Anche questo weekend optiamo per una trasferta bergamasca, abbandonando la via vecchia - Colere - per la nuova, Lizzola. Piccola stazione dell'alta val Seriana, la scegliamo per la prevalente esposizione a nord delle sue piste, a discapito di impianti di risalita non proprio superlativi, che ci ricordano tempi ormai lontani.
La prima seggiovia ci porta dal paese, stracarico di gente arrivata ad affollare questa nostra domenica, al principale luogo di ritrovo in quota, Cavandola, a circa 1500 metri di altitudine. Qui ci attende una coda chilometrica per raggiungere quota 2000 metri della Sponda Vaga. Questa seconda seggiovia a due posti è troppo centrale nel comprensorio, e soprattutto serve la pista dove numerosi sci club stanno facendo gareggiare i propri ragazzi.
Una volta saliti, con molta fatica per colpa di un'interminabile sosta tecnica dell'impianto, la prima sosta in attesa che ci raggiungano Marco e Giorgio ci consente di prepararci al meglio alla giornata. I due però tardano ulteriormente ad arrivare al rifugio Mirtillo (non immagino la coda ulteriormente creata dalla sosta tecnica) e decidiamo quindi di esplorare il pendio opposto a dove siamo saliti, che di fatto concentra la maggior parte dei fuoripistaioli. Ignoriamo invece il cucuzzolo dove in molti scialpinisti stanno salendo. Di fronte a noi apre un pendio che sembra buono, lo imbocchiamo.
Subito troviamo della neve di buona qualità, anche bella abbondante, e questo rimarrà il pendio dove trascorreremo gran parte della mattinata. Martina qui ritroverà l'intesa perduta con la sua caviglia, che finalmente le concede un po' di tregua.
Dopo il primo giro mentre scendiamo scorgiamo sulla seggiovia i due bergamaschi acquisiti, Layez e Piano_B, che ci aspetteranno un attimo all'arrivo della seggiovia. Saluti e baci e poi via verso il pendio che indico loro come buono, dopo una breve escursione nella zona maggiormente tracciata, e non a ragione, in quanto in crosta da rigelo. Qui la gara è a fare una traverso più alto e godersi un paio di curve in più sul manto vergine prima di raggiungere le tracce degli altri.
A un certo punto ci viene l'idea di raggiungere addirittura la cima del cucuzzolo che ci offre questo pendio, però dobbiamo farlo sci in spalla e tavola in mano, ma nessun problema. Qui vado avanti io, il manto sembra ben assestato ma voglio esplorarlo con estrema cura. Appena più giù il "via" dato via radio libera il guinzaglio ai combattenti, quanto mai gioiosi nell'affrontare la discesa sulla distesa bianca.
Ancora qualche curva sempre in questa zona finché una curva "matta" non mi porta qualche metro sotto la pista. Mi passa per la testa di esplorare la zona che da qui porta verso la partenza della seggiovia, anche se non la conosco e ho paura di un rientro troppo "sportivo". La neve la valuto istantaneamente come buona, il sole l'ha resa primaverile, anzi la parte alta è veramente in un ottimo firn. Faccio un cenno all'altro sciatore del gruppo, Layez, di farmi compagnia nell'itinerario che discrimina per il momento i tavolari, non vorrei che fossero in difficoltà nel rientro. Io e Marco cominciamo a scendere in un pendio solitario, siamo assolutamente in prima traccia. Dall'alto studiamo la via da seguire, e a posteriori posso dire che abbiamo scelto assolutamente la migliore, che ci conduce nel punto ideale di raccordo con il rientro verso la partenza della seggiovia. Pochi passi sci in spalla e poi una decina di minuti di falsopiano sci ai piedi ci riportano, aprendo la traccia di salita, verso i nostri compagni di merende.
Entusiasti, diciamo loro che con un po' di buona lena potranno seguirci al giro successivo in questa discesa. Prima però un attimo a rifocillarci, ormai le 14 sono passate da un po'... ma non siamo fortunati! Percepiamo che al rifugio i tempi per essere serviti sarebbero ancora lunghi e quindi decidiamo di sparare le ultime cartucce prima di azzannare qualcosa. E dunque puntiamo la discesa precedente per affrontarla tutti assieme.
Grande divertimento in questa discesa che ci prende fin quasi verso le 16, al che l'orario ci impone un tagliere di salumi e formaggi al rifugio. Spettacolare il nostro giudizio sulle cibarie, tant'è che chiediamo il bis immediatamente. Tra una birra e l'altra, tra un amaro e una sambuca, si son fatte le 17 abbondanti quando i pisteur ci chiedono di scendere. Subito ci precipitiamo verso valle, ma - continuo a ripetere tra me e me - non posso non scendere questo pendio esposto a nord che pare ancora in polvere. Layez esita, da solo non vado. Rivolgo un'occhiata felina a Giorgio che neanche troppo esortato prende e mi segue eludendo la guardia lontana dei controllori delle piste. Nessuna foto, eravamo di corsa. La discesa più bella, nella parte alta veramente spettacolare, più in basso converge in un ammasso di cespugli molto intricato. A Piano_B tocca togliere un paio di volte la tavola nei pianori e questo ci obbliga ad arrivare nel critico bosco finale con un po' poca luminosità, però l'incontro con un paio di maestri di sci imboscati con amici risolve i nostri problemi. Seguiamo loro che tornano a valle e ci troviamo in pochi minuti proprio di fianco alla macchina.
Marti e Layez ci raggiungono all'uscita dell'itinerario quando ormai la luna è ben visibile e la luce molto poca. Si riparte. Un altro sogno è finito ma sappiamo che rimarrà come sempre indelebile.
Partenza della seggiovia più a valle. Un ritorno ad un passato remoto.
Eccola la prima seggiovia. Porta da Lizzola paese a Cavandola, 1500m.
Il rifugio Mirtillo nel cuore del comprensorio di Lizzola.
Lenzuolino da tracciare. Ci pensa Marti.
Tensione obliqua.
Aggressione trifolante.
Un po' di fatica per il dosso immacolato.
Amore. Dannato amore.
Old school.
Piega multicolor.
Surfing POTA.
Layez style.
Esplorazione sul vuoto.
Perfezione.
Serve equilibrio.
Ambiente verticale.
Goduria nel firn.
Quanta neve addosso, Marti!
La nostra solitaria discesa. In primo piano Piano_B e Marti sgambettano...
Super piega.
Sciare.
Decollo infuocato.
Spunta la luna dal monte.
La prima seggiovia ci porta dal paese, stracarico di gente arrivata ad affollare questa nostra domenica, al principale luogo di ritrovo in quota, Cavandola, a circa 1500 metri di altitudine. Qui ci attende una coda chilometrica per raggiungere quota 2000 metri della Sponda Vaga. Questa seconda seggiovia a due posti è troppo centrale nel comprensorio, e soprattutto serve la pista dove numerosi sci club stanno facendo gareggiare i propri ragazzi.
Una volta saliti, con molta fatica per colpa di un'interminabile sosta tecnica dell'impianto, la prima sosta in attesa che ci raggiungano Marco e Giorgio ci consente di prepararci al meglio alla giornata. I due però tardano ulteriormente ad arrivare al rifugio Mirtillo (non immagino la coda ulteriormente creata dalla sosta tecnica) e decidiamo quindi di esplorare il pendio opposto a dove siamo saliti, che di fatto concentra la maggior parte dei fuoripistaioli. Ignoriamo invece il cucuzzolo dove in molti scialpinisti stanno salendo. Di fronte a noi apre un pendio che sembra buono, lo imbocchiamo.
Subito troviamo della neve di buona qualità, anche bella abbondante, e questo rimarrà il pendio dove trascorreremo gran parte della mattinata. Martina qui ritroverà l'intesa perduta con la sua caviglia, che finalmente le concede un po' di tregua.
Dopo il primo giro mentre scendiamo scorgiamo sulla seggiovia i due bergamaschi acquisiti, Layez e Piano_B, che ci aspetteranno un attimo all'arrivo della seggiovia. Saluti e baci e poi via verso il pendio che indico loro come buono, dopo una breve escursione nella zona maggiormente tracciata, e non a ragione, in quanto in crosta da rigelo. Qui la gara è a fare una traverso più alto e godersi un paio di curve in più sul manto vergine prima di raggiungere le tracce degli altri.
A un certo punto ci viene l'idea di raggiungere addirittura la cima del cucuzzolo che ci offre questo pendio, però dobbiamo farlo sci in spalla e tavola in mano, ma nessun problema. Qui vado avanti io, il manto sembra ben assestato ma voglio esplorarlo con estrema cura. Appena più giù il "via" dato via radio libera il guinzaglio ai combattenti, quanto mai gioiosi nell'affrontare la discesa sulla distesa bianca.
Ancora qualche curva sempre in questa zona finché una curva "matta" non mi porta qualche metro sotto la pista. Mi passa per la testa di esplorare la zona che da qui porta verso la partenza della seggiovia, anche se non la conosco e ho paura di un rientro troppo "sportivo". La neve la valuto istantaneamente come buona, il sole l'ha resa primaverile, anzi la parte alta è veramente in un ottimo firn. Faccio un cenno all'altro sciatore del gruppo, Layez, di farmi compagnia nell'itinerario che discrimina per il momento i tavolari, non vorrei che fossero in difficoltà nel rientro. Io e Marco cominciamo a scendere in un pendio solitario, siamo assolutamente in prima traccia. Dall'alto studiamo la via da seguire, e a posteriori posso dire che abbiamo scelto assolutamente la migliore, che ci conduce nel punto ideale di raccordo con il rientro verso la partenza della seggiovia. Pochi passi sci in spalla e poi una decina di minuti di falsopiano sci ai piedi ci riportano, aprendo la traccia di salita, verso i nostri compagni di merende.
Entusiasti, diciamo loro che con un po' di buona lena potranno seguirci al giro successivo in questa discesa. Prima però un attimo a rifocillarci, ormai le 14 sono passate da un po'... ma non siamo fortunati! Percepiamo che al rifugio i tempi per essere serviti sarebbero ancora lunghi e quindi decidiamo di sparare le ultime cartucce prima di azzannare qualcosa. E dunque puntiamo la discesa precedente per affrontarla tutti assieme.
Grande divertimento in questa discesa che ci prende fin quasi verso le 16, al che l'orario ci impone un tagliere di salumi e formaggi al rifugio. Spettacolare il nostro giudizio sulle cibarie, tant'è che chiediamo il bis immediatamente. Tra una birra e l'altra, tra un amaro e una sambuca, si son fatte le 17 abbondanti quando i pisteur ci chiedono di scendere. Subito ci precipitiamo verso valle, ma - continuo a ripetere tra me e me - non posso non scendere questo pendio esposto a nord che pare ancora in polvere. Layez esita, da solo non vado. Rivolgo un'occhiata felina a Giorgio che neanche troppo esortato prende e mi segue eludendo la guardia lontana dei controllori delle piste. Nessuna foto, eravamo di corsa. La discesa più bella, nella parte alta veramente spettacolare, più in basso converge in un ammasso di cespugli molto intricato. A Piano_B tocca togliere un paio di volte la tavola nei pianori e questo ci obbliga ad arrivare nel critico bosco finale con un po' poca luminosità, però l'incontro con un paio di maestri di sci imboscati con amici risolve i nostri problemi. Seguiamo loro che tornano a valle e ci troviamo in pochi minuti proprio di fianco alla macchina.
Marti e Layez ci raggiungono all'uscita dell'itinerario quando ormai la luna è ben visibile e la luce molto poca. Si riparte. Un altro sogno è finito ma sappiamo che rimarrà come sempre indelebile.
Partenza della seggiovia più a valle. Un ritorno ad un passato remoto.
Eccola la prima seggiovia. Porta da Lizzola paese a Cavandola, 1500m.
Il rifugio Mirtillo nel cuore del comprensorio di Lizzola.
Lenzuolino da tracciare. Ci pensa Marti.
Tensione obliqua.

Aggressione trifolante.

Un po' di fatica per il dosso immacolato.
Amore. Dannato amore.

Old school.

Piega multicolor.

Surfing POTA.
Layez style.
Esplorazione sul vuoto.

Perfezione.
Serve equilibrio.
Ambiente verticale.

Goduria nel firn.
Quanta neve addosso, Marti!
La nostra solitaria discesa. In primo piano Piano_B e Marti sgambettano...
Super piega.
Sciare.

Decollo infuocato.

Spunta la luna dal monte.
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