sarebbe morto, o chissà....
Doc
Invece venerdì mattina, alla seconda discesa uno dei miei migliori amici ha un incidente. Abbiam iniziato insieme a sciare fuoripista quando ancora non si chiamava freeride. Poi abbiam proseguito insieme, i corsi, l'Arva, poi io gli sci larghi, lui la tavola da fresca. E insieme abbiam incominciato a salire, a piedi, poi le pelli e le ciaspole (per lui). Ogni anno eravam più bravi e le discese sempre più belle. Lui è diventato anche specialista SAF, visto che è un vigile del fuoco. Lo scorso anno avevamo fatto un fuoripista fantastico, lui era stanco e mi aveva detto che si sarebbe fermato un po'. Io feci ancora un giro, per lo stesso itinerario e mi spaccai il crociato. Ero solo, e lui si crucciò di non avermi accompagnato, che mi ero dovuto soccorrere da solo uscendo da quel budello di ghiaccio in cui ero finito. Cose che capitano tra amici, specie tra buoni amici... dispiacersi per cose di cui non hai colpa.
Venerdì, pista blu, banale, facile, anche troppo. Io ero avanti con la mia ragazza. Lui non arrivava. Dopo una decina di minuti lo vedo scendere piano. Arriva sporco di neve, mi dice che è caduto, che non sta bene. Si toglie il casco e la maschera. Ha lo sguardo stravolto, e sul viso i segni dello shock. Ha male alla testa, al collo. Ripete solo che non sa come è caduto, che non ricoda niente... Niente. Mi guarda smarrito. Mi riconosce, ma non sa chi sia la mia fidanzata, non sa dove siamo, perchè siamo lì, dove alloggiamo. Non ricorda nemmeno che con noi c'è un suo collega che è rimasto a casa per una caduta del giorno prima. Gli controllo gli occhi, le mani, gli faccio le domande di rito che ti insegnano ai corsi di pronto soccorso. Non ha un trauma grave, non ha vomitato, è sceso sciando, vede bene, non ha dolore nè nausea. Ma poi mi dice che ha perso i sensi per un attimo. E che s'è svegliato quando qualcuno si è fermato per chiamarlo. Allora lo convinco a farsi visitare. Vado a prendere la macchina e dopo una mezz'ora siamo a Cortina. Lo visitano e dalle radiografie escludono cose grosse. Per sicurezza lo mandano a fare una TAC a Pieve di cadore. Nel frattempo si ricorda tutto fino al momento prima dell'incidente, dice di aver pensato che la seggiovia era bassa, che se avesse saltato avrebbe potuto toccare gli sci di quelli seduti. Poi buio. Si deve essere distratto, avrà fatto un controlamina e sbam! Il casco è rotto in prossimità della tempia destra, sia dentro che fuori. La tac parla chiaro. Infrazione ossea, lieve emorragia cerebrale. Lo tengon buono, ma lui è un leone. Non è spaventato, si preoccupa che per un po' non potrà lavorare e qualche suo collega lo dovrà sostituire. Cerchiamo di distrarlo con battute volgari sulle infermiere e funziona. Ha sonno ma non deve dormire. Poi lo barellano, lo insaccano come un salame e lo caricano sull'elicottero. Lo mandano a Treviso, in neurochirurgia. Per esperienza e per lavoro so che questi caso 99 volte su 100 si risolvono bene, senza drammi, con riposo e tanto tempo. Ma la mente corre bastarda a Schumacher, a quella banale caduta risolta in tragedia. Passo ore poco serene, preparo la sua roba e poi crollo per la stanchezza. Ieri lo raggiungo a Treviso dopo un viaggio interminabile tra frane e valanghe sulle strade. Sta bene, per fortuna. E' bello colorito e dalla tac non si vedono evoluzioni nefaste, son passate 24 ore e tutti sono ottimisti. Entro 4-5 giorni lo mandano a casa se tutto procede bene. Scherziamo un po'. Il dottore dice che ha la testa dura, io aggiungo che tanto era pirla già da prima e quindi non c'erano possibilità di peggioramento. Scherziamo ancora sulle rotondità delle infermiere. E' rilassato. Parlo coi suoi genitori, li tranquillizzo. Poi lo devo salutare, per tornare a casa ci vogliono ancora 3 ore e mezzo. Lo assisteranno i cugini, che vivono qui vicino, ma vedo che da solo se la cava bene. Stamani ci siam sentiti, ha ricominciato a dire le solite idiozie, e a chiedere dove andiamo il prossimo anno. Ogni tanto do' uno sguardo al suo casco spaccato.
Se non lo avesse portato sarebbe morto, o chissà....
Doc