Ciao
ho letto molti topic e interventi sulla sicurezze nelle piste.
Ne apro uno nuovo per riportare un interessante articolo del gazzettino di oggi riferito al Nevegal, ma valido secondo me anche per altre localita' . Alla fine credo anche io che la domenica sulla neve sia nel bene o nel male lo spaccato della nostra societa'.
Spero sia di vostro interesse.
Sulla neve traffico come in tangenziale
«Marriavergine, Toni sta 'tento che se sbrissa». La signora rimprovera il marito ma cambia subito obiettivo. «Marcoooo, varda come core forte quel ragassino piccolo: bravo ciò». Fatta. La nonna è, in scarpe da città, ai bordi della pista.
Sulle piste, inquieti e incivili proprio come nella vita di ieri pomeriggio al Nevegal, dove è stato inviato il cronista che non sciava da un decennio ha raccontato in due battute tutto quello che succede ogni giorno in qualsiasi pista di discesa nel nostro paese. E cioè: sono sempre gli altri (il marito) a dover stare attenti; e poi se uno è figo (come il nipotino) a imitare i "bolidi" è meglio. Dice Ferruccio Bortot, ex dipendente Enel, ora pensionato, ("nonno di una piccola di 6 anni che ha imparato i salti in pista e ora li devo fare anch'io...") capo dei volontari del soccorso del Nevegal che incontriamo in cima alla pista Coca, 1611 metri, proprio mentre il gruppo sta smontando: «Ci sarebbe da scrivere un libro su come si comporta la gente sulle piste di sci». Ferruccio, un libro no, ma due parole....«Ci vediamo sotto nella saletta? Marriavergine non alla vostra velocità. C'è Piero Fiori, volontario, classe 1934, che fa finta di aspettarmi, anzi che "deve" aspettarmi perché qui i 14 ragazzi volontari del soccorso chiudono con le loro eleganti curve la pista. Alla fine siamo gli ultimi a scendere in una giornata di sole sfolgorante che ti viene un coccolone quando vedi tutti assieme Pitz Boè, Marmolada, Pelmo, Civetta e tutte le altre cime che si devono dalla "Terrazza dele Dolomiti".
Nella saletta colloquio crepitante. Senta Bortot: appena affittati gli sci, quelli corti, ho trovato per caso una coppia di amici di Mogliano: la figlia aveva una botta rossa sulla fronte è stata investita da una signora. La piccola, 10 anni, aveva il casco ma è servito a poco. Cosa accade? Stanno diventando difficili e pericolose le nostre piste da sci? Ferruccio è uno saggio. Guarda sempre l'altro lato: «Qui fanno festa, arrivano felici famiglie, ragazzi, gruppi di amici. Anche quelli che sanno sciare poco. Il nostro lavoro di volontari è fare in modo che questa gente si diverta rispettando le regole. Eppoi sapesse quanto ci aiutano quelli della forestale, e i carabinieri».C'è una 4x4 del 112 parcheggiata ai bordi del fine pista. Carabinieri Ferruccio? Ma a che servono? «Stamattina abbiamo fermato un papà con un bimbo di 3 anni sulla seggiovia: fino a 14 anni il casco è obbligatorio. Non scendeva. Abbiamo chiamato i carabinieri». La vicenda è stata chiarita ma è la metafora dei tanti problemi che si incastrano ogni giorno sulle piste da sci. «La legge c'è - dice Maurizio Giannelli, un altro dei volontari - Molti fanno finta di non conoscerla, o la ignorano».
Sarò così? Eravamo allo ski pass quando la ragazza alla cassa urlava: «Ma cosa fa quella signora con la carrozzina e il bimbo al bordo pista? Fermatela». L'hanno fermata: una giovane madre in scarpe da città che gironzolava a bordo pista. Luogo (per qualsiasi località sciistica) da gladiatori. Perché ormai tutti credono di fermarsi in un metro quando ce ne vogliono 15; perché una generazione di adolescenti crede sia giusto cadere ogni istante sulle piste. Tonf, tonf, tonf: ieri in una decina di minuti ne abbiano contato di cadute...negli '800-'90 non accadeva questo. La storia del Nevegal - "struttura in attività da 50 anni" dice Giannelli" - è esemplare perché non deve fare i conti con piste nere (che il cronista ha pur fatto da qualche parte, perdonatemi maestri Silvano e Roberto) ma con una folla di appassionati piuttosto naif, che non intasano le piste perché gli impianti di risalita sono moderni ma un po' lenti. Ma qualche aspetto del Nevegal è un problema in più per "soccorso" e carabinieri. «Dobbiamo mediare - spiega Ferruccio - tra la giornata di festa che molti vogliono e il rispetto delle regole». Dice così perché accade di tutto.Che ogni giorno nel piazzale del Nevegal vengano fermati un centinaio di ragazzi che stanno mettendo pelli di foca agli sci per risalire la pista ("spieghiamo che il percorso è in un altro posto"). Che spesso i maestri di sci si sentono quasi obbligati a 'far divertire' in pista i loro allievi piuttosto che essere metodicamente rigorosi nei comportamenti ("l'imitazione è fondamentale" insiste Ferruccio). Che molti gruppi dei giovani sloveni in vacanza siano quasi irrefrenabili dopo alcune birrette sugli sci. Che qualcuno, fermato per irregolarità reagisca come fosse un suo diritto essere "selvaggio". E raccontano delle testimonianze di carabinieri e guardie forestali: ormai la gente reagisce sempre. Solo maleducati o qualcosa di più nelle nostre piste? Abbiamo scelto il Nevegal perché è una specie di quartiere di Treviso, Vittorio Veneto, Mestre. Ci si arriva nello stesso tempo che si percorre la tangenziale. E nelle piste ormai portano tutti i pesanti problemi della nostra (mala) educazione.In più ci sono gli obblighi che si trasformano in trabocchetti. Col casco non si "sente" la velocità - dicono in molti - sarebbe giusto pesare ad oggetti che lascino libere le orecchie. Col casco non si sentono i fischietti delle forze dell'ordine. Per non dire quelli che sciano con le cuffie per la musica o telefonano col cellulare. Non è che anche ci sono tante persone in età "a rischio" sugli sci? Sì. E non hanno ancora imparato (come altri) l'uso dei nuovi sci. Sarebbe una storia infinita questo delle sciate la domenica e negli altri giorni di vacanza. Lo è anzi quando Ferruccio si sfoga raccontando quel gruppo di amici di 30-35 anni recuperati di notte, ubriachi in cima ad una pista. «Non potevamo mia lasciarli lì». No. Ma uno di quelli domenica prossima può ucciderti.
Adriano Favaro
ho letto molti topic e interventi sulla sicurezze nelle piste.
Ne apro uno nuovo per riportare un interessante articolo del gazzettino di oggi riferito al Nevegal, ma valido secondo me anche per altre localita' . Alla fine credo anche io che la domenica sulla neve sia nel bene o nel male lo spaccato della nostra societa'.
Spero sia di vostro interesse.
Sulla neve traffico come in tangenziale
«Marriavergine, Toni sta 'tento che se sbrissa». La signora rimprovera il marito ma cambia subito obiettivo. «Marcoooo, varda come core forte quel ragassino piccolo: bravo ciò». Fatta. La nonna è, in scarpe da città, ai bordi della pista.
Sulle piste, inquieti e incivili proprio come nella vita di ieri pomeriggio al Nevegal, dove è stato inviato il cronista che non sciava da un decennio ha raccontato in due battute tutto quello che succede ogni giorno in qualsiasi pista di discesa nel nostro paese. E cioè: sono sempre gli altri (il marito) a dover stare attenti; e poi se uno è figo (come il nipotino) a imitare i "bolidi" è meglio. Dice Ferruccio Bortot, ex dipendente Enel, ora pensionato, ("nonno di una piccola di 6 anni che ha imparato i salti in pista e ora li devo fare anch'io...") capo dei volontari del soccorso del Nevegal che incontriamo in cima alla pista Coca, 1611 metri, proprio mentre il gruppo sta smontando: «Ci sarebbe da scrivere un libro su come si comporta la gente sulle piste di sci». Ferruccio, un libro no, ma due parole....«Ci vediamo sotto nella saletta? Marriavergine non alla vostra velocità. C'è Piero Fiori, volontario, classe 1934, che fa finta di aspettarmi, anzi che "deve" aspettarmi perché qui i 14 ragazzi volontari del soccorso chiudono con le loro eleganti curve la pista. Alla fine siamo gli ultimi a scendere in una giornata di sole sfolgorante che ti viene un coccolone quando vedi tutti assieme Pitz Boè, Marmolada, Pelmo, Civetta e tutte le altre cime che si devono dalla "Terrazza dele Dolomiti".
Nella saletta colloquio crepitante. Senta Bortot: appena affittati gli sci, quelli corti, ho trovato per caso una coppia di amici di Mogliano: la figlia aveva una botta rossa sulla fronte è stata investita da una signora. La piccola, 10 anni, aveva il casco ma è servito a poco. Cosa accade? Stanno diventando difficili e pericolose le nostre piste da sci? Ferruccio è uno saggio. Guarda sempre l'altro lato: «Qui fanno festa, arrivano felici famiglie, ragazzi, gruppi di amici. Anche quelli che sanno sciare poco. Il nostro lavoro di volontari è fare in modo che questa gente si diverta rispettando le regole. Eppoi sapesse quanto ci aiutano quelli della forestale, e i carabinieri».C'è una 4x4 del 112 parcheggiata ai bordi del fine pista. Carabinieri Ferruccio? Ma a che servono? «Stamattina abbiamo fermato un papà con un bimbo di 3 anni sulla seggiovia: fino a 14 anni il casco è obbligatorio. Non scendeva. Abbiamo chiamato i carabinieri». La vicenda è stata chiarita ma è la metafora dei tanti problemi che si incastrano ogni giorno sulle piste da sci. «La legge c'è - dice Maurizio Giannelli, un altro dei volontari - Molti fanno finta di non conoscerla, o la ignorano».
Sarò così? Eravamo allo ski pass quando la ragazza alla cassa urlava: «Ma cosa fa quella signora con la carrozzina e il bimbo al bordo pista? Fermatela». L'hanno fermata: una giovane madre in scarpe da città che gironzolava a bordo pista. Luogo (per qualsiasi località sciistica) da gladiatori. Perché ormai tutti credono di fermarsi in un metro quando ce ne vogliono 15; perché una generazione di adolescenti crede sia giusto cadere ogni istante sulle piste. Tonf, tonf, tonf: ieri in una decina di minuti ne abbiano contato di cadute...negli '800-'90 non accadeva questo. La storia del Nevegal - "struttura in attività da 50 anni" dice Giannelli" - è esemplare perché non deve fare i conti con piste nere (che il cronista ha pur fatto da qualche parte, perdonatemi maestri Silvano e Roberto) ma con una folla di appassionati piuttosto naif, che non intasano le piste perché gli impianti di risalita sono moderni ma un po' lenti. Ma qualche aspetto del Nevegal è un problema in più per "soccorso" e carabinieri. «Dobbiamo mediare - spiega Ferruccio - tra la giornata di festa che molti vogliono e il rispetto delle regole». Dice così perché accade di tutto.Che ogni giorno nel piazzale del Nevegal vengano fermati un centinaio di ragazzi che stanno mettendo pelli di foca agli sci per risalire la pista ("spieghiamo che il percorso è in un altro posto"). Che spesso i maestri di sci si sentono quasi obbligati a 'far divertire' in pista i loro allievi piuttosto che essere metodicamente rigorosi nei comportamenti ("l'imitazione è fondamentale" insiste Ferruccio). Che molti gruppi dei giovani sloveni in vacanza siano quasi irrefrenabili dopo alcune birrette sugli sci. Che qualcuno, fermato per irregolarità reagisca come fosse un suo diritto essere "selvaggio". E raccontano delle testimonianze di carabinieri e guardie forestali: ormai la gente reagisce sempre. Solo maleducati o qualcosa di più nelle nostre piste? Abbiamo scelto il Nevegal perché è una specie di quartiere di Treviso, Vittorio Veneto, Mestre. Ci si arriva nello stesso tempo che si percorre la tangenziale. E nelle piste ormai portano tutti i pesanti problemi della nostra (mala) educazione.In più ci sono gli obblighi che si trasformano in trabocchetti. Col casco non si "sente" la velocità - dicono in molti - sarebbe giusto pesare ad oggetti che lascino libere le orecchie. Col casco non si sentono i fischietti delle forze dell'ordine. Per non dire quelli che sciano con le cuffie per la musica o telefonano col cellulare. Non è che anche ci sono tante persone in età "a rischio" sugli sci? Sì. E non hanno ancora imparato (come altri) l'uso dei nuovi sci. Sarebbe una storia infinita questo delle sciate la domenica e negli altri giorni di vacanza. Lo è anzi quando Ferruccio si sfoga raccontando quel gruppo di amici di 30-35 anni recuperati di notte, ubriachi in cima ad una pista. «Non potevamo mia lasciarli lì». No. Ma uno di quelli domenica prossima può ucciderti.
Adriano Favaro