Quinto capitolo della miniserie sui luoghi comuni del mondo dello sci. Per una premessa generale, rimando al primo capitolo.
Se ne sentono di tutti i colori, su questo busto: deve “spezzarsi”, deve “schiacciare la pallina (o il limone) con il fianco”, devi “prendere i pugni di lato”, devi “abbassare la spalla”. Tutte espressioni fuorvianti che portano a un unico risultato: gente che collassa verso il basso senza alcun motivo e senza nessuna utilità, con l’unico risultato di adottare posizione scomode e forzate.
Credo che saremo tutti d’accordo nel dire che questa azione del busto serva per portare carico sullo sci esterno dopo aver preso inclinazione all’interno della curva. Il motivo è semplice da capire, sposto una buona parte della mia massa corporea verso lo sci esterno per caricarlo maggiormente e per avere una stabilità che lo sci interno non mi consentirebbe. E fino a qui, quanto a teoria, è tutto molto semplice e lineare.
Nel momento in cui il tutto è da mettere in pratica, le persone si ritrovano (quando va bene) così
Il busto è “spezzato”, eppure il carico è ancora sull'interno; questo accade perché il messaggio è parziale, quasi sempre per semplicità espositiva. Purtroppo per semplificare troppo spesso si fanno più pasticci che altro.
Ecco allora che, secondo me e quelli che mi stanno intorno, è molto più efficace concentrarsi su cosa deve fare il lato interno del busto, senza stare tanto a pensare a cosa fa il lato esterno. Non penso ad accartocciarmi sul lato esterno, quanto ad alzare l’anca interna per far partire da lì il movimento di tutto il busto, che non deve per forza “piegarsi”, bensì inclinarsi.
Non sono bravo con questi modelli, ma spero che rendano l’idea.
Nella prima immagine le anche sono pari e c’è un accartocciamento del tronco sul lato esterno alla curva.
Nella seconda immagine l’anca interna sale e il busto si sposta nella sua interezza verso l’esterno della curva, mantenendo una posizione molto più spontanea e meno forzata. Non schiaccia nessuna pallina, non ha preso pugni, non crea un cedimento. Volendo essere precisi, è ovvio che se l’anca si alza e il busto non segue il movimento ci troveremo comunque in una posizione innaturale: ma basta fare due prove a secco davanti a uno specchio per capire alla grossa quanto movimento serve per “completare” l’azione che parte dall’anca con il busto.
Non concentriamoci sulla quantità di inclinazione nelle immagini, quella dipende dalla velocità e dall’arco che si vuole eseguire; focalizziamoci solo sul punto da cui il movimento parte e sulle zone del corpo coinvolte. Ripeto, non sono bravo con i modelli e possono esserci cose che non funzionano, cerchiamo di restare sul punto.
Una sequenza di curve vede quindi le anche alzarsi e abbassarsi, in concerto con le gambe che si piegano e si allungano; pensare che le anche si alzino e si abbassino “automaticamente” in relazione agli altri movimenti è un grosso fraintendimento ed è uno degli elementi che mi ha tenuto bloccato per lungo tempo. Quando ho iniziato a concentrarmi sulle anche ho fatto decisamente uno step avanti.
Altro effetto collaterale: ho accantonato i dolorini alla schiena che mi venivano nelle precedenti stagioni. Non posso garantire che tutti i mal di schiena siano uguali, ma quello che avevo io era dovuto a un’esagerazione dei movimenti sbagliati.
Voglio fare una precisazione: ovviamente nei testi si parla di questo movimento delle anche, di solito è un paragrafetto con la foto di uno sciatore e tre righe che collegano le caviglie, le ginocchia e le anche: la didascalia di questa immagine dice che le tre linee devono essere parallele, bon, discorso finito. Però questo non viene collegato all'azione del busto, quando invece le cose sono strettamente collegate: ed è da questo collegamento che viene fuori il risultato. Per quello che vedo io, che non è ovviamente garanzia di totalità per ovvi motivi, i maestri tendono a concentrarsi su un pezzo della questione senza analizzarla nell'insieme: sento continuamente "abbassa la spalla" e non sento mai "alza l'anca". Da questo tutto lo sproloquio qui sopra.
Spezza il busto!
Questo argomento mi è caro perché si potrebbe dire che è da qui che è nato il mio “viaggio” con lo scopo di cercare di individuare se ci fosse qualcosa di ciò che credevo di sapere che non stavo capendo del tutto.Se ne sentono di tutti i colori, su questo busto: deve “spezzarsi”, deve “schiacciare la pallina (o il limone) con il fianco”, devi “prendere i pugni di lato”, devi “abbassare la spalla”. Tutte espressioni fuorvianti che portano a un unico risultato: gente che collassa verso il basso senza alcun motivo e senza nessuna utilità, con l’unico risultato di adottare posizione scomode e forzate.
Credo che saremo tutti d’accordo nel dire che questa azione del busto serva per portare carico sullo sci esterno dopo aver preso inclinazione all’interno della curva. Il motivo è semplice da capire, sposto una buona parte della mia massa corporea verso lo sci esterno per caricarlo maggiormente e per avere una stabilità che lo sci interno non mi consentirebbe. E fino a qui, quanto a teoria, è tutto molto semplice e lineare.
Nel momento in cui il tutto è da mettere in pratica, le persone si ritrovano (quando va bene) così
Il busto è “spezzato”, eppure il carico è ancora sull'interno; questo accade perché il messaggio è parziale, quasi sempre per semplicità espositiva. Purtroppo per semplificare troppo spesso si fanno più pasticci che altro.
Ecco allora che, secondo me e quelli che mi stanno intorno, è molto più efficace concentrarsi su cosa deve fare il lato interno del busto, senza stare tanto a pensare a cosa fa il lato esterno. Non penso ad accartocciarmi sul lato esterno, quanto ad alzare l’anca interna per far partire da lì il movimento di tutto il busto, che non deve per forza “piegarsi”, bensì inclinarsi.
Non sono bravo con questi modelli, ma spero che rendano l’idea.
Nella prima immagine le anche sono pari e c’è un accartocciamento del tronco sul lato esterno alla curva.
Nella seconda immagine l’anca interna sale e il busto si sposta nella sua interezza verso l’esterno della curva, mantenendo una posizione molto più spontanea e meno forzata. Non schiaccia nessuna pallina, non ha preso pugni, non crea un cedimento. Volendo essere precisi, è ovvio che se l’anca si alza e il busto non segue il movimento ci troveremo comunque in una posizione innaturale: ma basta fare due prove a secco davanti a uno specchio per capire alla grossa quanto movimento serve per “completare” l’azione che parte dall’anca con il busto.
Non concentriamoci sulla quantità di inclinazione nelle immagini, quella dipende dalla velocità e dall’arco che si vuole eseguire; focalizziamoci solo sul punto da cui il movimento parte e sulle zone del corpo coinvolte. Ripeto, non sono bravo con i modelli e possono esserci cose che non funzionano, cerchiamo di restare sul punto.
Una sequenza di curve vede quindi le anche alzarsi e abbassarsi, in concerto con le gambe che si piegano e si allungano; pensare che le anche si alzino e si abbassino “automaticamente” in relazione agli altri movimenti è un grosso fraintendimento ed è uno degli elementi che mi ha tenuto bloccato per lungo tempo. Quando ho iniziato a concentrarmi sulle anche ho fatto decisamente uno step avanti.
Altro effetto collaterale: ho accantonato i dolorini alla schiena che mi venivano nelle precedenti stagioni. Non posso garantire che tutti i mal di schiena siano uguali, ma quello che avevo io era dovuto a un’esagerazione dei movimenti sbagliati.
Voglio fare una precisazione: ovviamente nei testi si parla di questo movimento delle anche, di solito è un paragrafetto con la foto di uno sciatore e tre righe che collegano le caviglie, le ginocchia e le anche: la didascalia di questa immagine dice che le tre linee devono essere parallele, bon, discorso finito. Però questo non viene collegato all'azione del busto, quando invece le cose sono strettamente collegate: ed è da questo collegamento che viene fuori il risultato. Per quello che vedo io, che non è ovviamente garanzia di totalità per ovvi motivi, i maestri tendono a concentrarsi su un pezzo della questione senza analizzarla nell'insieme: sento continuamente "abbassa la spalla" e non sento mai "alza l'anca". Da questo tutto lo sproloquio qui sopra.
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