Fonzie
Utente malamente
Ieri, Domenica: fine 2024? Credo di si per impegni piuttosto invasivi (danaro e tempo), prossimamente, molto prossimamente. Altrimenti una trasfertina nordica, previo sondaggio familiare, poteva anche starci.
Classicissima Corno Grande da Prati di Tivo (Valico del Laghetto esattamente), 9,5 km a/r circa, 1250 metri dsl+ circa in stato di forma ovviamente pessimo vista la stagione. Attendevo molto più traffico dato che resta l'unico posto innevato in maniera continua e che al Sabato causa giro d'Italia le strade pare fossero tutte chiuse, ma la cabinovia ferma (sigh sob) e quindi la scarpinata sci e scarponi in spalla forse screma abbastanza.
Mattino sgombro di nubi con addensamenti dal primo pomeriggio che hanno reso forse anche più belli i colori dell'ambiente con un effetto buio/luce Caravaggesco: atteso molto più caldo invece temperatura relativamente bassa e neve piuttosto buona (sulla morena diverse curve mach3 su firnacchione perdonatutto).
Ovviahh, si dia spazio alle fotine.
Dal parcheggio fa capolino il re e circondati da cinguettii primaverili con alle spalle l'Adriatico, ci avviamo lento pede, scarpati, con sci e scarponi sulle spalle.
La solitudine dello sciappenninista 2024
Arriviamo dopo circa 300 metri dsl+ all'arrivo della cabina che inizia a versare in condizioni preoccupanti (oltre ai gasex e obelix in zona Corno Piccolo).
Si entra così nel vallone delle Cornacchie per il passo delle scalette, ovviamente sgombro di neve, osservando greggi di camosci là sotto.
Poco dopo il pittoresco passaggio sotto le rocce, predisponiamo la scarpiera nascosta e mettiamo le pelli, su fino al rifugio Franchetti che giudica le nostre inversioni dall'alto.
Salendo valutiamo se variare dalla classica reiterata gita, girando verso l'antecima che è la gimcana sulla pala alla destra nella seguente foto.
Ma un distacchino nella conca sotto la sella e soprattutto un dubbio sulla durezza della neve (poi vista da vicino, dubbio fondato) ci ha fatto scegliere la cautela: una caduta in quella zona non sembrava proprio igienica soprattutto per il salto sulla sinistra.
E quindi via per la morena ramponando su ben scalettato, fino al traverso che si apre sul fotogenico Calderone e su alla selletta deposito sci (qui ho dato grosso dispiacere al compare bocciando la salitella di 30 metri alla trafficata ed inutile cima: non si scia e c'era nebbia, a che serve? Continua la mia campagna di destituzione dell'orgoglio tra i valori dell'uomo).
Modalità discesa con prime due curve saltate e poi sciata comoda: unico whiteout su traverso di rientro alla morena, quindi non ci siamo persi nulla. E' bastato attendere 5 minuti che è tornata la visibilità per dare fuoco alle polveri.
Sciando fino alla scarpiera tra i classici bastioni per tornare a far trekking sempre osservati da sospettosi camosci.
Di nuovo il colpo al cuore dell'abbandono locale: nella prima foto il vecchio arrivo della mono-seggiola che per un brevissimo periodo fu trasformato a sfornatore di arrosticini con incredibile panorama sul fronte Nord del Gran Sasso e nella seconda l'albergo diruto sulla corroborante passeggiata dell'Arapietra.
Tempistiche abbastanza indovinate vista la chiusura definitiva ormai alle nostre spalle.
Voto, un incoraggiante 8. Giro molto rigenerante.
Classicissima Corno Grande da Prati di Tivo (Valico del Laghetto esattamente), 9,5 km a/r circa, 1250 metri dsl+ circa in stato di forma ovviamente pessimo vista la stagione. Attendevo molto più traffico dato che resta l'unico posto innevato in maniera continua e che al Sabato causa giro d'Italia le strade pare fossero tutte chiuse, ma la cabinovia ferma (sigh sob) e quindi la scarpinata sci e scarponi in spalla forse screma abbastanza.
Mattino sgombro di nubi con addensamenti dal primo pomeriggio che hanno reso forse anche più belli i colori dell'ambiente con un effetto buio/luce Caravaggesco: atteso molto più caldo invece temperatura relativamente bassa e neve piuttosto buona (sulla morena diverse curve mach3 su firnacchione perdonatutto).
Ovviahh, si dia spazio alle fotine.
Dal parcheggio fa capolino il re e circondati da cinguettii primaverili con alle spalle l'Adriatico, ci avviamo lento pede, scarpati, con sci e scarponi sulle spalle.
La solitudine dello sciappenninista 2024
Arriviamo dopo circa 300 metri dsl+ all'arrivo della cabina che inizia a versare in condizioni preoccupanti (oltre ai gasex e obelix in zona Corno Piccolo).
Si entra così nel vallone delle Cornacchie per il passo delle scalette, ovviamente sgombro di neve, osservando greggi di camosci là sotto.
Poco dopo il pittoresco passaggio sotto le rocce, predisponiamo la scarpiera nascosta e mettiamo le pelli, su fino al rifugio Franchetti che giudica le nostre inversioni dall'alto.
Salendo valutiamo se variare dalla classica reiterata gita, girando verso l'antecima che è la gimcana sulla pala alla destra nella seguente foto.
Ma un distacchino nella conca sotto la sella e soprattutto un dubbio sulla durezza della neve (poi vista da vicino, dubbio fondato) ci ha fatto scegliere la cautela: una caduta in quella zona non sembrava proprio igienica soprattutto per il salto sulla sinistra.
E quindi via per la morena ramponando su ben scalettato, fino al traverso che si apre sul fotogenico Calderone e su alla selletta deposito sci (qui ho dato grosso dispiacere al compare bocciando la salitella di 30 metri alla trafficata ed inutile cima: non si scia e c'era nebbia, a che serve? Continua la mia campagna di destituzione dell'orgoglio tra i valori dell'uomo).
Modalità discesa con prime due curve saltate e poi sciata comoda: unico whiteout su traverso di rientro alla morena, quindi non ci siamo persi nulla. E' bastato attendere 5 minuti che è tornata la visibilità per dare fuoco alle polveri.
Sciando fino alla scarpiera tra i classici bastioni per tornare a far trekking sempre osservati da sospettosi camosci.
Di nuovo il colpo al cuore dell'abbandono locale: nella prima foto il vecchio arrivo della mono-seggiola che per un brevissimo periodo fu trasformato a sfornatore di arrosticini con incredibile panorama sul fronte Nord del Gran Sasso e nella seconda l'albergo diruto sulla corroborante passeggiata dell'Arapietra.
Tempistiche abbastanza indovinate vista la chiusura definitiva ormai alle nostre spalle.
Voto, un incoraggiante 8. Giro molto rigenerante.