Lyngen mon amour (12-19 marzo 2024)

rbodini

Well-known member
Eccomi a voi con un nuovo episodio di quella che @zobo ha battezzato “La biennale della powder” 🙂, ovvero il viaggio che ogni due anni faccio con il mio amico Justin in cerca di polvere e discese interessanti.

Per chi fosse interessato, qui c'è un riassunto delle puntate precedenti:

2012: https://www.skiforum.it/board/index.php?threads/60752/

2014: https://www.skiforum.it/board/index.php?threads/75629/

2016: https://www.skiforum.it/board/index.php?threads/84228/

2018: Viaggio interrotto causa incidente

2020: Viaggio annullato causa COVID

2022: https://www.skiforum.it/board/index.php?threads/98078/


PROLOGO

Marzo 2022: tornando in macchina dal Wyoming, con le gambe ancora cotte dai 4 giorni su Mount Moran, io e Justin cominciamo a fantasticare sul prossimo viaggio. L’anno, ovviamente, sarà il 2024. E la meta? Una su tutte si fa subito strada nelle nostre menti: la Norvegia. Discese a picco sul mare, montagne aguzze come piace a noi, il fascino del Circolo Polare Artico… Restano solo da mettere in fila quelle 257 variabili tra soldi, famiglia, lavoro, salute, ecc. e poi ci siamo.

Fatto sta che miracolosamente anche questa volta gli astri si allineano, le mogli decidono che tutto sommato il divorzio non ne vale la pena, ed eccoci qua. Resta solo da definire la meta precisa: Lofoten o Lyngen Alps? Lofoten forse più spettacolari e pittoresche, Lyngen più varie dal punto di vista sciistico e con maggiori probabilità di trovare bella neve. Nel dubbio prenotiamo il volo su Tromso e auto a noleggio, con l’idea di vedere un po’ come si mette la stagione prima di fare la scelta definitiva.

Alla fine visto l’andazzo meteorologico la scelta cade su Lyngen. Le Lofoten ci paiono troppo a rischio nella seconda metà di marzo. Sembra assurdo visto che parliamo di zone a nord del circolo polare artico ma purtroppo è così. Anzi, anche da Lyngen ci arrivano notizie non proprio confortanti, di condizioni primaverili, scaldate con pioggia e altre amenità. E’ quindi con aspettative relativamente basse che partiamo, io dall’Italia e Justin dagli Stati Uniti, con appuntamento a Tromso la sera del 12 marzo.

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Abbiamo preso una casetta in affitto per la settimana in posizione strategica vicino a Lyngseidet, di gran lunga la sistemazione più lussuosa di tutti i nostri viaggi di sci. Si vede che stiamo invecchiando… 😅

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Per quanto riguarda lo sci invece l’idea è di alternare giornate da soli e giornate con guida con cui fare cose un po’ più osé. Visto che ci siamo mossi tardino finiamo per prenotare tre giorni con tre guide diverse, cosa che in realtà si rivelerà molto istruttiva perché ciascuna ha un suo stile e da ciascuna abbiamo imparato cose diverse. Fatto sta che la sera del 12 marzo dopo 2 ore di viaggio ci installiamo nella nostra casetta pronti per quello che verrà.


DAY 1: Oksehogget

E la prima cosa che viene è questa, per partire con la giusta gradualità:

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Oksehogget couloir, nella zona del Tamok, a sud di Lyngen. La nostra guida è Merrick Johnston, super personaggio originaria dell’Alaska (ha scalato il Denali a 12 anni, giusto per darvi un’idea) e una delle pochissime donne guida e proprietaria della propria agenzia. Merrick ha sciato con Justin il giorno prima che arrivassi io e ci invita ad unirci a lei e due snowboarder con cui va a fare l’Oksehogget il giorno successivo. Non ce lo facciamo dire due volte e prepariamo l’attrezzatura da arrampicata visto che per accedere al canale sarà necessaria una calata.

Il viaggio di circa un’ora di macchina da casa nostra è la prima occasione per dare un’occhiata ai panorami incredibili che ci circondano.

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Dopo un veloce controllo dell’attrezzatura si parte con cielo leggermente velato e aria pungente. La salita non è particolarmente impegnativa tranne un breve tratto all’inizio dove c’è da passare una balza ripida con neve piuttosto dura. Impariamo presto che i rampant qui non sono l’ultima spiaggia ma un attrezzo di prima necessità, soprattutto nella parte bassa delle montagne dove è più facile trovare neve dura o ghiaccio.

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Foto

Da qui non si vede il mare ma le montagne intorno compensano ampiamente.

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Man mano che saliamo la vista spazia sempre di più, fino ad arrivare sopra al canale.

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A questo punto Merrick prepara la calata e butta un occhio alle condizioni: buone notizie, il canale è messo bene e si può procedere!

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Nel frattempo Szymon, uno dei due snowboarder, tira fuori un drone e fa qualche ripresa davvero spettacolare.

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Fare calate in gruppi così numerosi vuol dire metterci un sacco di tempo, e infatti ci vuole un bel po’ fino a che siamo tutti nel canale. Io ho l’”onore” di chiudere il gruppo in quanto più esperto, e per ingannare l’attesa faccio foto a tutti.

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Dopo la calata il primo pezzo di canale è davvero in piedi e anche abbastanza “magro”, quindi disarrampichiamo per un pezzettino e poi un po’ di scaletta fino a superare una strettoia con alcune rocce un po’ infide.

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Passato questo tratto si può finalmente cominciare a sciare per davvero. La neve è bella e si possono concatenare un po’ di curve. Usciti dal canale ci tocca aspettare un po’ perchè uno dei due snowboarder è andato in crisi e ci sta mettendo parecchio a uscire, accompagnato passo passo da Merrick. Il povero Justin, che era rimasto su a chiudere il gruppo, si gela le chiappe aspettando che venga il suo turno.

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Il bello è che poi ci aspetta una bellissima sciata sui pendii sotto il canale alla luce del tramonto, fino al caratteristico boschetto finale.

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La sera dopo essere tornati a casa approfittiamo del cielo sereno e usciamo a goderci lo spettacolo dell’aurora boreale. Come primo giorno non c’è male…

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CONTINUA...
 
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Primo giorno bello pieno…chissà il resto. Ma quel canale era l’unica opzione o c’erano anche opzioni buone in campo aperto?
 
Primo giorno bello pieno…chissà il resto. Ma quel canale era l’unica opzione o c’erano anche opzioni buone in campo aperto?

Volendo c'è un altro canale di fianco più facile ma anche più esposto. E se no si può scendere dalla via di salita, che tra l'altro è una bellissima bowl che deve essere molto divertente da sciare.
 
DAY 2: Ura

Il giorno dopo siamo solo io e Justin, quindi ci eravamo ripromessi di fare una cosa tranquilla. Però viste le condizioni del manto, che tutti danno come molto ben assestato, decidiamo che possiamo osare qualcosina di più. Spulciando un po’ in giro ci piace l’idea di andare a fare un canale nella zona di Ura detto “Tooth couloir” perchè di fianco ad una cima molto aguzza a forma di dente (al centro nella foto).

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Questa volta si parte dal mare per risalire una morena in cima alla quale si apre un bel vallone da cui poi parte il "nostro" canale. Partiamo con un po’ di nuvolaglia che si dirada man mano che saliamo lasciandoci vedere ciò che abbiamo intorno.

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Arrivati in cima alla morena cominciamo a vedere le montagne che ci circondano. E soprattutto sentiamo dell’ottima polvere sotto alle solette…

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La cosa più bella è che non c’è assolutamente nessuno. Solo noi due a battere traccia in questi posti magici.

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Arrivati sotto al canale togliamo gli sci e cominciamo a salire a piedi. Una bella sfacchinata visto la neve morbida e abbastanza profonda. C’è di buono che Justin è un grande fan del bootpacking e quando c’è da batter traccia a piedi si può sempre contare su di lui.

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Arrivati poco sotto la sella sentiamo che la neve sta cambiando consistenza e ci puzza un po’ di placca da vento. Quindi rinunciamo ad arrivare in cima e ci prepariamo al cambi di assetto. Peccato perchè ci sarebbe stata una bella vista sulle montagne dietro, ma d’altro canto le nuvole ormai ci hanno avvolto e non avremmo visto una mazza comunque 😆.

La visibilità comunque è sufficiente a goderci l’ottima neve che troviamo nel canale e nei pendii sottostanti.



(il video fatto da me a Justin fa schifo perchè il giorno prima di partire si è rotta la fotocamera del mio cellulare e ho dovuto fregare la macchina fotografica compatta di mia figlia per fare foto e video durante tutto il viaggio 😭)

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Molto divertente anche l’ultimo pezzo di discesa, in una specie di halfpipe che ci porta fino alla macchina. Non può mancare poi foto di rito in riva al fiordo.

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CONTINUA...
 
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👏👏👏 complimenti anche per questo secondo giorno: non banale andare da soli in zone sconosciute con nuvolaglia in giro ;)
Immagino ben dotati di GPS con funzione "Track Back"
 
👏👏👏 complimenti anche per questo secondo giorno: non banale andare da soli in zone sconosciute con nuvolaglia in giro ;)
Immagino ben dotati di GPS con funzione "Track Back"
Si quello è d'obbligo... In generale abbiamo cercato itinerari per cui fosse disponibile una traccia gps da usare almeno come indicazione di massima, e che poi ci consentissero di scegliere in loco possibili varianti (con diversa esposizione, tipo di terreno, ecc.) anche in base alle condizioni che avremmo trovato li per li.

Dopo di che devo dire che la tecnologia ormai aiuta moltissimo per questo tipo di cose. Io ad esempio ho scaricato app specifiche norvegesi per il meteo e bollettini valanghe molto accurate, oltre alle varie fatmap e affini.
 
DAY 3: SOFIATINDEN E "GOTHAM CITY"

Per il nostro terzo giorno di sci ci affidiamo a Mikal Nerberg, guida superlocal originario della zona. In un posto in cui lavorano guide da tutto il mondo, spesso che arrivano con i loro gruppi di clienti al seguito, Mikal è una rarità, ma anche un punto di riferimento. Ad esempio ha appena lanciato un progetto pilota per cui organizza tutti i giorni una riunione di debriefing con tutte le guide attive nella zona per scambiarsi impressioni e valutazioni, il cui verbale poi viene pubblicato online. E’ anche una miniera di sapere locale, sia sulle tradizioni e attività della zona sia sulla storia dell’esplorazione sciistica di queste montagne, in parte fatta da lui e dai suoi amici ben prima che Lyngen diventasse meta turistica di richiamo internazionale.

Ad ogni modo con Mikal ipotizziamo un giro su una cima classica della zona, Sofiatinden, con già l’idea poi di inserire qualche variante un po’ più movimentata. Si parte anche in questo caso dalla riva del mare.

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Scopriamo ben presto un’altra caratteristica di Mikal: è l’efficienza fatta a persona. Snobba qualunque traccia di salita già fatta per batterne una che soddisfi i suoi criteri di massimo risparmio energetico, il che significa salire con ritmo lento ma costante e soprattutto gradiente contenuto. In pratica se devi usare l’alzatacco vuol dire che hai sbagliato qualcosa. 🙂

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La giornata si prospetta ottima, con qualche velatura che lascia presto il posto a sole e cielo azzurro.

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Ci accorgiamo ben presto che tutta la gente che non abbiamo visto nei giorni precedenti si è data appuntamento per oggi su Sofiatinden. E visto l’approccio alla salita di Mikal tendenzialmente ci passano tutti davanti. Ammetto che al secondo o terzo gruppo che ci supera mentre Mikal ignora bellamente la traccia di salita e va per i fatti suoi a ritmo contenuto qualche dubbio mi è venuto, ma decido di tenermelo per me. E alla fine devo dire che i fatti daranno ragione a lui…

Ad ogni modo la bellezza del luogo ci distrae ben presto dalla gente che abbiamo intorno.

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Arriviamo in vetta con un folto gruppo di altri scialpinisti di varie nazionalità. C’è di buono che poi si buttano tutti sulla stessa identica linea di discesa, con grande sgomento di Justin che non si capacita di tutto il ben di dio che viene lasciato intonso.

Noi ad ogni buon conto abbiamo altri programmi. Sci in spalla aggiriamo la vetta per portarci sopra i pendii sul versante ovest, che si presentano subito belli appetitosi.

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Dopo di che disarrampichiamo un breve pezzo e ci portiamo sopra la nostra linea di discesa.

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E che discesa! Una di quelle che ti restano negli occhi e nel cuore. Pendio vergine lunghissimo con pendenza ideale, polvere perfetta e viste da mozzare il fiato. Probabilmente una delle discese più belle della mia vita.

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Potremmo anche accontentarci e scendere… ma dopo una discesa così chi ha voglia di smettere? Quindi ripelliamo dalla parte opposta del vallone rispetto alla linea che abbiamo appena sciato.

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L’idea è di andare a fare un canale sul versante opposto, verso il fiordo da cui siamo partiti. Ci sono infatti due canali paralleli battezzati da Mikal e i suoi amici che per primi li hanno sciati “Batman e Robin” per via di due rocce a metà che richiamano molto le orecchie della maschera di Batman. Ci sono anche altri canali su quel versante che via via sono stati battezzati coi nomi dei personaggi della saga, per cui tutta l’area ora viene chiamata “Gotham city”. Insomma, un gran bel parco giochi.

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Mentre saliamo buttiamo un’occhiata a Sofiatinden con la linea principale di salita e di discesa ormai abbastanza arata.

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E quando arriviamo in cresta ci si apre un altro panorama strepitoso

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Ma la notizia migliore è che mentre qualcuno è sceso da Batman, Robin è ancora intonso.

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E quindi via, per un’altra discesa mozzafiato che ci riporta in riva al mare.


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Arrivati in fondo ci aspetta una caratteristica passeggiatina lungo il fiordo per ritornare alla macchina.

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Una giornata davvero di grande soddisfazione.


CONTINUA...
 
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