Data escursione: sabato 5 luglio 2008.
Partenza: ore 7.30 da Pescara. Sosta caffè durante il viaggio. Arrivo: ore 9 a Prati di Tivo. Ci organizziamo per l'escursione. Chi si infila le scarpe da trekking, chi va al bagno....io mi faccio fuori un panino che già avevo una fame micidiale! L'aria di montagna si sa....
La prima parte dell'ascesa ce la facciamo in seggiovia, non sarà da puristi ma ci aspetta una giornata molto faticosa...un aiutino è ben gradito. Costo andata + ritorno: 9 euro. Poggiamo la panza alla cassa e passiamo oltre.
Durante la salita il panorama è splendido: colori fantastici!
Salita seggiovia Prati di Tivo
Campi da sci Prati di Tivo
Alle 9.45 siamo pronti per partire seriamente. Personalmente è stata la mia prima esperienza in assoluto di trekking, ero molto carico ma anche timoroso. La montagna deve sempre essere rispettata e temuta, è sempre lei la più forte.
Segno della croce e si parte...
Partiamo dall'arrivo della seggiovia monoposto di Prati di Tivo. La destinazione intermedia è il rifugio Franchetti. Ci aspetta un bel sentiero molto caratteristico, con un paio di passaggi leggermente più impegnativi della media ma mai pericolosi. Presente un tratto attrezzato con fune. I primi 15 minuti di ascesa e già sono in panico: fiato cortissimo, cuore a mille. Penso: minchia qua butta male...2 passi e già sono in riserva! Causa condizione fisica pietosa. Dopo i primi 15 minuti comincio a carburare, e comincio a sudare come un suino che viene arrostito vivo. Peccato il formarsi di cumuli a ridosso delle maestosi pareti del massicio, che hanno precluso il godere di panorami mozzafiato.
Dopo circa 1h15' (con un paio di sostarelle) si arriva al rifugio Franchetti.
Rifugio Franchetti
Rinfrescata, altro panino, piccolo riposo e poi si comincia a ragionare su quale percorso affrontare. Alla fine si decide per la Ricci. Senza pietà i miei compagni di viaggio, considerando che era la mia prima escursione! Sentiero classificato come alpinistico. Comincio a *preoccuparmi*. Mi rassicurano sul fatto che il percorso è si impegnativo ma fattibile, senza bisogno di attrezzatura.
Vediamo un po' cosa mi attende...
Ferrata Ricci dal rifugio Franchetti
A prima vista non sembra banale. Ma mi sento carico. Una bella bevuta di sali minerali, tavoletta energetica e via. Partiamo dal rifugio seguendo il percorso di sinistra. Attraversiamo un piccolo nevaio ed arriviamo all'inizio dell'attacco del percorso. C'è un gruppo del CAI avanti a noi. Li osservo mentre attaccano e staccano di continuo i moschettoni con la corda per assicurarsi. Cominciamo a salire.
Inizio Ferrata Ricci
Primo tratto Ferrata Ricci
Seconda parte Ferrata Ricci
Arrivati a questo punto, sono molto soddisfatto di come stanno andando le cose. Mi godo il panorama, ed un meritato riposo. Quando ad un certo punto mi indicano la parte finale della ferrata: arrivati a questo punto mi sono un po' *cagato* sotto. Caspita: ma è quasi verticale! Comincio a raccogliermi nella concentrazione più intensa, lì lo sbaglio è meglio evitarlo.
Tratto finale Ferrata Ricci
Arrivati in cima devo dire che la faccenda si è dimostrata più tranquilla del previsto. Mi godo il panorama, le farfalle e le coccinelle. Ecco il rifugio da dove siamo partiti...
In cima alla Ferrata Ricci
Arrivati a questo punto decidiamo di *smontagnare* la vetta, arrivare al ghiacciaio del Calderone per poi ridiscendere al rifugio Franchetti. Dalla cima della Ricci si sale lungo la sella. Percorso mozzafiato, si starà sui 2.700 metri credo, piuttosto accidentato. Da fare con attenzione. Si arriva in cima e da lì si può osservare il mitico Calderone, il ghiacciaio più a sud dell'Europa. Mi sembra in buone condizioni, sicuramente migliori dell'anno scorso.
Ghiacciaio del Calderone
A questo punto comincia la discesa. Qui è un macello. la parte più tosta dell'escursione sicuramente. Sentiero molto ma molto accidentato, assenza di funi per aiutarsi. C'è da attaccarsi alle rocce in alcuni punti per superare brevissimi passaggi. Niente di esposto, ma se cadi da lì ti fai pur sempre una caduta su pietre appuntite, meglio tastare per bene con il piede ogni singolo appoggio scelto. Un tratto l'ho trovato molto impegnativo. Discesa in stile arrampicata, schiena rivolta al vuoto, 5/6 metri di caduta libera in caso di scivolamento. Ma una volta a terra la soddisfazione è massima. E approdo sul mitico Calderone.
Discesa al Calderone - alcuni punti piuttosto impegnativi
Decidiamo di concederci una mezzoretta di pausa. Splendida visuale. Sole che picchia forte, un paio di persone risalgono il ghiacciaio con i ramponi credo. Una comitiva scala un percorso che li porta in vetta alla cima centrale del Corno Grande. Quel sentiero lì però senza protezione è meglio evitarlo.
Riprendiamo il cammino e ci dirigiamo verso destra. A questo punto si segue il percorso segnalato e si ridiscende al rifugio Franchetti, dalla parte opposta da dove si era partiti. Questa parte finale di sentiero è molto accidentata, pieno di pietroline che franano sotto i piedi, la scivolata è sempre dietro l'angolo. Anche la stanchezza comincia a farsi sentire.
Arrivati al rifugio ci riposiamo un 15 minuti, e ridiscendiamo lungo il sentiero principale che ci riporterà alla seggiovia. In discesa alcuni punti sono da affrontare con maggiore attenzione rispetto all'andata. Arriviamo alla seggiovia, i piedi cominciano a chiedermi pietà. Arriviamo alla base della seggiovia che erano le 17.30. Caffè, birrozza e via a casa.
Considerando che è stata la mia prima escursione, sono rimasto soddisfattissimo della mia prestazione. Il posto è stupendo, spero di tornare sul Gran Sasso affrontando un altro percorso il prima possibile.
Partenza: ore 7.30 da Pescara. Sosta caffè durante il viaggio. Arrivo: ore 9 a Prati di Tivo. Ci organizziamo per l'escursione. Chi si infila le scarpe da trekking, chi va al bagno....io mi faccio fuori un panino che già avevo una fame micidiale! L'aria di montagna si sa....
La prima parte dell'ascesa ce la facciamo in seggiovia, non sarà da puristi ma ci aspetta una giornata molto faticosa...un aiutino è ben gradito. Costo andata + ritorno: 9 euro. Poggiamo la panza alla cassa e passiamo oltre.
Durante la salita il panorama è splendido: colori fantastici!
Salita seggiovia Prati di Tivo
Campi da sci Prati di Tivo
Alle 9.45 siamo pronti per partire seriamente. Personalmente è stata la mia prima esperienza in assoluto di trekking, ero molto carico ma anche timoroso. La montagna deve sempre essere rispettata e temuta, è sempre lei la più forte.
Segno della croce e si parte...
Partiamo dall'arrivo della seggiovia monoposto di Prati di Tivo. La destinazione intermedia è il rifugio Franchetti. Ci aspetta un bel sentiero molto caratteristico, con un paio di passaggi leggermente più impegnativi della media ma mai pericolosi. Presente un tratto attrezzato con fune. I primi 15 minuti di ascesa e già sono in panico: fiato cortissimo, cuore a mille. Penso: minchia qua butta male...2 passi e già sono in riserva! Causa condizione fisica pietosa. Dopo i primi 15 minuti comincio a carburare, e comincio a sudare come un suino che viene arrostito vivo. Peccato il formarsi di cumuli a ridosso delle maestosi pareti del massicio, che hanno precluso il godere di panorami mozzafiato.
Dopo circa 1h15' (con un paio di sostarelle) si arriva al rifugio Franchetti.
Rifugio Franchetti
Rinfrescata, altro panino, piccolo riposo e poi si comincia a ragionare su quale percorso affrontare. Alla fine si decide per la Ricci. Senza pietà i miei compagni di viaggio, considerando che era la mia prima escursione! Sentiero classificato come alpinistico. Comincio a *preoccuparmi*. Mi rassicurano sul fatto che il percorso è si impegnativo ma fattibile, senza bisogno di attrezzatura.
Vediamo un po' cosa mi attende...
Ferrata Ricci dal rifugio Franchetti
A prima vista non sembra banale. Ma mi sento carico. Una bella bevuta di sali minerali, tavoletta energetica e via. Partiamo dal rifugio seguendo il percorso di sinistra. Attraversiamo un piccolo nevaio ed arriviamo all'inizio dell'attacco del percorso. C'è un gruppo del CAI avanti a noi. Li osservo mentre attaccano e staccano di continuo i moschettoni con la corda per assicurarsi. Cominciamo a salire.
Inizio Ferrata Ricci
Primo tratto Ferrata Ricci
Seconda parte Ferrata Ricci
Arrivati a questo punto, sono molto soddisfatto di come stanno andando le cose. Mi godo il panorama, ed un meritato riposo. Quando ad un certo punto mi indicano la parte finale della ferrata: arrivati a questo punto mi sono un po' *cagato* sotto. Caspita: ma è quasi verticale! Comincio a raccogliermi nella concentrazione più intensa, lì lo sbaglio è meglio evitarlo.
Tratto finale Ferrata Ricci
Arrivati in cima devo dire che la faccenda si è dimostrata più tranquilla del previsto. Mi godo il panorama, le farfalle e le coccinelle. Ecco il rifugio da dove siamo partiti...
In cima alla Ferrata Ricci
Arrivati a questo punto decidiamo di *smontagnare* la vetta, arrivare al ghiacciaio del Calderone per poi ridiscendere al rifugio Franchetti. Dalla cima della Ricci si sale lungo la sella. Percorso mozzafiato, si starà sui 2.700 metri credo, piuttosto accidentato. Da fare con attenzione. Si arriva in cima e da lì si può osservare il mitico Calderone, il ghiacciaio più a sud dell'Europa. Mi sembra in buone condizioni, sicuramente migliori dell'anno scorso.
Ghiacciaio del Calderone
A questo punto comincia la discesa. Qui è un macello. la parte più tosta dell'escursione sicuramente. Sentiero molto ma molto accidentato, assenza di funi per aiutarsi. C'è da attaccarsi alle rocce in alcuni punti per superare brevissimi passaggi. Niente di esposto, ma se cadi da lì ti fai pur sempre una caduta su pietre appuntite, meglio tastare per bene con il piede ogni singolo appoggio scelto. Un tratto l'ho trovato molto impegnativo. Discesa in stile arrampicata, schiena rivolta al vuoto, 5/6 metri di caduta libera in caso di scivolamento. Ma una volta a terra la soddisfazione è massima. E approdo sul mitico Calderone.
Discesa al Calderone - alcuni punti piuttosto impegnativi
Decidiamo di concederci una mezzoretta di pausa. Splendida visuale. Sole che picchia forte, un paio di persone risalgono il ghiacciaio con i ramponi credo. Una comitiva scala un percorso che li porta in vetta alla cima centrale del Corno Grande. Quel sentiero lì però senza protezione è meglio evitarlo.
Riprendiamo il cammino e ci dirigiamo verso destra. A questo punto si segue il percorso segnalato e si ridiscende al rifugio Franchetti, dalla parte opposta da dove si era partiti. Questa parte finale di sentiero è molto accidentata, pieno di pietroline che franano sotto i piedi, la scivolata è sempre dietro l'angolo. Anche la stanchezza comincia a farsi sentire.
Arrivati al rifugio ci riposiamo un 15 minuti, e ridiscendiamo lungo il sentiero principale che ci riporterà alla seggiovia. In discesa alcuni punti sono da affrontare con maggiore attenzione rispetto all'andata. Arriviamo alla seggiovia, i piedi cominciano a chiedermi pietà. Arriviamo alla base della seggiovia che erano le 17.30. Caffè, birrozza e via a casa.
Considerando che è stata la mia prima escursione, sono rimasto soddisfattissimo della mia prestazione. Il posto è stupendo, spero di tornare sul Gran Sasso affrontando un altro percorso il prima possibile.